Quando tradizione ed evoluzione fanno la storia
Lo storico dell'arte Gregorio Rossi ci racconta la sua idea di arte, il moderno e il contemporaneo, da Modigliani e Bueno, arrivando a Carta, Bongiovanni e Mariani.
By Camilla Delpero
Una vita dedicata all'arte, la consulenza per svariati musei, istituzioni e fondazioni, la Biennale di Venezia, l'incontro professionale con artisti del calibro di Guttuso, Bueno, ecc. Chi sono oggi gli eredi di quella figurazione che ha segnato in modo indelebile il 900 italiano?
Il mio dedicarmi all'arte è dipeso da svariati fattori: il primo che avrei voluto essere io stesso pittore, ma per questo rimango convinto che ci voglia una dote innata. Avendo svolto i miei studi fin dal Liceo principalmente a Firenze, iniziai a frequentare atelier di pittori come Enzo Faraoni, Roberto Ciabani, Pietro Annigoni, Remo Squillantini, Silvestro Pistolesi e conobbi e frequentai soprattutto Antonio Bueno e Primo Conti nonché gallerie dove a quei tempi vi era un clima che definirei quasi conviviale. In seguito importanti storici come Giuliano Briganti o Enrico Crispolti mi aprirono prospettive ed ambizioni più ampie. Per dieci anni sono stato consulente della Pinacoteca Amedeo Modigliani dove ho curato mostre e relative pubblicazioni sugli artisti dell'Ottocento Toscano e sui loro epigoni; insomma Macchiaioli e Postmacchiaioli. Indubbiamente questo potrebbe aver condizionato alcune mie preferenze, per quanto in questo Museo a mia cura sono state allestite anche mostre di contemporanei o comunque di artisti della seconda metà del Novecento. Ho curato ed allestito mostre alla Fondazione Logudoro Meilogu, al Museo Ca' La Ghironda nonché con la relativa Fondazione; vi è stata poi una lunga collaborazione con l'Istituto Italo Latino Americano in occasione di numerose Biennali di Venezia ed anche nella Galleria di questo Organismo Intergovernativo. Al Museo Nacional de Costa Rica organizzai e curai un'esposizione ed il relativo catalogo per rappresentare l'Italia in occasione delle Celebrazioni del Cinquecentenario del Quarto Viaggo di Cristoforo Colombo. Questo evento fu lo spunto per creare insieme all'Ambasciatore d'Italia Gioacchino Carlo Trizzino, in quella Nazione, il Museo di Arte Contemporanea Italiana in America a San Josè presso la Cancelleria dell'Ambasciata. Nel 2009 fui curatore del primo Padiglione Nazionale personale di Costa Rica alla Biennale di Venezia. Ho collaborato con il Premio Letterario Viareggio per le mostre itineranti di Renato Guttuso che conobbi per la prima volta in quell'occasione, il quale scrisse la prefazione al catalogo, con un testo critico di Enrico Crispolti ed un'introduzione di Tommaso Paloscia. Sempre con questo Premio Letterario la mostra di Renzo Vespignani dedicata al Leopardi; per il catalogo della quale ebbi l'onore di avere un testo a firma di Natalino Sapegno. Entrambe le mostre ebbero una valenza ed un circuito internazionale. A Venezia nel 2011 ho curato il catalogo di una collettiva di artisti contemporanei a Palazzo Papafava e nel 2013 ho curato catalogo e mostra, sempre di una collettiva riservata ad artisti contemporanei a Palazzo Merati. Nel 2015, per tutta la durata della Biennale, ho curato la mostra "Il Grande Canale della Pace-Artisti a Venezia contro la guerra"; esposizione che ha avuto una replica a Roma negli spazi espositivi di Villino Corsini nel complesso museale di Villa Pamphilj. Ho celebrato il Cinquantenario della morte di Hermann Hesse con un'esposizione di suoi acquarelli e con un catalogo a mia firma, mostra che è stata replicata più volte a Bellagio ed Arezzo con testi introduttivi della Direttice del Museo Hesse di Montagnola Regina Bucher, e della nipote del Premio Nobel Eva Hesse. Ovviamente i cavalli di battaglia sono stati, oltre ai Macchiaioli, Antonio Bueno e Primo Conti. Molte altre sono state le iniziative, mi sembra comunque di aver dato una panoramica esaustiva. Per quanto riguarda gli eredi della figurazione del 900, ritengo che sia praticamente impossibile realizzare un manuale; posso però dire che, riferendomi alla mia conoscenza possono essere citati con tutto diritto Giuseppe Carta, Ernesto Portas, Daniele Bongiovanni, Francesco Mariani, Raffaele De Rosa, Maria Micozzi, Luca Zampetti, Carla Castaldo, Piero Nincheri, Walter Sabatelli, Anna Ramenghi... Ovviamente l'elenco sarebbe molto più lungo, il mio lascia evidenti lacune perché mi sono limitato a coloro dei quali conosco ad oggi più profondamente l'opera e per i quali mi sento in grado, proprio per questa conoscenza, di affrontare una critica d'arte.
