Breve storia della Calligrafia e spiegazioni dalla neuroscienza 

 

bellezza

 

Calligrafia è l'arte di tracciare la scrittura in forma elegante e regolare, per tanto prevale nella valutazione l’elemento estetico. Vorrei esporre alcune riflessioni riguardanti l’importanza culturale di questa categoria, andrò a scartare la trattazione concernente le varie tecniche, i vari tipi di scrittura e i materiali utilizzati (papiro, pergamena etc), che meriterebbero un approfondimento più esteso.

La calligrafia varia a seconda dei luoghi, delle epoche e dei tempi nei quali è stata creata, oltre che agli scopi dei messaggi che veicolava. È nata in estremo Oriente per poi diffondersi e ancorarsi nella cultura araba e da lì si è propagata verso l’Occidente. I reciproci influssi sarebbero al tempo stesso un interessante campo da studiare.

 

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Paulus che scrive una lettera: nono secolo Wüttembergische Landesbibliothek Stuttgart "Sanctus Paulus, sedet hic scripsit".

 

Introduzione:

Il libretto di un’opera o di un musical potrebbe risultare banale, riassumibile in poche frasi, ma il contesto musicale in cui è inserito e grazie al coinvolgimento emozionale dell’ascoltatore ne può far nascere un’opera d’arte. In un contesto calligrafico è il testo stesso a giocare un ruolo determinante, sia che si tratti di un testo religioso, di una preghiera o di una poesia. L’arte calligrafica li rende ancora più unici e pregiati conferendo loro l'estetica di un’opera d’arte.

Nella calligrafia orientale l’organizzazione formale del testo richiede un particolare approccio del calligrafo e successivamente anche del lettore: diventa un rituale che fa percepire l’essenza dell’immagine che forma la parola nella sua entità concisa e concreta.

Roland Barthes (1915 – 1980) nel suo essay “Le plaisir du text” (1973) ha studiato l’atteggiamento del lettore da un punto di vista europeo. Il puro linguaggio, il significato delle parole nello stretto contesto procurerebbe al lettore un'inaspettata gioia in contrasto rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare dalla calligrafia: non si tratta dunque di rappresentazioni o interpretazioni causate da quest'ultima. Barth costata il piacere prodotto dal testo, lo esamina con aforismi e lo approfondisce senza legame storico o individualistico. Il piacere e la gioia nella lettura (“plaisir”) devono svilupparsi al di fuori del modo di pensare personale. Ancora più interessanti, ma pertanto vicini all’esperienza calligrafica, sono le sue riflessioni nel  “L’empire des signes”, elaborate dopo un viaggio in Giappone, dove si era dedicato alla rappresentazione grafica e visuale in relazione al significato delle parole. In questo contesto ha lavorato come semiotico, riscontrando l’aspetto estetico nella calligrafia, strettamente congiunto con il messaggio contenuto.

Cina

La Cina sembra essere il primo luogo in cui è nata la calligrafia. Secondo una leggenda, un veggente con quattro occhi alla corte dell’Imperatore Giallo “Tsangtse” avrebbe inventato la scrittura mentre osservava nella sabbia le impronte di animali. L’ispirazione sarebbe venuta direttamente dalla natura e questo legame sembrerebbe plausibile: i pittogrammi e gli ideogrammi cinesi evocano l’oggetto descritto nella sua forma, per esempio: “il sole” significa nell’insieme “giorno e tempo”.

 

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Processo della costruzione del segno “sole".

 

L’antico sistema di scrittura risalente a oltre 3000 anni fa, sviluppatosi in Cina, è rimasto da allora la più importante forma d’arte fino al secolo scorso. Solo la rivoluzione culturale ne ha cambiato l’importanza. Nell’iniziale calligrafia cinese, il gesto dello scrivere è profondamente ancorato all'estetica e alla filosofia, in quanto il significato del contenuto appare nel gesto dello scrivente (paragonabile alla gestualità presente nella “performance art”).

Dunque, in Cina l’osservazione di un fenomeno naturale sarebbe stata il primum movens per lo sviluppo della scrittura. Nel corso dei secoli sono emersi differenti tipi di scrittura usati in base alla loro funzione. Tutt’ora qualcosa di magico emerge dal risultato della scrittura calligrafica cinese quando noi, di un'altra impostazione culturale e incapaci di decifrare i testi, ne osserviamo attoniti la bellezza.

Anche in Cina, come in Occidente, si ritiene che i segni della scrittura formino il pensiero e che l’atto stesso del disegnare l’ideogramma sia determinante nella percezione; tanto più che la decodificazione della scrittura cinese è più complessa della nostra. Noi accogliamo solo parzialmente quest’idea in quanto per noi occidentali il pensiero nasce con le parole e con la costruzione delle frasi.

