Mostre

 




onirismi 

 Goccia di Fulvio Morella 2021, Montagna 2 di Michele De Lucchi 2013. Copertina del libro CRAMUM 2021 con opera di Ludovico Bomben

 

ONIRISMI - Page Tsou solo exhibition a cura dall’Associazione Culturale NOI Altri

40 opere esposte tra le più significative, incluso un lavoro inedito.

Arriva a Milano la prima mostra personale "Onirismi" dal 5 al 12 settembre, una mostra mai realizzata in Italia dedicata a Page Tsou, artista visivo pluripremiato di Taipei, fondatore dello studio di design AUSPICIOUS, protagonista della scena creativa taiwanense, già curatore della Mostra Internazionale di Design a Taipei nel 2016.

Sarà inaugurata negli spazi di BASE Milano la prima personale dedicata a Page Tsou in Italia: 40 opere esposte tra le più significative, incluso un lavoro inedito. Un'immersione attraverso lo stile e la poetica di un artista che combina abilmente tradizione e contemporaneità, sia nei temi trattati che a livello espressivo. Il suo lavoro è stato da lui stesso definito “retrofuturistico”. Le opere sono state accuratamente selezionate tra diversi progetti  realizzati negli ultimi 11 anni) per accompagnare l’osservatore nell’immaginario dell’artista, in un progressivo crescendo di dettagli ed emozioni che aprono a riflessioni personali sull’uomo e il suo futuro.

Tra i vari lavori esposti citiamo: la serie “The And”, ritratti di spalle che ribaltano il punto di vista e obbligano lo spettatore ad immaginare i tratti somatici del soggetto; illustrazioni tratte dai libri “Dancing Feather” e “The gift” entrambi premiati alla Bologna Children’s Book Fair; il silent book “Trace” originariamente realizzato in formato leporello (28 cm di altezza per 480 cm di lunghezza); “Noah”, interpretazione surrealista del mito dell’Arca di Noè; ed infine la serie, ancora non conclusa, intitolata “Invisible bookstore”, di cui sarà esposta in esclusiva, l’inedito “Invisible bookstore - Jean Prouvé”, rappresentazione immaginifica ma filologicamente impeccabile della libreria del famoso architetto.

Attraverso queste e altre opere, il percorso narrativo della mostra apre continue finestre che connettono il mondo reale a quello dell’immaginazione, come in bilico tra sogno e realtà. Proprio questa capacità dell’artista, di trascendere verso un piano onirico, caratterizza la sua opera e restituisce la particolare visione che Page Tsou ha del mondo. La mostra è l’occasione per avvicinarsi di qualche migliaio di chilometri alla scena artistico-visuale taiwanse, assaporando i disegni di uno dei suoi più apprezzati esponenti. Page Tsou cattura atmosfere, racconta storie e svela emozioni umane con una delicatezza innata e una maestria plasmata da multiple influenze culturali.

Il Bookshop

La mostra sarà accompagnata da un bookshop curato da NOI Libreria - Spazio culturale di vicinato, libreria indipendente nel cuore di NoLo  specializzata in illustrazione. Il bookshop, oltre a presentare il meglio dell’editoria, tra grafica e arti visive, si arricchisce con un focus dedicato alla produzione di Taiwan.

Page Tsou è un artista visivo pluripremiato di Taipei, curatore, fondatore dello studio di design AUSPICIOUS, e uno dei protagonisti più significativi della scena creativa taiwanense. Si specializza in pittura e design tradizionale cinese durante gli anni del college, prima di iscriversi al Royal College of Art di Londra per dedicarsi alla progettazione grafica e alla visual art. La rivista di moda francese WAD lo definisce come uno dei Most Outstanding New Talents. Il suo stile delicato, elegante e divertente ha attirato l'attenzione di diversi marchi. Ha collaborato con Gucci, Montblanc e Johnnie Walker tra i tanti.

