1948: la Biennale di Peggy Guggenheim
Nel 2018 ricorre il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim alla XXIV Biennale di Venezia. La mostra offrirà dunque l’opportunità di riesaminare questo evento quale spartiacque nella carriera di Peggy e nella storia stessa della Biennale di Venezia
Nel 2018 ricorre il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim alla XXIV Biennale di Venezia, presso il padiglione greco. Per commemorare questo momento dirompente nella storia dell’arte del XX secolo, la Collezione Peggy Guggenheim presenta 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim, mostra-omaggio a cura di Gražina Subelytė, Assistant Curator del museo, allestita nelle Project Rooms dal 25 maggio al 25 novembre 2018. La partecipazione della collezionista americana alla Biennale del 1948, la prima dopo la conclusione del secondo conflitto mondiale, fu un evento miliare non solo perché fu la prima esposizione pubblica di una collezione privata di arte moderna in Italia dopo due decenni di regime dittatoriale, ma anche perché fu la prima presentazione della collezione in Europa, dopo la chiusura della galleria newyorkese Art of This Century (1942-’47) e il trasferimento di Peggy a Venezia.
Dopo un periodo di interruzione cominciato nel 1942 a causa della guerra, è proprio nel ‘48 che la Biennale, fondata nel 1895, comincia a ricoprire un ruolo internazionale sulla scena dell’arte moderna e contemporanea: dal 6 giugno al 30 settembre viene presentata un’esposizione di capolavori dell’Impressionismo, proposta dallo storico Roberto Longhi, una retrospettiva delle opere di Picasso, dal 1907 al 1942, e una mostra nel padiglione principale dedicata ad artisti come Otto Dix, Karl Hofer e Max Pechstein che desidera restituire nuova dignità all’arte bollata come “degenerata” negli anni del Nazismo. L’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim, invitata a partecipare dall’allora segretario generale della Biennale Rodolfo Pallucchini su consiglio dell’artista Giuseppe Santomaso, è un avvenimento senza precedenti per la manifestazione.
Non si era mai vista fino ad allora nel Vecchio continente una raccolta così rappresentativa di “opere dell’arte nonoggettiva”, con il merito di offrire esempi di tutte le scuole artistiche, dal Cubismo, al Futurismo, e continuate poi con il Dadaismo, il Surrealismo e l’Espressionismo astratto. Di fatto, pur annoverando gli italiani Giacomo Balla, Gino Severini, Giorgio de Chirico e Massimo Campigli, la collezione comprendeva soprattutto i nomi più rappresentativi dell’arte astratta e surrealista, quali Jean Arp, Costantin Brancusi, Alexander Calder, Max Ernst, Alberto Giacometti, Kazimir Malevich, Antoine Pevsner, senza dimenticare i molti artisti americani, da William Baziotes a Jackson Pollock, da Mark Rothko a Clyfford Still, mai esposti al di fuori degli Stati Uniti e qui presenti per la prima volta. Esponendo l’arte contemporanea dell’epoca, la collezione di Peggy Guggenheim si allineava perfettamente con le aspirazioni della Biennale di offrire una visione il più ampia possibile sullo scenario artistico post-bellico. Negli spazi del padiglione concesso dalla Grecia, allora devastata dalla guerra civile, Peggy espose Palazzo Venier dei Leoni Dorsoduro 701 30123 Venezia (39) 041 2405 415 guggenheim-venice.it centotrentasei opere, una ventina delle quali saranno in seguito donate a vari musei nel mondo, tra cui il Museo d’arte di Tel Aviv, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, il Museum of Modern Art di San Francisco, il Museum of Art, Rhode Island School of Design, il Museum of Art dell’Università dell’Iowa e l’ Art Museum di Seattle. 1948: la Biennale di Peggy Guggenheim mira a ricreare l’ambiente del padiglione attraverso documenti, fotografie, lettere e una maquette che per la prima volta ne ricostruisce gli spazi e l’allestimento originario del ’48, seguito dall’eminente architetto veneziano Carlo Scarpa, che collabora con la Biennale dal 1948 al 1972. Non mancheranno alcune delle opere allora in mostra, oggi parte della Collezione Peggy Guggenheim, insieme ad altre in seguito donate, quali Composizione n. 113 (1939) di Friedrich Vordemberge-Gildewart e Composizione (1936) di Jean Hélion, oggi nella collezione del Museo d’arte di Tel Aviv, e che dagli anni ’50 non sono mai più state esposte a Venezia.
La mostra offrirà dunque l’opportunità di riesaminare questo evento quale spartiacque nella carriera di Peggy e nella storia stessa della Biennale di Venezia. La collezione offrì infatti agli Europei l’occasione di mettersi al passo con gli esiti migliori delle avanguardie più recenti, e conoscere gli artisti newyorkesi che avrebbero dominato la scena artistica degli anni ’50.
“La fiera delle meraviglie o Guggenheim - arca di Noè?”, “Spiacenti, abbiamo riso”, così scrivevano alcune riviste dell’epoca. La mostra della collezionista creò dunque non poco scompiglio e spaesamento nel pubblico e nella critica. Basti ricordare che, nonostante esistesse già il catalogo della Biennale, Peggy Guggenheim presentò una propria pubblicazione della mostra, da vendere all’interno del padiglione. Con un disegno di Max Ernst in copertina, il catalogo aveva la prefazione scritta dalla collezionista stessa, un testo del critico ed editore Bruno Alfieri e testimonianze di Herbert Read, Jean Arp e Max Ernst. A rendere omaggio al Padiglione della “Signora Guggenheim” furono sia il Presidente Luigi Einaudi, sia l’Ambasciatore Americano in Italia, James Dunn. Altro visitatore illustre fu l’anziano storico dell’arte Bernard Berenson, sui cui testi Peggy Guggenheim studiò e si documentò durante il suo primo viaggio in Europa, agli inizi degli anni ’20. Pur non amando l’arte moderna, Berenson apprezzò i quadri di Pollock che “per lui erano come arazzi”. Una fotografia di Lee Miller catturò una Peggy felicissima durante la visita del critico Lionello Venturi, e fu la Miller stessa a descrivere su British Vogue il padiglione di Peggy come “il più sensazionale” di tutti. Sempre in concomitanza con il 70° anniversario dell’esposizione della collezione di Peggy Guggenheim alla Biennale di Venezia, nelle sale di Palazzo Venier dei Leoni saranno straordinariamente esposte, per la prima volta negli ultimi vent’anni, tutte e undici le opere di Jackson Pollock, oggi appartenenti alla collezione. Cinque di queste erano in mostra nel Padiglione del ’48 insieme agli altri capolavori delle avanguardie storiche, Un ringraziamento speciale va a Peter Lawson-Johnston, Presidente Emerito della Collezione Peggy Guggenheim, per il supporto alla mostra. Il programma espositivo della Collezione Peggy Guggenheim è sostenuto dagli Institutional Patrons – EFG e Lavazza, da Guggenheim Intrapresæ e dal Comitato Consultivo del museo. I progetti educativi sono realizzati con il sostegno della Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz.