"Illuminare lo spazio. Lavori situati e in situ" per creare linee bianche quasi a tracciare un percorso simbolico
Lorenzo Giusti, Foto di Juarez Corso
Incontro con Lorenzo Giusti, direttore della GAMeC e curatore della mostra del celebre artista francese Daniel Buren a Palazzo della Ragione a Bergamo.
By Camilla Delpero
Parliamo della mostra appena iaugurata: “Daniel Buren: Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati”.
Dopo mesi di chiusura la GAMeC è onorata di inaugurare una mostra dal respiro internazionale presso la sala delle Capriate presso lo Storico Palazzo della Ragione. Siamo felici di presentare un nuovo, importante progetto che ha una forte valenza simbolica che porta con sé un segno di rinascita per questa città gravemente colpita.
Come nasce l'idea?
Stavo visitando una fiera e vedo questa tipologia di opere presso una galleria. I primi lavori erano monocromi, non erano serigrafati e l’effetto era molto diverso. Queste opere mi hanno catturato l'attenzione e ho subito pensato a questa mostra. Mi è venuta in mente l’idea di teli sospesi, nella mia testa era così. La ragione per cui il telo è stato portato a terra è la creazione di linee bianche che creano una sospensione dal pavimento, quasi a tracciare un percorso. Le opere sono perfettamente create per agli spazi della sala, ma sono idealmente trasferibili in altri contesti. Queste fibre ottiche sono fini come un capello e finché non sono arrivati ad avere questa finezza il telaio non può tesserli. La fibra, e quindi il tel, in origine sono bianchi e deve essere serigrafato in una seconda battuta. Daniel lavora sulle fibre dal 2013, ma questa mostra nasce dall'incontro tra il modus operandi dell'artista e l'interesse più recente per la luce, per la qualità e il potenziale estetico della fibra ottica. È la prima volta che questo lavoro è stato esposto in un museo in Italia. Ne siamo molto orgogliosi e siamo onorati di poterlo opsitare.
Ci parli della spetrimentazione di Buren.
I teli in fibra luminosa sono l'ultimo esito della ricerca di Daniel. La parte crecente di un percorso creativo, originale e celebrato. Essi costituiscono un nuovo modo di esistere lo spazio. Sono portatori intrinsechi di sostanza raggiante e allo stesso tempo, sono fonte di luce per gli ambienti.
Qual é il Quid di un artista come Daniel Buren?
Il Quid di Daniel in questa mostra è l'essere è riuscito a realizzare uno dei suoi lavori in situ senza avere avuto la possibilità di frequentare il luogo che ospita il progetto. Questa è una cosa anomala per lui. La straordinarietà è la modalità più profonda e il modo più corretto per esserci comunque. Il Quid è quel "comunque", realizzare questo progetto nell'unico modo possibile in questo particolare momento.
Come nasce Lorenzo Giusti?
Sono nato un passo alla volta e cambiando spesso l'idea di me in realzione all'arte e al sistema dell'arte. Un passo decisivo è stato durante il liceo, ho trovato un professore molto bravo, che nomino sempre quando mi fanno questa domanda, è stato lui che mi ha fatto conoscere i linguaggi dell'arte. Facevo il liceo scientifico e la dimensione che avevo frequentato era un'altra, era anche diversa l'idea che avevo di me, più scientifica. È stato lui a farmi virare su un discorso di sensibilità che ho portato avanti con tanti cambiamenti.
Cos'è la Bellezza?
Una volta ne discutevo con Giulio Paolini: la bellezza sta sulla soglia. Nel senso è quella cosa che rimane sul limite e non lo varca mai. La Bellezza è quella cosa di cui si intravede la manifestazione, ma poi quel passo per superare il limite non viene mai fatto. La bellezza sta in questa tensione. Mi è piaciuta molto questa definizione di Giulio che faccio mia.
La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare il Quid quella scintilla che rende unica una cosa. Tu dove lo intravedi?
Il Quid sono tutti i cambiamenti che ho fatto nel corso della mia esistenza. La trasformazione, il cambiamento sono parte della vita e delle esperienze di ognuno di noi preferibili anziché concentrarsi in un unico senso. Penso che la fissità possa essere costrittiva e non sempre carica di senso. Il quid è l'assenza del Quid.
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