 

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Wang Xizhi, 4. Jh: Inizio di una poesia.

 

Lo sviluppo verticale dall’alto verso il basso della scrittura è spiegato storicamente dall’utilizzo dei bastoncini di bambu nella fase iniziale di scrittura. L’ulteriore raggruppamento dei bastoncini fissati con una corda crea il simbolo che corrisponde alla parola “libro”. Si può vedere qui sotto l’evoluzione che ha condotto all’immagine della parola.

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Sia in Cina che in Giappone l’esecuzione meditativa della calligrafia è più significativa della leggibilità propria del testo. Forse in questo senso in ambito occidentale è paragonabile all’esecuzione di un concerto: il modo d’espressione è più rilevante delle singole note, esso rende unica la percezione e l’immediatezza dell’opus che si imprime nella memoria dell’ascoltatore.

Islam

Il ruolo della calligrafia nella storia della cultura islamica è diverso: di fatto l’Islam impedisce la rappresentazione figurativa dei volti umani e con ciò la scrittura o calligrafia ha assunto una funzione ornamentale che si rispecchia persino nell’architettura. Talvolta risulta una forma di transizione tra ornamento con figure geometriche a volte ripetitive e calligrafia applicata. A Samarcanda per esempio in alcuni minareti si osservano estese decorazioni in forma di vere preghiere.

 

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Scrittura a Samarcanda.

 

Calligrafia e decorazione ornamentale hanno significati e scopi diversi, ma spesso convergenti (ne è un esempio sempre a Samarcanda). Nell’architettura la scrittura si modifica imbellendosi nelle costruzioni, nel mihrab e sulle porte. Solo le costruzioni religiose presentano questo tipo di decorazione per mettere in sintonia l’uomo con la pratica religiosa; è un invito alla preghiera.

 

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Madrasah di Ulugh Beg a Bukhara (1417 -1420) Architetto: Tahir b. Mahmad Isfahani "La ricerca della conoscenza è il dovere di ogni seguace dell'Islam, uomo e donna".

 

Una delle più antiche forme di calligrafia nella scrittura araba, forse inizialmente derivata dalle scritture cinesi, è detta “cufico” dal nome della città di Cufa in Iraq. Verticale e geometrica è stata usata fino al X secolo nel Corano quale scrittura sacra.

 

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Pergamena: pagine del Corano dell’ottavo, nono secolo Irak: dinnastia abbaside.

 

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Corano XXVIII - IXX secolo, Bukhara.

 

Nell'Impero Ottomano tra il XV e XVI secolo si è sviluppata una varietà di stili con specializzazioni dedicate al Corano. Il calligrafo era una figura particolarmente stimata perchè durante la sua attività praticava quasi un atto religioso. Durante il periodo di massima estensione dell’Impero l’appartenenza alla religione costituiva un importante elemento di coesione. L’enorme estensione, i nuovi territori e le diverse popolazioni spiegano la molteplicità delle calligrafie apparse.

 

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Tughra Süleimans I., 1520 Calligrafia osmana.

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Corano di Andalusia. 

 

Calligrafia occidentale

In ambito cristiano il periodo aureo per la calligrafia è stato il tardo medioevo, soprattutto nei conventi dove si copiavano le sacre scritture e si realizzavano miniature per l'abbellimento delle capolettere. La libertà nel disegno e nelle illustrazioni apriva possibilità creative. Spesso si elaboravano calligraficamente i titoli, le intestazioni e i capoversi. 

 

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Foglio 34r Book of Kells, VII sec.

 

Un goiello della calligrafia europea medioevale è il ben noto libro delle ore del Duc de Berry “Les Très Riches Heures”(1412 – 1416), forse il più celebre manoscritto illustrato del XV secolo. Contiene preghiere, salmi, calendari e segni zodiacali. Trattandosi di un’opera su commissione permette una libertà compositiva e un’atmosfera mondana e civile tra idealizzazione cortese e naturalezza. Un capolavoro che oggi impressiona soprattutto per lo sviluppo della miniatura.

 

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Pagina del testo  "Très Riches Heures"

 

Con il tempo i papiri e le pergamene si fecero rari, ragion per cui abitualmente le pergamene vennero riutilizzate dopo essere state pulite da precedenti scritte (palinsesti). Oggi grazie agli esami mediante la luce ultravioletta, i raggi x e i metodi chimici si riescono a riscoprire testi sottostanti che altrimenti sarebbero andati persi per sempre.

