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Ospedale San Raffaele e Università Vita-Salute San Raffaele insieme a Venezia con il progetto NEFFIE 

Presenti nel cuore di Venezia presso la prestigiosa Galleria Beatrice Burati Anderson, con il progetto di Neuroestetica Fotografica: NEFFIE.

Da martedì 25 ottobre a sabato 29 ottobre, il Centro di Ricerca di Tecnologie Avanzate per la Salute e il Ben-essere dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, in collaborazione con ICONE, il Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine di Università Vita-Salute San Raffaele, saranno presenti nel cuore di Venezia, presso la prestigiosa Galleria Beatrice Burati Anderson, con il progetto di Neuroestetica Fotografica NEFFIE.

Il progetto, nella sua nuova Esposizione Virtuale in tempo reale n. 4, è un omaggio esplicito all’iconica operazione artistica di Franco Vaccari, presentata cinquant’anni fa alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia (1972).

Protagonista, una piattaforma tecnologica complessa che, attraverso l’uso di specifici biosensori e di un algoritmo di Intelligenza Artificiale, rielabora le risposte emotive e cognitive dell’osservatore di fronte a una delle fotografie NEFFIE, definite “metapictures”, restituendo una rappresentazione tangibile di quanto visto e percepito. Il risultato è una Fotografia Cognitiva (COFFIE), prodotta dalla cabina, associata a un NFT e interconnessa alle altre nel Metaverso collettivo di ETT, accessibile attraverso il website www.neffie.eu disegnato da Engitel, con il supporto della piattaforma per la gestione delle immagini digitali di Memooria.

L’esposizione sarà accompagnata da alcune riflessioni dedicate alle interconnessioni odierne tra espressione artistica, scienza e nuove tecnologie, con l’obiettivo di porre in luce il ruolo cruciale della Neuroestetica Fotografica come laboratorio sperimentale ed esperienziale di innovazione tecno-estetica negli ecosistemi socio-tecnologici del futuro.

Nella giornata di mercoledì 26 ottobre, alle ore 16.30, negli spazi di Palazzo Vendramin Grimani, sede della Fondazione dell’Albero d’Oro, si terrà un dialogo di natura artistico- culturale dedicato al tema Arte&Scienza. Protagonisti del dialogo saranno i galleristi Beatrice Burati Anderson e Lorenzo Cortesi, l’artista Stefano Contiero, la storica e critica dell’arte Annamaria Orsini, l’esperta di AI e fondatrice di Art-Tech Diana Vicinelli Landi e Marco Landi, nel suo ruolo di presidente dell’Istituto EuropIA, che si confronteranno con Francesca Pola e Alberto Sanna e con l’obiettivo di far emergere possibili chiavi di lettura riguardanti il futuro delle relazioni tra immagine e nuove tecnologie.

In linea con l’innovazione promossa dalle attività e iniziative di VeniSIA e Strategy Innovation Forum, Kairos, l’innovativa macchina automatica realizzata da Rhea insieme al regista d’opera e di prosa Davide Livermore che trasforma la pausa caffè in un viaggio multisensoriale di 32 secondi nella bellezza delle immagini, nella forza dei suoni e nel piacere del gusto.

Commentano l’ingegner Alberto Sanna, nel doppio ruolo di autore e direttore del Centro di Ricerca di Tecnologie Avanzate per la Salute e il Ben-essere dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e la professoressa Francesca Pola, associata di Storia dell’arte contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele, nonché titolare della curatela storico-artistica del progetto con ICONE, il Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine diretto da Andrea Tagliapietra: “La feconda collaborazione interdisciplinare tra il Centro di Ricerca Advanced Technology in Health and Well-Being e il Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine ICONE offre la possibilità di ripensare a intelligenza artificiale, metaverso, NFTs come orizzonti preziosi per la creazione di un’arte autenticamente partecipata e relazionale, basata sulla consapevolezza e sul dialogo tra le singole e irriproducibili identità visive che popolano il mondo. La loro attiva cooperazione sul piano della ricerca evidenzia l’importanza di una rinnovata responsabilità etica – e non solo estetica – dell’arte, che ispira comportamenti consapevoli e genera nuove visioni del mondo, concretizzando la missione fondamentale dell’Ospedale e dell’Università San Raffaele di promuovere e di garantire la Salute dell’Essere Umano intesa come uno stato di Ben-Essere fisico, emotivo e relazionale”.

