Un’opera d’arte ci piace e ci tocca particolarmente quando sveglia in noi ricordi o fantasie, ossia quando non solo corrisponde al nostro gusto del bello, ma quando accanto alla percezione visiva ed emotiva coinvolge altri sensi: osservarla stimola ulteriormente il pensiero.
Circa il 4 % della popolazione presenta un’inabituale capacità di percezione, che lega diverse qualità sensoriali. Per esempio ascoltando musica (o rumori) vengono simultaneamente percepiti colori (o forme) causati da una rara connessione tra il sistema acustico e quello visivo. In inglese si parla di “bridging senses” (un ponte tra i sensi) perchè due aree cerebrali, che normalmente lavorano separatamente, in queste persone comunicano tra loro. Nei sinestesisti (o sinestetici) le due percezioni appaiono in modo indivisibile. Anche altri sistemi percettivi possono essere legati tra loro e produrre sinestesie: per esempio una stimolazione tattile pottrebbe provocare un effetto gustativo, o operazioni matematiche portare all’apparizione di figure o colori.
“Sinestesia” viene dal greco e indica dunque percepire, sentire assieme in modo multisensoriale. La neuroscienza si occupa da molto tempo di questo tema e ha potuto dimostrare, visualizzando con metodi sofisticati, i summenzionati collegamenti anatomici. Non stupisce che si incontri la sinestesia più spesso in artisti particolarmente creativi e in persone con una memoria eccezionale. Nel passato artisti hanno cercato di provocare l’effetto di sinestesia utilizzando droghe (Baudelaire) e definivano questo processo “completa fusione delle Arti”.
Nel 1910 Aleksandr Skrjabin (1872 – 1915) mentre componeva “Prometeo” (la sua sinfonia per orchestra, piano e coro), fece costruire e aggiunse all’orchestra un particolare organo luminoso che produceva, nella sala dei concerti, effetti grandiosi con massimo d’intensità nel finale. Skrjabin cercava di provocare così traboccanti percezioni. Resta tuttora un pomo della discordia, ritenere se egli sia stato veramente sinestetico.
Il legame tra differenti percezioni sensoriali non puo essere provocato volontarmente in persone non sinestetiche. Il sinestetico non può separare le simultanee percezioni che non lo disturbano, non può inibire e delle quali in genere non parla, perchè per lui si tratta di qualcosa di normale e non sarebbe capito.
In Franz Liszt (1811 – 1886) la musica provocava visione di colori e durante le prove di orchestra lui chiedeva agli esecutori per esempio: “Signori, per favore suonate questo tono un po' più blu...”
ù
Andante Sonata della prima vera, 1907
Konstantinas Ciurlionis (1875- 1911) è stato uno dei primi artisti in cui la sinestesia era evidente. Formatosi dapprima come musicista, poi quale pittore, ha cercato di unire i due binari e portare ad un'unica emozione. Nello stile della sua pittura si è avvicinato al simbolismo, mentre con la musica voleva esprimere l’atmosfera popolare della sua patria lettone.
Il cosìdetto “udire colori” (coloured hearing) è forse la più frequente variante della sinestesia e nell’arte visiva giuoca un ruolo di cui Kandinskj (1866-1944) è il più noto esponente.
Impressione III, 1911 Composizione VIII
Nel genaio 1911 Vassily Kandinskj assiste con amici a Monaco al concerto di capo d’anno di Arnold Schönberg. La musica lo prende e presto dipingerà “Impressione III” che non è (ancora) un quadro astratto, ma porta comunque all’astrazione. L’osservatore diventa testimone di come il pianista (seduto davanti al pianoforte) fa uscire la musica (color giallo) che si diffonde come un’onda dalla destra a sinistra. Il quadro è stato riprodotto innumerevoli volte ed è diventato simbolo della pittura immateriale.
Music, Pink and Blue Music, Blue and Green
Giorgia O’Keeffe (1887 – 1986): Le sue opere e la sua vita sono l’espressione di una persona sinestetica, un aspetto che viene purtroppo talora negletto nelle interpretazioni e valutazioni della sua Arte. Lei stessa ha detto che “...la musica traduce qualcosa nell’occhio”, ragione per la quale ha cercato di unire musica e pittura mirando così a provocare emozioni consonanti. I titoli delle sue tele lo dicono chiaramente: “Musica – Pink and Blue”, disegni ondulanti con crescendo e diminuendo che suggeriscono una specie di visualizzazione simultanea di ritmo e armonia.
David Hockney (1937), lui pure sinestetico, ha utilizzato la capacità del “sentire i colori” sopratutto nelle sue opere da artista per palcoscenico.
Scenografia: Turandot
Ci avviciniamo alle sinestesie nel nostro parlare di tutti giorni con le metafore verbali (“colori caldi o oscuri”). Sono espressioni che fanno parte della nostra cultura e rendono visive certe idee: “sono ancora in alto mare”, oppure “questo è un paradiso”. Tali descrizioni stilistiche si ritrovano soprattutto nella poesia e nella retorica, legano tra loro differenti sensi e possono evocare forti impressioni.
Per noi le metafore sono elementi stilistici, mentre per la persona sinestetica sono percezioni reali.
Dott.ssa Heidi Wolf Pagani
Neurologia FMH