Installation view: sub, 2023, MACTE, Termoli. @ Gianluca Di Ioia
MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta "sub"
Il MACTE presenta un originale progetto espositivo che propone uno sguardo inedito su posizioni tangenti la scena dell’arte italiana.
Betty Danon, Antonio Dias, Jorge Eduardo Eielson, Hsiao Chin, Tomás Maldonado, Roberto Sebastián Matta, Carmengloria Morales, Hidetoshi Nagasawa, e Joaquín Roca-Rey sono tutti artisti nati in Asia o in Sud America; nel secondo dopoguerra hanno trascorso soggiorni più o meno lunghi in Italia e, in alcuni casi, vi ci sono definitivamente trasferiti.
Fino al 14 maggio 2023 con la mostra sub a cura di Michele D’Aurizio, il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta un originale progetto espositivo che, attraverso le opere di questi artisti e artiste, propone uno sguardo inedito su posizioni tangenti la scena dell’arte italiana, considerate a torto periferiche rispetto alle influenze europee e statunitensi, e apre al dialogo con esperienze radicate in altre geografie.
La mostra nasce da due anni di ricerca di D’Aurizio, invitato nel 2020 dalla appena nominata direttrice Caterina Riva, a concepire una mostra per il museo che tenesse conto della sua posizione geografica e della sua collezione legata al Premio Termoli.
Oggi siamo felici di presentare al pubblico i frutti di quel processo di attenta ricerca e curatela. – commenta Caterina Riva, direttrice del MACTE – sub racconta storie di migrazione incarnate in oggetti e opere d'arte e rimescola le categorie solitamente applicate alla storia dell'arte in una proposta originale pensata in relazione alla posizione del MACTE.
sub ipotizza che le ricerche dei nove artisti e artiste invitati, anche laddove siano legate alla tradizione artistica occidentale, abbiano radici lontane, in culture visive emerse alla periferia del mondo globalizzato. Affiliati a importanti movimenti culturali quali l’Arte Concreta, l’Arte Povera, il Femminismo, le Nuove Tendenze, la Pittura Analitica, e il Design Radicale, questi artisti sono stati raramente riconosciuti per i contributi che vi hanno apportato. Le loro opere hanno scosso i fondamenti teorici dell’arte moderna e contemporanea italiana rivelandone l’impostazione eurocentrica.
In dialogo con la collezione del MACTE – afferma Michele D’Aurizio, curatore della mostra - sub crea nuove sinergie e nuovi sincretismi. La mostra invita i visitatori a cogliere questi dialoghi tra linguaggi e tematiche e a ragionare su come forme che possono apparire già viste, in realtà riflettono la differenza etnica e culturale dei singoli artisti.
Il titolo della mostra evoca una dimensione sotterranea, con riferimento diretto alla posizione marginale a cui molti di questi artisti e artiste sono stati relegati dalle politiche culturali del sistema dell’arte italiano. Tuttavia, la mostra considera la “sotterraneità” come una condizione che può essere stimolo e motore della creazione artistica, un indice delle peculiari esperienze storico-biografiche e geo-politiche degli artisti e artiste invitati.
Nelle ricerche degli artisti esposti le topografie dell’arte italiana si espandono e stratificano: arrivano a includere terre d’origine a Sud dell’equatore, si intrecciano alle politiche culturali del Terzomondismo e dei movimenti di decolonizzazione, investono riflessioni sulla condizione di subalternità rispetto a un passato di colonialismo politico e a un presente segnato dalla struttura coloniale del potere, abbracciano preoccupazioni politiche, estetiche e spirituali spesso estranee alle conversazioni dominanti nella società italiana dell’epoca.
Michele D'Aurizio è curatore, critico, e dottorando in storia dell’arte presso la University of California a Berkeley. I suoi studi esplorano la storia sociale dell’arte moderna e contemporanea in Italia e nel mondo; la storia dell’architettura moderna, del disegno industriale, e dell’artigianato; e le tradizioni teoriche del marxismo e della filosofia della tecnologia. Ha studiato al Politecnico di Milano e alla Nuova Accademia di Belle Arti (NABA) a Milano. È stato editor della rivista d’arte contemporanea Flash Art (2014–18) e co-curatore della 16ª Quadriennale d’Arte (2016). È fondatore dello spazio progetto Gasconade a Milano.