Università Vita-Salute San Raffaele

Università Vita-Salute San Raffaele (UniSR) è un’università di eccellenza inaugurata nel 1996 e riconosciuta a livello internazionale per l’alta qualità della sua ricerca e didattica. Con oltre 4000 studenti iscritti, UniSR offre corsi di laurea triennale e magistrale, scuole di specialità, master post-laurea e programmi di dottorato. L’Ateneo si caratterizza fin dalla sua origine per una forte integrazione tra la ricerca in ambito biomedico e quella in ambito socio-psicologico e filosofico, nella convinzione che il miglioramento della condizione umana non possa prescindere da nessuna di queste tre dimensioni. L’attività di ricerca biomedica di UniSR – traslazionale e ad alto contenuto tecnologico – è condotta in sinergia con IRCCS Ospedale San Raffaele, tra i più importanti ospedali di ricerca del Paese. Entrambi gli enti afferiscono a Gruppo San Donato, il più grande gruppo di sanità privato in Italia.

Centro di Ricerca di Tecnologie Avanzate per la Salute e il Ben-essere dell’IRCCS Ospedale San Raffaele

Il centro di ricerca diretto dall’Ing. Alberto Sanna è focalizzato sulla prevenzione delle malattie e sulla promozione del benessere con applicazioni informatiche in ambito Salute: gli eServices for Life and Health. Attraverso l'Information Technology, l'Automazione e la Robotica e in collaborazione con le principali industrie dei mercati medicale, farmaceutico, alimentare, ICT, istituti di ricerca scientifica e policy maker, si propone di abilitare e promuovere stili di vita più sani ed ecosostenibili e consapevoli, abbassando le invisibili barriere culturali, organizzative, economiche e ambientali che ostacolano lo sforzo degli stakeholders verso comportamenti più responsabili nella vita di tutti i giorni.

Website https://research.hsr.it/en/centers/advanced-technology-in-health-and-wellbeing.html

ICONE – Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine

Il Centro Europeo di Ricerca di Storia e Teoria dell’Immagine (ICONE) dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano si prefigge di promuovere lo studio della dimensione figurale e simbolica intesa come veicolo di quel vasto patrimonio di allegorie, metafore e forme espressive che costituisce il cuore della civiltà europea, della sua identità e della sua autocomprensione, nonché il serbatoio culturale da cui attinge il pensiero nella sua continua attività critica e creativa. Indaga sia le forme espressive tradizionali della cultura dell’immagine (le arti plastiche e figurative, l’architettura, il teatro, la danza, la musica) sia l’interrogazione teorica sulla fotografia, il cinema e i nuovi mezzi espressivi elettronico-digitali.

È il fulcro ideativo da cui è nato il Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che offre un percorso di formazione inedito nel panorama universitario nazionale, fondato sull’intreccio della storia delle arti con le conoscenze teoriche e gli strumenti critici delle discipline di area filosofica ed estetica. Dall’a.a. 2022/2023, il corso prevede l’avvio di un innovativo progetto di didattica digitale.

Website ICONE https://www.unisr.it/ricerca/centri/icone

Corso di Laurea Magistrale in Teoria e Storia delle Arti e dell’Immagine

https://www.unisr.it/offerta-formativa/filosofia/corso-di-laurea-magistrale-in-teoria-e-storia-arti-immagine

IRCCS Ospedale San Raffaele

Ospedale San Raffaele (OSR) è una struttura clinico-scientifico-universitaria di rilievo internazionale e di alta specializzazione per diverse importanti patologie, inaugurata nel 1971 e riconosciuta nel 1972 Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS). È un Centro di Emergenza ad Alta Specialità (E.A.S.) ed è polo didattico- assistenziale dell’Università Vita-Salute San Raffaele. Nel maggio 2012 il San Raffaele è entrato a far parte del Gruppo San Donato, diventando così una delle 19 strutture d’eccellenza del più importante gruppo sanitario del Paese. L’IRCCS Ospedale San Raffaele è un policlinico accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale con oltre 60 specialità cliniche. La struttura multidisciplinare, tecnologicamente all’avanguardia, e l’interazione continua tra ricerca scientifica, didattica e attività clinica hanno permesso di ottenere negli anni risultati tali da posizionare l’IRCCS Ospedale San Raffaele in cima alla classifica italiana per produttività scientifica e un punto di riferimento in Europa e nel mondo per lo studio e la cura di molte patologie e per lo sviluppo di terapie innovative. www.hsr.it

 



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IL MONDO STA CAMBIANDO E VA MESSO A FUOCO, RIAPRE IL MUFOCO 

Il prossimo biennio 2023-2024 sarà vissuto con nuove collaborazioni e progetti.

