Mostre

 


 We are all in this together 2019 dettagli dellinstallazione. photo Aurélien Mole. courtesy Musée dart contemporain de Rochechouart e Galerie Michel Rein Paris Bruxelles

 We are all in this together 2019 dettagli dellinstallazione. photo Alessia Galassi. courtesy Musée dart contemporain de Rochechouart e Galerie Michel Rein Paris Bruxelles

 

Michele Ciacciofera "Sans commencement et sans fin" al Rochechouart Museum of Contemporary Art

La sua prima personale in un museo francese con esposte oltre cento opere realizzate negli ultimi dieci anni.

Il Museo d'Arte Contemporanea di Rochechouart è lieto di presentare la personale "Sans commencement et sans fin" di Michele Ciacciofera che occupa l'intero spazio del castello. Questa mostra, visibile fino al 13 settembre 2021, è la sua prima personale in un museo francese.

Michele Ciacciofera crea un'opera che è sia grafica sia scultorea, spesso inserita di un ampio programmatico ensemble di opere legate alla memoria e all'archeologia, al senso della storia e del tempo che passa.

"Sans commencement et sans fin" [No Beginning and No End] si riferisce al nome di una raccolta di saggi filosofici scritto da Michel de Montaigne durante la sua vita. Al museo d'arte di Rochechouart Michele Ciacciofera presenta a raccolta di oltre cento opere realizzate negli ultimi dieci anni. Alcuni di loro sono pezzi emblematici, riesumate ​​appositamente per questa occasione, tra cui la sua impressionante installazione Janas Code presentato alla 57a Biennale di Venezia nel 2017. Le opere sono esposte su tutti e tre i piani del museo a cui vi si accede grazie alla scala a chiocciola del castello, inviando così i visitatori a un viaggio tortuoso che fonde artefatti organici, inorganici; che mescola frammenti con fossili, politica, scrittura e documenti d'archivio.

Michele Ciacciofera ha organizzato la mostra per allestire un rete di rimandi interconnessi tra loro. Le opere sono collegate da comuni domande sulla  conoscenza e sul nostro rapporto con il tempo, il quale deposita incessantemente nuovi strati sul passato. Emergono, tra le forme e i segni di riti magici, lettere che evocano scritte cuneiformi e figure umane suggestive di Dee micenee. Tale profusione di riferimenti storici tende a comprimere il passato fino a quando non inizia a fondersi con il presente, rendendoci consapevoli di un inconscio collettivo sottostante, una comune visione e un comune modo di pensare che l'umanità ha sempre condiviso.

Michele Ciacciofera è nato a Nuoro, Sardegna, 1969. Si è trasferito a Palermo dove è cresciuto e si è laureato in Scienze Politiche. In seguito, rientra in Sardegna per un apprendistato presso il pittore e l'architetto Giovanni Antonio Sulas. Da allora ha vissuto e lavorato a Siracusa dal 1990 e a Parigi dal 2011 dove ora vive e lavora.  La ricerca di Ciacciofera è sempre stata investita nel rapporto tra l'esistenza umana e il mondo naturale con l'utilizzo di una varietà di approcci artistici, tra cui installazione, scultura, pittura, disegno, teatro, video e suono. Combina liberamente media e metodi nella sua esplorazione della natura, della storia, della mitologia e dell'umanità. Di base artista concettuale, si è concentrato dapprima e soprattutto sul soggetto, la narrazione e il sentimento che desidera trasmettere con i materiali - tratti da una miriade di fonti - perseguendo il concetto.

La sua arte richiama costantemente il suo background in scienze politiche, il suo appassionato interesse per l'ambiente, l'importanza per la memoria individuale,dedito nella ricerca, nell'attivismo e nella propria realtà soggettiva per creare esperienze poetiche. 

 ha partecipato con alcune sue opere presso il Museo Marino Marini (Firenze), la 57° Biennale di Venezia e a Documenta 14 (Atene e Kassel) nel 2017. L'artista è rappresentato da diverse gallerie; Michel Rein (Parigi / Bruxelles), Vitamin Creative Space (Guangzhou), Voice Gallery (Marrakesh) e Senesi Contemporanea (Londra). Il catalogo della mostra è stato co-realizzato da Zaman Books con articoli di Emanuele Coccia, Valerie Da Costa, Sebastien Faucon, Bonaventure Soh Bejeng Ndikung e Morad Montazami. (Data di pubblicazione: giugno 2021).

