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I MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE: UNA PRATICA NECESSARIA 

Una giornata di studi online promossa dall’Associazione con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, dedicata al ruolo fondamentale di musei e istituzioni culturali.

Una giornata di studi online promossa dall’Associazione con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, dedicata al ruolo fondamentale di musei e istituzioni culturali rispetto ad alcune grandi urgenze della società contemporanea.

Insieme a Henry McGhie, fondatore di Curating Tomorrow rappresentanti delle istituzioni e specialisti affronteranno il tema dello sviluppo sostenibile in ambito museale venerdì 31 marzo 2023, dalle ore 10.00.

Nel 2015 le Nazioni Unite hanno redatto il documento Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development, individuando diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile. A partire da questi punti, venerdì 31 marzo 2023 dalle ore 10.00, AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani presenta I Musei d’arte contemporanea e lo sviluppo sostenibile: una pratica necessaria, una Giornata di Studi online a cura di Marcella Beccaria, Vice Presidente AMACI e Vice Direttrice, Capo Curatrice e Curatrice delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dedicata al ruolo di musei e istituzioni culturali nella realizzazione di uno sviluppo globale più sostenibile.

A condurre la Giornata di Studi sarà Henry McGhie, autore di numerose pubblicazioni e fondatore della società di consulenza museale Curating Tomorrow, che si occupa di mettere i musei e le istituzioni culturali nelle condizioni di contribuire ai programmi di sviluppo sostenibile. Persone, Pianeta, Prosperità, Partenariato, Pace, saranno i temi affrontati, direttamente ispirati all’Agenda delle Nazioni Unite.

I musei d'arte contemporanea – sostiene Henry McGhie – sono in una buona posizione per sostenere questo sforzo, per criticare il passato e per combinare l'attività creativa e l'immaginazione con una preoccupazione per il nostro futuro condiviso. Per fare ciò, anche i musei e coloro che vi lavorano hanno bisogno di essere responsabilizzati, ed è quello che spero si possa ottenere, insieme, in questa giornata di studio.”

Insieme a McGhie, importanti professionisti e rappresentanti della rete AMACI racconteranno esempi di pratiche museali attualmente in corso, volte allo sviluppo sostenibile.

Venerdì 31 marzo 2023 saranno Lorenzo Balbi, Presidente AMACI, Direttore del MAMbo, Fabio De Chirico, Dirigente del Servizio II – Arte contemporanea e del Servizio V – Fotografia della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e Marcella Beccaria, Vice Presidente AMACI, ad aprire i lavori con i saluti istituzionali, seguiti poi da cinque sessioni dedicate a temi specifici che offriranno la possibilità di un dialogo diretto tra istituzioni, operatori del settore culturale e pubblico.

INFO

Evento aperto al pubblico con partecipazione gratuita, fino ad esaurimento posti disponibili su iscrizione obbligatoria entro mercoledì 29 marzo 2023 al seguente link. L’iniziativa si terrà sulla piattaforma Zoom, il link per la partecipazione verrà inviato entro giovedì 30 marzo esclusivamente alle persone registrate.

Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 



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Installation view della mostra Fausto Melotti. La ceramica, Fondazione Ragghianti, 2023. Ph. Beatrice Speranza

 

Fausto Melotti LA CERAMICA 

Una mostra racconta e approfondisce questa produzione, a torto considerata secondaria, di uno dei protagonisti della trasformazione dell’arte italiana del Novecento.

A più di settant’anni dal primo incontro tra Carlo Ludovico Ragghianti e la ceramica di Fausto Melotti, e a vent’anni dalla pubblicazione del “Catalogo generale della ceramica” dell’artista, una mostra racconta e approfondisce questa produzione, a torto considerata secondaria, di uno dei protagonisti della trasformazione dell’arte italiana del Novecento. Differenti tipologie di opere in ceramica di Melotti, a confronto con lavori in ceramica di artisti coevi, ci restituiscono un ritratto dell’artista inserito nel suo tempo.