Per un artista contemporaneo di matrice figurativa, è consigliabile seguire quella che è stata la principale figurazione del 900, oppure bisogna ambire ad una ricerca che seppur figurativa e legata parzialmente, a canoni classici abbia un qualcosa di nuovo a partire dall’iconografia stessa?
La storia dell'arte dei secoli passati, ad una visione superficiale, può far apparire la figurazione come un metodo espressivo praticamente immutato nel tempo; si deve invece riconoscere che periodo dopo periodo, anche nei tempi più remoti, i cambiamenti ed evoluzioni sono stati sostanziali. Un pittore contemporaneo non deve dimenticare la tradizione, ma proprio perché ha conoscenza e cultura di questa, pur rimanendo nella figurazione, deve apportare quei cambiamenti personali derivanti dalla propria sensibilità e dal procedere della Storia; ritengo che siano questi gli elementi che definiscono lo spartiacque tra un bravo artigiano ed un pittore o scultore che meritano il titolo di artisti contemporanei perché nella loro figurazione sono riusciti ad inserire, la novità ed un personale pensiero.
Cercando di addentrarci in quelle che sono le dinamiche dell’organizzazione di una mostra o di un evento, come un curatore va a definire il tema generale di un contesto/progetto?
Certamente il tutto parte da un'idea "astratta" che personalmente ritengo debba prendere corpo con un lavoro collettivo curatore-artista. Voglio dire che la dinamica dell'organizzazione non deve essere definita esclusivamente dal curatore, ma da questo indicata e che solo da una sinergia collettiva può esprimersi al suo meglio. Potrei quindi paragonare il curatore ad un direttore d'orchestra che sicuramente è colui che sceglie le musiche e dirige ma senza l'armonia e la bravura di tutti gli orchestrali la musica al massimo rimarrebbe uno spartito con note inespresse. Per di più ritengo necessaria, o quantomeno molto utile, la conoscenza non solo dell'opera ma anche dei loro esecutori; chi infatti meglio dell'autore può fornire alcune delle indicazioni più utili per la comprensione del suo autore.
Oggi conviene di più rappresentare la società odierna, le problematiche attuali, o affidarsi a dei concetti, temi di evasione?
Ritengo che tra queste due modalità di espressione in realtà non vi sia una differenza così netta, inquanto chi rappresenta la società odierna in linea di massima, fa opera di denuncia ma anche chi esegue un quadro di evasione ci indica un'alternativa, indubbiamente un desiderio verso una serenità che, proprio tramite la sua introspezione, indica una via per ambire ad un qualcosa di migliore e di diverso dalla realtà circostante. Insomma il quadro, oltre che una figurazione, è un messaggio, di sicuro un dialogo che l'artista ha già condotto con se stesso e che prosegue con l'osservatore.
Lei in Italia è considerato uno dei principali esperti di Amedeo Modigliani, per questo ci sembra doveroso argomentare su un fenomeno molto noto: le sue origini italiane. E' ancora possibile riportare Modigliani in Italia?
