A ROOM OF MY OWN UNA STANZA TUTTA PER ME
In occasione dell'avvio della Design Week 2019, Ventura Projects e Cramum presentano la mostra a cura di Sabino Maria Frassà che accoglie le opere di tre artiste Francesca Piovesan, Giulia Manfredi e Flora Deborah.
Da lunedì 8 aprile fino al 14 aprile in occasione dell'avvio della Design Week 2019, Ventura Projects e Cramum presentano la mostra "A room of my own" | "Una stanza tutta per me" curata da Sabino Maria Frassà e che accoglie le opere di tre artiste finaliste o vincitrici del premio Cramum: Francesca Piovesan, Giulia Manfredi e Flora Deborah. La mostra è ispirata al saggio "femminista" Una stanza tutta per sé scritto 90 anni fa da Virginia Woolf che rivendicava un ruolo da protagoniste per le donne anche nella cultura. Il curatore Frassà ha richiesto alle artiste di ideare un progetto che racchiudesse la propria visione del mondo in una "stanza". Il risultato è un percorso espositivo di 15 opere in tre "stanze" che all'interno di Ventura Centrale indaga il passare del tempo e la comprensione di chi siamo veramente. I progetti artistici proposti sono accomunati da un'elevata sperimentazione a livello materico e di tecnica artistica: dalle fotografie termosensibili di Francesca Piovesan alle resine di Giulia Manfredi all'installazione di batteri di Flora Deborah.
Uneasy, la Stanza di Francesca Piovesan. Ognuno di noi custodisce in sé e nasconde caratteristiche e immagini "non facili", scomode e che possono fare male. Spesso nascondiamo anche a noi stessi questi pensieri, finendo per seppellirli nel nostro profondo. Gli scatti fotografici che compongono il progetto sono a prima vista dei monocromi neri: il nero che vediamo è in realtà una velatura che si dissolve quando l'opera viene toccata da dalle mani calde dello spettatore. È il nostro calore - interiore - a permetterci di riscoprire, vedere e affrontare le (nostre) paure. Gli scatti di Uneasy nascondono e rivelano così ferite e segni lasciati dal tempo sul corpo di donne scelte dall'artista per le proprie storie o per il passato con lei condiviso.
Still, la Stanza di Giulia Manfredi. Ogni essere umano deve affrontare la paura che concerne il passare del tempo, al propria finitezza e mortalità. La dicotomia vita-morte è un ossessione che finisce spesso per intaccare e plasmare come noi ci vediamo e la nostra stessa identità. La resina adottata dall'artista sembra riuscire a cristallizzare l'esistenza della pianta morta. Da lontano abbiamo addirittura l'illusione che la pianta sia ancora viva e che possa continuare a vivere per sempre. Ma tutto, come nella vita, è un'illusione: avvicinandoci, guardando meglio, scopriamo che la luce dell'opera illumina qualcosa che non è più vivo.
I'm Too Old to Float, la Stanza di Flora Deborah. Per l'artista è fondamentale l'eterogeneità e l'ambivalenza della relazione tra madri e figli. "TOO OLD TO FLOAT" (letteralmente "Troppo vecchio per stare a galla") è una installazione costruita intorno a culture simbiotiche di batteri, raccolti e fatti crescere in in una serie di vasi di vetro soffiato. I batteri crescono in una mistura di tè verde ed acqua di zucchero (che li nutre) fino a colonizzare tutto il contenitore. La "madre" che si forma cresce e sta a galla in cima al liquido finché è troppo pesante e affonda, lasciando spazio ai "nuovi batteri" più giovani, che salgono a galla.