Prospettiva metamorfosi

 

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"Da sempre concentro il mio lavoro sulla figura umana e attraverso di essa cerco di ottenere dei punti di lettura nuovi". Incontro con l'artista Andreas Senoner 

By Camilla Delpero

 

Ci parli delle sue sculture, delle sue collezioni, c’è sempre un fil rouge che le accomuna oppure hanno temi differenti?

Negli ultimi anni ho focalizzato la mia ricerca sui temi della metamorfosi, dell’eredità e della stratificazione partendo da materiali organici come il legno, le piume e il tessuto. Da sempre concentro il mio lavoro sulla figura umana e attraverso di essa cerco di ottenere dei punti di lettura nuovi.

 Come mai ha scelto la scultura come sua forma d’espressione?

Ho avuto un contatto diretto con la scultura del legno fin da piccolo, essendo cresciuto in un’area dove questa pratica è molto diffusa. Così decisi di frequentare l’Istituto d’Arte. Successivamente mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti di Firenze per continuare poi gli studi in Spagna (a Valencia) e a Minneapolis, negli Stati Uniti. Negli ultimi anni d’accademia diedi molto spazio alla fotografia, alla performance e allo studio della storia dell’arte, per poi fare ritorno alla scultura in modo definitivo dopo la conclusione degli studi. La scultura e le sue molteplici sfaccettature è una delle pratiche artistiche più antiche, ma anche nel nostro tempo può essere attuale. Per me la sfida è servirmi di questa pratica e riuscire a comunicare con un linguaggio contemporaneo. L’uso del legno richiede la padronanza della tecnica e una profonda conoscenza del materiale, nel mio lavoro cerco di sfruttarne le caratteristiche, manipolarlo e dargli nuova vita. 

 

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 Vedo che ritorna spesso l’uomo come individuo parlacene. Che significato hanno.

 L’artista contemporaneo più che in ogni altra epoca, ha a disposizione un’infinità di mezzi e stimoli per sviluppare il suo percorso. La mia ricerca mi ha portato alla scelta consapevole di lavorare sulla figura umana, focalizzandomi sul singolo individuo e sul ruolo spesso malinconico che ricopre in una società in continua evoluzione.

Quando e come inizia la tua carriera artistica?

La mia attività artistica inizia alla fine del percorso accademico, quando in concomitanza con le prime mostre iniziai a collaborare stabilmente con una galleria a Firenze, che oltre a includermi nella sua programmazione mi portò anche nelle principali fiere d’arte contemporanea italiane. Questo diede visibilità al mio lavoro e mi permise di stringere i primi contatti con il mondo dell’arte.

Hai vinto il premio Cramum, parlaci dell’opera con cui hai vinto e della ricerca artistica che ne sta alla base.

“The double (forget me not)” è un’opera che fa parte di una serie di lavori realizzati recentemente sul concetto di eredità. La scultura raffigura un giovane a grandezza naturale seduto sul pavimento in un angolo poco visibile di una stanza, nell’attesa che avvenga un cambiamento. Con questo lavoro indago il ruolo conflittuale che l’uomo si trova ad assumere nella società contemporanea, nella quale spesso vive portando il peso di colpe ereditate dal passato che non gli appartengono. La gestualità vuole trasmettere un senso di scetticismo e vulnerabilità ricorrente nell’individuo, che spesso si trova davanti a un futuro carico di mistero e incognite.

 

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  The double (forget me not) 2018, legno policromo, piume cm 76x41x62

 

Quali sono i tuoi maestri?

Seguo con attenzione il lavoro di diversi artisti e soprattutto i programmi espositivi di istituzioni museali e fondazioni, che reputo fondamentali per la formazione di un artista. Durante il periodo all’accademia mi hanno affascinato molto i grandi nomi del ventesimo secolo come Marini, Beuys, Kiefer, Woodman, Tàpies e Paladino, mentre negli ultimi anni mi interessano principalmente artisti contemporanei attivi nel campo dell’installazione e della scultura, spesso sconosciuti al grande pubblico.

Che cos’è per te l'arte contemporanea.

L’arte contemporanea è per me un linguaggio, una lente attraverso cui osservare da un punto di vista diverso la vita di tutti i i giorni.

 

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 Mask (moulting) 2018 legno policromo, piume cm 48x15x12

 

Per un artista è importante viaggiare e scoprire nuovi ambienti che possono essere fonte di dialogo, confronto nonché di ispirazione, oppure si può attuare una ricerca artistica e stilistica anche rimanendo nella propria città?

Penso sia una cosa soggettiva, conosco artisti che non si sono mai spostati per periodi lunghi dalla propria città di origine, e nonostante ciò sono riusciti a costruire delle carriere importanti fondate su una ricerca di qualità. Credo che al giorno d’oggi questo sia facilitato dal fatto che abbiamo a disposizione tantissimi modi per comunicare, per documentarci e tenerci aggiornati. Attraverso il web e i social media si ha possibilità fino a pochi anni fa impensabili, e questo crea tanti scenari nuovi. Nel mio caso specifico però, reputo fondamentale viaggiare e vivere in luoghi sempre nuovi, perché facendo ciò riesco a stimolare molto la mia creatività. Mi piace molto passare dei periodi nelle residenze per artisti, che offrono la possibilità di dedicarsi al lavoro senza distrazioni, e di convivere con altri artisti con i quali nasce spesso uno scambio di idee molto interessante.

 

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 Mask 2018 legno policromo, piume cm 54x16x14