Il desiderio di arte alimentato dalle mie passioni

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Intervista a Lorenza Castelli, direttrice di MIA Fair, in occasione della nuova edizione nei nuovi spazi di SUPERSTUDIO MAXI dal 7 al 10 ottobre.

By Camilla Delpero   

 

Come nasce Lorenza Castelli?

Sono appassionata di arte e di fotografia da sempre anche se non è mai stata la mia attività lavorativa. È stata da sempre una grande passione alimentata dal mio ambiente famigliare legato al mondo dell’arte e del collezionismo. Il mio background lavorativo è economico; ho studiato alla Bocconi e successivamente ho iniziato a lavorare nel mondo della consulenza strategica e della finanza straordinaria. Papà, Fabio Castelli, nasce come imprenditore di un’azienda nel settore dell’acciaio. Quando è stata ceduta sono sempre rimasta legata al settore della finanza straordinaria e del corporate finance. Il desiderio di arte è alimentato dalle mie passioni personali.

Come approda a MIA Fair?

Mio padre ha avuto l’idea di creare una manifestazione, la veste di fiera commerciale è stata data successivamente, che si occupasse di fotografia. Aveva notato che nel 2010 non esisteva nulla sulla fotografia come linguaggio dell’arte contemporanea. C’erano le grandi fiere d’arte internazionali tipo “Paris Photo”, c’erano vari festival come “Fotografia europea”, ma fiere nessuna. Perciò insieme abbiamo progettato e costruito MIA Fair; abbiamo pensato a come lanciarla, organizzarla e farla diventare il progetto che è oggi.

10 Tom Blachford

Tom Blachford, Kaufmann Desert House - Midnight Modern, 2019, Photography / Archival pigment print behind Museum Glass in a handmade walnut frame, 92,5 x 137,5 cm and 124,5 x 185,5 cm, Ed. Edition 10 + Edition 4, Courtesy: Tom Blachford and ARTITLEDcontemporary

 

Ci parli delle novità di MIA Fair 2021.

Abbiamo conferme dagli espositori del 2020 che abbiamo slittato nel 2021. Ci sono diverse novità di cui vorrei parlarle. Una in particolare è la nuova sede: Supermaxi studio. Un nuovo spazio polifunzionale più grande che ci permette di creare nuovi percorsi. Ci sarà una nuova sezione intitolata “MIDA Milano Image Design Art” che presenterà progetti in cui l’arte e il design dialoghino. È una novità che non era stata prevista per il 2020. Avremo 11 espositori con 11 progetti molto differenti in una sezione curata da Mosca&Partners. Caterina Mosca e Valerio Castelli, che curano anche il Fuori salone a Palazzo Litta, porteranno designer che realizzeranno oggetti il cui file rouge sarà la sostenibilità ambientale. Ovviamente ogni oggetto dialogherà con delle opere fotografiche. La fotografia sarà presente in tutti gli stand, ma vogliamo incrementare il dialogo con altre forme di arte contemporanea.

Sarà visibile uno stand con un focus su designer e fotografi scandinavi. La BABS gallery parteciperà con oggetti creati da fotografi, affiancati dalla loro riproduzione fotografica.

Andremo avanti con il format “Beyond photography” avente per soggetto tutto ciò che va al di là della fotografia. La foto è un linguaggio di arte contemporanea, tuttavia ci sono anche altri linguaggi. Abbiamo una sezione curata da Domenico De Chirico che ha selezionato delle gallerie che proporranno un fotografo in dialogo con un oggetto di un altro autore sempre selezionato dal curatore. Lo scopo, come accenna il titolo, è indagare nuovi campi allargando lo spettro di MIA Fair.

MIA Fair è diventata un appuntamento molto atteso, grazie a questo altre istituzioni ci hanno contattato per essere presenti e presentare la loro offerta. Abbiamo creato delle partnership per dare maggiore visibilità a realtà magari piccole, ma di qualità. Tra le novità, MIA Fair ospiterà la prima edizione del “Premio Esplorare Gavi - Immagini d’autore dal Piemonte”. Il consorzio del Gavi voleva che venisse raccontato il proprio territorio con il medium della fotografia, così lo abbiamo ospitato. Abbiamo allacciato una collaborazione con la Fondazione Maimeri che promuove la prima edizione del “Premio PUNCTUM – Sinestesie Cromatiche”. Quest’ultimo è stato ideato l’hanno scorso, ma vedrà la sua realizzazione solo in questa edizione 2021.

