La Privacy nel mondo dell’arte. Non esiste un trattamento del dato personale a priori

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"Nel mondo dell’arte deve esserci maggior controllo nella corretta gestione del trattamento dei dati personali". Intervista all'avvocato Giovanna Boschetti parte del Team di ArtLaw di CBA Studio Legale e Tributario di Milano.

 By Camilla Delpero

 

In che cosa consiste il suo lavoro?

Mi occupo da un ventennio di diritto delle nuove tecnologie, aiuto le organizzazioni (no-profit, fondazioni, privati) nella consulenza commerciale, di proprietà intellettuale: una parte di questa consulenza è sempre stata dedicata al tema del trattamento dei dati personali. Faccio parte del Team di ArtLaw di CBA Studio Legale e Tributario. Nel mio lavoro cerco di offrire soluzioni efficaci tenuto conto delle peculiarità di ciascuna organizzazione e oggetto sociale: in particolare, nel mondo dell’arte il tema della proprietà intellettuale si fonde perfettamente con quello del trattamento dei dati personali. Non esiste una privacy in sé per sé, un trattamento del dato personale a priori. Ognuno deve avere il suo abito su misura e deve calibrarlo in base alle proprie esigenze.

La Privacy nel mondo dell’arte. C’è una grande velocità di gestione di dati, sia nell’acquisto sia nella vendita eliminando ogni confine. Quali pericoli si celano dietro?

I pericoli che contempla il GDPR sono quelli che derivano dall’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo regolamento è volto a tutelare le persone fisiche dai rischi che ne possono derivare, compresa l’archiviazione elettronica dei loro dati. Nel mondo dell’arte deve essere maggiore il controllo sulla raccolta di dati attuata dalle gallerie, dalle aste online, dalla vendita tramite e-shop a fini commerciali. Il pericolo per la libertà delle persone fisiche si ravvisa nel trattamento dei loro dati il quale, se non assistito da garanzie, può risultare dannoso. A mio avviso il mondo dell’arte è interessato in prima linea nella corretta gestione del trattamento. Prendiamo ad esempio il mondo di dati personali che derivano dai diritti d’autore, che sono presenti negli archivi prima cartacei e ora parzialmente automatizzati, dal trattamento dei dati degli artisti, dei collezionisti, dei contatti raccolti presso le fiere, di esperti a cui ci si rivolge per una consulenza, di dati relativi alle transazioni. C’è un mondo intenso di dati per cui ci si attende un livello di tutela e di riservatezza elevato in quanto preziosi. Questa normativa deve determinare in ciascuno di noi una diversa consapevolezza nell’approccio alle nuove tecnologie. Non è necessario legiferare ogni aspetto della vita, c’è un senso comune. Questo è ciò che si propone il regolamento; lo scopo della normativa non è solo quello di adempiere e di preoccuparsi dell’aspetto sanzionatorio, ma anche di applicarsi e avvicinarsi a questa nuova legge per comprenderne il significato, supportando lo sviluppo della tecnologia nel rispetto delle persone fisiche.

I siti di vendita online di opere d’arte in questo caso specifico. I rapporti umani tendono a scomparire. Oltre a ciò cosa è andato perduto nell’eccessiva automatizzazione?

L’attenzione da porre è verso quei servizi online con la funzione di coadiuvare o sostituire il contatto. Se è vero che in tale esperienza d’acquisto si “perde” il contatto umano, si hanno anche delle facilitazioni nell’acquisto, potendo accedere in modo semplice a molteplici servizi. Tuttavia bisogna tener presente che le tecnologie, reinterpretando l’uomo, usano algoritmi per mapparne le preferenze e per monitorare gli interessi. Con il potenziamento della normativa privacy e delle altre normative, l’attenzione deve essere rivolta a ricevere le giuste tutele di legge e la giusta informativa. Perdiamo qualcosa, ma indubbiamente otteniamo qualche vantaggio. L’importante è che il tutto debba essere equilibrato.

Spesso però si viene bombardati da informazioni in seguito a ricerche sul web.

Questo è un trattamento gestito o direttamente dal titolare del sito e spesso non chiaro neppure a lui stesso che ha accordi con fornitori di servizi o provider che riusano le informazioni degli utenti. Sarebbe opportuno che ogni titolare di trattamento chiarisca questi aspetti, certamente non secondari anzi di primaria importanza, con i propri fornitori di servizi.

Cancellare da internet è impossibile in quanto la condivisione incontrollata sfugge di mano.

Il tema della riproduzione delle foto online riguarda sia i dati personali, sia il diritto d’autore per le opere d’arte e va esteso ad ogni altro contenuto, come fotografie e immagini. Tutto ciò è tutelato da un regime di diritti e di proprietà intellettuale. Tuttavia si è capito che online questo perde concretezza, nonostante il copyright. La direttiva copyright europea sta cercando di colmare anche queste lacune. Inoltre il diritto all’oblio, ossia un diritto alla cancellazione in forma rafforzata, è stato sancito da un regolamento europeo. Esisteva già come tutela di legge, oggi deve essere garantito agli utenti. La diffusione dei dati può rendere difficile la messa in pratica di queste tutele; eppure se pensiamo alla facilità con cui i dati vengano reperiti, è giusto pensare che possa essere altrettanto facile intercettare tutti i canali di diffusione e porre in essere una catena di operatori tramite link ed i famosi cookies così da reperire la traccia delle informazioni che vanno anche cancellate. Questi canali vanno creati e garantiti per tutti i titolari di dati online, in relazione ai diritti di accesso e rimozione, di limitazione e di controllo del proprio dato sanciti dalla legge. Tutto ciò deve essere implementato con strumenti informatici, oltre che giuridici, all’interno di un sistema funzionante.

La rivista si chiama Quid Magazine in quanto vuole indagare il quid che si cela dietro le cose o insito nella vista stessa. Lei dove lo intravede il Quid?

Concepisco il lavoro come parte essenziale dell’uomo e diretta emanazione del suo essere. Così, nella vita personale come in quella professionale, ritengo che il Quid stia nei sentimenti, nell’amore, nella fantasia e nella solidarietà. Da soli non abbiamo motivo d’essere. Deve esserci sempre un senso logico che ci colleghi agli altri. Questo mi ha fatto appassionare alla materia giuridica, sia alle nuove tecnologie in quanto sono nate per creare collegamenti e sviluppare la fantasia. Hanno dato origine a un mondo che era inimmaginabile per gli esseri umani, però esso deve essere usato con il buon senso e nel rispetto dell’altro al fine di creare qualcosa di buono e di nuovo. Tuttavia senza l’attenzione adeguata internet può generare fenomeni fuori controllo quali il cyberbullismo, l’hate speech ed altri di analoga matrice che ci fanno ancor più capire quanto le nuove tecnologie debbano essere gestite nel rispetto per il prossimo. Se si organizza e si utilizza un sistema esclusivamente sulla base dalle regole del profitto, il rischio è quello di ottenere un sistema distruttivo, anziché di sviluppo sociale, e quindi, al di là di ogni “intelligenza artificiale”, di ritrovarsi con un pugno di mosche.