Mostre

 



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"Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye". Trent'anni di Collezione a Palazzo Strozzi 

A Firenze si celebrano i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.

Dal 4 marzo al 18 giugno Fondazione Palazzo Strozzi presenta Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye, mostra che propone una selezione di opere dei più importanti artisti contemporanei internazionali, tra cui Maurizio Cattelan, Sarah Lucas, Damien Hirst, Lara Favaretto, Cindy Sherman, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Josh Kline, Lynette Yiadom-Boakye, Rudolf Stingel celebrando a Firenze i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle più famose e prestigiose collezioni italiane d’arte contemporanea.

Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo StrozziFondazione Sandretto Re RebaudengoReaching for the Stars esplora le principali recenti ricerche artistiche attraverso una costellazione di opere che verranno esposte in tutti gli spazi di Palazzo Strozzi, dal Piano Nobile alla Strozzina, con una speciale nuova installazione per il cortile rinascimentale. Tra pittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance, il progetto esalta il dialogo tra Palazzo Strozzi e l’arte contemporanea proponendo ai visitatori un percorso alla scoperta delle grandi stelle dell’arte globale degli ultimi anni insieme a uno sguardo alle più giovani generazioni.

 



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Palazzo Bentivoglio presenta "Patrick Procktor. A View From a Window" 

Protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta.

A distanza di cinquant'anni da una piccola personale dell'artista inglese organizzata a Bologna dallo Studio La Città di Hélène de Franchis, Palazzo Bentivoglio apre i suoi spazi dedicati alle mostre a un percorso monografico su Patrick Procktor (1936-2003), protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta.

La mostra, che si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio, presenta al pubblico una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, alcuni dei quali già esposti a Bologna nel 1972. Il titolo, che viene da un'opera di Palazzo Bentivoglio, vuole sottolineare il carattere del tutto peculiare e soggettivo di una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella – appunto – visibile ad apertura di finestra.

 



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 Emiliano Maggi, Gemini, 2020, ceramica smaltata. Courtesy Operativa Arte, Roma

 

Museo Novecento presenta EMILIANO MAGGI Songs and Spells 

Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d'eccezione: le sale del Museo Bardini.

Dopo essere stato protagonista della Florence Art Week con il progetto Water Spell, Emiliano Maggi (Roma, 1977) torna a Firenze con la personale Songs and Spells (2 dicembre 2022 – 13 marzo 2023), una mostra a cura di Caroline Corbetta concepita per le sale del Museo Stefano Bardini.

Terza tappa del suo progetto fiorentino - avviato lo scorso settembre con la performance Water Spell, che ha visto l'artista risalire l'Arno a bordo di un'imbarcazione accompagnato da musici del Corteo storico fiorentino, seguita dalla realizzazione dei premi per RINASCIMENTO+, riconoscimento internazionale al mecenatismo e collezionismo d'contemporanea - la mostra è un suggestivo viaggio attraverso la stratificazione di epoche, stili e oggetti che si snoda nelle stanze del Museo Bardini. Per mezzo di un linguaggio espressivo del tutto personale, che si formalizza principalmente in sculture in ceramica ma anche pitture ed interventi sonori, Emiliano Maggi mette in scena un'istintiva ibridazione - cronologica, tematica e iconografica- immaginando nuove rappresentazioni in cui l'umano si fonde con l'animale, come nel caso dei tritoni della tardo-cinquecentesca fontana del Nettuno in Piazza della Signoria, rimodellati alla luce della sperimentazione e di un vitalissimo desiderio di trasmutazione, che hanno fornito lo spunto primario per Water Spell.

Così, come nelle precedenti occasioni, Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d'eccezione: le sale del Museo Bardini, sede della collezione dell'antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini, di cui quest'anno si celebra il centenario dalla scomparsa.

