L'arte è un filtro necessario per comunicare ed evidenziare i temi forti della nostra contemporaneità

 

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   Beatrice Bulgari, Photo Eliabetta Catalano
 

"Il Quid si trova nella possibilità e nel mistero di un incontro". Intervista a Beatrice Bulgari, presidente della casa di produzione In Between Art Film.

By Camilla Delpero

 

Qual è il suo rapporto con l’arte?

Ho cominciato ad essere immersa nel mondo dell’arte fin da piccolissima. A nove anni avevo un garage nella mia casa in Sicilia dove potevo dedicarmi alla mia passione: la pittura. Dopo aver portato avanti il mio percorso scolastico in ambito artistico, liceo e Accademia, ho scelto scenografia. Per venticinque anni ho lavorato come costumista nel mondo del cinema fino a quando queste due passioni, la pittura e il cinema, si sono riavvicinate. All’inizio ho creato un’organizzazione no profit e successivamente è nata la casa di produzione IN BETWEEN ART FILM, specializzata nella produzione di film e documentari che si basano sull’interdisciplinarietà e lo scambio tra i diversi linguaggi artistici del nostro tempo.

 

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Pierre Bismuth, where is rocky ii, 2016.

 

Questa casa di produzione quindi nasce da una passione alimentata e accresciuta nel tempo?

Nasce da una scintilla nel 2006. Sono stata invitata a vedere un film di Ermanno Olmi, su di un grande artista scomparso recentemente: Jannis Kounellis. Il film è stato girato in occasione di una mostra di Kounellis che stava allestendo in quel momento alla Fondazione Pomodoro. Ermanno era stato invitato a filmare il backstage, mentre Kounellis installava la mostra. Il film era talmente rivoluzionario e toccante, che ho iniziato a domandarmi perché non documentare il lavoro di un artista durante il suo processo creativo, nelle fasi di allestimento di una mostra o di un’opera site – specific. Da questa domanda ho avviato la mia prima no-profit.

Un artista che le è rimasto nel cuore a cui è più legata.

Un artista che mi è rimasto nel cuore è stato Alighiero Boetti. Tanti anni fa consegnai ad Alighiero un sacchetto contenente scatole di fiammiferi che avevo collezionato con mio marito nei vari hotel del mondo al tempo in cui eravamo ancora fidanzati. Alighiero ha creato un bellissimo lavoro, un’opera a cui sono molto legata perché l’artista ha colto fortemente il senso romantico del progetto e lo ha trasformato secondo la sua poetica.

Quando produce un progetto, cos’è che la fa decidere per uno piuttosto che un altro?

Deve esserci una sorta di incantamento, di innamoramento, deve scattare una molla. Non è detto che poi quando sposi un progetto e lo produci il risultato sia all’altezza delle aspettative. È accaduto con un lavoro che mi era sembrato interessante. Sono andata a documentarmi, ho fatto delle ricerche approfondite, ma poi il risultato ha seguito un percorso differente dalla direzione in cui mi era stato proposto, tuttavia sono molto attenta a non invadere il lavoro dell’artista.

 

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Masbedo, The lack, 2014.

 

L’arte come forma di comunicazione?

Credo che sia un momento molto fertile, pensiamo ad esempio ai grandi marchi di moda che collaborano con gli artisti e ad alcuni movimenti sociali che attraverso l’arte esprimono dissenso ed opinioni sulla politica o sulle grandi tematiche del contemporaneo. A volte si assiste ad un vero e proprio saccheggio dell’opera artistica, tuttavia credo sia un modo per entrare in una comunicazione più diretta e renderci più partecipi a certi temi. È vero che si incorre nel rischio di dissacrare l’arte, infatti alcuni artisti rinunciano a dei benefit importanti perché hanno paura di una falsa contaminazione, ma l’arte è veicolo privilegiato di comunicazione.

Crea progetti con le principali istituzioni del mondo, con chi vorrebbe ancora collaborare? In modo ironico, chi le manca?

Nella mia casa di produzione un progetto può nascere da una conversazione, da uno scambio. Non c’è un protocollo da seguire, le richieste di collaborazione sono tantissime e spesso devo necessariamente rinunciare a qualcosa.

 

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MASBEDO, 2018, PROTOCOL906, SiteSpecificVideoInstallation, Commissioned By Manifesta12. CourtesyMasbedo&InBetweenArtFilm Photo©FrancescoBellina, InstallationView MQ 4.

 

Per lei cos’è l’arte contemporanea?

Come dice Pistoletto “l’arte non è fantasia, utopia o realtà distaccata dalla società, è un modo per parlare delle urgenze del momento”. È un filtro necessario per comunicare ed evidenziare i temi forti della nostra contemporaneità.

La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare il quid del processo creativo, la scintilla che rende uniche le cose. Beatrice Bulgari dove lo intravede il quid?

La possibilità e il mistero di un incontro.

Progetti?    

Stiamo lavorando con diverse istituzioni alla realizzazione di “Screening programs”, ovvero delle rassegne video tematiche, dove vengono raccolte opere videografiche da diversi curatori nazionali e internazionali che propongono di volta in volta un focus come ad esempio:  l’indagine interiore o esteriore , il rapporto con l’altro, i cambiamenti climatici ecc. Successivamente vengono selezionati i video, spesso dalla mia collezione o chiesti in prestito alle gallerie. Il risultato è un vero e proprio dialogo che tocca molteplici aspetti del contemporaneo. Abbiamo già presentato le rassegne al MAXXI, al Museo del Novecento a Firenze, al festival Loop Barcellona, durante la programmazione di Videocittà a Roma, abbiamo in previsione la volontà di coinvolgere sempre più istituzioni internazionali, creando una vera e propria rete di scambio legata al campo delle immagini in movimento.

Il medium usato dall’arte modifica il messaggio dell’arte stessa? Se video, foto o tela, il messaggio artistico ha maggiore o differente impatto?

Personalmente ho una passione per la video arte. Il video è il medium che preferisco perché contiene in sé la forza della fotografia e la poetica del racconto.