Mostre

 Behind the Walls02 da Beh

Paolo Ventura: Behind the Walls#02 (da Behind the Walls) 2011

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita Carousel, un percorso all’interno dell’eclettica carriera di Paolo Ventura

Sin dalle sue prime opere Ventura unisce alla capacità manuale una particolare visione poetica del mondo, costruendo delle scenografie all’interno delle quali prendono vita brevi storie fiabesche. 

Dal 17 settembre al 8 dicembre CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospita Carousel, un percorso all’interno dell’eclettica carriera di Paolo Ventura (Milano, 1968), uno degli artisti italiani più riconosciuti e apprezzati in Italia e all’estero. Dopo aver lavorato per anni come fotografo di moda, all’inizio degli anni Duemila si trasferisce a New York per dedicarsi alla propria ricerca artistica. Sin dalle sue prime opere Ventura unisce alla grande capacità manuale una particolare visione poetica del mondo, costruendo delle scenografie all’interno delle quali prendono vita brevi storie fiabesche e surreali, immortalate poi dalla macchina fotografica.

Con “War Souvenir” (2005), ambientato in un tempo imprecisato che rimanda alle atmosfere dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale, ottiene i primi importanti riconoscimenti, come l’inserimento all’interno del documentario della BBC “The Genius of Photography” nel 2007. Dopo dieci anni negli Stati Uniti, rientra in Italia dove realizza alcuni dei suoi progetti più celebri, all’interno dei quali mescola fotografia, pittura, scultura e teatro, come ad esempio nella scenografia di “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo, frutto dell’importante collaborazione con il Teatro Regio di Torino, di cui CAMERA ha esposto alcuni lavori preparatori a gennaio del 2017.

In quest’occasione le sale del museo ospitano alcune delle opere più suggestive degli ultimi quindici anni – provenienti da svariate collezioni, oltre che dallo studio dell’artista – in un’assoluta commistione di linguaggi che comprende disegni, modellini, scenografie, maschere di cartapesta e costumi teatrali. Non mancano i progetti più iconici della prima fase della sua produzione: il già citato “War Souvenir”, “L’Automa” e una selezione dalle “Winter Stories”, in cui i protagonisti delle narrazioni sono dei burattini e gli ambienti dei piccoli set teatrali costruiti dallo stesso Ventura sul tavolo del suo studio. Con le “Short Stories” si sancisce una fase nuova della sua ricerca: di ritorno dalla Grande Mela si stabilisce nel piccolo borgo di Anghiari, nei pressi di Arezzo, dove, all’interno di uno studio particolarmente luminoso ricavato da un vecchio fienile, allestisce una pedana e un fondale su cui lui stesso impersona, insieme alla moglie e al figlio, brevi vicende paradossali e fiabesche. Un elemento che ritroviamo anche nei progetti più recenti che, pur perdendo la sequenzialità narrativa, rimangono ricchi di una suggestione surreale. In particolare, lo si nota nei collage in cui i soggetti – gli stessi che ricorrono nell’intera produzione dell’artista: soldati, maghi, artisti, pagliacci e saltimbanchi – si stagliano su una superficie che nel corso degli anni ha lasciato sempre maggior spazio alla pittura.
Non si tratta, tuttavia, di un percorso lineare né di una retrospettiva, quanto piuttosto di una messa in scena di tutti i temi più frequenti della sua poetica, fra i quali spiccano quello del doppio e della finzione. Le prime sale dello spazio espositivo torinese diventano quindi un’autentica full immersion nella poetica di Ventura, un vero e proprio ingresso all’officina dove nascono e si compongono le storie elaborate dall’artista, anche grazie all’allestimento di alcuni degli elementi che concorrono alla loro realizzazione. Un viaggio e un racconto, dunque, secondo quelli che sono i temi e le modalità espressive predilette da Ventura, rappresentante di una fotografia volutamente narrativa: non a caso, i testi che accompagneranno questo percorso saranno stesi e scritti direttamente dall’artista, che diviene la voce narrante della mostra.