 

English version

 

Rochechouart Museum of Contemporary Art is delighted to welcome Michele Ciacciofera for an exhibition occupying the entire castle space, his first solo show to take place in a French museum. 

Michele Ciacciofera creates work that is graphic and sculptural, often deployed in extensive programmatic ensembles concerned with memory and archaeology, a sense of history and passing time. Sans commencement et sans fin [No Beginning and No End] refers to the name of a collected edition of philosophical Essays written by Michel de Montaigne throughout his life. In the present exhibition at Rochechouart Michele Ciacciofera presents a compilation of more than a hundred works made over the last ten years. Some of them are emblematic pieces, reactivated specially for this occasion, in particular his impressive Janas Code installation which featured in the 57th Venice Biennale in 2017. The works are displayed on all three floors of the museum accessed via the castle's spiral staircase, sending visitors on a winding journey that fuses organic and inorganic artefacts, and mixes fragments with fossils, politics, writing and archival records. 

Michele Ciacciofera has organised the exhibition to set up a network of interconnecting resonances, each piece linked by overarching issues of knowledge and our relationship to the sands of time as they incessantly deposit new layers of the past.
Emerging amongst forms and signs of ritual and magic are letters that evoke cuneiform writing and human figures suggestive of Mycenaean goddesses. Such profusion of historical references tends to compress the past until it begins to merge with the present, making us aware of an underlying collective unconscious, a common vision and way of thinking that mankind has always shared.


Michele Ciacciofera  was born in Nuoro, Sardegna, 1 969, moved to Palermo where he grew up and at university graduated in Political Science. Afterwards, he returned to Sardegna for an apprenticeship with the painter and architect Giovanni Antonio Sulas. He has since then lived and worked in Siracusa, Sicily since 1990, and in Paris since 2011 where he now lives and works. Ciacciofera has always been invested in the relationship between human existence and the natural world. Using a variety of artistic approaches, including installation, sculpture, painting, drawing, theater, video and sound, he freely combines media and methods in his exploration of nature, history, mythology and humanity. Conceptual artist at heart, he is concerned first and foremost with the subject, narrative and feeling that he wishes to convey, with the materials - drawn from a host of sources - following the  concept. He constantly calls upon his background in political science, keen interest in environmentalism, and fixation with individual memory, folding in research, activism, and his own subjective reality to create poetic experiences. 

Recent major exhibitions of works by Michele Ciacciofera have included shows at the Museo Marino Marini (Florence), the 57th Venice Biennale and at Documenta 14 (Athens & Kassel) in 2017. 

The artist is represented by several galleries; Michel Rein (Paris/ Brussels), Vitamin Creative Space (Guangzhou), Voice Gallery (Marrakesh) and Senesi Contemporanea (London). Coinciding with the exhibition at Rochechouart, a catalogue is to be co produced with Zaman Books featuring articles by Emanuele Coccia, Valerie Da Costa, Sebastien Faucon, Bonaventure Soh Bejeng Ndikung and Morad Montazami. (Publication date; June 2021).

 

 


 halley

Peter Halley: A Perfect Plan, 2020 Acrylic, fluorescent acrylic and Roll-a-Tex on canvas 74 x 108.5 inches

PETER HALLEY  "ANTESTERIA" al Museo Nivola

Le curatrici Giuliana Altea e  Antonella Camarda presenteranno in diretta insieme a Peter Halley la mostra dell’artista americano al Museo Nivola.

Il Museo Nivola è orgoglioso di annunciare la mostra di Peter Halley ANTESTERIA fino al 22 agostoPeter Halley, figura chiave del Neo-concettualismo americano degli anni Ottanta, è noto per la sua pittura geometrica che allude agli spazi sociali del tardo capitalismo e alla loro dimensione di confinamento, isolamento e reclusione. Le forme della “cella” e del “condotto”, adottate negli anni ottanta e tuttora alla base del suo lavoro, rimandano alle strutture rigide e spigolose dei grattacieli per uffici, ma anche ai microchip del computer, ai circuiti elettrici, alle “stanze” virtuali e alle infinite connessioni del web. La sua visione del mondo contemporaneo, influenzata da pensatori come Foucault e Baudrillard, è intrisa di pessimismo, ma è espressa con un linguaggio elettrizzante, vitalistico, carico di travolgente energia.