Nel 2016, Page è il curatore della Mostra Internazionale di Design a Taipei. Nel 2017 riceve il Bologna Ragazzi Award al Bologna Children's Book Fair e a Madrid il Museo ABC gli dedica una personale, Hide and Seek. Nel 2018 è stato invitato a rappresentare Taiwan al forum professionale del libro per bambini insieme a creatori di prim'ordine provenienti da Stati Uniti, Francia, Italia e Paesi Bassi nell'ambito della Bologna Children's Book Fair.

I curatori e organizzatori

La mostra è promossa e curata dall’Associazione Culturale Noi Altri, associazione milanese nata nel 2020 con lo scopo di promuovere e favorire lo sviluppo e l’innovazione dell’illustrazione, della comunicazione e delle arti visive in generale attraverso l’organizzazione di attività culturali, artistiche e formative, nonché attraverso la realizzazione di contenuti editoriali.

I sostenitori

Il progetto nasce da una collaborazione tra il Ministero della Cultura di Taiwan tramite la Divisione Cultura dell’Ufficio di Rappresentanza di Taipei in Italia e l’Associazione Culturale NOI Altri.

Si ringrazia per il supporto anche:

BASE Milano _ https://base.milano.it/

NOI Libreria _ https://www.noilibreria.it/

Cornici Duina _ https://www.corniciduina.it/

Studio Petite Photo _ https://www.petitephoto.it/

 

 




goccia cramum 

 Goccia di Fulvio Morella 2021, Montagna 2 di Michele De Lucchi 2013. Copertina del libro CRAMUM 2021 con opera di Ludovico Bomben

 

A Villa Mirabello di Milano per la DesignWeek la mostra internazionale CRAMUM: (LA) NATURA (E') MORTA?

Le trenta opere selezionate mostrano come l'arte si interroghi sempre più spesso sul rapporto "essere umano-natura-futuro". La mostra è a cura di Sabino Maria Frassà.

Martedì 7 settembre 2021 alle ore 18:00, in occasione della Milano Design Week 2021, a Villa Mirabello (via Villa Mirabello, Milano) CRAMUM presenta la nuova mostra internazionale "(La) Natura (è) morta?", curata da Sabino Maria Frassà. La mostra ospita l’ottava edizione del premio Cramum, il cui vincitore/vincitrice verrà proclamato durante l'inaugurazione.

Le trenta opere selezionate - di artisti famosi o finalisti del premio, provenienti da Belgio, Cina, Germania, Italia e Stati Uniti - mostrano come l'arte si interroghi sempre più spesso sul rapporto "essere umano-natura-futuro". Come spiega il curatore Frassà. "La natura morta appare oggi come metafora del nostro tempo. Nella sua ossessiva riproposizione, ripetizione e declinazione, la natura morta risulta essere un genere quantomai contemporaneo, in grado di sublimare tutta la complessità del nostro vivere e di mostrare dove siamo e soprattutto dove stiamo andando. La natura morta delle opere in mostra racconta un’umanità decadente e sola, ma non misantropa, che non può che riflettere sul proprio futuro sempre più lontano dalla certezza di Dio e da una dimensione codificata del Sacro; dimensione forse troppo lontana e complessa da cogliere, comprendere e riportare all’interno dell’opera d’arte."

Cramum mette in mostra artisti di fama internazionale e fuori concorso (il duo Bloom&me (Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo) al fianco degli artisti finalisti del premio (Elisa Alberti, Maurizio Cariati, Stefano Cescon, Matteo Di Ciommo, Jingge Dong, Clarissa Falco, Stefano Ferrari, Maxim Frank, Miriam Montani, il duo Andrea Sbra Perego & Federica Patera, Federica Zianni). (LA) NATURA (E') MORTA?  è così una mostra che sin dalla sua concezione avvia un dialogo con il pubblico e tra generazioni d'artisti, alla ricerca di ispirazioni e punti di riflessione altrimenti impossibili da trovare.

