La libertà di concretizzare l'invisibile

 

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Incontro con l'artista Francesca Piovesan.

By Camilla Delpero

 

Cos’è l’arte contemporanea per lei?

L'arte contemporanea dovrebbe mostrare ciò che a volte non è immediatamente visibile. 

Come nasce Francesca Piovesan?

Dopo il liceo scientifico mi sono specializzata in restauro, lavorando per un periodo nel settore. Ben presto ho abbandonato tutto per iscrivermi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. 

 

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 IN-VISIBILE, intera serie, Francesca Piovesan, 2018

 

Ci parli delle sue opere d’arte, come nasce l’idea di voler utilizzare il medium dello specchio e voler riflettere le esteriorità ma anche la parte invisibile di sé?

Lavoravo da tempo sulla pelle utilizzando la fotografia, poi raccogliendo le tracce lasciate dal corpo, sali minerali e grasso, ho iniziato a studiare l’interazione di tali sali con l’argento, da qui sono nati degli "sviluppi fotografici" di porzioni di corpo. Lo sviuppo nella fotografia analogica partiva proprio dall'interazione tra sale, argento e luce. Nel mio lavoro la luce è un elemento fondamentale sia nel processo di realizzazione dell'opera che nella fruizione. Esternamente l'opera appare come un libro ligneo di colore scuro che assorbe  quasi totalmente la luce, nell'aprirlo si presenta una superficie fisicamente opposta, uno specchio in cui sono intrappolate porzioni di impronte di corpo. Per sua natura lo specchio non ha un'immagine propria, in questo caso  trattiene delle presenze, a volte non immediatamente visibili, con cui il fruitore interagisce specchiandosi solo nel momento in cui decide di aprire l'opera.

 

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Che limiti ha il tempo e il nostro stesso corpo, il mutamento è negativo quindi dobbiamo congelare alcuni momenti oppure tutto scorre?

Il mutamento è un processo naturale e indispensabile, tuttavia nel caso del corpo a volte difficile da accettare. In questo lavoro c'è il desiderio di raccogliere delle presenze, non come attimi congelati, ma come tracce in continuo e impercettibile mutamento per una questione chimica della tecnica e per l'interazione con il contesto esterno. Credo sia il destino di tutte le cose, anche di quelle che creiamo per sopravviverci nel tempo.

Che rapporto ha un artista con la storia dell’arte, con i grandi nomi del passato, ha un approccio critico, formativo oppure no?

Ci costruiamo nel contesto culturale che viviamo direttamente o indirettamente, le espressioni artistiche passate e presenti sono sempre formative.

Secondo lei i musei, le fondazioni, le mostre istituzionali quanto sono importanti nella carriera di un artista?

Molto e io ne ho molto beneficiato. L’arte dovrebbe esser libera dall’ossessione e guida del mercato altrimenti diventa arte commerciale e viene meno quella capacità di studiare il mondo e parlare senza parole. Per tali ragioni enti filantropici che aiutino la ricerca di un artista senza alcun fine commerciale è fondamentale. Nel mio piccolo sono grata al progetto non-profit cramum, che da anni mi sostiene.

 

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 Braccia Conserte, Francesca Piovesan, 2017

 

L’esposizione e il progetto a cui è più legato in quanto molto importante nella sua carriera.

La mostra personale NOI, la mia prima personale. Due anni di lavoro con il curatore Sabino Maria Frassà, per completare il talent program-premio CRAMUM. La sfida è stata l'affrontare le grandi dimensioni dello spazio e il dialogare con le opere del Messina. Sono un’artista più concentrata sull’intimità e il “grande formato” non lo sentivo mio, concepire quindi una mostra personale in uno spazio con soffitti da 15 metri è stato sfidante. Una doppia fortuna è quindi questa ultima mostra IN-VISIBLE da Gaggenau che vedo come integrante e complementare alla mostra del Museo Messina. Sono due personali che propongono una visione del mondo attraverso la ricerca del confronto con l’altro e nel caso di Gaggenau con un contesto espositivo che apre interrogativi su confini e contaminazioni dell'arte.

La rivista si chiama quid magazine lei dove lo intravede il quid, quella scintilla che caratterizza ogni creazione o che caratterizza la nostra vita?

La libertà e l’onestà con se stessi. Se è vero che il mondo esterno, cio che è stato, non può che influenzarci, il vero artista è colui/colei che nella consapevolezza di ciò che è stato rimane libero di guardare al futuro.

Progetti futuri?

Tornare alla ricerca sul materiale per trovare nuovi mezzi espositivi. Sento l’urgenza di pensare a cosa nuove, di vedermi e studiarmi in modi per ora solo sperimentali.

 

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Dormienti, Francesca Piovesan