A partire degli anni Novanta, Halley ha cominciato ad affiancare alle tele una serie di interventi sullo spazio architettonico realizzati per mezzo di wallpaper e stampe digitali e sviluppati a volte in collaborazione con altri artisti. Su questo aspetto del suo lavoro si incentra anche il progetto creato per il Museo Nivola, dove Halley trasformerà completamente l’interno dell’edificio che ospita le mostre temporanee. Il lavoro è in piena sintonia con l’orientamento del museo: dedicato a Costantino Nivola, uno dei protagonisti del movimento per la “sintesi delle arti” di metà Novecento, il Museo Nivola guarda infatti con particolare attenzione ai rapporti tra arte, architettura e design, come testimoniano le mostre dedicate in passato agli sconfinamenti nell’arte da parte di maestri del design italiano come Andrea Branzi, Michele de Lucchi e Alessandro Mendini, quest’ultimo già collaboratore di Halley in una serie memorabile di installazioni.

Il formato dell’installazione ha assunto maggiore importanza per Halley a partire dal 2018, con il progetto per la Lever House a New York e con le due edizioni di HETEROTOPIA realizzate nel 2019 ai Magazzini del Sale nell’ambito della Biennale di Venezia e alla galleria Greene Naftali a New York. In questi progetti l’installazione creava spazi labirintici, disturbanti e vagamente sacrali, in cui il visitatore si aggirava inquieto e disorientato.

A Orani, invece, nell’antico lavatoio del paese usato dal museo per le mostre temporanee – un edificio chiaro e lineare simile per forma e proporzioni a una chiesa – il tono è gioioso e vivace, lo spazio euforico.
Entrando dalla terrazza, un ambiente inondato di luce affacciato sul parco del museo, il visitatore verrà colpito dallo shock visivo prodotto non solo dalle tinte fluorescenti predilette da Halley, ma anche dal carattere esuberante e dinamico delle immagini. Racchiuse in uno schema che fa pensare ai cicli di affreschi del Trecento, ma che tutt’a un tratto si impenna in una serie di onde colorate, queste combinano il repertorio tipico della pittura dell’artista (celle, condotti, esplosioni) con riferimenti all’arte del passato, dal Rinascimento a Warhol, passando per Matisse e sfiorando i graffiti delle caverne.

Il titolo greco dell’installazione, ANTESTERIA, è un riferimento alla festa primaverile dei fiori in onore di Dioniso, durante la quale, col dio presente, venivano rappresentate tragedie e commedie. Carica di associazioni di vita e morte, gioia e sofferenza, questa antica celebrazione della primavera suona oggi come auspicio di una possibile rinascita dopo la pandemia.

“Nel cuore della Sardegna – dice Antonella CamardaHalley ha creato qualcosa di simile a una sua cappella degli Scrovegni (o se si vuole alla cappella di Matisse a Vence). L’effetto è quello di un un’eccitante immersione nel clima dionisiaco di un Mediterraneo sognato attraverso il filtro del Modernismo novecentesco e bagnato in una luce artificiale e psichedelica.”

“L’installazione – afferma Giuliana Altea – esalta i contrasti di cui è fatta la pittura di Halley, al tempo stesso concettuale e decorativa, criticamente riflessiva e spettacolare, intensamente contemporanea e nutrita del dialogo con la storia dell’arte: combina polarità opposte, non tanto per cercare tra loro una sintesi o tentarne una conciliazione, quanto piuttosto per metterle in tensione e innescare corto circuiti dell’immaginario.”

Peter Halley
Peter Halley (1953), protagonista del Neo-concettualismo americano degli anni Ottanta, oltre ad essere pittore è anche un teorico che ha pubblicato numerosi importanti saggi sull’arte contemporanea. Ha fondato e diretto insieme a Bob Nickas "Index Magazine", iconica rivista della cultura indie, pubblicata dal 1996 al 2005. È stato Director of Graduate Studies in Painting and Printmaking alla School of Art dell’università di Yale dal 2002 to 2011.
Halley vive e lavora a New York.

Museo Nivola
Il Museo Nivola di Orani (Nuoro), sito al centro di un parco nel cuore della Sardegna, è dedicato all’opera di Costantino Nivola (Orani, 1911 – East Hampton, 1988), figura importante del contesto internazionale incentrato sulla “sintesi delle arti”, l’integrazione tra arti visive e architettura, e personaggio attivo nel quadro degli scambi culturali tra Italia e Stati Uniti del secondo Novecento. Il museo possiede una collezione permanente di circa trecento sculture, dipinti e disegni di Nivola e organizza mostre temporanee incentrate in prevalenza sul rapporto fra l’arte, l’architettura e il paesaggio.