La seconda metà dell’esposizione sarà invece dedicata interamente a due nuovi e inediti progetti: il primo è “Grazia Ricevuta”, rivisitazione affettuosamente ironica del tema dell’ex voto, che Ventura naturalmente rielabora a partire dalla manipolazione dell’immagine e dalla presenza costante della sua figura e di quella delle persone a lui vicine. Un ulteriore affondo nella cultura popolare, così amata e ben conosciuta da Ventura, una cultura che da sempre fornisce icone e tematiche al multiforme artista milanese. Il secondo lavoro inedito esposto in questa occasione è il frutto di una residenza svolta presso l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione di Roma, avviata grazie alla collaborazione fra CAMERA e l’ente ministeriale. Sulla scorta dello studio e della riflessione sulla rappresentazione delle vicende risorgimentali, a partire dagli Archivi dell’ICCD, Ventura allarga il proprio orizzonte ai temi della rappresentazione della guerra attraverso la fotografia e della difficile accettazione della modernità del mezzo fotografico in un paese fortemente legato alla tradizione come l’Italia del XIX secolo. Tutto questo attraverso il romanzesco rinvenimento di una serie di rare carte salate, risalenti al periodo risorgimentale, nel corso della residenza romana dell’artista.
Pressoché sconosciute al pubblico sono anche le prime opere, che ritroviamo eccezionalmente in mostra, con le quali Ventura inizia a sperimentare con un obiettivo close-up e un flash anulare alla fine degli anni Novanta, dopo essersi allontanato dall’ambiente della carta patinata.
Conclude il percorso una grande e spettacolare installazione, che trasforma l’intero lungo corridoio di CAMERA nel palcoscenico sul quale appare e si sviluppa una città immaginaria, composta dalle tante architetture realizzate da Ventura nel corso degli anni, riassemblate e reinventate per questa occasione in un allestimento di grande suggestione.

Curata da Walter Guadagnini, con la collaborazione di Monica Poggi, la mostra sarà accompagnata da un volume monografico, pubblicato da Silvana Editoriale, che ripercorre per la prima volta in modo esaustivo e organico tutte le tappe salienti della ricerca dell’artista. Oltre al saggio dello stesso Guadagnini, al suo interno troviamo un testo della scrittrice e critica letteraria Francine Prose e una lunga intervista di Monica Poggi.
L’attività di CAMERA è realizzata grazie a Intesa Sanpaolo, Lavazza, Eni, Reda, in particolare la programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Compagnia di San Paolo.


 Lea Porsager ATU XIV ART FuturDome IMG 5138 Lea Inst LW

 

FuturDome inaugura tre interventi espositivi e performativi dedicati a tre diversi artisti

Tra l’8 e il 12 settembre FuturDome inaugura tre interventi espositivi e performativi dedicati a tre diversi artisti: Lea Porsager, Andrea Bocca, Fos.

LEA PORSAGER ATU XIV ART’ a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria

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Lea Porsager, ATU XI 'LUST', 2015, 11 aligning struts, dimensions variable

 

Il 9 settembre, in omaggio al vuoto che ha segnato Milano, il più esteso intervento installativo mai realizzato da Lea Porsager, verrà reso pubblico e visitabile in FuturDome fino al 15 dicembre 2020. ATU XIV ‘ART’ (alchimia) è un’opera monumentale che sovverte ferocemente i fenomeni fisici come effetti di gravità e parallasse, esaltando il rapporto tra spazio e vuoto, come campi di battaglia di forze invisibili, sarà documentata nella prossima pubblicazione retrospettiva di Porsager, pubblicata da Mousse Publishing (www.moussepublishing.com), in occasione dell’inaugurazione della sua mostra personale al Moderna Museet di Stoccolma, a novembre 2020. La mostra monografica si trasferirà in diversi musei scandinavi nel 2021.

Parallelamente ad ATU XIV ‘ART’, verranno proiettate parti inedite del film THE ANATTA EXPERIMENT girato da Porsager nel 2012 ad Ascona per dOCUMENTA(13), il film e gli extra inediti saranno accompagnati da una istallazione site specific eseguita nei seminterrati di FuturDome. THE ANATTA EXPERIMENT ruota intorno al Monte Verità ad Ascona, in Svizzera. All'inizio del 1900, questa collina è stata una pietra miliare per la ribellione spirituale, attirando anarchici, sostenitori dell'amore libero, dadaisti, teosofi, psicoanalisti e occultisti, che rifiutavano una società sempre più materialista.