A suggellare la mostra anche il libro (LA) NATURA (E’) MORTA? – Quale egoismo per un futuro possibile” in cui le immagini delle opere integrano e interpretano le riflessioni di 

La mostra rimarrà aperta per la Milano Design Week 2021 nei seguenti giorni e orari: da mercoledì 8 a sabato 11 settembre dalle 12.00 alle 18.00; domenica 12 settembre dalle 13.00 alle 16.00. Ulteriori informazioni via email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 




Walter Niedermayr Portrait 36 2012. Trittico 495x39 cm. Courtesy Ncontemporary Milano Galerie Nordenhake Berlin Stockholm E294ACC2AE Walter Niedermayr. 1 

Walter Niedermayr, Portrait, 36, 2012 Trittico, 49,5x39 cm Courtesy Ncontemporary Milano, Galerie Nordenhake Berlin/Stockholm © Walter Niedermayr

 

"Walter Niedermayr. Transformations" alla CAMERA di Torino

Un focus su un corpo di lavori creati negli ultimi dieci anni della sua carriera che approfondisce il tema dei cambiamenti dello spazio.

Nelle sale principali di CAMERA, è visibile fino al 17 ottobre "Walter Niedermayr. Transformations", mostra personale di Walter Niedermayr (Bolzano,1952) che, attraverso focus su un corpo di lavori creati negli ultimi dieci anni della sua carriera, approfondisce il tema dei cambiamenti dello spazio.

Curato da Walter Guadagnini, con la collaborazione di Claudio Composti e Giangavino Pazzola, il percorso espositivo include gli ultimi vent’anni di ricerca artistica di uno fra i più importanti fotografi italiani contemporanei. Attraverso i temi ricorrenti della sua opera come i paesaggi alpini, le architetture e il rapporto fra lo spazio pubblico e lo spazio privato, viene evidenziato l’interesse dell’autore per l’indagine dei luoghi non solo dal punto di vista geografico, ma anche da quello sociale. Sebbene in continuità con l’eredità della tradizione fotografica italiana che vede il paesaggio come primaria chiave interpretativa della società, la ricerca visiva di Niedermayr è rilevante per la capacità di rileggere tale argomento e rinnovarlo sia dal punto di vista concettuale che formale. Per il fotografo altoatesino, infatti, oggi lo spazio fisico non può essere approcciato con un’esclusiva intenzione documentaria, ma appare come perno di una relazione trasformativa tra ecologia, architettura e società. In alcuni lavori della serie Alpine Landschaften (Paesaggi Alpini), ad esempio, la presenza dell’uomo nella raffigurazione di paesaggio è interpretata come un parametro di misurazione delle proporzioni dei panorami alpini, e al tempo stesso come metro politico del suo intervento nella metamorfosi degli equilibri naturali. Discorso che viene rimarcato anche in lavori come Portraits (Ritratti), dove i cannoni sparaneve ripresi durante la stagione estiva – quindi inattivi – diventano ambigue presenze che abitano il paesaggio.

Con una cinquantina di opere di grande formato, spesso presentate nella formula del dittico e del trittico e caratterizzate da tonalità poco contrastate e neutre, la mostra ci racconta una simultaneità di attività umane e non, che coesistono e trovano un equilibrio instabile in costate mutamento, come evidenzia la serie Raumfolgen (Spazi Con/Sequenze).

Sono esposti in mostra anche due dittici inediti realizzati a seguito di una committenza che ha permesso a Niedermayr di scattare, ad inizio anno, nel cantiere di Palazzo Turinetti a Torino che diventerà la quarta sede delle Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo. In apertura nei primi mesi del 2022, il museo sarà dedicato prevalentemente a fotografia e videoarte. La presenza di queste immagini racconta nuovamente la collaborazione tra CAMERA e Intesa Sanpaolo - Socio Fondatore e Partner Istituzionale di CAMERA - attraverso la quale nel 2019 è stata realizzata la mostra Nel mirino. L’Italia e il mondo nell’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo 1939-1981.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale.