Sponsor istituzionale: Regione Autonoma della Sardegna

Main sponsor: Fondazione di Sardegna
Ufficio stampa: Studio Esseci
Supervisione architettonica: Alessandro Floris, Gina Piredda
Montaggio: Sardigna Print, Luca Pinna Studio
Digital Partner: Make in Nuoro; Inoke
Con il sostegno di: Distretto Culturale del Nuorese, Strada del Vino Cannonau, Azienda Vinicola Piero Fele
Ringraziamenti: Massimo Minini gallery, Sotera Fornaro

Radio ufficiale: Radio Monte Carlo

www.museonivola.it

 


 02. HG Berger

Scirocco, Isola d’Elba 1982 © 2021 Hans Georg Berger

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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LA DISCIPLINA DEI SENSI HANS GEORG BERGER UNA RETROSPETTIVA al MUSEC di Lugano

145 raffinate fotografie in bianco e nero stampate ai sali d’argento su carta baritata, a partire dai negativi conservati nell’archivio berlinese dell’artista.

Allestita nello «Spazio Mostre», al primo e secondo piano di Villa Malpensata, l’esposizione La disciplina dei sensi. Hans Georg Berger. Una retrospettiva presenta 145 raffinate fotografie in bianco e nero stampate ai sali d’argento su carta baritata, a partire dai negativi conservati nell’archivio berlinese dell’artista.

Si tratta della prima grande retrospettiva dedicata a Berger, di cui il progetto luganese ripercorre l’intera carriera, dai primi anni ’70 a oggi.
Per l’occasione le sale dei piani nobili di Villa Malpensata sono restituite, dopo quasi trent’anni, alla magia della luce naturale che inonda i volumi architettonici, esaltando un allestimento di grande raffinatezza. Di proprietà del MUSEC, una volta terminata l’esposizione luganese, le opere costituiranno uno dei più preziosi capitoli del ciclo «Esovisioni» e saranno presentate in altri musei europei.

La disciplina dei sensi è il titolo della prima grande retrospettiva dedicata all’artista tedesco Hans Georg Berger, la cui fotografia è da sempre volta all’indagine delle identità, sia personali sia culturali. Un titolo che unisce in un unico discorso le profonde esperienze intellettuali e le ricerche condotte nell’arco di quasi cinquant’anni, dagli anni ’70 a oggi.

Il filo conduttore del progetto è emerso lentamente attraverso un lungo dialogo con l’artista. Come spiega il curatore, Francesco Paolo Campione, «Hans Georg Berger ha scelto consapevolmente la fotografia come rimedio esistenziale, come solido strumento, per dare corpo alla propria identità e al proprio universo di sensi e di sogni; qualcosa che attenua, attraverso l’arte, la sofferenza generata da un contesto sociale ostile».
La sua incessante ricerca ha permesso a Berger di mettere in gioco la ricchezza del proprio mondo interiore. La sua esplorazione si è così progressivamente allargata dall’intimo della sua relazione con lo scrittore francese Hervé Guibert (1955-1991), alla dimensione sociale degli abitanti di Rio nell’Elba, sino ad approdare, dopo un lungo viaggio attraverso l’Asia, alla rappresentazione del buddhismo theravāda e dell’Islam sciita. Sia il viaggio sia l’approdo sono contraddistinti dall’esercizio di una ferrea disciplina intellettuale che, applicata innanzi tutto alla propria vita, si è trasformata in un linguaggio capace di cogliere i tratti essenziali della realtà.

Un approccio, quello di Berger, che si fonda sulla centralità etica, e non soltanto estetica, dell’oggetto fotografato. Un viaggio straordinario, probabilmente unico, all’interno della grande fotografia contemporanea. Il percorso fotografico è accompagnato da una narrazione poetica e contrappuntato da una selezione di opere d’arte che richiamano l’esperienza intellettuale di Berger e permettono di restituire al visitatore un’atmosfera altamente meditativa.

