Padiglione Italia alla 14esima Gwangju Biennale
La mostra dal titolo “Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" presenta il lavoro di cinque artisti italiani: Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato.
L’Istituto Italiano di Cultura a Seoul sotto gli auspici dell’Ambasciata d’Italia, presenta il primo Padiglione Nazionale Italiano alla Biennale di Gwangju, aperto al pubblico dal 7 aprile al 9 giugno 2023, presso il Dong-gok Museum of Art di Gwangju, Corea del Sud.
L’iniziativa è organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Seoul, in collaborazione con Il Dong-gok Art Museum, la Bomun Welfare Foundation, e la Biennale di Gwangju, è la prima nel suo genere, con il primo padiglione d’arte italiana in Corea.
La mostra dal titolo “Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" è sotto la direzione artistica di Valentina Buzzi e la supervisione progettuale del direttore dell’Istituto Italiano di Cultura Michela Linda Magri, presenta il lavoro di cinque artisti italiani: Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato.
“Che cosa sogna l’acqua quando dorme? / What does water dream, when it sleeps?" riecheggia il tema principale della Biennale di Gwangju entro la quale si colloca: "Soft and weak like water" (soffice e debole come l’acqua) che ci propone di immaginare il nostro pianeta come un luogo di resistenza, convivenza, solidarietà e cura, pensando al potenziale trasformativo e riparatore dell'acqua come metafora, forza e metodo, celebrando un modello "liquido" di potere che porta avanti il cambiamento, non con un effetto immediato ma con resilienza e dolcezza pervasiva, attraversando divisioni e differenze strutturali.
A sua volta il Padiglione Italiano propone una discussione aperta su come nel passato, nel presente e nel futuro si sviluppino diverse interpretazioni del concetto di “costante divenire”, chiedendo di riflettere sui simbolismi che alimentano il nostro vocabolario immaginifico sul rapporto tra umanità e natura. Temi come la trasformazione, la sostenibilità, la coscienza ecologica, e l'armonia inter specie sono indagati attraverso la fantasia creativa dei cinque artisti presentati, ma anche attraverso un programma divulgativo e pubblico che vede le potenzialità sinergiche dell'arte visiva in dialogo con la conoscenza scientifica e il benessere sociale.
Fabio Roncato abbraccia il potenziale rivoluzionario dell'acqua nella sua installazione site-specific “Follow me” (2023). Prendendo spunto dal romanzo di Han Kang sulla Rivolta di Gwangju, “Human Acts” (Atti Umani), l'installazione rende omaggio ai 9 giorni della rivolta del maggio 1980 con un gruppo di nove vasi Onggi in gesso collocati nelle acque dei principali corsi d’acqua di Gwangju; il gesso così plasmato dall’acqua, diventa un'occasione di disvelamento del potenziale suggestivo dei processi di lenta erosione che innescano il cambiamento e l’evoluzione in nuove forme.
L'opera di Yuval Avital ci mette poeticamente di fronte a noi stessi, nudi, liberi da ogni sovrastruttura, e ci invita a prendere atto di una relazione interrotta. L'opera d'arte in vari media “Foreign bodies” (2017 – 2022) vede il corpo umano intromettersi, violare e rendere artificiale la natura, perdendo di conseguenza la sua unicità e diventando un elemento esterno al di fuori del regno naturale. Perdendo il nostro stato animale, siamo da tempo entrati in uno stato civile, allontanandoci sempre di più dalla nostra madre originaria. I danzatori che animano lo schermo, collocati nella purezza della natura, tesi e tremanti, incarnano le radici della nostra dissonanza.
