Mario Nigro 1 1 Pittura fuga Painting Fugue 1952

Mario Nigro, Fuga, 1952

MARIO NIGRO. GLI SPAZI DEL COLORE a Lucca

Alla Fondazione Ragghianti, dal 29 settembre al 7 gennaio 2018, a cura di Paolo Bolpagni e Francesca Pola 

La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca presenta una grande retrospettiva antologica su Mario Nigro, in occasione dell’anniversario del primo centenario del pittore, nato a Pistoia nel 1917 e scomparso a Livorno nel 1992. Mario Nigro. Gli spazi del colore, curata da Paolo Bolpagni (direttore della Fondazione) e da Francesca Pola, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro e si terrà alla Fondazione Ragghianti dal 29 settembre 2017 al 7 gennaio 2018. 

Protagonista dell’arte italiana e della sua rinascita civile a partire dall’immediato secondo dopoguerra, Mario Nigro seppe dar vita a un astrattismo fortemente personale, nel quale coniugò struttura e colore, rigore e inventiva. La sua lunga parabola creativa ha conosciuto una grande ricchezza di esiti, che a ogni nuovo ciclo di opere emerge in inedite soluzioni compositive, cromatiche e spaziali; ma anche un’assoluta coerenza che permette di individuare – pur nel variare dell’espressione – un’idea fondante e una poetica che restano sottese a tutto il suo operare artistico. Questa continuità nella diversità e quest’unico obiettivo perseguito nel mutare dei risultati formali sono consistiti per Nigro nella scelta di responsabilità attiva del proprio lavoro nella storia: l’esigenza di restare continuamente aderente a ciò che accadeva intorno a lui nel mondo, attraverso la traduzione in immagini di quella che, in un’intervista del 1969, egli stesso definì «una ricerca estetica come struttura intima dell’uomo». 

La rilevanza internazionale della produzione di Mario Nigro ha suscitato, per l’attualità della sua visione creativa, un crescente interesse da parte del sistema dell’arte nelle sue varie componenti, dalle istituzioni al collezionismo, in particolare nel corso dell’ultimo decennio. 

Mario Nigro. Gli spazi del colore alla Fondazione Ragghianti è culmine e fulcro delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’artista. La retrospettiva proseguirà poi, nella primavera-estate del 2018, alla Fondazione Ghisla Art Collection di Locarno, in Svizzera.

Con oltre settanta opere esposte, l’obiettivo della mostra è di ripercorrere l’intera carriera dell’artista attraverso i suoi assoluti capolavori e i principali momenti di svolta, presentati in dialogo con opere di autori del contesto internazionale quali Max Bill, François Morellet, Heinz Mack, Sol LeWitt, Roman Opalka, Fred Sandback e Niele Toroni.

L’esposizione si apre con le prime esplorazioni e sperimentazioni astrattiste, rappresentate da un singolare nucleo di opere su carta, realizzate tra il 1948 e il 1950 e ispirate chiaramente a Kandinskij e a Mondrian.

Si passa poi ai celebri “spazi totali”, dipinti tra il 1952-1953 e la seconda metà degli anni Sessanta, che definiscono l’inconfondibile “marchio” di Mario Nigro, riconoscibile per le caratteristiche textures, fatte di reticoli, griglie e fughe prospettiche movimentate da piani di colore di diversa intensità cromatica. In mostra ci sono anche i “collage vibratili”, ciclo esposto alla Biennale di Venezia del 1964, ma anche i primi lavori tridimensionali “componibili” (“spazi totali” assemblati in progressione e variazioni per così dire musicali) e poi i veri interventi ambientali, come le 4 colonne prismatiche del 1966 e la Passeggiata ritmica del 1967-1968.

Troviamo dunque l’evoluzione concettuale dell’opera di Nigro, dallo “spazio totale” al “tempo totale”, dalle opere a carattere installativo e ambientale, presentate alla Biennale di Venezia del 1968, alla “metafisica del colore”, come lui stesso la definisce negli anni Settanta, sino ai lavori in cui operò una progressiva sottrazione dell’elemento cromatico per giungere al ciclo dei “terremoti”, del 1980, suscitato dal sisma in Irpinia e ispirato alla Tempesta di Giorgione. È un nuovo Mario Nigro, che attribuisce alle sue opere indifferentemente titoli descrittivo-formali, oppure di carattere politico, personale, psicologico, sentimentale, emozionale, mitico-archetipo, musicale e persino naturalistico.

Non mancano i riferimenti alla Toscana, amata terra natale, con L’orma dell’etrusco (1980), mentre in Rivoluzione (1981) gli equilibri compositivi e cromatici sono sconvolti in linee spezzate che corrono da una parte all’altra della tela, a simboleggiare il fluire della storia.

Dagli anni Ottanta in poi si assiste a un nuovo passaggio nella pittura di Nigro, che diventa più introspettiva. Nel ciclo degli “orizzonti” la linea spezzata si trasforma in una sequenza di punti, ognuno di diverso colore: è il periodo che l’artista chiama “della solitudine”. Sono opere che rappresentano una sorta di principio generatore della sua ultima produzione, dal 1987 al 1989, dove riprende prepotentemente campo il colore, con cromie vigorose e stesure gestuali, spesso accostate a certi esiti del Neoespressionismo. Ne sono testimonianza emblematica, in questa sede, alcuni dei “ritratti” e dei “dipinti satanici”, nati, quest’ultimi, come moto di ribellione contro l’oscurantismo fanatico di cui era frutto la fatwa di Khomeyni contro Salman Rushdie e il suo romanzo Versetti satanici. La mostra si chiude con gli ultimi due cicli della produzione di Mario Nigro: sia nelle “meditazioni” sia nelle “strutture” tornano una maggiore pacatezza e una riflessione sul colore che assume caratteri di rarefazione e sospensione. Sono gli inizi degli anni Novanta; l’artista morirà nell’estate del 1992.

Nell’ultima sala, alcuni studi a pastello o carboncino su carta ci presentano un approfondimento del ciclo dello “spazio totale” degli anni Cinquanta, a testimoniare ancora una volta la centralità del colore nell’itinerario creativo di Mario Nigro.

Per l’occasione è pubblicata, per le Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte, un’ampia monografia in italiano e in inglese con testi originali dei curatori Paolo Bolpagni e Francesca Pola e di Mattia Patti, con le schede storico-critiche di tutte le opere esposte nella mostra e con esaustivi apparati (biografia, elenco di tutte le esposizioni di Nigro e bibliografia), che ambisce a diventare uno strumento importante per l’ulteriore diffusione della conoscenza del lavoro di Mario Nigro, che fu un autentico protagonista della scena artistica internazionale della seconda metà del Novecento.