Conclude l’esposizione una multivisione di un’ottantina di ritratti di Hervé Guibert, che illustrano un’intima complicità artistica e personale e permettono di approfondire la sostanza originaria che ha alimentato l’intera esperienza fotografica di Berger, caratterizzata dalla condivisione dell’immagine fra il fotografo/soggetto e l’individuo e la cultura/oggetto fotografati.

Il catalogo, pubblicato da Skira, in edizione italiana e in edizione inglese, oltre alla riproduzione di tutte le opere esposte, contiene trenta brevi contributi di artisti, intellettuali e scienziati, che hanno condiviso la parabola del percorso artistico e personale di Berger.


Cenni biografici
Hans Georg Berger è nato a Treviri nel 1951. Dopo gli studi in Filosofia delle Religioni all’Università di Monaco di Baviera e all’Università del Vermont (USA), all’inizio degli anni ’70 è stato attore, sceneggiatore e regista del gruppo Rote Rübe e, dal 1977 al 1983, direttore dell’Internationales Festival des Freien Theaters in München e cofondatore della Münchener Biennale.
A partire dalla fine degli anni ’70 ha avviato il restauro dell’Eremo di Santa Caterina, all’Isola d’Elba, trasformando l’antico convento francescano in un centro internazionale d’arte e realizzando un giardino botanico dedicato alla flora spontanea dell’Arcipelago Toscano. Accanto all’esperienza elbana, Berger ha avviato negli anni ’80 una serie di progetti fotografici a lungo termine, incentrati soprattutto sulla dimensione culturale del rito e sulla meditazione come fonte di ricerca spirituale. Campo privilegiato delle sue ricerche e delle sue attività formative sono stati il Laos, la Thailandia e l’Iran, Paesi nei quali ha soggiornato a più riprese e per lunghi periodi, intessendo un’estesa rete di relazioni che ha favorito anche la realizzazione di importanti progetti di cooperazione internazionale. Nella città di Luang Prabang, antica capitale del Regno di Lan Xang e, sino al 1975, residenza del re del Laos, Berger ha fondato alla fine degli anni ’90 l’Archivio di Fotografia Buddhista con l’obiettivo di conservare e valorizzare un patrimonio unico di oltre 35.000 immagini scattate dai monaci dalla nascita della fotografia alla fine del XX secolo.
A oggi, Hans Georg Berger ha realizzato oltre quaranta volumi e ha al suo attivo oltre sessanta esposizioni personali in tutti i principali Paesi d’Europa, negli Stati Uniti, in Giappone e nei Paesi del Sud-est asiatico. Sue opere figurano nelle collezioni di alcuni fra i più importanti musei d’arte del mondo.

 

 


 Irma Blank Eigenschriften 1969. Photo C. Favero

Irma Blank Eigenschriften 1969. Photo C. Favero

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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IRMA BLANK al MUSEO VILLA DEI CEDRI di BELLINZONA

Un’immersione nel «ciclo sensoriale totale» dell’opera di Irma Blank.

La mostra «BLANK», ospitata al Museo Villa dei Cedri, Bellinzona visibile fino al 01 agosto 2021, propone un’immersione nel «ciclo sensoriale totale» dell’opera di Irma Blank (*1934), artista tedesca trasferitasi in Italia nei primi anni Cinquanta. Enfatizzando le nozioni di «bianco» e di «vuoto», il titolo evoca l’ambizione di Irma Blank di purificare la lingua attraverso la linea e di liberarla dal suo significato. Trasformando le lettere dell’alfabeto in segni primordiali, l’artista si pone alla ricerca di una forma di idioma universale, testando i limiti dell’espressione e della comunicazione senza parole; obbiettivo perseguito anche con l’ausilio del suo corpo, gesti e respiro, utilizzati come veri e propri strumenti della sua pratica artistica. Declinata principalmente in disegni, acquarelli, inchiostri e dipinti, la sua ricerca si estende anche al mondo del libro, dell’editoria, della performance e dei suoni. In un'opera segnata dal silenzio e dalla disciplina, la scelta cromatica nell’esplorazione dei segni grafici è di singolare importanza. Il percorso espositivo si focalizza dunque sui diversi stati che emanano dai colori, tracciati secondo una riflessione concettuale e idiosincratica, tra l'artificio dell'inchiostro scritto e l'emulazione dipinta della natura. Per contrasto ed espansione, le cromie di Irma Blank vengono enfatizzate dal luogo della mostra riallacciandosi così all’architettura della Villa e al parco che la circonda.