Nel 1948 Carlo Ludovico Ragghianti pubblica un saggio nel catalogo della mostra “Handicraft as a fine art in Italy”, ospitata alla House of Italian Handicraft a New York. Tra le opere esposte anche i vasi in ceramica di Fausto Melotti, che, insieme alle opere di Afro e Mirko Basaldella, Pietro Cascella, Filippo de Pisis, Renato Guttuso, Leoncillo, Marino Marini e molti altri, erano esposti in quell’occasione per dimostrare come in Italia la produzione delle cosiddette arti applicate fosse da considerarsi a tutti gli effetti fine art.

Per ricordare quel primo incontro tra Ragghianti e Melotti, nonché per celebrare il ventennale dell’edizione del Catalogo generale della ceramica” di Fausto Melotti la Fondazione Ragghianti organizza dal 25 marzo al 25 giugno la mostra “Fausto Melotti. La ceramica”, a cura di Ilaria Bernardi, un viaggio tra le opere di un protagonista assoluto del rinnovamento artistico italiano del Novecento.

Scultore, pittore, disegnatore e poeta, Fausto Melotti (Rovereto, 1901 - Milano, 1986) è stato un raffinato ceramista e, dal secondo dopoguerra fino ai primi anni Sessanta, nella ceramica ha trovato uno strumento di invenzione e trasformazione della scultura.

Realizzata in collaborazione con la Fondazione Fausto Melotti e il MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il patrocinio della Regione Toscana e della Provincia e del Comune di Lucca, “Fausto Melotti. La ceramica” si sviluppa in quattro sezioni.

La prima contestualizza la produzione ceramica di Melotti all’interno della sua vita e della sua attività, attraverso una cronologia illustrata che dalla nascita nel 1901 giunge alla sua scomparsa nel 1986. La cronologia è accompagnata da teche per accogliere importanti documenti del suo archivio legati specificatamente alla produzione in ceramica, tra cui tre quaderni mai esposti finora.

La seconda sezione è dedicata alle più note tipologie di sculture in ceramica concepite dall’artista come tali: dalle ceramiche a carattere sacro ai bassorilievi, dagli animali alle “Korai”, dai cosiddetti “Bambini” fino ai “Teatrini”. Tra queste opere anche la preziosa “Lettera a Fontana”(1944), esposta nel 1950 alla Biennale di Venezia.

Nella terza sezione, il video “In prima persona. Pittori e scultori. Fausto Melotti” (1984), di Antonia Mulas, include l’unica intervista in cui l’artista, analizzando il proprio percorso e la propria concezione dell’arte, parli della ceramica.

Anticipata da un focus su un’altra tra le più note tipologie di opere in ceramica di Melotti – i vasi, nelle loro innumerevoli forme differenti –, la quarta e ultima sezione della mostra raccoglie differenti tipologie di ceramiche – coppe, coppette, lampade, piatti, piastrelle – che, anche se ispirate a oggetti d’uso quotidiano, sono state realizzate dall’artista svincolandole dalla loro funzione e rendendole vere e proprie sculture.

Accanto alle opere di Melotti sono esposte quelle di importanti artisti e designers con cui direttamente o indirettamente ebbe contatti, concesse in prestito dal MIC di Faenza, che conserva la raccolta d’arte ceramica più grande al mondo: da Giacomo Balla a Lucio Fontana, da Leoncillo ad Arturo Martini, da Enzo Mari a Bruno Munari, e ancora Gio Ponti, Emilio Scanavino, Ettore Sottsass e molti altri.

Con “Fausto Melotti. La ceramica” la Fondazione Ragghianti desidera non soltanto rendere omaggio a un artista che ha saputo coniugare la tradizione classica con le avanguardie europee, la conoscenza scientifico-matematica con quella musicale, l’abilità poetico-letteraria con quella di disegnatore, pittore e scultore, ma vuole soprattutto ricordare la sua multiforme e innovativa produzione in ceramica attraverso una mostra che, individuandone le tipologie più ricorrenti, possa delineare una nuova di mappatura di quella che Germano Celant chiamò la “galassia Melotti”.

