Fotografia e Arte - PRIMA PARTE
Louis Dagerre 1839 Dagerrotypie
Un'ampia gamma di definizioni caratterizza i diversi aspetti del prodotto culturale che riteniamo “Arte”, in particolare quando si tratta della fotografia. Termini quali originalità, bellezza, unicità, creazione e altre caratteristiche fino alla genialità del singolo artista, entrano in considerazione e contribuiscono all’idea. Susan Sontag, studiosa di elementi figurativi, ha ritenuto che nella fotografia la novità costituisce un passo verso l’Arte.
L’immagine creata provoca nell’osservatore sentimenti di “aura” che portano a considerarla oggetto d’arte. La componente emotiva individuale è determinante dunque nel ritenere un oggetto “Arte”, non esistono altri criteri generali.
Nella prima parte sarà brevemente riassunta la storia della fotografia nel suo sviluppo verso il canone dell’arte. Nella seconda parte, pubblicata successivamente saranno discusse due categorie diverse: Fotografia di moda e di guerra.
Storia
Nel 1839 Louis Daguerre presentava al mondo una riproduzione di immagini secondo una tecnica nuova che aveva elaborato con Joseph Nicéphore Niépce: la “Dagerreotypie”, che rapidamente e in modo irreversibile si è istallata ed è stata riconosciuta promettente per il futuro. Con le elaborazioni tecniche e la possibilità della riproduzione l’originale avrebbe potuto perdere il suo valore.
Un’altra pietra miliare nella storia della fotografia è stata l’interferenza con la pittura. Più tardi la tecnica delle fotografie seriali ha permesso di correggere lo sguardo su opere pittoriche: sin dall’antichità conosciamo di fatto numerose immagini di cavalli durante il salto, nel galoppo oppure in attitudini eroiche. La fotografia seriale ha qui rivelato che queste rappresentazioni erano incompatibili con lo stato dinamico del movimento stesso (cavallo e cavaliere sarebbero caduti): erano pure fantasie pittoriche. La fotografia ha dunque messo in evidenza gli errori di esecuzione pittorica.
Franz Krüger 1797 – 1854 1851: due cavalieri a galoppo
Jacques-Lous David 1748 - 1825 1800/3: Bonaparte valica il Gran San Bernardo
Eadweard Muybridge: 1830 – 1904: 1872 – 1879
Un ulteriore elemento si riscontra nel carattere documentario delle fotografie in particolare a causa del loro aspetto talora troppo lusinghiero. Esempio: ritratto di Franz Liszt eseguito da Franz von Lenbach.
Foto di Franz Liszt 1811-1886 Ritratto
In questo contesto sorgeva la domanda quasi filosofica: la fotografia rispecchia la realtà oppure rappresenta solo la fissazione di un momento fuggitivo. Il discorso si estendeva anche ad altri campi. Persino nella scienza naturale la riproduzione fotografica di dettagli microscopici rivelava una nuova visione. Esempio: Robert Koch (lo scopritore del batterio della tubercolosi) si era fatto costruire una macchina fotografica applicata al microscopio e da allora rifiutava disegni quali documentazione degli oggetti esaminati. Non tollerava neanche colorazioni artificiali dei batteri, perchè un’aggiunta o una modifica avrebbe falsificato la “realtà”.
Robert Koch: prima fotografia microscopica dell’antrace, 1876
La risposta a questo modo di pensare estende la riflessione su cos’è la realtà, cos’è la verità? Deve coinvolgere anche la visione della neuroscienza: cos’è la percezione individuale?
Infatti, si sa oggi che la percezione visuale si svolge individualmente, legata alla preesistenza di interessi, esperienze personali e ne deriva dunque un' “obiettività” veramente individuale, ma relativa.
Alla fine del diciannovesimo secolo lo sviluppo del pitturialismo, con le sue elaborazioni artistiche segnava un passo dalla pura riproduzione verso l'elaborazione creativa artistica. Con il trattamento manuale delle fotografie si modificava l’aspetto degli oggetti rappresentati. Sono così nati giornali quali “la fotografia artistica”, che promuovevano una nuova strada alla fotografia, con effetti suggestivi, portatori di messaggi. Un portavoce importante è stato Clarence White.
Clarence H. White, 1871 – 1925 “drops of rain” 1903
Alfred Stieglitz, con un gruppo di amici, riuscì poi a far introdurre lo studio della fotografia nella formazione universitaria a New York, marcando così un primo passo in direzione dei futuri massmedia.
Alfred Stieglitz: Songs of the Sky, 1924 Georgia O’Keeffe: Head in the Clouds
Da sempre sostenitore della fotografia quale Arte, Alfred Stieglitz iniziò nel 1922 con una serie di riprese di cieli nuvolosi attorno a New York con il sonoro titolo di “songs of the sky”. Il relativo contrasto tra titolo e immagine induce nell’osservatore varie e differenti percezioni sensoriali, fino nel senso di una sinestesia.
Non è semplice coincidenza che la moglie di Stieglitz, Georgia O’Keeffe, abbia intrapreso un'analoga via nella sua pittura con una visione propria al contrario. Mette oggetti naturali sulla tavolozza, ma stilizzandoli in modo “super naturale”. In fondo la pittura di O’Keeffe fa parlare la natura con una nuova lingua estetica.
Alfred Stieglitz 1864 – 1946 Georgia O’Keeffe 1887 - 1986
La prima esposizione di fotografie in un museo, nel Moma a New York (1937) interrompe la discussione “fotografia e/o Arte” e segna l’inizio di una lunga via di successo della fotografia che poi, con la digitalizzazione d’allora continuerà a progredire. Il prestigioso luogo dell’esposizione contribuì a far sì che la domanda “Fotografia – Arte (?)” non è più scottante, tutt’al più può esserlo la scelta della tematica.
Le fotografie seriali di Andy Warhol segnavano un inizio della presentazione di incidenti, di catastrofi, seguite poi da immagini che visualizzavano i problemi legati alle migrazioni. Queste iconi si sono impregnate nella nostra coscienza collettiva. Esempio indelebile: il collasso delle due torri gemelle del 09/11.
Parallelamente si è giunti ad una valutazione peculiare delle immagini ritenute Arte malgrado la loro riproducibilità.
Andy Warhol, Asta Southeby US Dollar: 105,4 Mio. Silver Car Crash (double disaster)
L’uomo pensa e ricorda con immagini. Tra l’altro, dei dodici nervi cranici del nostro sistema nervoso con i quali percepiamo il mondo circostante, quattro sono essenziali per la vista. Le immagini ci attivano emozionalmente, ma disponiamo anche della capacità di pensare. È importante che nella contemplazione di un’immagine intervenga il pensiero critico.
Continua...
Dott.ssa Heidi Wolf Pagani
Neurologia FMH