BIOGRAFIA Emiliano Maggi, nato a Roma nel 1977, esplora la costituzione e la disintegrazione del sé attraverso opere che, ampliando la gamma della rappresentazione figurativa, evocano regioni astratte oltre il regno della riconoscibilità. Una ricerca concentrata sulla forma umana che, nella visione dell'artista, include non solo il corpo ma anche la mente, l'immaginazione e l'anima. Le sue opere nascono da un rapporto intuitivo con una vasta gamma di tecniche e materiali - dalla pittura alla scultura, dalla performance alla danza, alla composizione di suoni ed elementi musicali- e formano un mondo in cui si intrecciano antropologia culturale, iconografia delle fiabe, cinema horror, fantasy e di fantascienza, letteratura erotica e immaginario rurale. Negli ultimi anni, la ceramica è diventata linguaggio privilegiato con cui l'artista si riferisce al corpo umano in maniera indiretta, anche attraverso vestiti o calzature, per affermare il valore dell'ambiguità, liberando l'immaginazione verso una realtà anticonformista, più libera e plurale.

Tra i musei, le istituzioni e le gallerie che hanno esposto i suoi lavori si ricordano: Setareh Gallery, Dusseldorf Germany; Museo Palazzo Abatellis, Palermo Italy; Museo Maxxi, Rome Italy; Museo Macro, Rome Italy; Revolver Galeria, Buenos Aires, Argentina; Museo Nazionale e Antica Città di Cosa, Ansedonia, Italy; Nomas Foundation, Rome, Italy; Operativa Arte Contemporanea, Rome, Italy; Museo Civico di Castelbuono, Palermo, Italy; Certosa di Padula, Salerno, Italy; Fondazione Menegaz, Palazzo Clemente Castelbasso, Italy; MRAC, Musée régional d'art contemporain Occitanie, Sérignan, France; Revolver Galeria, Lima, Perù; Villa Lontana Fondazione Santarelli , Rome, Italy; Mimosa House, London UK; American Academy in Rome, Italy; Lorcan O'Neill Gallery, Rome, Italy; Foro Palatino, Rome, Italy; Q21, Vienna, Austria; Swiss Institute, Rome, Italy; Mona Museum, Hobart, Tasmania; Macro Testaccio, Rome, Italy; Italian Institute of Culture, Los Angeles USA.

 



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Roberto Cuoghi, ritratto © Roberto Cuoghi, Foto di Alessandra Sofia, Courtesy l'artista, Hauser & Wirth e Galerie Chantal Crousel

 

La Quadriennale di Roma sostiene la mostra di Roberto Cuoghi al Museum Fridericianum di KASSEL 

Il sostegno alla mostra di Cuoghi rientra nelle attività per la promozione della scena italiana all’estero.

Nell’ambito della programmazione 2022-2024, La Quadriennale di Roma sostiene la prima mostra antologica in Germania di Roberto Cuoghi, in programma al Museum Fridericianum di Kassel dal 3 dicembre 2022 al 29 maggio 2023.

Il sostegno alla mostra di Cuoghi rientra nelle attività per la promozione della scena italiana all’estero, che è centrale nello statuto di Quadriennale e che trova attuazione nella costruzione di sinergie con istituzioni artistiche in Europa e nel resto del mondo.

Dopo il plauso internazionale per il lavoro di Roberto Cuoghi al Padiglione Italia della Biennale di Venezia (2017), al Centre d'Art Contemporain di Ginevra (2017), al MADRE Museo d'arte contemporanea Donnaregina di Napoli (2017), la mostra Roberto Cuoghi, prodotta dal museo Fridericianum con anche il sostegno di Quadriennale, ruota intorno a cinque gruppi di opere che coprono gli ultimi dieci anni di produzione dell’artista, restituendo in un’ampia visuale la complessità e l'unicità della pratica di Cuoghi.

Nato a Modena nel 1973 e residente a Milano, Cuoghi lavora attraverso diverse forme di espressione che riflettono la varietà di temi e generi da lui affrontati, che spaziano dalle riflessioni sulla produzione artistica a quelle sul lato oscuro della cultura del consumo. La sua pratica abbraccia quasi l'intero spettro dei generi artistici, assumendo innumerevoli sembianze che riflettono l’indagine dell'artista su temi diversi, a volte apparentemente contraddittori. Questi vanno da considerazioni concettuali o guidate dal processo pratico di realizzazione delle sue opere, a una memoria pittorica collettiva; dalla cultura pop agli abissi del mondo. La sua opera è così complessa e labirintica che, a prima vista, si potrebbe presumere che sia il prodotto di più autori.