La mostra è accompagnata da un libro-catalogo in italiano e inglese pubblicato dalle Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’arte, con le riproduzioni di tutte le opere esposte, documenti e materiali d’epoca, i saggi di Ilaria Bernardi e Claudia Casali, direttrice del MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, e i testi introduttivi di Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti, e di Edoardo Gnemmi, direttore della Fondazione Fausto Melotti.

 



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Banda di fiori (Notturno), 2021, tecnica mista su tela, 5 elementi, 130 x 150 cm ciascuno, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, Donazione Premio d’arte internazionale Collective, Foto Sebastiano Pellion

 

Alice Visentin vince la prima edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il Castello di Rivoli 

Entra in qualità di donazione a far parte della Collezione permanente del Museo.

Alice Visentin (Ciriè, Torino, 1993) è la vincitrice della prima edizione del Premio d’arte internazionale Collective per il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Grazie all’acquisto effettuato dai Soci di Collective, l’opera di Visentin Banda di fiori (Notturno), 2021, entra in qualità di donazione a far parte della Collezione permanente del Museo.

Promosso da Collective, Associazione italiana di collezionisti d’arte contemporanea costituita nel 2019, il Premio d’arte internazionale Collective per il Castello di Rivoli ha come obiettivo l’acquisizione e donazione al Museo di un’opera realizzata da una/un artista di età inferiore ai 35 anni. Corrispondente a 20.000 euro, il Premio ha cadenza biennale.

Visentin è stata selezionata da una commissione dedicata al progetto, composta dal Direttore del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, dal Vice Direttore e Capo Curatore Marcella Beccaria e dal Curatore Marianna Vecellio, a partire da una rosa di 36 lavori realizzati da artiste/i italiani e internazionali proposti dai Soci di Collective.

Profondamente radicata nel suo territorio di origine, l’arte di Alice Visentin si ispira a tradizioni orali, dettagli di fatti storici ed elementi fantastici. L’opera vincitrice Banda di fiori (Notturno) è un importante ciclo pittorico composto da 5 tele. Emergenti dall’oscurità della notte, i fiori rappresentati in ciascuna delle tele diventano per l’artista “metafora della condizione umana, collegata all’universo fisico e trascendentale. Attraverso l’immagine naturale dei fiori e della notte – entrambi archetipi e simboli di un inconscio collettivo – ho immaginato le radici che scendono nella terra, mentre foglie e petali si estendono in alto, verso i cieli pieni di stelle. Tra gli steli, le foglie e i petali, le piante ci offrono piccolissime frasi e parole come fossero oracoli o consigli”.

“Fin dalla nascita del Museo”, dichiarano Marcella Beccaria e Marianna Vecellio, “le Collezioni del Castello di Rivoli sono cresciute secondo un processo organico che si fonda su sinergie e legami tra gli artisti e le opere. Negli ultimi anni in particolare il Museo si è dedicato a nuove forme di espressionismi, ponendo attenzione alla relazione tra l’umano, l’espressione individuale e la sintesi proposta dal mondo digitale. Spesso nate a partire da storie minime, sospese tra realtà e fantasia, le opere pittoriche di Alice Visentin alludono a un immaginario che intenzionalmente si riallaccia a tradizioni effimere e locali, lontane dall’attuale appiattimento tecnologico. Per questa prima edizione la nostra scelta privilegia un’artista italiana. Ringraziamo Collective per questa donazione che con generosità e lungimiranza contribuisce a consegnare nuove opere al tempo lungo della memoria museale”.

“Mi congratulo per questa nuova iniziativa privata a favore di sostenere le ricerche di un’artista come Alice Visentin e un museo pubblico”, aggiunge il Direttore Carolyn Christov-Bakargiev, “e ringrazio il Vice Direttore Marcella Beccaria per aver tessuto con cura le relazioni con Collective e il Curatore Marianna Vecellio per lo studio, raggiungendo un ottimo risultato".