Il premio “New Post Photography” è coordinato da Gigliola Foschi con una giuria di tutto rispetto. Si propone di promuovere le tendenze più creative e le ricerche artistiche nel mondo della fotografia contemporanea. Quest’anno avremo 34 autori frutto delle due edizioni del premio; sono uno più interessante dell’altro. Infine voglio ricordare il “Premio G*AA Fotografia di Architettura”, il riconoscimento organizzato in partnership con lo Studio G*AA Giaquinto Architetti Associati e in collaborazione con ArtPhotò di Tiziana Bonomo in continuità con il progetto inaugurato durante MIA Fair 2019. Si tratta di un progetto dedicato alla fotografia di architettura con lo scopo di valorizzare la capacità di scoprire lo spazio, le atmosfere, i paesaggi e le trasformazioni che si vivono quotidianamente. La fiera ospiterà la mostra del vincitore.

 

22 Flavio Di Renzo

Flavio Di Renzo, Incisi, 2021, Stampa su carta Fine Art Hahnemuhle super smooth con supporto dibond, 120 x 80 cm, Ed. 1/5; Red Lab Gallery

 

Quando ha preso l’incarico di direttrice cosa sapeva sarebbe stato “facile” e cosa invece sapeva che le avrebbe portato più lavoro e soddisfazioni?

Non mi spavento mai di nulla. Affronto tutto con grande equilibrio. Il dubbio iniziale era il fatto di essere degli outsider, se così possiamo dire, che aveva fatto nascere in noi la preoccupazione di non riuscire a essere inglobati nel sistema dell’arte. Tuttavia questa preoccupazione ha dato origine a una grande soddisfazione: essere riusciti a creare un evento di grande spessore e di qualità. Con il tempo abbiamo creato rapporti one to one con artisti, galleristi e sponsor. Siamo riusciti a mantenere il nostro proposito di non essere l’istituzione distante e impersonale, ma di rimanere attenti alle esigenze delle persone.

La situazione digitale a cui ci ha costretti il covid ha portato dei benefici oppure il mondo fieristico ha il suo quid nel rapporto umano di persona?

Il rapporto umano è imprescindibile, sono tutti partiti con l’online e noi siamo “rimasti a guardare”. A dire il vero avevamo già parti della fiera online: il catalogo è sempre stato digitale. Inoltre con il sito “collection MIA” si può vendere e acquistare online. Tuttavia non tutto il format della fiera si è convertito in formato digitale. Penso che la fiera debba essere fisica e che la parte online sia solo un sostegno, un plus per una maggiore fruibilità. Abbiamo incrementato una nuova piattaforma digitale per creare maggiori occasioni di vendita per i galleristi, una stanza digitale in cui si possano vedere installate le opere in contesti architettonici privati. Secondo me le fiere virtuali non catturano come quelle fisiche.

 

25 Giorgio Galimberti

Giorgio Galimberti, Camogli #1, 2017, Fine Hahnemühle paper Photo Rag ® 308 g, 45 × 30 cm, Ed. Edition of 2/5, Courtesy: © Giorgio Galimberti courtesy of Glenda Cinquegrana Art Consulting

 

La rivista si chiama Quid Magazine perché vuole indagare il quid che rende unica un’opera d’arte, un evento o la vita stessa. Lorenza Castelli dove lo trova il quid nelle cose?

Il quid è la famiglia e fare in modo di portare felicità e positività all’interno di essa. Tutto quello che faccio, anche a livello professionale, lo faccio per loro perché se sono soddisfatta sono una persona positiva e posso trasmettere certi valori a tutti, compresi i miei figli.

Cos’è la bellezza per lei?

La bellezza è una cosa soggettiva, la ritrovo nella natura. La bellezza è ciò che dà un sentimento di gioia, è positività. Potrebbe essere la natura in cui ritrovo quel sentimento di gioia.

Quando una foto è arte e quando è amatoriale?

Una fotografia bella può riuscire a tutti, se parliamo da un punto di vista tecnico. Quello che distingue l’artista dall’amatore è il concetto, il messaggio che vuole trasmettere. L’arte deve dare spunti di riflessione, una fotografia solo bella qualitativamente è un’altra cosa dall’arte. 