Sabato 22 ottobre riprende l’attività espositiva del Museo di Fotografia Contemporanea presso la sede di Villa Ghirlanda a Milano-Cinisello Balsamo con due mostre e un appuntamento di discussione sull’evoluzione della fotografia voluto dal nuovo Presidente del Museo, il poeta Davide Rondoni.

Ore 18 Sala degli Specchi - Saluti istituzionali

Omaggio a Giovanni Gastel poeta

Chi è oggi l'autore della fotografia? Dialogo tra Massimo Vitali e Francesco Jodice con Maria Vittoria Baravelli

Accompagnamento musicale del Maestro Marco Detto con gli allievi della Civica Scuola di Musica Salvatore Licitra

Le nuove mostre sono aperte dalle ore 15

BIOMEGA MULTIVERSO di Cosimo Veneziano, a cura di Lisa Parola

Ore 15: talk con Cosimo Veneziano, Irene Biolchini e Davide Dal Sasso

PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO, a cura di Matteo Balduzzi, con fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano

Ore 16.30: talk con gli artisti in mostra

Il prossimo biennio 2023-2024 (ventesimo di fondazione del Museo e quarantesimo del progetto Viaggio in Italia, custodito da Mufoco, che vide protagonisti grandi maestri della fotografia) sarà vissuto con nuove collaborazioni e progetti.

Il Museo di Fotografia Contemporanea, primo e unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea, si è da sempre interrogato sul significato dei tre concetti contenuti nel suo nome, tutti in dinamica trasformazione: museo, fotografia, contemporanea. La sua identità è in continua evoluzione, cercando di definire il significato di che cosa è un museo, comprendere come cambia la fotografia nella società e riflettere su cosa significhi essere contemporanei oggi, ed elaborando lungo queste linee di ricerca i suoi progetti, la sua organizzazione, i suoi ritmi, i suoi stessi spazi, fisici e virtuali.

Il Museo si pone come luogo di relazione, in dialogo con le istituzioni, con il proprio ambito disciplinare e con le comunità del territorio. Sperimenta forme nuove di partecipazione diretta da parte dei cittadini, attraverso progetti di arte pubblica, e al contempo consolida un’esperienza espositiva che conta oltre 130 mostre personali e collettive (Italia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Olanda, Finlandia, Germania, Francia, Grecia, Albania, Spagna, Brasile e Giappone), alcune particolarmente note e apprezzate dal grande pubblico come l’opera immersiva The Ballad of Sexual Dependency della fotografa statunitense Nan Goldin, proveniente dal MoMA di New York e Luigi Ghirri. Il paesaggio dell’architettura, dedicata all’opera del maestro italiano.

Sabato 22 ottobre, dalle ore 15, saranno aperte le mostre PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO, a cura di Matteo Balduzzi, con fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano (fino al 29 gennaio 2023) e BIOMEGA MULTIVERSO di Cosimo Veneziano, a cura di Lisa Parola (fino al 27 novembre 2022).

La prima mostra si inserisce nel filone della fotografia di paesaggio, tema particolarmente significativo per il Museo e ampiamente rappresentato nelle sue collezioni da opere dei grandi maestri della fotografia italiana ed europea, fino alle espressioni di autori più giovani che si sono confrontati con una nozione di paesaggio sempre più estesa. La mostra presenta oltre 100 opere di 6 artisti nati tra la metà degli anni Sessanta e Settanta, una generazione che si è formata in continuità con la tradizione della fotografia italiana di paesaggio, ma che ne ha poi esplorato pratiche e linguaggi osservando l'evoluzione del contesto internazionale. I progetti, acquisiti nel 2021 grazie al bando Strategia Fotografia promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea (DGCC) del MIC, vengono ora per la prima volta esposti al pubblico.