Alice Visentin (Ciriè, Torino, 1993) si è diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Tra le sue mostre personali: Malefate, Almanac Project, Torino (2021); Planète, Italian Cultural Institute of Paris (2021); Prima Persona Singolare, Tile Project Space, Milano (2017). Le sue opere sono state esposte in numerose mostre collettive, tra cui: ESPRESSIONI CON FRAZIONI, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Marcella Beccaria e Marianna Vecellio, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); Pittura in persona, Fondazione CRC in collaborazione con il Castello di Rivoli, Complesso Monumentale di San Francesco, Cuneo (2021); LXII Premio Termoli, Museo MACTE di Arte Contemporanea, Termoli (2021); Domani, Qui, Oggi, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020); Artagon, Cité internationale des arts, Parigi (2018). Visentin è la vincitrice di una borsa di studio in Arti Visive presso l’American Academy in Rome per l’anno 2023.

 



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Yuval Avital, Senza titolo - Ink series, 2021. Courtesy l’artista.

 

FMAV Fondazione Modena Arti Visive inaugura tre nuove mostre 

Un incontro tra talenti emergenti, sperimentazione ed esperienza ludica.

Al via la stagione primaverile di FMAV Fondazione Modena Arti Visive, giovedì 23 marzo 2023 dalle ore 18, con l'inaugurazione di tre nuove mostre diffuse negli spazi di Palazzo Santa Margherita e della Palazzina dei Giardini, in un incontro tra talenti emergenti, sperimentazione ed esperienza ludica.

Si parte con il progetto About birds di Yuval Avital, a cura di Elisa Camesasca, nelle sale superiori di Palazzo Santa Margherita. La mostra nasce in stretta correlazione con la prima esecuzione assoluta dell’omonima opera icono-sonora ideata da Avital nel corso del primo lockdown, e che avrà luogo al Teatro Comunale Pavarotti-Freni di Modena il 24 marzo. Per rielaborare e riconnettersi all’esperienza vissuta da tutti nel 2020, nel giugno 2022 Avital si autoreclude per una settimana con tre musicisti dell’Ensemble Meitar in un’antica villa sui colli modenesi. Qui crea una performance che la mostra restituirà attraverso fotografie, immagini e video proiezioni derivate da un’applicazione generativa programmata dall’artista appositamente per il progetto, che condurranno il pubblico lungo un percorso immersivo e inusuale in un viaggio profondo e onirico nell’universo dell’artista.

Sempre a Palazzo Santa Margherita trova spazio Mécaniques Discursives. Don't follow the guide!, una mostra a cura di Francesca Fontana, che presenta una selezione di opere nate dalla collaborazione tra il videografo franco-svizzero Yannick Jacquet (1980) e l’incisore belga Fred Penelle (1976 - 2020) realizzate a partire dal 2011 per differenti sedi espositive in tutto il mondo e facenti parte del progetto artistico Mécaniques Discursives. Il progetto è supportato da Fédération Wallonie-Bruxelles. La poetica del duo mette in relazione due epoche tra loro lontane, quella di Gutenberg e quella dei Big Data, prendendo le mosse dalle antiche tecniche incisorie ed estrapolandole dal proprio contesto tradizionale mediante proiezioni sui muri, oggetti riciclati, mosaici di disegni e installazioni tridimensionali. Il risultato è un sorprendente universo connotato da iconografie immaginifiche e collisioni temporali, un labirinto narrativo in cui la regola è una sola: Don’t follow the guide!

Il progetto proseguirà idealmente dal 19 maggio al Museo della Figurina, con una esposizione del solo Yannick Jacquet in continuità con la ricerca cominciata con Penelle, che presenterà un’installazione site-specific in cui le figurine di fine Ottocento e inizio Novecento dialogheranno con proiezioni e video, dando vita ad una scenografia ibrida che pone in relazione il teatro delle ombre, gli alfabeti non verbali, il pre-cinema e i social network contemporanei.