Alla fine dell'estate 2011, sette amici sono stati invitati da Porsager a Casa Anatta, l'edificio principale del Monte Verità, nei suoi ultimi momenti prima di essere sottoposto a un importante restauro. Casa Anatta è diventata teatro di una settimana di "caduta verticale" nelle leggi tantriche e nei processi normalmente oscurati dal rumore della produttività, trovando infine il suo fulcro nell'archivio di Harald Szeemann e nella sua sconcertante Strukturmutter del 1978.

Orari:

dal 10 settembre al 15 dicembre 2020: da mercoledì a sabato, ore 16.00 - 19.30

Ingresso gratuito  

FuturDome

via Giovanni Paisiello 6 - 20131 Milano

 

ANDREA BOCCA, UKIYO a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria

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FuturDome è lieto di presentare la prima mostra personale a Milano di Andrea Bocca (1996, Crema). Un percorso che trova luogo negli attici dell’edificio, proponendo una nuova serie di sculture, posizionate nelle stanze come punti geografici e di orientamento. L’artista ha ragionato su aree e superfici suddivise in fasce architettoniche, percorrendo i corridoi d’entrata come spazi di passaggio, tra un prima e un dopo. Canalizzatori di spazio e tempo. Bocca, incorpora con il proprio lavoro l’isolamento della parte più alta e luminosa di FuturDome, ispirandosi a Hiroshige (1797-1828), il grande maestro del paesaggio giapponese per mettere in atto un processo scultoreo di pittura idealizzante, attraverso l’utilizzo di colori sfumati dei rossi, dei blu così come dei toni di grigi, che emergono nell’adattare diverse metodologie di stampa e trovando la tridimensionalità nei volumi principali degli ambienti.

Il titolo della mostra UKIYO trae spunto dalla pubblicazione delle Cinquanta Stazioni della Tokaydo (1832-1834) di Hiroshige. La parola ukiyo-e significa letteralmente immagini da un mondo fluttuante e trae la sua origine dal concetto buddista dell’illusorietà dell’esistenza terrena. Le immagini prospettiche venivano allora definite fluenti o fluttuanti (ukiyo, 浮世), un termine che descriveva il fenomeno per il quale lo spazio della composizione o la profondità dell’immagine si avvicina all’osservatore e ne cattura lo sguardo.

Ispirato a questo cambio di paradigma ottico, Bocca applica, per UKIYO, non solo una prospettiva centrale ma esercita una prospettiva a volo d’uccello, astraendo una geometria decorativa e piatta che utilizza le sfumature cromatiche per smaterializzare le sfaccettature delle superfici, come a portare ogni traccia dei gesti impressi al centro di una scena teatrale. Il risultato finale è l’installazione di due serie inedite di interventi scultorei, avvalendosi anche della collaborazione artistica di Mida Fiore (1996, Potenza).

Inaugurazione: mercoledì 9 settembre 2020

ore 18.30 – 21.00

Date della mostra:

10 settembre - 15 dicembre 2020

 

FOS, SMALL WHITE MAN a cura di Atto Belloli Ardessi e Ginevra Bria

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FOS (Thomas Poulsen), Small White Man, Performance presso lo spazio Clutch, Kvadrat, Copenhagen, Settembre 2016.

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Performance:

martedì 8 settembre 2020

ore 18.00 - 22.00

Chiesa di San Celso

Corso Italia 37 - 20121 Milano

Video installazione:

sabato 12 settembre 2020, ore 19.00 - 22.00

FuturDome

via Giovanni Paisiello 6 - 20131 Milano

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

 

FOS (Thomas Poulsen) (1971, Danimarca) presenta per la prima volta in Italia la sua performance Small White Man, l’8 settembre presso gli spazi di San Celso (Corso Italia) e replicherà durante la notte bianca dell’arte sabato 12 settembre in FuturDome. Attraverso una serie di rituali legati all’improvvisazione, svilupperà un concerto all’interno del quale le frequenze immateriali della musica interagiranno con diversi oggetti, creando elegie simultanee. Un intervento architettonico temporaneo che trasformerà parte della Chiesa di San Celso (Corso Italia 37, 20121 Milano) in studi di registrazione. Utilizzando 190 metri di viola Divina, colore 692 e 984, l’artista costruirà una stanza temporanea, una sorta di grembo musicale, dove, nel corso di quattro ore, il suo progetto musicale in corso Small White Man registrerà il suo secondo album.

