La fotografia è più che una passione, è magia. L’architettura è passione e ossessione

 

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"La fotografia è parte di me, continuo a studiare, a sperimentare l’uso delle luci e delle ombre combinandole all’inverosimile con pazienza come un compositore con le note". Intrevista al fotografo e architetto Luca Ferrario.

By Camilla Delpero

 

Cos’è l’arte contemporanea per te?

C’è molta confusione, è impossibile racchiudere un concetto creativo in una definizione. Si tratta di un fenomeno culturale in atto e in formazione.

Dove lo intravedi il quid nella tua forma d’arte, dove lo intravedi nella vita?

Un’artista non è un critico, ecco perché non teorizzo sul mio lavoro.

Come nasce Luca Ferrario artista e/o architetto?

La fotografia è più che una passione, è magia che mi accompagna fin da bambino. È nata grazie all’incontro con persone che mi hanno mostrato come si poteva creare la bellezza attraverso una macchina fotografica. È parte di me, continuo a studiare, a migliorare le tecniche a sperimentare l’uso delle luci e delle ombre combinandole all’inverosimile con pazienza come un compositore con le note. L’architettura è passione ed ossessione, che mi porta a pensare disegnando. Racchiude in sè arte, suoni, emozioni e spiritualità. Purtroppo oggi troppi architetti non fanno architettura. L’uomo ha bisogno di case che parlano di esistenza.

 

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 Sacred Pavillion, arch. Mario Botta, Casa Rusca , Locarno, 2018

 

La potenza di una foto ad un monumento racconta qualcosa di più di esso, lo interroga da un altro punto di vista?

Una buona fotografia va pensata prima dello scatto. La scelta del soggetto, della luce, deve essere fatta in funzione di una rappresentazione fatta di tutti i toni del grigio. Richiede competenza e conoscenze specifiche, non si ferma banalmente alla ripresa di un oggetto statico. Quello che conta è il punto di vista, a volte basta alzare lo sguardo.

Quanto il bianco e nero sono importanti in un tuo lavoro?

La foto d’autore è per antonomasia in bianco e nero che è più evocativo, la tridimensionalità è più evidente e i volumi sono più puri grazie ai chiaroscuri. Il bianco e nero è privo del superfluo e rafforza il senso dell’immagine.

Quanto influisce il bianco e nero sull’impatto dell’osservatore?

Noi percepiamo la vita a colori, un bianco e nero è già un’astrazione.

 

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 Sacred Pavillion, arch. Mario Botta, Casa Rusca , Locarno, 2018

 

La stessa fotografia a colori avrebbe la stessa carica artistica?

Il colore spesso distrae chi guarda una fotografia, ci si concentra più sul colore che sul contenuto. La fotografia è più realista e più fedele all’immagine, ma lascia poco spazio all’immaginazione.

Cos’è per te la bellezza? Esiste?

Nel pensiero contemporaneo il canone di bellezza è un concetto critico, perché abbiamo preso coscienza della variabilità dell’idea di bellezza nella storia della cultura. Nonostante tutto, siamo sempre alla ricerca del bello, anche se in forme nuove e spesso in contraddizione. Forse è semplicemente godere di qualcosa per quello che è.

 

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Sacred Pavillion, arch. Mario Botta, Casa Rusca , Locarno, 2018

 

Quando un fotografo si può definire “arrivato”?

Non esiste un punto di arrivo, piuttosto un punto di partenza.

Cosa intravedi in un monumento che ti permette di dire, "questo è da fotografare". Come nasce un tuo progetto fotografico?

Quando è amore a prima vista.

Progetti futuri?

Faccio costantemente pensieri che si tramutano in progetti.

 

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 Sacred Pavillion, arch. Mario Botta, Casa Rusca , Locarno, 2018

 

Pensi di poter passare ad altri tipi di fotografia? (esempio reportage)

Le foto documentaristiche hanno lo scopo di raccontare una storia attraverso una galleria di immagini. Lo stile è estemporaneo, dinamico, mai statico. Io ho un’indole riflessiva che mi induce a pensare molto.

In luoghi ricchi di monumenti antichi o moderni, ma pur sempre strettamente legati alla propria cultura come Cina, Giappone, Corea, India, ecc., pensi un giorno di voler fotografare monumenti distanti da un’ottica e approccio occidentale?

Essendo architetto ho viaggiato molto anche in Asia e in Giappone per fotografare da vicino le opere dei più grandi architetti. Un fotografo deve produrre e non riprodurre. Deve saper mostrare agli altri cose non viste, idee alle quali non siamo stati capaci di arrivare da soli.