Ultimo appuntamento alla Palazzina dei Giardini con la mostra Is this real? L'arte nell'epoca della Game Engine Culture mostra collettiva a cura di Valentino Catricalà.

Il nostro accesso alle informazioni è sempre più mediato da processi di Game Engine, i quali, da un processo digitale sono diventati dei veri e propri processi culturali. Oltre la semplice questione del gioco o del videogioco, il Game Engine rappresenta un nuovo orizzonte culturale che apre importanti questioni sociali e filosofiche. La mostra vuole indagare questi temi attraverso il lavoro degli artisti, che da anni e in anticipo rispetto ai tempi hanno esplorato e rielaborato questo territorio. Il concept, nato presso la MODAL Gallery di SODA (School Of Digital Arts) di Manchester, è qui ampliato attraverso nuove linee di riflessione. Alla questione dell’immagine, saranno affiancate opere di sound art, robotica e machine learning degli artisti AUDINT, Joshua Citarella & Jacob Hurwitz-Goodman, Federica Di Pietrantonio, DIS, Alexandra Daisy Ginsberg, Auriea Harvey, Mishka Henner, Oliver Laric, Donato Piccolo, Quayola, Jakob Kudsks Steensen.

 



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Padiglione Italia alla 14esima Gwangju Biennale 

La mostra dal titolo “Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" presenta il lavoro di cinque artisti italiani: Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato.

L’Istituto Italiano di Cultura a Seoul sotto gli auspici dell’Ambasciata d’Italia, presenta il primo Padiglione Nazionale Italiano alla Biennale di Gwangju, aperto al pubblico dal 7 aprile al 9 giugno 2023, presso il Dong-gok Museum of Art di Gwangju, Corea del Sud.

L’iniziativa è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Seoul, in collaborazione con Il Dong-gok Art Museum, la Bomun Welfare Foundation, e la Biennale di Gwangju, è la prima nel suo genere, con il primo padiglione d’arte italiana in Corea.

La mostra dal titolo “Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" è sotto la direzione artistica di Valentina Buzzi e la supervisione progettuale del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Michela Linda Magri, presenta il lavoro di cinque artisti italiani: Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato.

“Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" riecheggia il tema principale della Biennale di Gwangju entro la quale si colloca: "Soft and weak like water" (soffice e debole come l’acqua) che ci propone di immaginare il nostro pianeta come un luogo di resistenza, convivenza, solidarietà e cura, pensando al potenziale trasformativo e riparatore dell'acqua come metafora, forza e metodo, celebrando un modello "liquido" di potere che porta avanti il cambiamento, non con un effetto immediato ma con resilienza e dolcezza pervasiva, attraversando divisioni e differenze strutturali.

A sua volta il Padiglione Italiano propone una discussione aperta su come nel passato, nel presente e nel futuro si sviluppino diverse interpretazioni del concetto di “costante divenire”, chiedendo di riflettere sui simbolismi che alimentano il nostro vocabolario immaginifico sul rapporto tra umanità e natura. Temi come la trasformazione, la sostenibilità, la coscienza ecologica, e l'armonia inter specie sono indagati attraverso la fantasia creativa dei cinque artisti presentati, ma anche attraverso un programma divulgativo e pubblico che vede le potenzialità sinergiche dell'arte visiva in dialogo con la conoscenza scientifica e il benessere sociale.

Fabio Roncato abbraccia il potenziale rivoluzionario dell'acqua nella sua installazione site-specific “Follow me” (2023). Prendendo spunto dal romanzo di Han Kang sulla Rivolta di Gwangju, “Human Acts” (Atti Umani), l'installazione rende omaggio ai 9 giorni della rivolta del maggio 1980 con un gruppo di nove vasi Onggi in gesso collocati nelle acque dei principali corsi d’acqua di Gwangju; il gesso così plasmato dall’acqua, diventa un'occasione di disvelamento del potenziale suggestivo dei processi di lenta erosione che innescano il cambiamento e l’evoluzione in nuove forme.