Indubbiamente ritengo molto difficile riportare Amedeo Modigliani in Italia inquanto questo artista, per vari motivi, è sempre oggetto di diatribe e polemiche. Non mi ritengo esperto di Modigliani nella qualità di poter proporre delle attribuzioni. Quello di cui sono invece profondamente convinto è che la sua formazione artistica sia prettamente Italiana ed in particolar modo derivata dalla figurazione dei Primitivi, così come quella dei Macchiaioli fu influenzata dalla scoperta e dalla conoscenza del Quattrocento; in questo sono supportato dal pensiero che venne espresso dalla figlia Jeanne, da alcuni illustri studiosi trai quali per esempio Vladimir Goriainov, uno dei Direttori del Puskin, scrisse senza mezzi termini che indubbiamente Modigliani è un artista italiano. Non bisogna poi dimenticare che Modigliani stesso affermava che la sua reale formazione avveniva tramite la visita dei Musei mentre era in Italia. Sicuramente a Parigi si ritrovò in un crogiuolo artistico propizio alla sua ispirazione inquanto a Montparnasse all'inizio del XX secolo sie erano ricreate le stesse condizioni storiche di Firenze e Roma nel Rinascimento ma la sua opera dimostra che fu un artista la cui ispirazione è puramente italiana. Solo in questo mio pensiero ed in queste mie affermazioni mi posso definire esperto, riferendomi ad un artista che, nato nella patria di Dante, declamava in Francia i versi della Divina Commedia.
Ricordiamo in modo ironico la truffa sui falsi di Modigliani, basiamoci su i fatti, basta l'ausilio omogeneo della critica specializzata per far passare dei falsi per degli originali?
Ritengo che ci si riferisca all'episodio del ritrovamento di tre sculture false nel Fosso Reale di Livorno che vennero erroneamente attribuite ad Amedeo Modigliani. Indubbiamente in quell'occasione la critica fu omogenea e l'attribuzione ad Amedeo forse tale sarebbe rimasta se Angelo Froglia, uno degli esecutori, non si fosse filmato mentre eseguiva due di queste sculture così come se un gruppo di ragazzi che solo una burla volevano fare non avessero riprodotto in diretta televisiva con un trapano elettrico una delle tre sculture ritrovate. Voglio specificare che trai personaggi che scrissero commenti memorabili ve ne furono alcuni dei quali continuo ad avere grande stima; per spezzare una lancia a favore di questi posso dire che forse era tanto il desiderio di realizzare questo ritrovamento che l'emozione ha offuscato la ragione. Comunque questo avrebbe dovuto essere un grande monito per il futuro, vedo invece che per l'attribuzione di artisti scomparsi ci si continua ad affidare al giudizio insindacabile, direi quasi dogmatico, di pochi eletti. Vorrei far notare un episodio, rimasto quasi sconosciuto, avvenuto in un periodo cronologico vicino. Un pastore scultore, che realizzava le sue opere su pietra, mentre era in campagna a guardare il suo gregge venne accusato di essere un tombarolo o almeno un ricettatore perché quelle opere sarebbero state capolavori dell'arte etrusca. Ora dobbiamo dire che una di queste raffigurava il Colonnello Bernacca, famoso personaggio televisivo delle previsioni del tempo con alla base alcune scritte incise in inglese. Un'altra ritraeva invece Cicciolina, attrice pornografica che non mi risulta si esibisse migliaia di anni fa. Se l'insegnamento del Fosso Reale fosse stato recepito come monito, quest'altro increscioso episodio non avrebbe avuto luogo. Ritornando a Modigliani mi piacerebbe venisse condotta un'indagine sulla sua produzione in Italia, visto che poi vi ha soggiornato per un periodo abbastanza lungo rispetto alla sua breve vita, ma capisco che queste opere avendo un modesto valore commerciale, non destino poi grande interesse, ad ulteriore dimostrazione che il valore commerciale è quello trainante e poco importa della valenza storica. Per di più un elemento che sembra certo è la rapidità di esecuzione nei dipinti e ancora maggiore quella dei disegni che amici a lui coevi raccontano. Ora alcune opere saranno andate perse o distrutte e, come si dice, un certo numero di disegni saranno stati mangiati dai topi, ma io credevo che questi preferissero formaggio.
Quali sono i progetti futuri di Gregorio Rossi?
Questa è una domanda a cui mi è facile rispondere perché, pur non volendomi dimenticare degli artisti del passato, mi vorrei dedicare sempre con maggiore impegno sui contemporanei nella convinzione che vi siano ottimi pittori e scultori l'opera dei quali merita di essere conosciuta e divulgata soprattutto in un momento in cui il bombardamento di immagini rende difficile il soffermarsi ed il conseguente apprezzare e comprendere l'importanza dell'opera d'arte tenendo presente che il livello di una civiltà è sempre stato stabilito proprio dalla sua produzione artistica.