Biomega Multiverso consiste in un’installazione composta da serigrafie e ricami su tessuto, esito un articolato progetto transdisciplinare che l’artista Cosimo Veneziano ha avviato nel 2016 e che, partendo dall'uso delle biotecnologie in ambito agroalimentare, riflette su tematiche centrali della contemporaneità quali il rapporto tra arte e natura e, più specificamente, tra coltivazione, globalizzazione, consumo, marketing e immagine. L’opera è stata acquisita dal Museo al termine del progetto, realizzato grazie al sostegno della DGCC del MIC nell’ambito della VII edizione del programma Italian Council (2019) e promosso da Fondazione Sardi Per l'Arte e l'Associazione Arteco di Torino.

La giornata prevede, inoltre, due tavole rotonde di approfondimento. La prima, alle ore 15, vedrà i 6 autori della mostra PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO raccontarsi e riflettere sulle prospettive e sull’eredità della fotografia italiana, in dialogo con il curatore della mostra Matteo Balduzzi. Seguirà alle ore 16.30 un momento di discussione su alcuni dei temi centrali del progetto BIOMEGA MULTIVERSO, a cui partecipano l’autore Cosimo Veneziano, la curatrice Lisa Parola, il filosofo Davide Dal Sasso.

 

MUSEO DI FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA

Villa Ghirlanda, via Frova 10 Cinisello Balsamo, Milano

www.mufoco.org

22 ottobre 2022 – 29 gennaio 2023

PAESAGGIO DOPO PAESAGGIO. Fotografie di Andrea Botto, Claudio Gobbi, Stefano Graziani, Giovanni Hänninen, Sabrina Ragucci, Filippo Romano.

A cura di Matteo Balduzzi

 



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Prodotta dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios "The Neon Hieroglyph" di Tai Shani 

Dare un contributo alla preziosa attività degli Studios finanziando la produzione di opere di artisti contemporanei e un programma a lungo termine di residenze per giovani artisti e designer nella cittadina di Spoleto, in Umbria. 

La collaborazione tra la Fondazione Carla Fendi e i  Mahler & LeWitt Studios nasce dalla volontà di Maria Teresa Venturini Fendi, Presidente della Fondazione, di dare un contributo alla preziosa attività degli Studios finanziando la produzione di opere di artisti contemporanei e un programma a lungo termine di residenze per giovani artisti e designer nella cittadina di Spoleto, in Umbria. 

Prodotta dalla Fondazione Carla Fendi e dai Mahler & LeWitt Studios, 'The Neon Hieroglyph' è un’installazione scultorea site-specific dell’artista britannica Tai Shani, vincitrice del premio Turner, collocata durante Spoleto64 Festival dei Due Mondi sulla Fontana di Piazza del Mercato, nel centro storico di Spoleto, e ora inclusa in 'The Horror Show! The twisted tale of Modern Britain', una grande collettiva alla Somerset House di Londra che mette  in mostra dal 27 ottobre 2022 al 19 febbraio 2023 i lavori di alcuni tra i più importanti e noti esponenti dell'arte contemporanea britannica.

L'opera è ispirata alla ricerca dell'artista su psichedelia, femminismo e mito ed esiste anche come film in nove episodi. L'episodio 7, che si riferisce specificamente alla regione Umbria, è stato presentato nella Galleria d’arte Moderna di Spoleto, nel Museo di Palazzo Collicola, nell'ambito del progetto espositivo 'Exploring Art' realizzato sotto la direzione artistica del curatore dei Mahler & LeWitt Studios Guy Robertson e finanziato dalla Fondazione Carla Fendi.

 



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Apre al pubblico Unpublished Photo 2022 

Unpublished Photo è un evento promosso dalla Fondazione culture e musei e dal MUSEC di Lugano. 

Nato da un’idea della Galleria milanese 29 Arts in Progress, dal 2018 il progetto richiama giovani fotografi under 36 da tutto il mondo. Nel 2020 il MUSEC ha voluto consolidare l’iniziativa dandole una cornice istituzionale e una prospettiva di sviluppo a medio-lungo termine, con l’obiettivo di segnalare le principali tendenze internazionali della giovane fotografia d’arte. L’intento del MUSEC è anche quello di costituire a Lugano un vero e proprio archivio della fotografia contemporanea, che troverà spazio accanto alla collezione di fotografia dell’esotismo che il museo già possiede. UP22 ha visto la partecipazione di oltre quattrocento fotografi da trentacinque Paesi. La mostra allestita nello Spazio Maraini di Villa Malpensata a Lugano, presenta 24 stampe fotografiche di grande formato.