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Da mercoledì 2 settembre la Collezione Peggy Guggenheim torna ad aprire le porte di Palazzo Venier dei Leoni

L’accesso sarà esclusivamente su prenotazione online effettuabile sul sito guggenheim-venice.it a partire dal 31 agosto. 

A partire da mercoledì 2 settembre, a distanza di 3 mesi esatti da quel 2 giugno in cui la Collezione Peggy Guggenheim riapriva timidamente le porte ai visitatori dopo un lungo lockdown durato 13 settimane, il museo veneziano torna ad aprire i cancelli di Palazzo Venier dei Leoni 6 giorni la settimana, rendendo così accessibile il suo straordinario patrimonio artistico dal mercoledì al lunedì, dalle 10 alle 18. L’accesso sarà esclusivamente su prenotazione online effettuabile sul sito guggenheim-venice.it a partire dal 31 agosto, e continuerà ad essere contingentato e per fasce orarie nel rispetto della normativa per il contenimento del Covid-19. I soci e i visitatori che hanno diritto all’ingresso gratuito potranno prenotare la propria visita scrivendo una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o chiamando lo 041. 2405440/419 il lunedì e dal mercoledì al venerdì dalle ore 10 alle ore 15, specificando giorno e fascia oraria.

L’invito è dunque a visitare la collezione permanente tra i grandi capolavori dei maestri che hanno scritto la storia dell’arte del XX secolo, mentre la mostra temporanea Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall'Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim è momentaneamente chiusa al pubblico, ma rimane comunque allestita in attesa di verificarne una possibile data di ripresa. Il Museum Shop esterno, che si trova lungo la fondamenta che porta all’ingresso della biglietteria, e il Museum Café seguono l’orario di apertura del museo, rimane invece chiuso il Museum Shop interno agli spazi museali.

Questo graduale ritorno a una nuova normalità è reso possibile anche grazie ai risultati ottenuti finora dalla campagna di raccolta fondi “Insieme per la PGC” avviata l’8 luglio, a seguito delle ingenti perdite economiche subite dalla Collezione dopo i 90 giorni di chiusura forzata e tutt’ora non colmate. La strada per raggiungere il traguardo è ancora lunga, affinché la riapertura quotidiana possa essere assicurata anche per il futuro e il museo torni a garantire la programmazione delle mostre temporanee, al momento limitate a una all’anno, e una piena ripresa delle tante attività educative gratuite per il pubblico. La mostra dedicata all’artista veneziano Edmondo Bacci, Edmondo Bacci. L'energia della luce, a cura di Chiara Bertola, prevista in autunno, è stata rimandata alla primavera del 2022, dal 9 aprile al 12 settembre, mentre viene al momento confermata nel 2021, dall’8 maggio al 13 settembre la grande esposizione Surrealismo e magia. Da Max Ernst a Leonora Carrington, a cura di Grazina Subelyte, Curatorial Department del museo. Stanno gradualmente riprendendo alcune attività educative come le visite per la “quarta età” di “Estate a Palazzo”, il cui prossimo appuntamento sarà il 17 settembre sempre dalle 9 alle 10, e il museo si sta impegnando, oggi più che mai, per poter tornare a una programmazione quanto più completa delle tante attività gratuite destinate ai suoi visitatori, sia dentro che fuori gli spazi museali, sospese sia per motivi legati alla sicurezza anti Covid-19 sia, in parte, per la necessità di fonti economiche che possano garantirne la continua gratuità al pubblico, dai bambini alle famiglie, ai non vedenti, ai giovani, agli over 75.

La generosa accoglienza finora dimostrata da chi ha risposto all’appello a sostegno della collezione ha permesso di costruire giorno dopo giorno la riapertura post lockdown e continua a trasmetterci segnali di forte ottimismo e positività per il futuro. Ogni contributo, anche il più piccolo, è oggi fondamentale affinché il museo torni a essere quel luogo libero e accessibile, di dialogo e scambio che il pubblico da sempre ama. Per donare basta un clic > https://www.guggenheim-venice.it/it/sostienici/dona-ora/

Infine, per chi desiderasse visitare la Collezione fuori dal consueto orario di apertura, dal mercoledì al lunedì, dalle 9 alle 10, è possibile prenotare una visita guidata con un operatore didattico del museo. Per informazioni e prenotazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

 Maria Cristina Carlini Samurai 2013

 Maria Cristina Carlini, Samurai, 2013

 

STUDIO MUSEO FRANCESCO MESSINA ospita Maria Cristina Carlini "Geologie, memorie della terra"

Un dialogo ideale fra maestri della scultura. Le opere monumentali di Maria Cristina Carlini abitano gli spazi appartenuti un tempo a Francesco Messina. 