A cura di Johana Carrier e Joana P. R. Neves

Progetto in collaborazione con Culturgest, Lisbona (29.06.-08.09.2019); Mamco, Ginevra (09.10.2019-02.02.2020); CAPC, Bordeaux (27.06.-31.10.2020); CCA e Bauhaus Foundation, Tel Aviv (02.07.-29.08.2020); Museo Villa dei Cedri, Bellinzona (19.03.-01.08.2021); ICA Milano, Milano (autunno 2021); Bomba Gens Centre d’art, Valencia (autunno 2021).

 

INFORMAZIONI

Piazza San Biagio 9

6500 Bellinzona

Svizzera

Museo telefono +41 (0)58 203 17 31

Ufficio  telefono +41 (0)58 203 17 30

Fax +41 (0)58 203 17 32 

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Orari Museo

Mercoledì - giovedì 14:00 - 18:00

Venerdì, sabato, domenica e festivi 10:00 - 18:00

Lunedì e martedì chiuso

 

 


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  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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PAV - Parco Arte Vivente presenta "SUSTAINING ASSEMBLY. Pratiche Artistiche per una Transizione Ecologica dal Basso"

L'avanzare della crisi ambientale richiede anche alla cultura di scendere in campo e agire per un cambiamento concreto. Ed è in linea con queste urgenze che il PAV presenta una mostra che non solo denuncia la crisi attuale, ma propone delle possibili soluzioni.

Fino al 24 ottobre il PAV Parco Arte Vivente presenta la mostra SUSTAINING ASSEMBLY. Pratiche Artistiche per una Transizione Ecologica dal Basso, curata da Piero Gilardi e Marco Scotini. Un progetto che affronta temi di stringente attualità, cari al centro d'arte contemporanea che dal 2008 si occupa della relazione tra cultura e sostenibilità, come l'ecologia politica, la lotta per la decolonizzazione della conoscenza e delle memorie collettive, la crescita sostenibile del mondo, lo sviluppo di nuove fonti di energia, i progetti di riforestazione e tutela dell'ambiente.

L'avanzare della crisi ambientale, che neppure il lockdown è riuscito a rallentare, richiede anche alla cultura di scendere in campo e agire per un cambiamento concreto. Ed è in linea con queste urgenze che il PAV presenta con SUSTAINING ASSEMBLY una mostra che non solo denuncia la crisi attuale, ma propone delle possibili soluzioni.

Il progetto rivela già nel suo titolo, con la parola assembly, il riferimento all'unione di tutti quegli attori che collaborano con l'obiettivo di raggiungere l'ecosostenibilità planetaria, rendendo visibile l'integrazione e l'interazione, già esistenti, tra diverse pratiche sostenibili come la ricerca e lo sviluppo di fonti di energia non fossili, pratiche di economia circolare, la diffusione della bioagricoltura, la rigenerazione degli spazi urbani.

SUSTAINING ASSEMBLY, attraverso il lavoro di artisti che sono stati capaci di attivare progetti in tutto il pianeta, offre al pubblico una carrellata di soluzioni alla crisi attuale, come il progetto collettivo Inland presentato da Fernando Garcia-Dory, o Free Home University di Alessandra Pomarico. Zheng Bo, Mao Chenyu raccontano esperienze della comunità asiatica, mentre le questioni ecologiche australiane e i diritti indigeni sono al centro del lavoro di Karrabing Film Collective. L'australiana Yasmin Smith propone un progetto dedicato alla Terra dei Fuochi, Michele Guido e la storica artista Maria Thereza Alves riflettono su alcune pratiche sostenibili. Il duo composto da Bouba Toure e Raphaël Grisey presenta invece una ricerca sull'esperienza africana di Somankidi Coura.

Nel corso della mostra, inoltre, verrà presentata un'inedita azione performativa di Piero Gilardi.

Nell'ambito della mostra le AEF Attività Educative e Formative del PAV propongono al pubblico Semi per il cambiamento. In relazione alla ricerca dell'artista Maria Thereza Alves, nella quale emerge il tema della missione biologica delle piante in relazione alle migrazioni spontanee e forzate, il laboratorio è un incontro che affronta il tema della rappresentazione della natura nell'arte e di come, attraverso il tempo, si sia modificato il concetto di ambiente naturale e sociale, metafora dell'abitare, del muoversi e del costruire uno spazio libero e generativo.