È proprio questo l'aspetto che la mostra al Fridericianum esplora, concentrandosi sulle opere di un periodo di circa dieci anni, alcune delle quali appena realizzate in collaborazione con la designer industriale Matali Crasset, nata a Châlons-en-Champagne nel 1965 e ora residente a Parigi.

 

INFORMAZIONI FRIDERICIANUM

Museum Fridericianum gGmbH

Friedrichsplatz 18, 34117 Kassel

T +49 561 70727-3004/ Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

FONDAZIONE LA QUADRIENNALE DI ROMA

UFFICIO COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE

Paola Mondini | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | +39 327 0505900

 



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Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 197 8 a Palazzo delle Esposizioni 

L’esposizione fa parte del ciclo Mostre in mostra con il quale il Palazzo delle Esposizioni propone la ricostruzione di alcune tra le più significative vicende espositive che hanno caratterizzato il panorama artistico a Roma.

Il Palazzo delle Esposizioni presenta dal 29 novembre 2022 al 26 febbraio 2023, Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978, un progetto espositivo promosso da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Daniela Lancioni.

L’esposizione fa parte del ciclo Mostre in mostra con il quale il Palazzo delle Esposizioni propone la ricostruzione di alcune tra le più significative vicende espositive che hanno caratterizzato il panorama artistico a Roma a partire dal secondo Novecento.

Per questa seconda edizione viene riproposta la mostra “Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini” inaugurata alla storica Galleria dell’Oca di Roma il 15 marzo del 1978, e frutto della collaborazione tra Luisa Laureati Briganti, fondatrice della galleria, e i galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone. 

Da annoverare tra le pietre miliari nella storia delle esposizioni contemporanee, la mostra colpisce per l’accostamento, all’epoca del tutto inusuale, tra i lavori di Mario Merz figura di spicco dell’Arte Povera, e i principali pittori italiani del Novecento. La riproponiamo oggi proprio in virtù del fatto che questa esposizione è riuscita ad abbattere barriere stilistiche, cronologiche e persino ideologiche, facendo convivere un acclamato interprete di quelle Neoavanguardie che in nome di un rapporto autentico con il mondo avevano rinunciato alla pittura, con i più celebri tra gli artisti che il mondo lo avevano riversato nei loro quadri rendendo incandescente la pittura italiana della prima metà del XX secolo. 

Il connubio venne celebrato in assenza totale di attriti o di contrastanti prese di posizione. A congegnarlo furono tre galleristi, che possono considerarsi a tutti gli effetti dei curatori, e un artista, Mario Merz, eccezionalmente aperto verso gli altri. Il fil rouge che portarono alla luce con “naturalezza” è quello della storia dell’arte e della qualità delle opere, espressione matura di un processo di contaminazione tra arte concettuale e tradizione della pittura al quale concorsero più voci.

Riproporre oggi questa mostra permetterà di ragionare su alcuni snodi della cultura recente, sullo sbiadire, in particolare, di alcune rigide “compartimentazioni” che segnarono gli anni Settanta e sul fenomeno definito, in maniera inadeguata, del “ritorno alla pittura”. 

Rispetto all’attualità, il felice e all’epoca inusuale accostamento può essere interpretato come una delle espressioni sorgive della liberatoria, quanto complessa, fluidità che segna il tempo presente.

Le tre opere di Mario Merz esposte nel 1978 alla Galleria dell’Oca sono in mostra al Palazzo delle Esposizioni e a queste ne è stata aggiunta una che venne presentata contemporaneamente nella sede romana della galleria di Gian Enzo Sperone. Nel loro insieme questi lavori, rilevanti al punto da essere conservati ora nei musei o presso importanti collezioni internazionali, rappresentano una sintesi altamente significativa dei tratti essenziali del lavoro dell’artista e dei materiali e dei temi che con maggiore frequenza appaiono nella sua opera: i neon, i numeri di Fibonacci, l’igloo, la cera, l’animale tassidermizzato, le fascine e le immagini dipinte su tele non intelaiate. 