Un dialogo ideale fra maestri della scultura. Le opere monumentali di Maria Cristina Carlini abitano gli spazi appartenuti un tempo a Francesco Messina (1900 - 1995) che ancora custodiscono le sue cere, i bronzi, le crete, nel silenzio della ex chiesa di San Sisto. Qui, fra i ritratti di donna e gli atleti del grande scultore del Novecento, crescono i boschi e si moltiplicano le impronte, i crateri e le pagine arse della Carlini. Segni, tracce, memorie di un paesaggio che evocano geografie e geologie ispirate agli umori della terra, ai luoghi selvatici di una natura arcaica e, insieme, sublime.

Dal 10 luglio all’8 settembre 2020 la mostra Maria Cristina Carlini. "Geologie, memorie della terra" a cura di Chiara Gatti, da un progetto di Raffaella Resch, è accolta allo Studio Museo Francesco Messina, ex Chiesa di San Sisto. Promossa e organizzata dal Comune di Milano | Cultura e dallo Studio Museo Francesco Messina, la mostra è inserita nel palinsesto “I Talenti delle Donne” che dedica l’anno 2020 al mondo delle donne e al contributo da loro offerto in tutte le aree della vita collettiva, e fa parte di “Aria di cultura”, il calendario di iniziative culturali che accompagna l’estate milanese.

“Negli evocativi spazi della ex chiesa di San Sisto si conservano le opere e la memoria del gesto creativo di un grande scultore italiano – afferma l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno – : un luogo perfetto per incrociare il lavoro di una scultrice capace di “giocare” con lo spazio e la materia, il cui talento artistico va ad arricchire la molteplice varietà delle iniziative dedicate a ‘I Talenti delle Donne’”.

Nella navata dai soffitti a doppia altezza della chiesa, sono poste le sculture di grandi dimensioni. Legni è una foresta orizzontale, che si profila nel fuoco prospettico dell'abside, visionario luogo degli accadimenti dove le teste di Messina affiorano fra i tronchi con un effetto teatrale lirico e onirico. Come “portali”, attraverso cui si compie la trasfigurazione della materia semplice in qualcosa di simbolico, grazie all’azione dello scultore e attraverso la presenza percettiva e attiva dello spettatore, opere come Origine e il Libro dei morti rappresentano la fase di creazione, il passaggio dall’inerte al vitale.

Il tema della germinazione di un modulo all'infinito nutre colonne della conoscenza che si arrampicano nelle cappelle laterali. Lamiera e piombo distillano energia e potenza semantica nelle pagine dipanate nell'aria come una stele o un antro rupestre. Fantasmi del lago è un totem ottenuto con lamiera modellata a sezioni prismatiche verticali, rese opache dal trattamento della superficie come se fossero evanescenti, umbratili.

Mentre nella cripta una sequenza di Impronte recano incise nella materia alfabeti e vestigia di una presenza passata e si distendono al suolo, visibili dalla navata come resti di un'archeologia sepolta nella terra, nelle stanze destinate un tempo allo studio di Messina, le installazioni ambientali distillano due cicli importanti di Carlini, i Crateri e i Libri bruciati. Qui, il senso della materia e del colore, la pelle vibrante della scultura, gli smalti e gli ossidi plasmano elementi sottratti alla natura e alla storia dell'uomo, alla orografia del territorio e alla cultura ancestrale.

Maria Fratelli commenta: “le opere di Maria Cristina Carlini traghettano dentro la navata di San Sisto l'esperienza internazionale dei maestri del Novecento nel cui novero si inserisce la sua scultura e la accostano alle opere di Francesco Messina. Dal confronto scaturisce la forza della scultura quale lingua viva. Per mano di una donna, una grande scultrice milanese che merita questo omaggio, il Museo Messina si fa paesaggio, memoria e terra”.