L'opera di Yuval Avital ci mette poeticamente di fronte a noi stessi, nudi, liberi da ogni sovrastruttura, e ci invita a prendere atto di una relazione interrotta. L'opera d'arte in vari media “Foreign bodies” (2017 – 2022) vede il corpo umano intromettersi, violare e rendere artificiale la natura, perdendo di conseguenza la sua unicità e diventando un elemento esterno al di fuori del regno naturale. Perdendo il nostro stato animale, siamo da tempo entrati in uno stato civile, allontanandoci sempre di più dalla nostra madre originaria. I danzatori che animano lo schermo, collocati nella purezza della natura, tesi e tremanti, incarnano le radici della nostra dissonanza.

L’artista interdisciplinare Marco Barotti costruisce la sua installazione di scultura sonora cinetica “Clams” (2019), sulla proprietà delle conchiglie di rilevare naturalmente sostanze inquinanti, fungendo da sistemi di filtrazione. Attingendo dati dai sensori di qualità dell'acqua e trasformandoli in suoni e movimento, l'opera d'arte offre un paesaggio sonoro microtonale in continua evoluzione in cui ogni mollusco robotico canta una melodia che descrive metaforicamente lo stato delle nostre acque circostanti. “Clams” ci invita a considerare il nesso simbiotico uomo-natura-tecnologia come fortemente interconnesso, e le possibilità che esso potrebbe comportare. Allo stesso tempo, come le sirene, l'opera suona una melodia instabile alimentata dalle nostre stesse azioni. A noi sono date le redini: siamo i direttori della nostra orchestra.

Partendo dal centro delle nostre rovine – dove nostro significa tutti gli esseri viventi e non viventi – Camilla Alberti ipotizza la possibilità di un nuovo quadro post-antropocentrico, in cui l'immaginario dei mostri possa aprire lo scenario contemporaneo verso l'accettazione della complessità, ibridazione e continua metamorfosi. Protagonisti di una nuova mitologia ibrida, gli esseri scultorei presentati al padiglione sono il risultato di un processo di archeologia urbana, attraverso il quale oggetti abbandonati, rifiuti industriali ed elementi antropici vengono raccolti sulle coste della Corea. I cinque corpi scultorei di “Learning in dis-binding” (2023), che incarnano la rielaborazione dell'individualità a favore della pluralità, prendono vita grazie al lavoro collettivo condotto con gli studenti del Seoul Institute of the Arts, istituzione che grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Seoul ha ospitato l’artista dal Gennaio 2023 in residenza nel campus ad Ansan.

Continuando il filo conduttore dell'ibridazione, torniamo a guardare l'acqua ancora una volta, invitati da Agnes Questionmark in un viaggio attraverso un'investigazione acquatica dell'essere umano dove il corpo e la coscienza fanno parte non solo di un processo fenomenologico ma anche di una ricerca più approfondita sull'ontologia di tutte le cose viventi. Attraverso l'atto di resistenza e resilienza contro il corpo umano, Agnes Questionmark annuncia la nascita di nuove specie, il cui genere e identità umana sono ancora non identificabili. Oltre alla scultura “Draco Piscis”, nei giorni di inaugurazione del padiglione l’artista presenterà la performance “Drowned in Living Waters” in un acquario realizzato ad hoc.

Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato appartengono tutti ad una generazione di artisti italiani attenta alle questioni legate ai cambiamenti socio-culturali e ambientali contemporanei: il padiglione affronta da diversi punti di vista questi temi, attraverso i loro lavori, ma anche attraverso uno scambio cross-culturale veicolato dai programmi di residenze, e da un programma pubblico per diversi utenti ed età, che offrirà agli spettatori sia esperienze sia fisiche che digitali grazie all’importante contributo del partner Particle.