I protagonisti dell’esposizione temporanea sono quattro giovani talenti selezionati dalla giuria internazionale del premio UP22, presieduta dal fotografo tedesco Hans Georg Berger. I quattro portfolio presentati toccano temi come il degrado ambientale, la ricerca di identità e il superamento dei limiti, l’importanza delle tradizioni e dei mestieri.

Al termine dell’esposizione, le opere esposte entreranno a far parte delle collezioni del MUSEC, arricchendo così le collezioni fotografiche che contano oggi oltre 40.000 opere dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri.

Grazie alla partnership con la De Pietri - Artphilein Foundation il concorso UP22 assegna al primo classificato un premio monetario di CHF 2.000; il secondo classificato riceve CHF 1.500, mentre al terzo e al quarto finalista vanno CHF 1.000 ciascuno.

Il primo premio è andato al fotografo vietnamita Quan Nguyen Ho, il secondo al fotografo indiano Dipak Ray. Il terzo e il quarto posto sono stati assegnati rispettivamente al fotografo malgascio Tolojanahary Ranaivosoa e alla fotografa russa Olga Dmitrienko.

Il premio speciale assegnato dalla Artphilein Editions di Lugano, consistente nella pubblicazione di un prestigioso volume monografico, è andato a Tolojanahary Ranaivosoa.

La mostra è accompagnata da un piccolo catalogo bilingue (in italiano e inglese) pubblicato dalle edizioni Fondazione culture e musei.

GLI ARTISTI ESPOSTI

PRIMO PREMIO: Quan Nguyen Ho (1986)

Quan Nguyen nasce nella provincia vietnamita di Ha Tinh. È ingegnere edile e vive e lavora ad Hanoi. Inizia a fotografare nel 2016 per documentare i suoi viaggi, ma ben presto il suo collezionare ricordi diventa una vera e propria passione. Negli anni, una spiccata sensibilità verso la questione ambientale lo porta a interessarsi a una fotografia che possa scuotere l’opinione pubblica su temi attuali. «Life garbage» è un progetto realizzato fra il 2021 e il 2022. Documenta la tragica realtà di alcune discariche a cielo aperto nei sobborghi di Hanoi, dove si accumulano rifiuti tossici e maleodoranti che, paradossalmente, rappresentano una fonte di sostentamento per persone e animali. Montagne di rifiuti vi sono depositate e bruciate ogni giorno. Le fotografie di Nguyen Ho ritraggono alcune persone che, a mani nude e senza nemmeno coprirsi il volto, gettano acqua sul fuoco per avere il tempo di frugare fra i sacchi lacerati, nella speranza di trovare qualcosa da rivendere per guadagnarsi da vivere. Sono fotografie che fissano una realtà che nessuno vuole vedere, il luogo in cui vanno a finire gli scarti. Si direbbe un paesaggio apocalittico dove uomini e animali si aggirano fra i roghi tossici, senza pensare che ciò che vanno cercando e che riciclano per la propria sopravvivenza, potrà anche danneggiarli in modo irreversibile.

SECONDO PREMIO: Dipak Ray (1986)

Dipak Ray nasce in India, a Calcutta e insegna in una scuola governativa. La fotografia è la sua più grande passione sin dal liceo, quando riceve in regalo la sua prima fotocamera a pellicola. Nel 2010 acquista una Nikon D7000 e inizia un percorso di ricerca e sperimentazione nel mondo della fotografia digitale. Il progetto «Frame within frame» è un sogno che si avvera dopo essere stato coltivato per lungo tempo. Il portfolio è stato realizzato fra il 2019 e il 2020, lungo il Kangsabati, un fiume nel Bengala occidentale spesso in secca, che si alimenta principalmente di acqua piovana. In inverno le sue sponde sono avvolte dalla nebbia, come lo sono le cornici di legno che Ray posiziona nell’acqua, chiedendo al fratello di camminarci intorno. Il risultato sono immagini suggestive e ricche di significati. Per Ray la cornice è simbolo di ordine e stabilità, delimita lo spazio e il campo visivo dell’osservatore, che porta allo stesso tempo a guardare oltre gli schemi mentali e fisici costituiti. Le onde del fiume rappresentano invece l’instabilità delle cornici stesse e della natura umana, quel cambiamento continuo che è l’unica costante della vita. Le cornici appaiono “sospese” su una coltre bianca, la figura umana sfumata. La nebbia, con il suo velo, sembra chiederci di guardare meglio, più a fondo, con un’attenzione diversa.

