OUVERTURE MILANESE PER LA GALLERIA CANESSO

 

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Dopo Parigi e Lugano, questa importante galleria di Old Masters inaugura una nuova sede nel capoluogo lombardo in via Borgonuovo 24.

By Angelica Moschin 

 

Didi-Huberman diceva che la storia dell’arte inizia sempre due volte. Due sono stati infatti i tentativi di inizio: è nata una volta con Plinio il Vecchio, nell’anno 77 della nostra era, ma è nata anche una seconda volta, quasi quindici secoli dopo, con Vasari, che nel 1550 dedicò le sue Vite non a un imperatore, ma a un papa e «allo illustrissimo et eccellentissimo signore Cosimo de’ Medici”. Questi due inizi fanno sistema, sono come due parentesi graffe chiuse intorno a un enigma temporale, astucci con anelli da sempre indivisi, a dimostrazione che la storia dell’arte non è mai una, unica, né tantomeno lineare, ma è un vortice. Qualcosa che può apparire in qualsiasi momento, imprevedibilmente, nel corso della storia e scompaginarne l’andamento. È quanto è successo qualche mese fa nel giardino di Casa Valerio, luogo storico e veramente incatevole di Milano con più di 500 anni alle spalle (quindi luogo di stratificazioni temporali per eccellenza), quando la Galleria Canesso, tra le più affermate a livello internazionale nel mercato dell’arte antica, ha deciso di aprire proprio qui la sua nuova sede ed esporre una serie di opere straordinarie appartenenti allo stesso contesto artistico. Ne ho parlato con Maurizio Canesso, fondatore della galleria.

 

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Può raccontarmi brevemente come è arrivata la decisione di aprire una sede in una città come Milano e in un momento storico delicato come il presente che stiamo vivendo? Quali sono state le sfide, i dubbi, le priorità…?

Milano rappresenta per me un ritorno alle origini. Sono nato e cresciuto sul lago di Varese e sono partito dall’Italia a ventidue anni. Ora ho voglia di ritornarci, almeno un po’! Dopo 40 anni di carriera cominciata a New York e proseguita a Parigi, città che sono entrambe punti di riferimento a livello mondiale per l’arte, ho deciso di aprire una filiale della galleria parigina a Milano, sicuramente una delle città europee più ricche di vitalità ed energia. Milano ha un humus culturale straordinario, coniuga un fervente desiderio d’innovazione con l’amore per le tradizioni storico-artistiche. Qui ho un dialogo aperto con gli storici dell’arte e le istituzioni museali, molti dei miei punti di riferimento scientifici e accademici sono in questa città. La Lombardia è anche il cuore dei miei interessi artistici. Tra tutti i quadri che ho avuto in galleria, quelli dei pittori lombardi sono sempre stati da me molto ricercati e promossi. Ho subito colto l'occasione quando abbiamo trovato un piccolo edificio che era la serra del giardino di casa Valerio, uno dei palazzi storici di Milano in via Borgonuovo, proprio dietro la Pinacoteca di Brera.

 

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Attualmente in mostra troviamo due straordinarie opere mai presentate al pubblico - due Notturni con scene della Passione - di Antonio Campi, artista cremonese del Cinquecento e un gruppo di dipinti nati nello stesso contesto artistico. Ha una predilezione particolare per questa città e il suo pittoricismo luminoso e dal sapore “manierista”?

A 21 anni ho comprato il mio primo quadro di pittura lombarda, da lì è nata la mia passione e ne ho fatto il mestiere della mia vita. È per questo motivo che ho scelto la pittura cremonese per l’apertura della galleria a Milano. Galleria Canesso Milano ha inaugurato con due opere di Antonio Campi (Cremona 1522/23 – 1587) ben note alla critica ma mai presentate al pubblico, un Cristo nell’orto degli Ulivi e un Cristo davanti a Caifa. Due straordinari notturni con scene della Passione, esempio di quello sperimentalismo di luce tipico del manierismo lombardo che resero Campi l’artista prediletto del Cardinale Carlo Borromeo (1538-1584) e precedente diretto del Caravaggio (1571-1610). Negli anni ho avuto in Galleria diverse opere dei Campi e mi piace l’idea di iniziare questa nuova avventura italiana con un pittore che mi ha portato fortuna in passato. Nella galleria, a corollario delle due tavole, c’è un nucleo di dipinti nati nello stesso contesto artistico, quello che gravita intorno alla Cremona del Cinquecento. La città era un crocevia di culture tra le sfarzose corti della Valle Padana e Milano, con forti contatti anche con il nord Europa. Fu patria di pittori affascinanti come Gianfrancesco Bembo, Camillo Boccaccino e vi lavorarono Francesco Prata da Caravaggio, Camillo Mainardi e Luigi Miradori detto il Genovesino, tutti pittori presenti in questa prima esposizione milanese. Alcuni dei dipinti in mostra hanno provenienze straordinarie. Per esempio il Bembo fu regalato nel 1669 da Cosimo III de’ Medici a Lord Pembroke per ringraziarlo della sua ospitalità in occasione di un suo soggiorno inglese.

 

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  Cristo davanti a Caifa di Antonio Campi.

 

Da antiquario e connoisseur d'arte, qual è per lei la formula giusta per garantire una continuità di intenti e di spirito fra presente e passato e permettere a quest'ultimo di essere ancora vivo e vitale oggi?

Comprare un dipinto antico significa anche vivere accanto a un oggetto che porta con sé una storia e che fa parte delle nostre radici culturali. Vuol dire instaurare un dialogo con il passato. In un mondo in cui tutto diventa desueto rapidamente, avere un oggetto che è stato capace di attraversare i secoli ci può dare un senso di stabilità. Gli Old Masters hanno un valore attivo che ci permette di dare al presente spessore e profondità.

 

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Una sottile linea di caravaggismo sembra percorrere tutte le opere attualmente esposte in galleria, dai Notturni di Campi all'affascinante Amore castigato di Camillo Mainardi. È curioso come una certa critica d’arte e museologia si siano tanto concentrate su Caravaggio e gli artisti che a lui attinsero e poco sui suoi precorritori. Condivide questo pensiero? Può raccontarmi qualcosa in più di quest’opera? Un ricordo ad essa legato…la sua scoperta?

Questa piccola tavola ha a lungo aspettato un’attribuzione che è stata finalmente resa possibile dal ritrovamento di un disegno con la stessa composizione, Marte che fustiga Amore inseguito da una furia, conservato allo Statens Museum for Kunst di Copenaghen. Il disegno è firmato “Camillo mantuan”, oggi identificato con Camillo Mainardi. Non sono molti i casi noti di questa iconografia così particolare e non sappiamo per chi sia stata dipinta questa splendida tavoletta. Forse un committente che come Marte soffriva per colpa di Amore?

 

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Marte che fustiga Amore inseguito da una furia di Camillo Mainardi.