Mi piace molto che l’essere umano abbia bisogno di creare; l’arte è la forma più nobile d’espressione

 

 

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La collezionista e filantropa Umberta Gnutti Beretta si racconta.

By Camilla Delpero

 

Come nasce Umberta Gnutti Beretta?

Più che collezionista, mi ritengo un’appassionata di arte a 360°. Non mi sono approcciata al mondo dell’arte con l’idea di essere una collezionista e di creare una collezione. Per la mia collezione personale ho sempre acquistato senza una logica. È stata la passione per l’arte che mi ha portato ad acquistare in modo istintivo e casuale. Ad un certo punto ho pensato di creare una collezione anche per mio figlio; quindi, in questo caso, ho iniziato ad acquistare con una logica e un tema.

Cos’è la bellezza?

È qualcosa di soggettivo che tocca l’animo e provoca una reazione di stupore e di innamoramento verso qualcosa. Ognuno la vive alla sua maniera.

Ci può parlare della sua commissione del “ritratto” di famiglia in formato NFT?

Questo ritratto fa parte della collezione che sto creando per mio figlio; una collezione con il tema “ritratti e armi da fuoco”. L’NFT combina entrami i temi in quanto per i ritratti, ci siamo noi – l’NFT è l'evoluzione del ritratto tradizionale - e per quanto riguarda le armi, abbiamo voluto che fossero presenti all’interno del video, come simbolo della storia di famiglia. Ritenevo che dovesse entrare nella collezione anche l’NFT, che, in questo in preciso momento storico, sta assumendo un ruolo e un’importanza da non sottovalutare. Ho iniziato ultimamente ad interessarmi all’arte digitale e mi sembrava giusto documentare, all’interno della collezione di mio figlio, questa nuova forma d’arte. Per cui, grazie al lockdown mi sono affidata ad Alessio De Vecchi, curatore di arte digitale, e assieme al regista Michael La Burt in collaborazione con Luca Finotti é stato creato questo NFT ed esposto sulla piattaforma SuperRare.

 

Backstage di digital divide nft di michael laburt in collaborazione con luca finotti

Backstage di digital divide nft di Michael Laburt in collaborazione con Luca Finotti.

 

In quanto collezionista di arte “tradizionale” come vede collezionare NFT? NFT può avere la stessa intensità di un’opera fisica oppure è una cosa a parte.

Innanzitutto, se voglio esporre gli NFT posso comprare degli schermi e li metto in casa, facendone un uso simile alle opere di video art. In realtà, trovo più interessante il concetto di accessibilità: all’interno della galleria del proprio telefono si può avere la propria collezione. Trovo interessante e curioso che, quando viaggio, un’opera mi possa “seguire”. L’idea di un’opera d’arte più accessibile non è male. Definire cos’è arte e cosa non lo è, è un altro discorso. Ritengo che, se ci sono cose che si affermano, vuol dire che sono meritevoli di essere chiamate arte. Se le case d’asta più prestigiose inseriscono nel loro catalogo gli NFT, vuol dire che il mercato richiede e cerca tale forma d’arte.

Cos’è l’arte contemporanea?

È un percorso di apprendimento. Sono sempre stata attirata verso tutte le forme di espressione della bellezza. Mi piace molto che l’essere umano abbia bisogno di creare; l’arte stessa è una passione che mi accompagna, la vedo come la forma più nobile d’espressione.

La rivista si chiama Quid Magazine lei dove lo intravede il quid, che rende uniche le cose?

Secondo me nell’apertura mentale e nella curiosità; le persone curiose avranno sempre qualcosa in più.

Il suo ruolo al Poldi Pezzoli, soddisfazioni, fatiche e sfide?

Sono presidente del Club del restauro, mi occupo della “cura delle opere”, controllo che opere dentro il museo siano in ordine, restaurate, e possano affrontare viaggi e prestiti. Ho deciso di accettare la carica anche se l’arte antica non è la mia principale passione, perché comunque il Poldi Pezzoli è un’istituzione importante, che contiene custodisce opere fantastiche. Bisogna creare, ma bisogna anche conservare. Il patrimonio artistico italiano è immenso, quindi la sfida più grande è riuscire a conservare e valorizzare tale ricchezza.

 

Al poldi pezzoli

Al Poldi Pezzoli.

 

Il ruolo di appassionata di arte e del bello le dà la possibilità di agire sul mondo dell’arte supportando artisti?

Sì, assolutamente, ricopro vari ruoli: sono all’interno del consiglio sono Consigliere della Fondazione Brescia Musei e Honorary Director del Palazzo Monti. Sono cariche a cui dedico energie, cercando di valorizzarne le attività supportando vari artisti. Ad esempio, per il Poldi Pezzoli ho contribuito alla mostra di Giulio Paolini; all’interno della Fondazione Brescia Musei ho supportato una mostra di Christo. Quando collaboro con istituzioni di cui mi fido, metto passione e a volte anche un supporto finanziario.

 

giovani artiste palazzo monti

Con delle giovani artiste a Palazzo Monti. 

 

Un artista che le ha comunicato di più e a cui è più legata.

Sicuramente Christo ha rappresentato l'esperienza più intensa e più importante della mia vita professionale. Ci sono anche molte altre soddisfazioni. Il rapporto con gli artisti è impagabile, andare a visitare i loro atelier, le cave di marmo, se prendiamo l'esempio di Fabio Viale, sono esperienze stupende.

La cosa che più le dà adrenalina quando va in uno studio di un artista o va vedere un lavoro come quello di Nicolas Party intitolato “Stage Fright” alla Kestner Gesellschaft?

In merito a Nicolas incontrarlo è stato il sogno di una vita. Apprezzo molto il suo lavoro. È da anni che lo seguo e mi è piaciuto fin da subito; a Lugano sono riuscita a stringergli la mano. Ciò che mi dà più adrenalina è quando l’artista mi racconta la sua opera o lo vedo creare, e soprattutto quando intuisco subito cosa l’artista abbia voluto esprimere, quando colgo il suo intimo messaggio.

Quanto viaggia per scoprire nuovi artisti e nuove esposizioni?

Molto. Prima della pandemia da Covid, l’80% dei viaggi era motivato dall’arte.  Ora, vista la situazione viaggio meno. Tuttavia, sono partita per l’Egitto per vedere l’esposizione intitolata “Forever Is Now” un collettivo di artisti contemporanei (Alexander Ponomarev; Gisela Colón; João Trevisan; JR; Lorenzo Quinn; Moataz Nasr; Sherin Guirguis; Shuster + Moseley; Stephen Cox RA; HRH Prince Sultan Bin Fahad) che espongono le loro opere interagendo con le Piramidi, tra cui la famosissima Piramide di Giza.

Cosa le ha insegnato il periodo di lockdown?

Mi ha insegnato a sceglier meglio le cose da fare, ad eliminare impegni che non mi davano gioia per concentrarmi su ciò che per me è fondamentale. Inoltre, ora uso meglio il tempo a disposizione e con le persone riesco ad andare dritta al sodo.