TERZO PREMIO: Tolojanahary Ranaivosoa (1987)

Tolojanahary Ranaivosoa nasce ad Antananarivo, capitale del Madagascar, ed è un geografo. Si avvicina alla fotografia da autodidatta nel 2011, perfezionandosi poi con workshop e corsi di formazione. È in particolare interessato a documentare momenti di vita quotidiana, catturandone aspetti curiosi, tragici o esilaranti. Nel 2014 inizia a ritrarre le strade della sua città e un po’ alla volta nota la presenza frequente nei suoi scatti di una o più taniche gialle per l’acqua. Nel 2019 la popolazione della capitale protesta contro la società idrica statale, colpevole di non garantire un adeguato approvigionamento d’acqua. Ranaivosoa inizia allora a fotografare diversi quartieri del centro per denunciarne il degrado e testimoniare lo stato di disagio sociale. Nasce così il progetto «The Yellow revolution» dove il fotografo mostra quanto la vita nella capitale dell'Isola ruoti attorno alle taniche gialle, segno sia della scarsità dell’acqua sia del grande divario tra i ceti sociali. Questi contenitori, chiamati galloni, sono presenti in quasi tutti i Paesi africani. Arrivano dall’Europa o dall’America carichi di olio e sono poi riutilizzati per trasportare o immagazzinare l’acqua. Sono parte integrante della vita quotidiana nei quartieri poveri, dove la popolazione non ha accesso a fonti idriche non contaminate.

QUARTO PREMIO: Olga Dmitrienko (1986)

Olga Dmitrienko nasce a Mosca e studia alla facoltà di giornalismo, specializzandosi in mass media design. Inizia a fotografare durante gli studi; capisce ben presto che ad interessarla è l’essere umano e ama fissare i volti delle persone che la colpiscono. Conclusa l’università, Dmitrienko scopre l’Italia e trova in Genova una città a misura d’uomo, capace di esprimere gesti cordiali e un senso del tempo, che la frenesia della nostra società tende a dimenticare o a rubare. Nasce allora il progetto «Artigiani e artisti genovesi», interrotto dalla pandemia, ma che la fotografa conta riprendere presto. I protagonisti sono professionisti ritratti nelle loro botteghe o abitazioni. Attraverso tali immagini, Dmitrienko racconta una città che resta tenacemente attaccata a una memoria da custodire, affezionata alle preziose tradizioni e ai mestieri sapienti tramandati di generazione in generazione. Oltre a catturare l’intimità e l’essenza di artisti e artigiani, Dmitrienko è affascinata da ciò che le loro mani sono capaci di realizzare e dalla maestria del gesto, conquistato dopo anni di studio e di lavoro. È un ritratto che va oltre la fotografia, diventando uno spazio narrativo che non si esaurisce nello scatto. Dietro a quei volti, a quelle mani e quei manufatti ci sono la storia, la ricchezza dei saperi e il valore della tradizione.

MEMBRI DELLA GIURIA:

Hans Georg Berger – Fotografo (Presidente) Riccardo Calimani – Scrittore e storico

Francesco Paolo Campione – Direttore del Museo delle Culture di Lugano - MUSEC

Luca Casulli – Co-fondatore di 29 ARTS IN PROGRESS gallery Caterina De Pietri – Direttrice di De Pietri - Artphilein Foundation

Paolo Gerini – Presidente della Fondazione «Ada Ceschin e Rosanna Pilone»

Giovanna Palandri – Cancelliere dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti

Tiziana Serena - Professoressa di Storia della Fotografia all'Università degli Studi di Firenze

 



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 Marcel Broodthaers – Poesie industriali, installation view MASI Lugano

 

Marcel Broodthaers e «la parole des Moules» Giornata di studi 

A Lugano alcuni dei maggiori esperti sull’arte di Marcel Broodthaers.

Il MASI offre al suo pubblico la possibilità di incontrare a Lugano alcuni dei maggiori esperti sull’arte di Marcel Broodthaers che parteciperanno con un intervento di approfondimento preparato in occasione della giornata di studi e della mostra.