La mostra è realizzata in collaborazione con la galleria Ncontemporary di Milano e con il sostegno di Ediltecno Restauri, Building S.p.a., Sipal S.p.a, Pro-Tec Milano, GAe Engineering e BMS Progetti.

Walter Niedermayr

Walter Niedermayr (Bolzano,1952) è un fotografo e artista che con la sua ricerca indaga, a partire dal 1985, il rapporto intenso e ambiguo tra uomo e ambiente. A partire dal 1988 espone le sue opere fotografiche e video in istituzioni pubbliche, musei e gallerie. Il suo lavoro è stato esposto in prestigiosi enti e manifestazioni culturali tra le quali Fotografia Europea di Reggio Emilia (2018), Aut. Architektur und Tirol di Innsbruck (2017), Galéria Mesta Bratislavy di Bratislava (2015), Istituto Italiano di Cultura di Parigi (2012), Fondazione Fotografia di Modena (2011), Museion di Bolzano (2004), Württembergischer Kunstverein di Stoccarda (2003), Centre pour l’image contemporaine di Ginevra (2000), White Cube di Londra (1998), Vorarlberg Museum di Bregenz (1992) e altri numerosi spazi pubblici e privati. La sua ultima serie ideata durante il lockdown del 2020, e commissionata dal Ministero della Cultura, è esposta a Palazzo Barberini a Roma. Le sue opere sono state anche presentate in passato in mostre collettive, tra le quali si ricordano quelle al MAST di Bologna (2017), al MAXXI di Roma (2016), alla Biennale Internazionale di Architettura di Venezia (2014 e 2010), al Fotomuseum di Winterthur (2013), al Museum of Contemporary Art di Tokyo e al Denver Art Museum (2011), a Manifesta7 a Bolzano (2008), al Centre Pompidou di Parigi (2006), al MART di Rovereto (2003) e molti altri. Le opere dell’artista sono conservate in numerose collezioni internazionali, fra le quali MoMa di New York, Tate Modern di Londra, Centre Pompidou di Parigi, MAXXI di Roma, MOCA di Los Angeles, Fondation Cartier di Parigi, Intesa Sanpaolo e UBS Art Collection. Tra il 2011 e il 2014 ha insegnato fotografia artistica presso la Libera Università di Bolzano.

L’attività di CAMERA è realizzata grazie al sostegno di numerose e importanti realtà.

Partner istituzionali: Intesa Sanpaolo, Eni, Lavazza, Magnum Photos; Partner Tecnici: Reale Mutua, Mit, Cws; Mecenati: Mpartners, Synergie Italia; Mecenate e Partner didattica scuole: Tosetti Value; Sponsor Tecnici: Protiviti, Carioca, Dynamix Italia, Reale Mutua Agenzia Torino Castello, Csia, Istituto Vittoria Torino, Le Officine Poligrafiche MCL di Torino.

La programmazione espositiva e culturale è sostenuta dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, oltre a ricevere il patrocinio e il sostegno su specifiche iniziative di Regione Piemonte e Città di Torino.

Un ruolo importante è anche giocato dalla comunità degli “Amici di CAMERA”, privati cittadini che sostengono, anno dopo anno, le attività dell’ente in qualità di benefattori.

Radio Monte Carlo è la radio ufficiale delle mostre.

INFO

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia

Via delle Rosine 18, 10123 - Torino www.camera.to |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 




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Teodoro Wolf Ferrari, Affiche olivetti M1, 1912, manifesto su carta, cm 32.6x21.8x1

 

 

Dante. Gli occhi e la mente UN’EPOPEA POP

Una narrazione di parole, suoni e immagini, dal cinema alle canzoni, dalla pubblicità ai fumetti, dal writing alla miriade di oggetti che ne riproducono la celebre icona, fino alle visioni dell’arte contemporanea con nomi della scena internazionale.

Al MAR di Ravenna una mostra racconta l’epopea popolare di Dante Alighieri e del suo poema. Una narrazione di parole, suoni e immagini, dal cinema alle canzoni, dalla pubblicità ai fumetti, dal writing alla miriade di oggetti che ne riproducono la celebre icona, fino alle visioni dell’arte contemporanea con nomi della scena internazionale.

Un’Epopea POP, dal 25 settembre 2021 al 9 gennaio 2022 al MAR di Ravenna, è curata da Giuseppe Antonelli, docente di linguistica italiana all’Università di Pavia, nota firma del Corriere della sera, conduttore e ospite di trasmissioni radiofoniche e televisive, prima ispiratore, col suo Il museo della lingua italiana pubblicato nel 2018 da Mondadori, e ora coordinatore del progetto MULTI. Museo multimediale della lingua italiana, finanziato dal MIUR.
Intersecato alla mostra un percorso d’arte contemporanea a cura di Giorgia Salerno, responsabile del coordinamento culturale e conservatrice del MAR.

Dopo Inclusa est flamma e Le Arti al tempo dell’esilio, Un’Epopea POP conclude il ciclo espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, promosso dal Comune di Ravenna – Assessorato alla Cultura, organizzato dal MAR – Museo d’Arte della città di Ravenna e realizzato con il prezioso sostegno e patrocinio della Regione Emilia-Romagna, Dante 2021, del Comitato Nazionale per la Celebrazione dei 700 anni – Ministero della Cultura, con il fondamentale contributo della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e della Camera di Commercio di Ravenna e con il patrocinio della Società Dantesca Italiana.

La fortuna popolare di Dante comincia già nel Trecento e arriva fino a quell’universo culturale che chiamiamo genericamente «pop». I suoi versi più celebri, entrati nel linguaggio comune degli italiani, sono stati riprodotti in tutto il mondo negli almanacchi e nei calendari, nei poster e nelle magliette; li vediamo scritti nei muri; li riconosciamo nelle pubblicità e nelle canzoni.
L’immagine del poeta è divenuta un’icona internazionale, dai monumenti nelle piazze, alla miriade di oggetti che la riproducono. Le storie e i personaggi del poema, soprattutto le atmosfere infernali, hanno generato le più svariate manifestazioni creative.
La Commedia, tradotta in un centinaio di lingue, si è diffusa attraverso migliaia di edizioni popolari illustrate, commenti e riassunti, riduzioni cinematografiche e parodie televisive, album di figurine, giochi da tavolo, storie a fumetti e cartoni animati.
C’è il Dante simbolo dell’identità culturale italiana ed europea, la cui effigie passa dalle lire agli euro. C’è l’immagine di Dante usata – già da tempo – come marchio commerciale e in chiave pubblicitaria come la celebre affiche di Olivetti, scelta come immagine della mostra. C’è il Dante personaggio che ritorna nelle trame di libri, film, giochi e videogiochi, fino alla “fortuna mnemonica” dei versi della Commedia, ripercorsa attraverso alcuni episodi chiave che vanno dal Trecento ad oggi.

La mostra si articola in diverse sezioni, individuate da Giuseppe Antonelli e dai suoi collaboratori, Giovanni Battista Boccardo e Federico Milone (assegnisti di ricerca presso l’Università di Pavia): La memoria di Dante, Dante e l’immagine, Dante e la pubblicità, La divina parodia, Dante personaggio, Dante e Beatrice, con più di un centinaio di opere e oggetti tra i più disparati.

Numerosissimi i contributi audio e video, anche interattivi. Una mostra dal carattere multimediale, in larga parte accompagnata dalla voce dei grandi interpreti che si sono cimentati nella lectura Dantis.
Intrecciato all’intero progetto espositivo, si snoda un percorso d’arte contemporanea a cura di Giorgia Salerno. Una voce fuori campo che vedrà il dialogo fra le opere di artisti internazionali scelte per reinterpretare idealmente alcuni temi danteschi che faranno da guida al pubblico.
Per ogni tema scelto- le anime, le figure femminili, il sogno, il viaggio e la luce – sono stati individuati uno o più artisti e, ad aprire il percorso, con il tema delle anime, si troverà nel chiostro cinquecentesco del MAR una grande architettura di Edoardo Tresoldi che rileggerà idealmente il Nobile Castello o Castello degli Spiriti Magni, luogo emblematico che Dante cita nel quarto canto dell’Inferno.

All’interno della sezione dedicata alle figure femminili saranno Letizia Battaglia, Tomaso Binga, Irma Blank, Adelaide Cioni, Rä di Martino, Maria Adele Del Vecchio, Giosetta Fioroni, Elisa Montessori e Kiki Smith a reinterpretare, attraverso le loro opere, le donne di Dante.
Il percorso espositivo proseguirà con il tema del sogno e a rappresentarlo non potevano mancare le 34 tavole dell’Inferno di Robert Rauschenberg, artista fra i principali esponenti della pop art americana, e a raccontare il viaggio saranno, invece, le opere del padre della Land Art, Richard Long.
La mostra si chiuderà con un’opera delle collezioni del MAR, Stella-acidi di Gilberto Zorio, come rimando al tema della luce e alle stelle, tanto care a Dante e alle quali lascia il compito di concludere ogni cantica e tutta la Commedia.

“Questa mostra, come l’intero complesso delle celebrazioni dantesche a Ravenna – commenta il sindaco Michele de Pascale – incarna perfettamente il fatto che Dante sia di tutti e per tutti, ‘pop’ nel senso che appartiene all’intera comunità, ravennate, nazionale e internazionale. È stato sempre così, fin da quando era in vita. E il passare degli anni non fa che accrescere la popolarità di Dante, perché con le nuove tecnologie aumentano esponenzialmente le modalità di fruizione e approccio a tutto quanto è legato alla sua figura e al suo lascito.
Nelle forme più diverse, Dante è nella nostra vita ogni giorno. E che tali forme assumano i contorni più disparati è solo un motivo di arricchimento; perché è talmente grande la potenza del suo messaggio che nessuna reinterpretazione, nemmeno quella più leggera o irriverente, può neanche lontanamente scalfirla, ma solo amplificarla.

Ecco perché non poteva mancare, nell’ambito delle celebrazioni, un evento espositivo dedicato a Dante in quanto icona, impreziosito da un percorso di arte contemporanea di riferimento concettuale dantesco, che si lega a tutti gli altri appuntamenti passati e futuri di questo settimo centenario nel segno della fortissima empatia e della grandissima emozione che Dante suscita sempre in ciascuno di noi.”

Mentre l’Assessora alla Cultura del Comune di Ravenna Elsa Signorino dichiara:
“Malgrado le numerose difficoltà di programmazione causate dalla pandemia, l’anno dantesco, che ha preso avvio a Ravenna alla presenza del Presidente Mattarella, è stato ricco di eventi espositivi. Abbiamo inaugurato il ciclo “Dante. Gli occhi e la mente” nel settembre 2020 con Inclusa est flamma. la prima mostra dedicata al VI centenario della morte di Dante, tra Croce e D’Annunzio, col fascismo alle porte. Lo scorso maggio, dopo la chiusura prolungata dei luoghi di cultura, abbiamo aperto la seconda mostra del ciclo, Le Arti al tempo dell’esilio, quelle che Dante vide e conobbe e che furono di ispirazione per la sua Commedia. Il prossimo settembre concluderemo il percorso con Un’Epopea Pop.
In questo centenario il tema della fortuna popolare di Dante è stato variamente ma spesso superficialmente trattato. La mostra curata da Giuseppe Antonelli, con il suo ricco catalogo, ha l’ambizione di mettere ordine in una materia vasta e sfuggente, accettando con rigore la sfida della sua irritualità. Centinaia di oggetti, immagini e parole, a volte immediatamente riconoscibili, ma spesso anche sorprendenti, racconteranno la loro storia, ampliando, come dovrebbe fare ogni mostra, le conoscenze di tutti, con un’attenzione speciale a giovani e giovanissimi.