Nel corso di approfondimenti storici si sono potute costatare molte falisificazioni di documenti del tardo medioevo sia in archivi (per esempio ad Arezzo), sia in conventi. Questi documenti trattano di rivendicazioni territoriali, privilegi doganali, donazioni, il tutto reso autentico da un sigillo e cordicella attaccata. Tali truffe non risparmiano moltissime biblioteche, istituzioni statali e molto altro. Tutti questi “fakes” sono eseguiti con particolare precisione calligrafica.

Con l’invenzione della stampa l’importanza della calligrafia è decaduta e nella modernità la bella scrittura ha perso la propria ragion d'essere. L’arte ne ha preso conoscienza, ma se ne serve usandola in ambito pubblicitario dove parola e immagini sono amalgamate in modo invasivo e appariscente. Anche la “street art” se ne è appropriata. In senso lato la calligrafia si è mutata in disegno grafico con lo scopo di esprimere un messaggio.

 

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Jenny Holzer, Text(s) by Joan Simon, Elizabeth A.T. Smith, contributions by Benjamin H.D. Buchloh, ed. David Breslin, , German, 2009. 

 

Si potrebbero aggiungere innumerevoli esempi, ma è interessante estendere lo sguardo verso il campo della neuroscienza. Da una parte la calligrafia richiede allo scrittore la capacità di elaborare un testo anche esteticamente, e dall'altra parte richiede al lettore di leggere, cogliere un messaggio e immagazzinarlo. Leggere e scrivere sono doti esclusive dell’uomo, neurologicamente complesse. Sin dalla prima infanzia ci serviamo facilmente della parola e della comprensione grazie ad una predeterminazione genetica.

Spiegazioni dalla neuroscienza

La scrittura è la materializzazione della parola. Leggere e scrivere sono strumenti determinanti nel nostro tempo, ma richiedono uno studio strutturato, esercizi intensi e una definita maturità del cervello. La differenza tra l’inizio naturale e spontaneo del saper parlare e del comprendere nella prima infanzia (anche bilingue o trilingue), e del difficile apprendimento della scrittura, si spiega filogeneticamente. Durante centinaia e migliaia di anni la comunicazione si limitava a una vocalizzazione che poi si evolverà lentamente in una lingua. Questo lunghissimo percorso permise lo sviluppo anatomico di centri specifici nel cervello (sensoriali e motorici) per la parola.

In contrasto a questo, l’uomo ha imparato a leggere e scrivere solo circa 5000 anni fa, un tale lasso di tempo è assolutamente insufficiente per permettere al cervello un’evoluzione con una differenziazione topografica precisa per queste capacità. Così notiamo come l’apprendimento della lettura e della scrittura abbia richiesto un’area cerebrale preesistente (inizialmente destinata ad altre funzioni) che poi è stata rimodellata. La multifunzionalità e plasticità del cervello hanno permesso un adattamento a questo nuovo compito cognitivo, usando dunque un territorio già occupato.

 

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Stanislaus Dehaene: „how literacy transforms the human brain“ Brain Science 2013

 

L’originale area del riconoscimento delle facce si è sviluppata bilateralmente nel cervello durante migliaia d’anni. Così è strutturato alla nascita, poì durante il periodo dell’apprendimento e della lettura avrà inizio il cambiamento funzionale. L’apprendimento alla lettura (per il riconoscimento della forma e della parola) viene programmato nella parte sinistra, preesistente territorio cerebrale delle capacità di riconoscimento dei visi. Di conseguenza nell’area dove abbiamo imparato a differenziare il nemico dall’amico ora identifichiamo le parole lette (“exaptation”), mentre il riconoscimento delle facce resta limitato ad un solo emisfero. Quanto detto corrisponde alla lettura di una scrittura alfabetica, mentre è differente per la scrittura non fonetica, come per esempio quella cinese e giapponese, dove gli ideogrammi sono portatori di plurime informazioni. In tal caso la decodificazione avviene in una zona diversa, ossia dove vengono decodificate le immagini.

Riassumendo:

Con pochi esempi abbiamo cercato di dimostrare l'antica arte della calligrafia con le sue qualità interculturali, per non dire “trans-culturali”. Negli esempi citati, la calligrafia mira a dare importanza di quanto è contenuto nel testo. La pregiata qualità artistica, presente nelle diverse religioni e culture, è comune a tutte.

Dalla ricerca neurologica sappiamo che riconosciamo le facce nello stesso modo con il quale percepiamo e decodifichiamo i testi scritti. Ci sono pertanto delle differenze nella modalità di percezione quando non si tratta di un sistema fonetico, ma di morfeni che devono essere decifrati visivamente come se fossero delle immagini.

Vale la pena riflettere sulla calligrafia, sullo scrivere o sul leggere in senso lato.

                                                                                                            

Dott.ssa Heidi Wolf Pagani

Neurologia FMH