Il rapporto tra arte visiva e poesia caratterizza tutta la produzione artistico-letteraria di Marcel Broodthaers: dagli scritti poetici degli anni Cinquanta, passando attraverso i Poèmes industriels, le Lettres Ouvertes, sino ai Décors degli anni Settanta. Attratto dai grandi poeti della modernità, l’artista crea un universo poetico che si muove nella tensione tra opposti, disorientando e insinuando dubbi.

Poeta, artista visivo, editore e film maker, Marcel Broodthaers (Bruxelles 1924 – Colonia 1976) è tra i principali esponenti della neoavanguardia artistica internazionale. Ricca di immagini allegoriche, di riferimenti al XIX secolo e al passato coloniale del Belgio, la sua opera è da collocarsi tra quelle espressioni dell’arte del XX secolo autentiche e mature, in cui convivono poesia, etica rivoluzionaria, arte, passione e sovversione.

Legato negli anni Quaranta al Surréalisme Révolutionnaire e protagonista della scena artistica belga degli anni Sessanta (Wide White Space Gallery; MTL Gallery; A 37 90 89), negli anni Settanta il suo lavoro è stato diffuso a livello internazionale attraverso gli scritti di critici e storici dell’arte tra i più autorevoli dell’epoca tra cui Barbara Reise, Pontus Hultén, Irmeline Lebeer, Pierre Restany, Harald Szeemann, Karel J. Geirlandt, Alain Jouffroy e Otto Hahn.

Ispirato all’arte del XIX secolo (David, Ingres, Wiertz, Courbet), Broodthaers mette al centro delle sue riflessioni il controverso rapporto tra la parola e l’immagine, la realtà e la finzione, l’opera d’arte e la sua riproduzione, utilizzando il linguaggio verbale e figurale in tutte le sue possibili accezioni e declinazioni: poetiche, visive, pittoriche e cinematografiche.

Quattro anni dopo aver deciso di diventare un artista visivo, con l’iconica opera Pense-Bête (1964), la sera del 27 settembre 1968 nella sua casa di Bruxelles, Broodthaers inaugura il Musée d’Art moderne, Département des Aigles, Section XIXéme siècle: un museo d’artista al contempo reale e fittizio, composto da alcune casse d’imballaggio, una tartaruga, delle sedie da giardino, un carrousel di diapositive, delle luci da set cinematografico e una collezione di cartoline attaccate al muro che riproducevano capolavori dell’Ottocento. L’artista concentra gran parte della sua ricerca sulla minuziosa ricostruzione e al tempo stesso sulla totale demistificazione del concetto di museo inteso come istituzione di potere, anticipando le provocazioni dell’arte concettuale e le azioni dell’Institutional Critique.

Marcel Broodthaers – Poesie industriali, installation view MASI Lugano

PROGRAMMA

Mattina, LAC - Hall

11:00 | Marcel Broodthaers: Il grado zero della scrittura - italiano

Dr. Maria Elena Minuto (Université de Liège; KU Leuven)

Il 29 ottobre del 1968, nello stesso anno in cui Lucy R. Lippard e John Chandler pubblicavano il saggio The Dematerialization of Art e Sol LeWitt scriveva le Sentences on Conceptual Art, il poeta e artista belga Marcel Broodthaers (1924-1976) esponeva per la prima volta alla Librairie Saint-Germain-des-Prés di Parigi una selezione dei suoi Poèmes industriels (1968-1972) – delle placche di plastica termoformata fabbricate come dei gaufres – descritti dall’artista come delle “trappole che bisogna avere il desiderio di decifrare”. Nei Poèmes industriels le lettere dell’alfabeto, le pipe e le forme geometriche mettono in scena delle dimensioni paradossali del linguaggio conferendo una nuova identità critica e concettuale al controverso rapporto tra parola e immagine. Dagli scritti poetici degli anni Sessanta ai Poèmes industriels, l’intervento analizza in un’ottica comparatistica e interdisciplinare l’opera di Broodthaers alla luce dell’inedita relazione tra poesia e arte visiva.

Pomeriggio, LAC - Sala 4

13:30 | Le Poesie Industriali di Marcel Broodthaers - inglese

Prof. Dr. Deborah Schultz (Regent’s University London)

Le opere di Marcel Broodthaers uniscono tra loro forme visive semplici e concetti complessi. Coniugando parole e immagini e utilizzando vari linguaggi artistici, l’artista mette in relazione tutte le aree della sua pratica artistica. Questo intervento di Deborah Schultz approfondisce le opere esposte in mostra, le Poesie industriali. Note anche come placche di plastica e realizzate da Broodthaers durante un periodo relativamente breve, dal 1968 al 1972, saranno analizzate come una chiave di lettura per comprendere meglio il complesso ed eterogeneo corpus di opere da lui realizzate.