Info

Gwangju Biennale Foundation

Gwangju Metropolitan City

Organizzato da

Italian Cultural Institute

Bomun Welfare Foundation

Dong-gok Art Museum

Supportato da

Ambasciata d’Italia in Corea

Fondazione Quadriennale di Roma

European Media Art Platform, Co-founded by the European Union

Partners

Institutional Partner - Seoul Institute of the Arts Digital & Experience Partner - Particle

Sound Partner

Bang & Olufsen Vivienne Oh / Fabriano

F&B Partner - Illy, Acqua Lauretana Insurance - Artdefender

Supervisione progettuale

Michela Linda Magri, Direttore Istituto italiano di cultura a Seoul

Curatore e Direttore artistico

Valentina Buzzi

Assistenti curatori

Sofia Baldi Pighi Elisa Carollo

Pavilion Coordinator

Kim Soyoung

Visual Identity & Graphic Design

Roberto Vito d’Amico

Exhibition Design

MotoElastico

Social Media Manager

Anna Chiara Venturini

Media Partners

May Communication & Events

 

 

 



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 Patrizio di Massimo, Caro Milovan, figlio delle stelle e della luna, figlio degli astri scuri che circondano la terra, il tuo sguardo cerca sempre più in là e non sa accontentarsi, il tuo destino è riletto e riletto ogni volta perché ti dobbiamo far compiere un gesto altro, che non ti aspetti, che noi sappiamo tu devi fare. Caro Milovan, tu svegliati dal torpore maleodorante delle insolite abitudini, svegliati dal rammarico e dalla cupidigia, svegliati ora perché il sogno è tuo amico, il sogno è tuo fratello, il sogno è tuo, per sempre sempre sempre, 2023, olio su lino, 41 x 33 cm (44 x 37 cm circa incorniciato). Ph. Eleonora Agostini, Courtesy of the artist and Vistamare, Milano / Pescara

 

Vistamare presenta "Alea iacta est" a cura di Milovan Farronato 

Per il suo rientro in Italia, Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici hanno invitato il curatore a raccontare l’esperienza degli anni londinesi attraverso i rapporti con  gli artisti che più hanno segnato il suo percorso.

Vistamare è lieta di presentare dal 16 marzo al 29 aprile 2023 Alea iacta est, una mostra collettiva a cura di Milovan Farronato. Per il suo rientro in Italia, Benedetta Spalletti e Lodovica Busiri Vici hanno invitato il curatore a raccontare l’esperienza degli anni londinesi attraverso i rapporti con 15 artisti che più hanno segnato il suo percorso.

Inserite in un originale dispositivo narrativo che si rifà alla lettura dei Tarocchi, le opere in mostra, tra nuove e recenti produzioni, conducono lə spettatorə all’interno di un articolato sistema di relazioni artistiche e personali intessute da Milovan Farronato nel corso dell’ultimo decennio londinese, dal 2013 al 2020.

Alea iacta est raccoglie le opere di quindici artisti selezionati tra coloro con i quali il rapporto del curatore è stato più avvincente, duraturo e sfaccettato in un ventaglio di stimolanti occasioni: Enrico David (1966, Ancona), Patrizio di Massimo (1983, Jesi), Anthea Hamilton (1978, Londra), Celia Hempton (1981, Stroud, UK), Camille Henrot (1978, Parigi), Maria Loboda (1979, Cracovia), George Henry Longly (1978, Londra), Goshka Macuga (1967, Varsavia), Lucy McKenzie (1977, Glasgow), Paulina Olowska (1976, Danzica), Christodoulos Panayiotou (1978, Limassol, Cipro), Eddie Peake (1981, Londra), Sagg Napoli (1991, Napoli), Prem Sahib (1982, Londra) e Osman Yousefzada (1977, Birmingham).