L’artista interdisciplinare Marco Barotti costruisce la sua installazione di scultura sonora cinetica “Clams” (2019), sulla proprietà delle conchiglie di rilevare naturalmente sostanze inquinanti, fungendo da sistemi di filtrazione. Attingendo dati dai sensori di qualità dell'acqua e trasformandoli in suoni e movimento, l'opera d'arte offre un paesaggio sonoro microtonale in continua evoluzione in cui ogni mollusco robotico canta una melodia che descrive metaforicamente lo stato delle nostre acque circostanti. “Clams” ci invita a considerare il nesso simbiotico uomo-natura-tecnologia come fortemente interconnesso, e le possibilità che esso potrebbe comportare. Allo stesso tempo, come le sirene, l'opera suona una melodia instabile alimentata dalle nostre stesse azioni. A noi sono date le redini: siamo i direttori della nostra orchestra.
Partendo dal centro delle nostre rovine – dove nostro significa tutti gli esseri viventi e non viventi – Camilla Alberti ipotizza la possibilità di un nuovo quadro post-antropocentrico, in cui l'immaginario dei mostri possa aprire lo scenario contemporaneo verso l'accettazione della complessità, ibridazione e continua metamorfosi. Protagonisti di una nuova mitologia ibrida, gli esseri scultorei presentati al padiglione sono il risultato di un processo di archeologia urbana, attraverso il quale oggetti abbandonati, rifiuti industriali ed elementi antropici vengono raccolti sulle coste della Corea. I cinque corpi scultorei di “Learning in dis-binding” (2023), che incarnano la rielaborazione dell'individualità a favore della pluralità, prendono vita grazie al lavoro collettivo condotto con gli studenti del Seoul Institute of the Arts, istituzione che grazie alla collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura a Seoul ha ospitato l’artista dal Gennaio 2023 in residenza nel campus ad Ansan.
Continuando il filo conduttore dell'ibridazione, torniamo a guardare l'acqua ancora una volta, invitati da Agnes Questionmark in un viaggio attraverso un'investigazione acquatica dell'essere umano dove il corpo e la coscienza fanno parte non solo di un processo fenomenologico ma anche di una ricerca più approfondita sull'ontologia di tutte le cose viventi. Attraverso l'atto di resistenza e resilienza contro il corpo umano, Agnes Questionmark annuncia la nascita di nuove specie, il cui genere e identità umana sono ancora non identificabili. Oltre alla scultura “Draco Piscis”, nei giorni di inaugurazione del padiglione l’artista presenterà la performance “Drowned in Living Waters” in un acquario realizzato ad hoc.
Camilla Alberti, Yuval Avital, Marco Barotti, Agnes Questionmark e Fabio Roncato appartengono tutti ad una generazione di artisti italiani attenta alle questioni legate ai cambiamenti socio-culturali e ambientali contemporanei: il padiglione affronta da diversi punti di vista questi temi, attraverso i loro lavori, ma anche attraverso uno scambio cross-culturale veicolato dai programmi di residenze, e da un programma pubblico per diversi utenti ed età, che offrirà agli spettatori sia esperienze sia fisiche che digitali grazie all’importante contributo del partner Particle.
Info
Gwangju Biennale Foundation
Gwangju Metropolitan City
Organizzato da
Italian Cultural Institute
Bomun Welfare Foundation
Dong-gok Art Museum
Supportato da
Ambasciata d’Italia in Corea
Fondazione Quadriennale di Roma
European Media Art Platform, Co-founded by the European Union
Partners
Institutional Partner - Seoul Institute of the Arts Digital & Experience Partner - Particle
Sound Partner
Bang & Olufsen Vivienne Oh / Fabriano
F&B Partner - Illy, Acqua Lauretana Insurance - Artdefender
Supervisione progettuale
Michela Linda Magri, Direttore Istituto italiano di cultura a Seoul
Curatore e Direttore artistico
Valentina Buzzi
Assistenti curatori
Sofia Baldi Pighi Elisa Carollo
Pavilion Coordinator
Kim Soyoung
Visual Identity & Graphic Design
Roberto Vito d’Amico
Exhibition Design
MotoElastico
Social Media Manager
Anna Chiara Venturini
Media Partners
May Communication & Events