Nella mostra dell’Oca, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Alberto Savinio e Gino Severini furono tutti rappresentati con opere realizzate nell’arco dei loro anni più felicemente prolifici, alcune provenienti da leggendarie collezioni – come quella di Léonce Rosenberg dalla cui collezione proviene Chevaux se cabrant di de Chirico – o appartenute a importanti storici dell’arte come Vele nel porto di Carrà tutt’oggi nella Fondazione Roberto Longhi di Firenze. Al Palazzo delle Esposizioni sono esposte molte di quelle stesse opere, mentre per i dipinti di cui non è stato possibile rintracciare l’attuale collocazione si è scelto di sostituirli con altri affini per qualità e datazione.

Come nella prima edizione, i criteri adottati per la ricostruzione della mostra comportano al tempo stesso un approccio filologico e un certo grado di approssimazione. Il primo sta a fondamento dell’iniziativa e permette di ricostruire le circostanze e l’entità della mostra originaria. L’approssimazione, invece, è quella nella quale il progetto si distende affinché la mostra attuale abbia una sua completezza e sia godibile. Nelle parole della curatrice: “si tratta, pur sempre, di un segmento di ricerca da consegnare ad altri studiosi con la speranza che lo possano completare e arricchire”.

I principali documenti, provenienti dall’archivio di Luisa Laureati Briganti, su cui si è basata la ricostruzione della mostra saranno “consultabili” al Palazzo delle Esposizioni. 

La mostra è accompagnata da un catalogo edito dall’Azienda Speciale Palaexpo, pubblicato con un ampio apparato iconografico, con i contributi, oltre che della curatrice, di Paola Bonani e di Francesco Guzzetti e completato dalla cronologia, redatta da Giulia Lotti, sull’intera attività della Galleria dell’Oca, dall’anno della sua fondazione nel 1965 sino alla chiusura nel 2008.

Inoltre alcuni fattori mettono in dialogo questa mostra con quella di Pier Paolo Pasolini allestita contemporaneamente al Palazzo delle Esposizioni e ai relativi rimandi che interessano le altre sedi dell’Azienda Speciale Palaexpo. La presenza di due tra i pittori maggiormente amati dal poeta, Filippo de Pisis e Giorgio Morandi, e il fatto che Pasolini fu tra coloro che resero l’Oca uno dei luoghi effervescenti della mitica stagione romana, quando straordinari artisti, scrittori, musicisti, registi, giornalisti e galleristi condividevano il proprio tempo con quotidiana assiduità, creando nei luoghi da loro abitati una qualità di vita che ebbe del prodigioso. A confermare la presenza di Pasolini all’Oca, una serie di fotografie scattate all’inaugurazione di una mostra di Gastone Novelli del 1967, anch’essi esposti in omaggio al poeta, accanto al materiale documentario relativo alla mostra.  

La mostra Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Roma 1978 si inserisce in un più ampio progetto portato avanti dall’Azienda Speciale Palaexpo, quello di studiare e valorizzare l’arte contemporanea attraverso le mostre che si sono tenute a Roma. Rientra in questo programma il database Mostre a Roma 1970-1989 liberamente consultabile nel sito del Palazzo delle Esposizioni – progressivamente implementato con la preziosa collaborazione della Fondazione la Quadriennale di Roma e con i materiali messi generosamente a disposizione da numerosi archivi privati – che permette di accedere ai dati e ai materiali relativi alle mostre – allestite nelle gallerie, negli spazi pubblici o “alternativi” – che si sono tenute a Roma nel corso degli anni Settanta e Ottanta: https://mostrearoma1970-1989.palazzoesposizioni.it 

INFORMAZIONI
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale, 194
www.palazzoesposizioni.it
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