Il dado è tratto, le carte sono state estratte e posizionate correttamente sul tavolo. Ognuna corrisponde a un presagio, un monito o un’enigmatica indicazione. Predisposte nello spazio espositivo come Tarocchi, le opere assecondano le traiettorie più consuete di una lettura profetica. A destra si colloca il mazzo di carte non svelate, mentre a sinistra sono disposte una accanto all’altra le quatto influenze esterne. Al centro, a disegnare una croce, si trovano quelle che rappresentano lə richiedente, il suo presente e il suo futuro, la risposta al quesito che pone e in conclusione il suggerimento che il mazzo spontaneamente intende offrire. Se le opere o gli assemblaggi di opere costituiscono gli arcani, la galleria rappresenta lo spazio tridimensionale dove prendono posizione per una inedita, quanto puntuale, lettura. E come in tutti i giochi di carte, anche il caso assume un ruolo centrale, intervenendo nella disposizione e negli abbinamenti.

I segreti contenuti in alcune opere piegate e riverse sul pavimento di Christodoulos Panayiotou configurano il mazzo non svelato, mentre i contributi inediti di Patrizio di Massimo, Anthea Hamilton, George Henry Longly, Lucy McKenzie le quattro influenze esterne. Quale ruolo è stato invece assegnato dal caso agli altri partecipanti - Enrico David, Celia Hempton, Camille Henrot, Maria Loboda, Goshka Macuga, Paulina Olowska, Eddie Peake, Sagg Napoli, Prem Sahib e Osman Yousefzada? Sarà stato veramente il caso a dettare le regole del gioco o, come sostiene Stéphane Mallarmé, le coincidenze sono sempre guidate e quindi anche Farronato ha tirato il dato più volte per trovare la soluzione più benevola? In fondo come afferma la scrittrice britannica Jeanette Winterson: “l’autobiografia è solo arte e menzogna”.

Milovan Farronato  è stato curatore del Padiglione Italia alla Biennale Arte di Venezia nel 2019. Ha diretto il Fiorucci Art Trust fino al 2021. Ha sviluppato il progetto di residenza itinerante Roadside Picnic e, dal 2011 fino al 2019, il festival annuale Volcano Extravaganza, nato a Stromboli e poi migrato prima a Napoli nel 2017, a Dhaka, Bangladesh, nel 2018 e nel Parco Archeologico di Pompei nel 2019. Con Paulina Olowska ha dato vita al simposio Mycorial Theatre tenutosi nel 2014 a Rabka, Polonia, e nel 2016 a São Paulo, Brasile. Ha collaborato con le Serpentine Galleries per le Magazine Sessions (2016). Farronato ha ideato The violent No!, parte del programma pubblico della 14. Biennale di Istanbul nel 2015. Dal 2005 al 2012 Farronato è stato direttore dell’organizzazione noprofit Viafarini e curatore al DOCVA Documentation Centre for Visual Arts di Milano. Dal 2006 al 2010 è stato Curatore Associato della Galleria Civica di Modena e, dal 2008 al 2015, docente di Cultura Visiva al claDEM dell’Università IUAV. Tra le esposizioni curate: Nightfall, con Fernanda Brenner e Erika Verzutti, Mendes Wood DM Bruxelles (2018); Nick Mauss, Illuminated Window, La Triennale e Torre Velasca, Milano (2017); la prima personale di Lucy McKenzie in Italia, La Kermesse Héroïque alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017); Si Sedes Non Is  alla The Breeder Gallery, Atene (2017); Prediction da Mendes Wood DM, São Paulo, (2016); la mostra personale di Peter Doig alla Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2015); la personale di Christodoulos Panayiotou al Kaleidoscope Project Space, Milano (2014) e  Arimortis  al Museo del Novecento, Milano (2013), co-curata con Roberto Cuoghi. Farronato è stato membro del team curatoriale del IV Dhaka Art Summit ed è parte del Comitato di Sviluppo della Chisenhale Gallery a Londra. 

OPENING

Mercoledì 15 marzo, 19 - 21

Vistamare Milano - via Spontini 8

www.vistamare.com