Il medium fotografico analogico o digitale crea un effetto differente sull’opera finale? Ne compromette l’artisticità se così si può chiamare?

No, secondo me no. La parte tecnica è interessante, quando parlo con un artista o mi accingo a comprare un’opera mi informo sulla sua tecnica per capire come ha costruito l’immagine e se è intervenuto in post produzione. Però la scelta dell’artista se utilizzare il medium digitale o analogico non fa la differenza. La tecnologia è a supporto dell’arte, come dicevo prima, l’importante è il messaggio e il progetto che ne sta alla base.

 

57 Silvio Wolf

Silvio Wolf, Cambi di Orizzonte, 1977, stampa ai pigmenti su carta CansonBarytaPhotographique II, 40 x 120 cm,Edition: Ed.di 5, Courtesy: Silvio Wolf/Photo&Contemporary

 

Alcuni fotografi che sono o le sono rimasti nel cuore?

Sempre legati al mondo della natura. Mi piace un autore che continuo a seguire e stimare molto che è Rune Guneriussen, autore norvegese che è stato l’immagine di MIA Fair nel 2019. Lui crea installazioni nell’ambiente naturale con oggetti creati dall’uomo (sedie, libri e così via). Il risultato sono immagini magiche. Un altro fotografo che sicuramente ho nel cuore è Valentina Vannicola; un’artista che crea i set delle sue foto. Ha realizzato un progetto bellissimo a cui avevano partecipato gli abitanti del suo paese. Aveva ricreato tutto un ambiente, una storia creando una narrazione molto bella. Un ulteriore artista che mi sento di elencare è Francesco Bosso, un altro autore che indaga la natura con la capacità di creare vere e proprie poesie.

La filosofia del bianco e del nero in una foto, da preferire oppure secondo lei la scelta dipende da ciò che viene raffigurato e dal significato che si vuole trasmettere?

No, devo dire che se una fotografia è a colori o in bianco e nero non mi fa nascere uno stimolo particolare. Ci sono fotografie stupende in entrambe le forme. Ribadisco per me è più importante il messaggio della foto e di come venga raggiunto lo scopo del fotografo. Se l’artista considera la scelta del bianco e nero fondamentale per la realizzazione del suo scopo ben venga, ma ex ante non mi sento di scegliere una forma rispetto all’altra.

MIA Fair crea connessioni con molte realtà museali e non, italiane ed estere, per citarne una della nostra città, il Musec di Lugano. Ci vuole parlare di questi progetti e di come è nata la collaborazione con il Museo delle culture?

La collaborazione nasce tramite amicizie in comune, ossia con la Galleria 29 ARTS IN PROGRESS grazie al Premio UP21 in cui sono stata in giuria. Successivamente ho conosciuto il direttore Paolo Campione il quale mi ha mostrato la loro straordinaria collezione. Essendo desiderosi di esporla in fiera e in un contesto differente dalle sale espositive di un museo, siamo stati felici di poterla ospitare. La collaborazione è nata nel modo più naturale possibile.

Altro da segnalare?

Un progetto di cui vorrei ulteriormente parlarle è la collaborazione con l’Università di San Raffaele che oramai prosegue da diversi anni. Assieme organizziamo un format di conferenze e programmi culturali; sono un fiore all’occhiello di MIA in quanto ci permettono di “educare” e creare un pubblico più consapevole di fronte a ciò che stanno guardando. Quest’anno porteranno in fiera una macchina, una piattaforma in cui il visitatore potrà entrare; gli verranno messi alcuni sensori i quali registreranno le esperienze a livello sensoriale alla vista di un’opera d’arte. La macchina è una cabina, un omaggio all’artista Franco Vaccari simile a quella portata alla Biennale del ’72. Ogni persona vede la fotografia in modo personale e soggettivo; dai sentimenti che ne deriveranno ne uscirà una fotografia degli impulsi celebrali. Tutto ciò verrà accostato inoltre da una seconda macchina immersiva che fa il caffè, creata da Rhea Vendors in collaborazione con Simona Ghizzoni artista focalizzata sulla sostenibilità ambientale. Non voglio anticipare nulla, ma sarà una macchina che ti permetterà di avere un’esperienza d’arte durante un caffè.