14:15 | Marcel Broodthaers e il cinema - inglese

Prof. Dr. Steven Jacobs (Universiteit Gent e Universiteit Antwerpen)

Nonostante una filmografia di almeno 50 titoli, molte opere (non filmiche) e scritti che fanno riferimento al cinema, alla sua (pre-)storia, alla sua tecnologia e ai suoi strumenti, raramente si considera Broodthaers come un regista. Broodthaers è spesso presentato come l'artista per eccellenza della "condizione post-medium", che fonde costantemente media artistici, tecnologie e metodi di visualizzazione. Questo intervento cerca di guardare a Broodthaers come un regista in senso stretto. Sebbene i suoi film eccentrici non sembrano essere legati alle tendenze cinematografiche a lui contemporanee, toccano molti dei temi e delle caratteristiche del cinema d’avanguardia. Concentrandosi su La Clef de l’horloge (1957-58), La Pluie (projet pour un texte) (1969), La Pipe (1969-1972), Une seconde d’éternité (d’après une idée de Charles Baudelaire) (1970) e A Voyage on the North Sea (1973-74), l’intervento analizza il linguaggio cinematografico unico di Broodthaers e il suo interesse per la durata, la stasi e le logiche della riproduzione meccanica.

15:00 | Surrealista, artista Pop o concettuale? Marcel Broodthaers nel suo tempo - inglese

Dr. Dieter Schwarz

Il ruolo incerto e indefinito di Marcel Broodthaers si può considerare parte della sua opera: è un poeta, un regista o un artista? Inoltre, in quale momento artistico va inscritto il suo lavoro: nel tardo surrealismo, nella Pop art internazionale degli anni Sessanta o nella nascente arte concettuale degli anni Settanta? In questo intervento verranno discusse le letture contemporanee, le interpretazioni sbagliate e i fraintendimenti sull’opera di Broodthaers, in parte astutamente provocate e compromesse dall’artista stesso.

 



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Eva Jospin "Microclima" opera d’arte permanente per il flagship store di Max Mara Milano 

Opera site specific permanente creata dall’artista francese Eva Jospin per il flagship store di Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Max Mara, in collaborazione con Collezione Maramotti, è lieta di presentare Microclima, opera site specific permanente creata dall’artista francese Eva Jospin per il flagship store di Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Jospin ha realizzato questa installazione artistica avendo vinto un concorso di progetto indetto dal brand nel 2019, con l’obiettivo di valorizzare lo spazio interno dello store Max Mara e di metterlo in relazione con lo spazio aperto di Piazza del Liberty, punto nevralgico nel centro di Milano sul quale si affaccia la terrazza che ospita l’opera.

La proposta vincente di Eva Jospin consiste in una serra in vetro e metallo, un’architettura che racchiude un mondo intimo e allo stesso tempo in stretta relazione con l’esterno, la cui visione muta dal giorno alla notte e con il variare delle stagioni.

Ispirato ai giardini d’inverno di fine Ottocento – periodo in cui si affermava lo stile Liberty che dà il nome alla piazza – questo pavillon ospita la messa in scena di un paesaggio in cartone, materiale grezzo pressoché monocromo prediletto da Jospin, un rilievo raffigurante elementi vegetali su un sostrato minerale, un panorama di enigmatiche rocce verticali che evocano un ambiente fisico e immaginario di cactus esotici, maestosi alberi tropicali, stalagmiti di grotte e fossili di radici.

Lo spettatore potrà immergersi completamente in questo elaborato paesaggio arrichito da una dimensione olfattiva grazie a un’essenza sviluppata specificamente dall’artista in collaborazione con il profumiere Julien Rasquinet – profumiere IFF, leader mondiale nella produzione di fragranze – come traccia impalpabile di una natura ricostituita, per restituire la sensazione immersiva di una serra tropicale, sospesa tra l’evocazione di un ricordo e l’illusione di una presenza.

 

Informazioni di visita

Ingresso dal negozio Max Mara su Corso Vittorio Emanuele, Milano.

Orari negozio: lun./sab. 10.30-20.00; dom. 11.00-20.00

L’opera è visibile anche all’esterno da Piazza del Liberty.