Camille Henrot, Luna di Latte al Museo Madre di Napoli
A cura di Cloé Perrone, dal 02 luglio al 3 ottobre 2016 in collaborazione con Fondazione Memmo, Roma e con il patrocinio di Institut français, Napoli.
Da sempre attratta dalle dinamiche dello sguardo e dell’ascolto, dal rapporto fra storia e mito, sapere e istinto, e dai meccanismi che presiedono alla formazione della conoscenza e della memoria (inevitabilmente divenuti labili nell’epoca dell’archiviazione espansa e digitale), nelle sue sculture, dipinti, disegni, installazioni e video, l'artista francese Camille Henrot (Parigi, 1978) mette fra loro in relazione codici popolari e riferimenti alla letteratura, alla filosofia, all’antropologia, alla scienza, alla tecnologia, alla storia dell’arte, creando opere al contempo accessibili e sfuggenti, riconoscibili e devianti.
Costantemente, e quasi inconsapevolmente, queste opere divengono riflessioni sulla creazione artistica stessa, e su come essa possa dare rappresentazione della nostra relazione con il mondo, come nell’opera video-enciclopedica Grosse Fatigue con cui Henrot ha vinto nel 2013 il Leone d’Argento, quale migliore giovane artista, alla 55. Biennale di Venezia. La luna, con il suo perenne moto, da sempre influenza il nostro pianeta, i nostri umori, il nostro immaginario e la nostra storia: sin dall’antichità la luna – che i greci, per esempio, identificavano con la dea Selene, figlia di Iperione e Teia, di sorella di Helios (il Sole) e Eos (l'Aurora), e che i musulmani reputavano un miracolo di Maometto – è simbolo di fertilità e buon auspicio, ma anche di mistero e melancolia. La “luna di latte”, plenilunio del mese di maggio e del risveglio primaverile che prelude alla stagione estiva, è l’apparizione lunare – come la “luna nera” o la “luna rossa” – associata ai concetti di abbondanza e creazione.
La mostra di Camille Henrot al museo MADRE, intitolata Luna di latte (Sala delle Colonne, primo piano), a cura di Cloé Perrone, esplora il significato culturale e simbolico connesso appunto al “giorno della luna”,reinterpretando il lato oscuro della notte, a cui esso è tradizionalmente connesso, in un preludio di prolifica e fantastica invenzione, che l’artista decide di condividere con il pubblico. La scansione stessa del tempo nei giorni della settimana, e i significati storicamente loro attribuiti, sono reinterpretati da Henrot in questa mostra – come accaduto, in progetti precedenti, con le narrazioni mitologiche o le carte astrologiche – quali pure convenzioni e finzioni umane, strumenti per imporre ordine sul caos dell’esistenza, dare senso all’ossessivo bisogno umano di scandire, misurare, possedere, interpretare il tempo. A partire proprio dal lunedì: giorno contaminato dalla malinconia ma anche giorno in cui rinnoviamo la nostra fede nella provvidenza; all’inizio di ogni settimana, infatti, percepiamo la possibilità di un cambiamento profondo (in inglese week, o anticamente wice, significa appunto “cambiamento”). In relazione a questo desiderio di metamorfosi interiore può affiorare ed affermarsi una propensione a ritirarsi dal mondo, in un’apparente improduttività che è invece premessa stessa all’ispirazione creativa come alla rivoluzione spirituale. Questo malinconico dinamismo del lunedì si sviluppa quindi in una continua tensione tra azione e inattività, tra ordinario e straordinario, parametro e metafora anche dell'ispirazione dell'artista stessa.
