Drawing of a seven years old childKanjipungaman. Paua New Guinea 1953. FCM MUSEC
L’INFANZIA DEL SEGNO Disegni di bambini della Nuova Guinea della Collezione Wirz
La mostra è il decimo episodio del fortunato ciclo Dèibambini del Museo delle Culture.
L’esposizione temporanea «L’infanzia del segno. Disegni di bambini della Nuova Guinea della Collezione Wirz» è il decimo episodio del fortunato ciclo Dèibambini del Museo delle Culture, realizzato all’Heleneum (precedente sede del MUSEC) tra il 2006 e il 2014.
Il trasferimento del MUSEC a Villa Malpensata ha segnato un’interruzione del progetto originario, ma al contempo ha stimolato un ripensamento critico delle sue modalità. Senza rinunciare all’idea di concepire il museo come luogo privilegiato per la generazione di «universi virtuali» a misura di bambino, è stato creato un nuovo punto di partenza: le opere d’arte infantile del passato, da prendere a spunto e a modello per l’elaborazione tematica delle grammatiche espressive.
L’idea è quella di costruire un ponte fra ieri e oggi, attraverso l’esplorazione profonda dei contenuti espressivi di specifiche e puntuali esperienze di creatività infantile. Contenuti che non soltanto interconnettono le culture con una formidabile e sostanziale unitarietà, ma che sono serviti come inesauribile fonte per il rinnovamento dei linguaggi artistici del Novecento.
Sono parole cariche di speranza quelle di Francesco Paolo Campione, Direttore del MUSEC e ideatore del ciclo dedicato alla creatività infantile:
«Il mio più intimo auspicio, nel momento in cui il progetto «Dèibambini» riprende vita, è che il nostro ponte possa essere solido e pieno di poesia, per collegare le generazioni di piccoli artisti attraverso l’uso del disegno, della pittura e della scultura, strumenti alla portata di tutti che permettono un’appropriazione libera e autonoma degli spazi di una fantasia oggi forse fin troppo assediata da una incontenibile invasione della tecnologia».
Come nasce il progetto:
L’infanzia del segno
Nel 1952 l’artista svizzero Dadi Wirz (n. 1931) intraprende un viaggio in Nuova Guinea con il padre Paul, etnologo e collezionista tra i più celebri del Novecento.
Seguendo un progetto che si rifà ad alcune teorie educative del primo dopoguerra, Dadi consegna matite e colori ai bambini che incontra nei villaggi, raccogliendo nel corso di un anno centinaia di disegni. Annota sul retro dei fogli il nome dell’autore e, in diversi casi, anche l’età presunta e il villaggio di provenienza. Nasce così una raccolta unica al mondo, 229 disegni infantili che costituiscono un documento straordinario per interrogare il nostro modo di vedere l’infanzia e interpretare le ragioni profonde della creatività.
I disegni sono stati preziosamente custoditi dall’artista fino al 2020, quando li ha donati al MUSEC, che ne ha assicurato il restauro e la conservazione, secondo moderni principi museologici.
Le opere mostrano forme di base ricorrenti in tutta la produzione grafica infantile, quali: il cerchio, il quadrato, il triangolo e la spirale. Segni che sembrano però acquisire significati originali in relazione allo specifico contesto visivo e culturale di provenienza.
Con l’obiettivo di restituire il valore più profondo del sistema grafico dei «bambini di Wirz», il progetto curatoriale di Anna Castelli e Isabella Lenzo Massei propone un confronto, non soltanto visivo ed emozionale, con due diversi generi artistici. Da una parte le sculture tradizionali dell’area del fiume Sepik (dove vivevano molti dei piccoli artisti), che riallacciano il discorso alle sue fonti storiche. Dall’altra opere di artisti della Nuova Guinea, attraverso i quali poter valutare il significato dei disegni infantili rispetto all’arte contemporanea dell’Isola, che rielabora forme della tradizione iconografica e racconta la complessa interazione culturale tra i nativi della Nuova Guinea e l’Occidente.
La mostra e il catalogo
Sono 79 i disegni di bambini della Nuova Guinea in mostra nello Spazio Maraini di Villa Malpensata, tutti realizzati tra il 1952 e il 1953. Ad accompagnare i disegni di bambini troviamo 7 serigrafie su carta dal Weltkulturen Museum di Francoforte sul Meno realizzate da Timothy Akis (c. 1944–1984) e Mathias Kauage (c. 1944–2003), due artisti della Papua Nuova Guinea che appartengono alla generazione dei piccoli artisti protagonisti della mostra, e 11 opere di arte etnica del Sepik della Collezione Brignoni del MUSEC. Le opere di arte etnica sono esposte sia nello Spazio Maraini, a corredo dei disegni di bambini, sia nello Spazio Tesoro, insieme a una videointervista a Dadi Wirz condotta a fine 2021 da Moira Luraschi e Paolo Maiullari, ricercatori del MUSEC.
Frutto di una lunga ricerca interdisciplinare, il catalogo che accompagna l’esposizione fornisce una preziosa occasione di indagare il nostro modo di vedere l’infanzia e interpretare le ragioni profonde della creatività. La veste grafica di Valeria Zevi è un restyling integrale del progetto grafico originario della collana di Maurice Hoderas.
Il collezionista
Dadi Wirz nasce a Basilea nel 1931; trascorre la sua infanzia e la sua giovinezza in un continuo peregrinare, accanto al padre Paul, etnologo, viaggiatore e collezionista tra i più celebri del Novecento. Negli anni ‘40, anche per sfuggire al clima di guerra, vive a lungo in Sud America, in Sri Lanka e nella Repubblica Dominicana.
Dopo aver conseguito la licenza federale svizzera come fotografo, all’inizio degli anni ‘50 Wirz frequenta l’Académie André Lhote di Parigi, dove ha modo di conoscere, tra gli altri, Calder, Ernst, Giacometti e Arp. Alla fine del 1952, appena ventenne, accompagna il padre in un lungo viaggio attraverso la Nuova Guinea. Da qui, nel 1954, si trasferisce in Brasile, alla ricerca di nuovi linguaggi in grado di stimolare la sua esperienza creativa. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1955, Wirz decide di compiere un secondo e ancora più impegnativo viaggio di ricerca in Nuova Guinea, sentendo urgente la necessità di conoscere e ritrarre un mondo di cui aveva la percezione dell’imminente crepuscolo.