La bellezza: una maniera come le altre per creare un'iniziale connessione con lo spettatore, non certo un intento finale

 

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"Nella personale alla Casa Museo Asger Jorn, ho trascorso del tempo immerso in questo giardino ed è come se avessi indagato lo spazio in negativo, colmato dagli elementi che avevano lasciato Jorn e Berto". Intervista all'artista Salvatore Arancio.

By Camilla Delpero

 English version below

 

Come nasce Salvatore Arancio?

Salvatore Arancio nasce a Catania sotto il vulcano in un’isola piena di storia, mitologia, contraddizioni e contraddistinta da espressioni della natura molto forti. Nasce dai centri sociali, dal punk, dalla musica industriale e psichedelica, dalla passione per il cinema e la fotografia. Passa da un’isola a un’altra, si trasferisce a Londra a metà degli anni '90 per una voglia di esprimersi, di studiare e conoscere altre culture. Una sorta di ibrido di queste due culture e un forte spirito di curiosità rispecchia la mia persona e alcuni aspetti della mia pratica artistica.

 

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Salvatore Arancio, A Soft Land No Longer Distant, 2017, refractory clay, partially glazed and painted in policromy with third firing details, Ph. Sebastiano Pellion. Courtesy of the artist and Federica Schiavo Gallery, Milano-Roma

 Parlaci della tua arte a chi si rivolge?

Direi che per me è importante sedurre lo spettatore in modo da creare una relazione immediata. Il fatto che la mia continua investigazione su temi legati alla natura, il paesaggio, la scienza e la mitologia ha una valenza universale, facilita questo intento, rendendo il tutto piu’ accessibile, democratico. Mi piace pensare che dopo questa iniziale connessione, qualcuno riesca a cogliere la narrativa che sta dietro le mie opere, i diversi “layers” di significati che si sovrappongono e nascono attraverso la mia ricerca. Durante il mio processo creativo, cerco sempre una certa coerenza tra la forma e il contenuto in quello che produco, un continuo rimbalzo dove un elemento informa l’altro. L’appropriazione e reinterpretazione di materiali legati alle varie estetiche che si creano come risultato della nostra ossessione di capire cosa ci sta attorno sta al centro di quello che faccio, cercando con le mie opere che ne risultano, di stimolare la curiosità dello spettatore.

Un consiglio da dare ai giovani artisti per affermarsi nel vero mercato dell’arte? Quali sono le cose davvero importanti?

Conoscerlo ma dimenticarselo! Mai farsi influenzare da mode e soprattutto farsi scoraggiare da certi aspetti del sistema. Lavorare duro e immergersi totalmente in quello che si fa, sembrerebbero punti scontati ma sono di sicuro fondamentali. Da questo punto di vista, creare una pratica artistica basata su quello che ti appassiona rende tutto più facile. Mi piace anche pensare che essere sempre rispettosi e onesti nelle relazioni con le persone con cui si lavora, crea una certa energia positiva che alla fine finisce per circondarti.

 

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Salvatore Arancio, A Soft Land No Longer Distant, 2017, refractory clay, partially glazed and painted in policromy with third firing details, Ph. Sebastiano Pellion. Courtesy of the artist and Federica Schiavo Gallery, Milano-Roma

 

Qual è il tuo rapporto con gli artisti del passato? Chi ti ha ispirato?

Difficile da esprimermi, data la mia pessima memoria! Comunque ce ne sarebbero tanti, di sicuro uno dei primi amori è stato Derek Jarman.

Dove sta andando l’arte contemporanea? Rispecchia i suoi tempi oppure non parla più del presente, della società?

L’arte contemporanea è un linguaggio, un modo di rivedere o immaginare, quindi in una maniera o nell’altra è sempre il risultato del presente e della società.

La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare il quid del processo creativo. Dov’è il quid nella tua arte che la rende unica e soprattutto tua?

Ma unica è forse una grande parola... comunque presumo il fatto che il mio lavoro non segue nessun trend e nasce da stimoli e interessi che sono anche le mie passioni di tutti i giorni. Mi piace anche pensare, che riesce a far viaggiare.

 

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Salvatore Arancio, Like a Sort of Pompeii in Reverse, 2019, Installation view at Casa Museo Jorn, Albissola Marina, Ph. Federica Delprino - Omar Tonella. Courtesy of the artist, Casa Museo Jorn / MuDA, Albissola and Semiose Gallery, Paris

 

Cos’è la bellezza?

Una maniera come le altre per creare un'iniziale connessione con lo spettatore, non certo un intento finale.

I prossimi progetti?

Ho inaugurato lo scorso 11 luglio una personale alla Casa Museo Asger Jorn, a Albissola Marina, un luogo fantastico di cui mi sono subito innamorato. Camminando nel giardino della casa, lungo i muri in pietra ci si accorge che è una sorta di detournement situazionista realizzato da Jorn e Berto (suo amico e muratore) in cui si trovano diversi elementi sia provenienti dal mondo naturale, sia creati dall’uomo, ma non si riesce più a distinguere quali siano gli uni e quali gli altri o dove la mano di Jorn finisce e quella di Berto comincia. Ci sono elementi realizzati, ad esempio, con scarti dei forni per la cottura della ceramica, smalti, lastre, pietre, che negli anni sono stati stratificati così che sembrano quasi pietre preziose o minerali. Ho trascorso del tempo immerso in questo giardino, di lavorare in situ con l’argilla e utilizzare gli elementi incastonati nei muri come fossero dei calchi. Ho così creato varie lastre, che ho poi rimodellato creando delle mie sculture. È come se avessi indagato lo spazio in negativo, colmato dagli elementi che avevano lasciato Jorn e Berto.Parte della mostra verra esposta dalla galleria parigina Semiose, con cui farò la mia prima personale in concomitanza con la Fiac a Ottobre. Nello stesso periodo nello spazio no profit Black Towers di Londra esporrò un nuovo progetto realizzato in Messico.

 

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Salvatore Arancio, It Was Only a Matter of Time Before We Found the Pyramid and Forced It Open, 2017, glazed and unglazed ceramic, epoxy resin, Installation view for Sculpture In The City 2019-2020, London, UK, Ph. Nick Turpin. Courtesy of the artist and Federica Schiavo Gallery, Milano-Roma

 

English version

 

Beauty: a way like many others to create an initial connection with the viewer, not a final goal

"For the solo show at the Casa Museo Asger Jorn, I spent time immersed in its garden as if I had investigated the negative space filled with the elements who Jorn and Berto had left ". Interview with the artist Salvatore Arancio.

 

How was Salvatore Arancio born?

Salvatore Arancio was born in Catania under the volcano on an island full of history, mythology, contradictions and characterized by very strong expressions of nature. It comes from occupied social centers, from punk, from industrial and psychedelic music, from a passion for cinema and photography. He moved from one island to another, he moved to London in the mid-90s for a desire to express himself, to study and learn about other cultures. A sort of hybrid of these two cultures and a strong spirit of curiosity reflects my person and some aspects of my artistic practice.

Tell us about your art? Who is it aimed at?

I would say that for me it is important to seduce the viewer, to create an immediate relationship. The fact that my continuous investigation of themes related to nature, landscape, science and mythology has a universal value, facilitates this aim, making it more accessible, democratic. I like to think that after this initial connection, someone might be able to grasp the narrative behind my works, the different layers of meanings that overlap and are conceived through my research. During my creative process, I always look for a certain consistency between the form and the content of what I produce, a continuous rebound where one element informs the other. The appropriation and reinterpretation of materials related to the various aesthetics that are created as a result of our obsession with understanding what is around us is at the center of what I do, aiming to stimulate the viewer's curiosity with my resulting works.

A tip to give to young artists to establish themselves in the art market? What are the really important things?

To know it but to forget it! Never be influenced by trends and above all be discouraged by certain aspects of the system. Working hard and totally immerse yourself in what you do, they would seem like basic points but are for sure crucial. From this point of view, creating an artistic practice based on what you're passionate about makes it all much easier. I also like to think that always being respectful and honest in relationships with the people you work with, creates some positive energy that eventually ends up surrounding you.

What is your relationship with the artists of the past? Who inspired you?

Difficult to say, I have such a bad memory! However there would be many, for sure one of my first loves was Derek Jarman.

Where is contemporary art going? Does it reflects its time or does not talk anymore about the present or about society?

Contemporary art is a language, a way to see again or imagine, so in one way or another is always the result of the present and of society.

The magazine is called Quid Magazine because it wants to investigate the quid of the creative process. Where is the quid in your art that makes it unique and above all yours?

Unique is perhaps a big word... however I presume the fact that my work does not follow any trend and it comes from stimulus and interests that are also my daily passions. I also like to think, that it enables to travel.

What is beauty?

Beauty is a way like many others to create an initial connection with the viewer, not a final intent.

The next projects?

I inaugurated last July 11 a solo show at the Casa Museo Asger Jorn, Albissola Marina, a fantastic place that I have fallen in love with. Walking in the garden of the house, along the stone walls we realize that it is a kind of situationist's detournement made by Jorn and Berto (his friend and bricklayer) in which there are several elements from the natural world or man-made ones, but it is no longer possible to distinguish which are the ones and which the others or where the hand of Jorn ends and that of Berto begins. There are elements made, for example, with scraps of the kiln wastes for the firing of ceramics, enamels, slabs, stones, which over the years have been stratified so that they almost seems like precious stones or minerals. I spent time immersed in this garden, working in situ with clay and using the elements embedded in the walls as if they were the moulds. So I created several slabs, which I then modelled again, creating my sculptures. It is as if I had investigated the negative space, filled with the elements who Jorn and Berto had left. Part of the exhibition will be shown by the Parisian gallery Semiose, with which I will make my first solo exhibition in conjunction with the FIAC October. In the same period in the non-profit space Black Towers in London I will show a new project I made in Mexico.