La mostra è realizzata con la preziosa collaborazione della Biblioteca Classense e di numerosi prestatori istituzionali e privati come la Biblioteca Nazionale Centrale (Firenze), la Biblioteca Nazionale Marciana (Venezia), la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Fondazione Biblioteca Benedetto Croce (Napoli), il Museo del Precinema (Padova), la Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli (Milano), delle gallerie d’arte contemporanea Monica De Cardenas (Milano), Tiziana Di Caro (Napoli), Lorcan O’Neill (Roma), P420 (Bologna) e di tutti gli artisti coinvolti.
In attesa di visionare la mostra è possibile scoprire in anteprima i percorsi accedendo al virtual tour, realizzato per l’intero progetto espositivo “Dante. Gli occhi e la mente”, ricco di interviste ai curatori e focus sulle opere, (accesso dal sito del MAR e dal link http://www.mar.ra.it/Dante.Gli-occhi-e-la-mente/ ).

 




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 Albert Oehlen, Space is the Place, 2020, olio su tela, 250 x 250 cm. Foto: Simon Vogel © 2021, ProLitteris, Zurich

 

 

Albert Oehlen  "grandi quadri miei con piccoli quadri di altri" al MASI di Lugano

Accanto a opere iconiche, che rappresentano diverse fasi della sua ricerca pittorica, è esposta una selezione di più di trenta artisti internazionali, curata dallo stesso Albert Oehlen, con opere appartenenti alla sua collezione privata.

Dal 5 settembre 2021 al 20 febbraio 2022 il Museo d'arte della Svizzera italiana presenta la mostra Albert Oehlen – “grandi quadri miei con piccoli quadri di altri”. Per questo progetto Albert Oehlen è allo stesso tempo artista, curatore e collezionista. Accanto a opere iconiche, che rappresentano diverse fasi della sua ricerca pittorica, è esposta una selezione di più di trenta artisti internazionali, curata dallo stesso Albert Oehlen, con opere appartenenti alla sua collezione privata.

Quando gli artisti collezionano arte è sempre molto interessante. Circostanza particolarmente vera per un artista riservato ed elusivo, in alcuni casi persino criptico, come il pittore Albert Oehlen. Per la prima volta in forma così estesa, alcuni capolavori di Oehlen sono esposti accanto a opere della sua collezione d’arte privata, in un percorso concepito dallo stesso artista in collaborazione con il MASI che permette non solo sorprendenti intuizioni sul suo lavoro, ma anche di scoprire, o riscoprire, una serie di artiste e artisti di grande valore.

Il nucleo significativo di opere, attraverso il quale è rappresentata l’essenza della ricerca di Albert Oehlen, come pure la straordinaria occasione di ammirare parte della sua collezione privata in un contesto museale, permettono al pubblico di confrontarsi con la profondità e l’ampiezza della sua ricerca pittorica. Da anni Oehlen arricchisce la sua collezione con artisti ai quali si sente legato, non per similitudine, ma perché affrontano problemi e idee molto rilevanti anche per lui, spesso legati al concetto di pittura. Tuttavia, nonostante le opere in mostra rivelino ispirazioni e vicinanze, in alcuni casi anche molto evidenti, non bisogna dimenticare che l’artista rifiuta qualsiasi classificazione e analisi razionale della sua opera.

Sin dall’inizio della sua carriera, Albert Oehlen si sottrae attivamente a metodi interpretativi che cercano di definire il significato di forma e contenuto o, più semplicemente, rifiuta un approccio incentrato sul desiderio di comprendere l’arte in generale. L’intento della mostra non è quindi quello di suggerire confronti tra l’opera di Oehlen e quella di altri artisti o di inserire il suo lavoro in una genealogia, ma di permettere al pubblico un eccezionale sguardo sulla sua collezione privata e confrontarsi, forse per la prima volta, con il lavoro di importanti artisti internazionali in un originale e appassionante percorso che racconta la storia dell'arte degli ultimi decenni dal punto di vista personale di Albert Oehlen.