Articolandosi nella presentazione di un centinaio di disegni e collage, sette sculture in diversi materiali e un ciclo di pitture murali, la mostra trasforma tre sale del museo da spazio-tempo pubblico e neutrale (il white cube museale) nello spazio-tempo domestico del proprio lavoro, nel luogo e momento di una creazione continua, come lo fu la stanza d’hotel in cui Henri Matisse dipingeva dal suo letto, o come è stato per un anno, fra il 2015 e il 2016, anche lo studio romano di Henrot, appartamento decadente e abbandonato divenuto soglia di passaggio tra notte e giorno, sonno e veglia, ombra e luce, progetto e opera. In questo passaggio da pubblico a intimo e privato, anche i materiali presentati a Napoli sono una selezione del materiale preparatorio di Monday, la mostra personale dell’artista presso la Fondazione Memmo di Roma, progetto che si svilupperà, comprendendo tutti i giorni della settimana, in una grande mostra personale al Palais de Tokyo di Parigi nell’autunno del 2017. Decidendo di condividere con il pubblico le fasi preliminari di altre mostre e di rendere visibile un progetto ancora in corso, Henrot ci introduce non solo nell’intimità del suo ambiente di lavoro, ma nel suo stesso processo ideativo e creativo, svelando materialipreziosi, inediti, in genere destinati a rimanere segreti: bozzetti, schizzi, disegni di ciò che potrebbe essere e magari non sarà (possibili opere che magari non diventeranno mai tali, idee su carta o varianti diverse per dimensioni, modellato plastico, colorazione, materiale scultoreo).
Proprio in opere interstiziali, di passaggio, come queste, è possibile rintracciare le ragioni stesse del progetto, della mostra, dell'opera a cui l’artista sta dedicandosi: ed è proprio a partire dalla volontà di condividere con il pubblico queste ragioni profonde che si sviluppa la mostra di Henrot al museo MADRE, vera propria mostra-studio, connessa sia al progetto Monday già presentato alla Fondazione Memmo di Roma – di cui raccoglie un’ampia selezione di materiali preparatori e di cui rappresenta, di fatto, l’origine e il palinsesto – sia ai suoi sviluppi, che prederanno forma definitiva solo fra un anno, nella mostra personale al Palais di Tokyo di Parigi. Opere quindi ibride, fluttuanti fra finito e non finito, fra il figurativo e l'astratto, fra l’affiorare di un’idea e la sua progressiva messa in forma, che, ricreando l’atmosfera del lavoro in studio, si definiscono comeallegorie provvisorie, in cambiamento continuo, degli stati emotivi e intellettuali connessi al tema di indagine della mostra, il giorno lunare del lunedì: ecco apparire di fronte a noi una figura quasi umana che non riesce a lasciare il letto, o un personaggio che fissa uno schermo sperando in un miracoloso messaggio, o un podio che ospita l’impossibilità di sapere il suo posto nella gara... L’intera mostra si definisce, in questo modo, come un’ipotetica visita allo studio dell’artista al lavoro, riplasmando il museo in uno stato di accoglienza sognante e sospesa: esperienza seducente e sottile che appunto Henrot ci invita a fare con lei, in occasione di questa mostra.
Camille Henrot è nata a Parigi nel 1978. Ha presentato mostre personali al New Museum, New York (2014), New Orleans Museum of Art (2013), Padiglione Schinkel, Berlino (2014) ed è ha partecipato alla 13 Biennale de Lyon (2015), 9 Taipei Biennale (2014) e 10 Gwangju Biennale(2014). La sua mostra personale The Pale Fox, alla Chisenhale Gallery, Londra (2014) è stata successivamente presentata alla Kunsthal Charlottenborg, Copenhagen (2014), Bétonsalon, Parigi (2014), Westfälischer Kunstverein, Münster (2015) e König Galerie, Berlino (2015). Nel 2015, ha ricevuto il premio della prima edizione del Edvard Munch Art Award. Nel 2014 ha vinto il Nam June Paik Award e nel 2013 il Leone d'Argento come migliore giovane artista alla 55. Biennale di Venezia. Nel 2016, insieme alle partecipazioni alla 20 Sidney Biennale e alla 9 Berlin Biennale, co-curerà l’evento Volcano Extravaganza a Stromboli, mentre nel 2017 il Palais de Tokyo di Parigi e l’Hammer Museum di Los Angeles dedicheranno all’artista due mostre personali.
Info Tel. 081.19313016 lunedì-venerdì 9:00-18:00 e sabato 9:00-14:00