In esterno, in dialogo col prospetto barocco della facciata, spicca il sontuoso Samurai, simbolo della mostra, armatura di legno e acciaio corten per un volume lineare e sintetico; armonia e ritmo degli elementi plastici evocano un tessuto, una maglia, una cotta attraversata dall'aria e dal vento. Perfezione calligrafica in omaggio alla sintesi assoluta della cultura d'oriente.

L’installazione Samurai al termine della mostra rimarrà esposta durante la settimana di Art Week e nei giorni di MiArt.

In mostra è presente un filmato realizzato da Storyville con la regia di Stefano Conca Barizzoni dedicato all’atelier dell’artista e alle opere esposte.
Al termine dell’evento verrà pubblicato un libro, in italiano e inglese, a cura  di Chiara Gatti e con testi critici di Chiara Gatti e Paolo Campiglio comprendente le opere esposte e un nucleo di lavori significativi del percorso artistico degli ultimi anni.

Cenni biografici. Maria Cristina Carlini inizia il suo percorso artistico a Palo Alto in California dove lavora la ceramica ed espone, successivamente prosegue la sua attività a Bruxelles per poi tornare a Milano. Da questo momento, oltre al grès e alla terra entrano a far parte della sua espressività materiali come il ferro, la lamiera, l’acciaio corten, la resina, il legno di recupero e saltuariamente la carta.
Maria Cristina Carlini dà vita a opere che spaziano dalle grandi alle piccole dimensioni, la sua carriera è costellata da importanti riconoscimenti, ha insegnato all’estero, ha tenuto mostre personali e partecipato a collettive in diverse sedi pubbliche e private, nazionali e internazionali: le sue sculture monumentali sono presenti in permanenza in tre continenti: Europa, America e Asia.
E’ stata la prima scultrice donna ad esporre nella Città Proibita e il Comune di Milano l’ha insignita come testimonial dei rapporti con la Cina per l’esposizione di Expo 2010 Shanghai dove è stata presente con sculture monumentali.
Attualmente vive e lavora a Milano, dove il suo atelier è una fucina attiva in cui l’artista prosegue la sua attività creativa, oltre a continuare ad esporre in tutto il mondo. www.mariacristinacarlini.com

Coordinate mostra
Titolo Maria Cristina Carlini. Geologie, memorie della terra
A cura di Chiara Gatti, da un progetto di Raffaella Resch
Sede Studio Museo Francesco Messina, via San Sisto 4/A – Milano
MM1 Cordusio / MM3 Missori
Date 10 luglio - 8 settembre 2020
Orario da giovedì a domenica ore 11-18 (ultimo ingresso ore 17.30)
Ingresso libero 
prenotazione (consigliata) – https://museicivicimilano.vivaticket.it

 

Info pubblico Tel. 02 86453005 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
facebook / instagram: @museofrancescomessina

 

 GAMeC buren


 

DANIEL BUREN PER BERGAMO - Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati

Per iniziativa della GAMeC apre a Bergamo la mostra del celebre artista francese Daniel Buren. 

Dopo i mesi di sospensione delle attività dovuti al lockdown, la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo annuncia l’apertura della mostra Daniel Buren. Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati, che si terrà giovedì 9 luglio 2020 presso lo storico Palazzo della Ragione, sede estiva della Galleria per il terzo anno consecutivo.

La presentazione di un nuovo, importante progetto espositivo di respiro internazionale all'interno di un luogo simbolo della città italiana maggiormente colpita dalla recente pandemia assume oggi una forte valenza simbolica, come segno di rinascita, oltre a portare con sé un connaturato valore artistico e di ricerca.
 
Esponente di spicco dell’Institutional Critique – la tendenza all'interrogazione critica delle istituzioni artistiche emersa intorno alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso – Daniel Buren ha utilizzato per la prima volta nel 1965, come supporto per la propria pittura ridotta al grado 0, una tenda da sole, il cui motivo a bande verticali bianche e colorate di 8.7 cm è divenuto, da quel momento in avanti, un dispositivo visivo utilizzato dall'artista in tutti i propri lavori, dalle mostre alle commissioni pubbliche.
Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati nasce dall'incontro tra questi fondamentali orientamenti della ricerca dell’artista e l’interesse più recente per la luce, e in particolare per le qualità e il potenziale estetico e costruttivo della fibra ottica.
 