Il progetto espositivo concepito da Oehlen presenta sia opere di celebri artisti, tra i quali Willem de Kooning, Mike Kelley, Paul McCarthy, Duane Hanson, Franz West, Julian Schnabel, Konrad Klapheck, Richard Lindner, Richard Artschwager, Daniel Richter, Malcolm Morley, sia opere di artisti meno noti al grande pubblico ma altrettanto stimolanti come Peter Brüning, Martha Jungwirth, Michaela Eichwald, John Graham, Eugène Leroy, Joyce Pensato, Christina Ramberg, Karl Wirsum, Ed Paschke, Gernot Bubenik o Gino De Dominicis. Con il titolo della mostra, volutamente provocatorio, Albert Oehlen svela sin da subito la sua attitudine irriverente e un senso dell’umorismo di chi guarda con serietà alla propria professione, ma gioca con il sistema dell’arte, prendendosi gioco delle condizioni che lo stesso spesso implica.

L’artista

Albert Oehlen (*1954) è uno dei pittori contemporanei più influenti della scena artistica internazionale. Dagli anni ottanta esplora le possibilità e i limiti della pittura, mettendo costantemente in discussione i suoi soggetti, i metodi e i mezzi che utilizza, attraverso uno stile e una tecnica in continua evoluzione.

Nato nel 1954 a Krefeld, in Germania, dal 1978 al 1981 Albert Oehlen studia alla Hochschule für bildende Künste di Amburgo, conquistando in breve tempo una posizione di rilievo nella scena artistica di Berlino e di Colonia. Considerato con Martin Kippenberger e Werner Büttner un artista della cosiddetta “Junge Wilde”, in quegli anni realizza opere con cui sfida le categorizzazioni dell’arte, rifiutandone anche il sistema. Oehlen decostruisce la pittura fino ai suoi elementi costitutivi - colore, gesto, movimento e tempo - evolvendo la propria ricerca attraverso vincoli e regole che impone al suo stesso processo artistico e attraverso cui giunge a nuovi spunti per ridefinire continuamente la comprensione della pittura.

Questo metodo di lavoro, che Oehlen impiega ancora oggi, ha portato negli anni a sorprendenti serie di opere, che combinano astrazione, figurazione, stili e tecniche diverse. Sin dagli anni dei Bad Paintings, Oehlen include nel suo lavoro anche goffaggine e bruttezza – gesti inquietanti, figure rappresentate grossolanamente, sbavature artificiali di colore, tonalità audaci e dissonanti – mettendo continuamente sotto pressione il sistema della pittura e mostrando infinite combinazioni e manipolazioni con cui creare nuove sfide percettive anche per il pubblico.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Mousse Publishing con una prefazione del Direttore del MASI Tobia Bezzola e contributi scientifici di Francesca Benini e Christian Dominguez. Tutte le opere presenti in mostra sono riprodotte nella pubblicazione.

Artisti in mostra

Richard Artschwager / Hans Bellmer / Peter Brüning / Gernot Bubenik / Werner Büttner / Willem de Kooning / Michaela Eichwald / Gino de Dominicis / Bruno Goller / John Graham / Duane Hanson / Jever / Hans Josephsohn / Martha Jungwirth / Mike Kelley / Konrad Klapheck / Ferdinand Kriwet / Eugène Leroy / Richard Lindner / Paul McCarthy / Birgit Megerle / Malcolm Morley / Markus Oehlen / Ed Paschke / Joyce Pensato / Richard Phillips / Christina Ramberg / Daniel Richter / Matthias Schaufler / Julian Schnabel / Hans Schweizer / Rebecca Warren / Franz West / Karl Wirsum