Si rinnova l’appuntamento annuale con la grande arte al Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria di Firenze
Piazza della Signoria e Palazzo Vecchio, 15 aprile – 2 ottobre
Forte Belvedere, 14 maggio – 2 ottobre
Direzione artistica Sergio Risaliti
Mostra a cura di Joanna De Vos e Melania Rossi
Si rinnova l’appuntamento annuale con la grande arte al Forte Belvedere di Firenze. Dopo le mostre internazionali di Giuseppe Penone e Antony Gormley, i bastioni dell’antica fortezza medicea ospiteranno le opere di Jan Fabre, uno degli artisti più innovativi e rilevanti del panorama contemporaneo. Artista totale, Fabre (Anversa, 1958) sprigiona la sua immaginazione nei diversi linguaggi della scultura, del disegno e dell’installazione, della performance e del teatro.
La grande mostra Jan Fabre. Spiritual Guards , promossa dal Comune di Firenze, si svilupperà tra Forte Belvedere, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria. Si tratta di una delle più complesse e articolate mostre in spazi pubblici italiani realizzata dall’artista e regista teatrale fiammingo. Per la prima volta in assoluto un artista vivente si cimenterà contemporaneamente in tre luoghi di eccezionale valore storico e artistico. Saranno esposti un centinaio di lavori realizzati da Fabre tra il 1978 e il 2016: sculture in bronzo, installazioni di gusci di scarabei, lavori in cera e film che documentano le sue performance. Fabre presenterà anche due opere inedite, pensate appositamente per questa occasione. L’anteprima sarà un evento di straordinario impatto visivo e dai forti connotati simbolici. La mattina del 15 aprile, infatti, ben due sculture in bronzo di Fabre entreranno a far par parte – temporaneamente - di quel museo a cielo aperto che è Piazza Signoria. Una di queste, Searching for Utopia, di eccezionali dimensioni, dialogherà con il monumento equestre di Cosimo I, capolavoro rinascimentale del Giambologna; mentre la seconda, The man who measures the clouds (American version, 18 years older),si innalzerà sull’Arengario, o Ringhiera, di Palazzo Vecchio, tra le copie del David di Michelangelo e della Giuditta di Donatello. In entrambe le opere si riconoscerà l’autoritratto dell’artista, nella doppia veste di cavaliere e guardiano, come tramite tra terra e cielo, tra forze naturali e dello spirito. Ad una storia dell’arte che si è messa anche a disposizione del potere politico ed economico - come quella di Piazza Signoria con i suoi giganti di marmo (David, Ercole, Nettuno) e con le sue rappresentazioni bibliche, mitologiche o del genius loci (Giuditta, Perseo, Marzocco) - Jan Fabre oppone un’arte che vuole rappresentare e incarnare il potere dell’immaginazione, la missione dell’artista come “spiritual guard”. E lo fa in una piazza che dal rinascimento in poi è stata pensata e usata come agorà e palcoscenico figurativo, che da allora è diventata luogo paradigmatico del rapporto tra arte e spazio pubblico, e dove è stata configurata in modo esemplare la funzione simbolica-spettacolare del monumento moderno. Sempre dal 15 aprile saranno visibili in Palazzo Vecchio una serie di sculture che andranno a dialogare con gli affreschi e i manufatti conservati in alcune sale del percorso museale del palazzo, in particolare quelle del Quartiere di Eleonora, assieme alla Sala dell’Udienza e alla Sala dei Gigli. Tra le opere esposte anche un grande mappamondo (2.50 m di diametro) rivestito interamente di scarabei dal carapace cangiante, la cui forma e dimensione dialoga perfettamente con il celebre globo conservato nella Sala delle Mappe geografiche, opera cinquecentesca di Ignazio Danti.
Il mese successivo, il 14 maggio, aprirà la mostra al Forte Belvedere, dove tra i bastioni e la palazzina saranno presentate circa sessanta opere in bronzo e cera, oltre a una serie di film incentrati su alcune storiche performance dell’artista. Le curatrici Melania Rossi e Joanna De Vos, insieme al direttore artistico del progetto Sergio Risaliti, hanno scelto il Forte Belvedere come nucleo tematico dell’esposizione Jan Fabre. Spiritual Guards, per le sue caratteristiche spaziali e storiche. Una fortificazione che nel tempo è servita per difendere Firenze dalle minacce esterne, ma anche per proteggere la famiglia dei Medici in tempi di rivolte cittadine. Un luogo di difesa dall’esterno e dall’interno quindi, che suggerisce un percorso attraverso la vita, le ambizioni e le angosce dei potenti signori medicei e che allude a opposte percezioni e sensazioni umane come quelle di controllo e abbandono, ma anche a bisogni e desideri contrapposti come quelli di protezione armata e di slancio spirituale, così profondi e radicati da condizionare le forme architettoniche e la configurazione dello spazio naturale. Soprattutto qui al Forte Belvedere dove è evidente la necessità di fortificarsi nella consapevolezza di restare pur sempre indifesi.
A comunicare queste ambivalenze che, oltre la storia, costituiscono tutta l’esperienza e la vitalità umana, saranno due schieramenti scultorei formati da sette scarabei bronzei posizionati nei punti di vedetta del Forte e da una serie di autoritratti dell’artista a figura intera - tutti di un bagliore dorato che riflette il paesaggio circostante come un alone spirituale – che andranno a popolare gli angoli dei bastioni all’esterno della palazzina, circondando la villa Medicea.
Gli scarabei sono angeli di metamorfosi, guardiani-custodi, simboleggiano nelle antiche religioni e nella tradizione pittorica italiana e fiamminga della vanitas il passaggio tra la dimensione terrena e la vita eterna con il loro continuo movimento. Allo stesso tempo possiedono una bellissima corazza che mette in luce drammaticamente la vulnerabilità di quel corpo “regale”. E così anche Jan Fabre, che si definisce, vive e si esprime come cavaliere della disperazione e guerriero della bellezza, si spoglia e si veste delle sue armi dispiegando nel luogo più alto di Firenze il suo esercito vestito di armature lucenti e cangianti. Una legione che è qui chiamata a raccontare la devozione per la vita, a difendere quella fragile pura bellezza che l’arte è in grado di generare, contro un nemico invisibile che arriva da dentro e da fuori contemporaneamente, sempre pronto a colpire e offendere.
All’interno del primo piano della palazzina, in questa occasione riaperta al pubblico dopo molti anni, il percorso continuerà con sculture in cera e con proiezioni di film delle performance, in continuità e dialogo con le opere esterne e con il magnifico paesaggio fiorentino.
La spettacolare integrazione bronzea in Piazza della Signoria e le opere realizzate con gusci di scarabei in mostra a Palazzo Vecchio si misureranno con il tessuto urbano e con uno dei più visitati palazzi storici della città, costituendo perfetto completamento visivo e concettuale alla mostra. Impresa e motto della mostra sarà giustappunto Spiritual Guards, da interpretare come incitamento a vivere una vita eroica, sia bellicosa che disarmata a difesa dell’immaginazione e della bellezza.
Dobbiamo qui ricordare che Jan Fabre nel corso della sua lunga carriera - iniziata negli anni ’70 - ha già avuto diversi contatti con Firenze, partecipando a molte collettive e presentando qui alcune sue produzioni teatrali. Nel 2012 due suoi busti in bronzo della serie Chapters, in cui si autoritrae con impressionanti corna e orecchie d’asino, sono entrati a far parte delle collezioni degli Uffizi. Nel 2015 l’artista ha ricevuto il Premio Michelangelo per la scultura in occasione della seconda edizione della Settimana Michelangiolesca.