Nel suggestivo contesto della Sala delle Capriate, gioiello medievale riedificato nel XVI secolo, i tessuti luminosi di Buren – presentati per la prima volta in un museo italiano – ridefiniscono gli ambienti storicamente destinati all'amministrazione e all'esercizio della giustizia cittadina, gettando “nuova luce” sulle antiche forme del Palazzo e sugli affreschi in esso conservati, staccati dalle facciate delle case e dalle chiese dell’antico borgo urbano e qui collocati negli anni Ottanta del Novecento.
 
Dall’incontro tra un gruppo di interventi “in situ”, immaginati appositamente per lo spazio della sala, e una serie di lavori “situati”, adattati cioè agli spazi del grande salone ma idealmente trasferibili in altri contesti, nasce il progetto di Buren per la città Bergamo, che per la prima volta apre le porte al pensiero e alla creatività del celebre artista francese affidandogli la rilettura di uno dei suoi luoghi storici più rappresentativi.
 
Quello di Buren è un lavoro “per” e “nello” spazio, un unicum scultoreo con un forte connotato plastico, indipendente e anti-decorativo, e, allo stesso tempo, con una predisposizione all'interpretazione e alla valorizzazione degli elementi artistici e architettonici preesistenti.
 
I teli in fibra luminosa sono l’esito ultimo della ricerca di Buren, la parte recente e aggiornata di un percorso creativo originale e celebrato. Essi non rappresentano soltanto l’evoluzione tecnologica di concetti e principi compositivi consolidati, ma costituiscono, a tutti gli effetti, una nuova condizione costruttiva, un nuovo modo di esistere nello spazio, in ragione delle loro peculiari qualità intrinseche, del loro essere portatori interni di sostanza raggiante e, allo stesso tempo, fonte di luce per gli ambienti. 
 
Dopo essere state presentate all'interno di alcune importanti gallerie e musei, le fibre ottiche di Buren si trovano in questa occasione a vivere per la prima volta una nuova dimensione spaziale e un inedito dialogo con un contesto storico di grande valore.
 
“L'apertura della mostra di Daniel Buren a Palazzo della Ragione è il segno più visibile della volontà della GAMeC di essere vicina alla comunità di Bergamo anche in questa delicata fase di ripartenza” – dichiara il Direttore Lorenzo Giusti. L'appuntamento si affianca infatti alle attività promosse dalla Galleria nelle ultime settimane e pensate per le diverse fasce di pubblico, tra le quali il Campus per ragazzi (The Museum is Present) negli ambienti del museo e gli spettacoli di Radio GAMeC Real Live ospitati nel cortile.
 
“In un momento così difficile per l'economia e per la cultura – aggiunge Alberto Barcella, Presidente della GAMeC – il museo ha potuto contare sul continuo supporto dei propri Soci Fondatori – il Comune di Bergamo e TenarisDalmine – oltre che su nuovi importanti sostenitori, come Barcella Elettroforniture e Italgen, il cui contributo è andato ad aggiungersi a quello consolidato di Fondazione UBI, Bonaldi Motori e Carvico”.
 
Dalle prime affissioni degli anni Sessanta, sui muri di Parigi, New York o Kyoto, alle grandi commissioni pubbliche – tra le quali la celebre Les Deux Pateaux nella Corte d’Onore del Palais Royal di Parigi –, dalle mostre personali in musei e gallerie fino alle grandi manifestazioni come Prospekt, Documenta e la Biennale di Venezia – dove nel 1986 ha vinto il Leone d’Oro per il migliore padiglione internazionale –, tutte le opere di Daniel Buren sono concepite in funzione del luogo in cui sono ospitate e realizzate in situ.

Nel 2007 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la pittura a Tokyo.

INFORMAZIONI
 
La mostra sarà visitabile fino al 1 novembre nei seguenti orari:
martedì-venerdì: ore 16:00-20:00
sabato e domenica: ore 10:00-22:00
lunedì chiuso
 
Ingresso gratuito
 
Gli orari di apertura potranno subire variazioni.
Vi invitiamo a consultare il sito gamec.it per informazioni.