Carol Rama, Bricolage, 1964, Artigli di animale guazzo e inchiostro di china su carta 455x355 cm collezione privata Torino.
“SEGNI DI ME. Il corpo, un palcoscenico” a Casa Testori
Il percorso dedicato a quella che Lea Vergine aveva ribattezzato “l’altra metà dell’arte” e aggiunge un tassello alla storia scritta da molteartiste femministe sul finire degli anni ‘60 affrontando con più radicalità temi legati al corpo e all’entità.
Dopo l’esperienza della mostra “Libere Tutte” del 2019, Casa Testori continua il percorso dedicato a quella che Lea Vergine aveva ribattezzato “l’altra metà dell’arte” e aggiunge un tassello alla storia scritta da molteartiste femministe sul finire degli anni ‘60 affrontando con più radicalità temi legati al corpo e all’entità.
“SEGNI DI ME. Il corpo, un palcoscenico” dal 3 aprile al 25 giungo presenta sei giovani personalità artistiche nate tra il 1985 e il1995, chiamate a relazionarsi con una grande figura del recente passato, Carol Rama. Al centro dei lorolavori c’è la relazione con il corpo che diventa terreno proprio dell’espressione artistica. Nelle stanze di CasaTestori entrano opere potenti e talvolta provocatorie che insistono su esperienze soggettive, criticando ladolorosa eredità del sessismo, della violenza e di altre strutture di potere della cultura contemporanea.
Sono lavori che forniscono nuove e preziose intuizioni sia sull’arte storica che su quella contemporanea. Lamostra è concepita come fosse una pièce teatrale, grazie all’aiuto di una vasta gamma di mezzi tra cuidipinti, sculture, performance, disegni e fotografie. Un ottavo protagonista entra poi in scena, il padrone dicasa Giovanni Testori, con una serie di grandi disegni della metà degli anni ‘70 che hanno per soggetto ilcorpo femminile.
A cura di Rischa Paterlini con Giuseppe Frangi, la mostra porta nelle stanze della dimora di Novate Milanese oltre a Carol Rama e Giovanni Testori, le opere di Margaux Bricler, Binta Diaw, Zehra Doğan, Iva Lulashi, Giorgia Ohanesian Nardin, Iman Salem.
Intrecciando l’erotismo della pittura di Iva Lulashi, la sensualità delle fotografie di Binta Diaw, le deformatefigure di Zehra Doğan, le sculture o sfingi di Margaux Bricler, figure animalesche, femminili e demoniache, lalunga performance dal vivo di Giorgi Ohanesian Nardin a e le fotografie di Iman Salem, con le opere storiche di Carol Rama e di Giovanni Testori, la mostra mette in scena racconti in cui si mescolano carnalità e passione. Il corpo nell’essere rappresentato si oggettualizza: in tale meccanismo è insita la critica diretta nonsolo ai cliché visivi a cui siamo abituati, ma anche alle modalità di fruizione da essa generate.
Le giovani personalità artistiche invitate, evidenziando l’impegno in chiave di rivendicazione del corpo e andando oltre l’eredità storica del femminismo, hanno sviluppato opere di grande intensità, generando un incontro-scontro che trova ulteriore riflessione laddove ogni elemento presente è frammento di corpo su un palcoscenico vuoto. Questi frammenti di opere-corpo permettono di ottenere equilibri di notevole intensità formale ed estetica molto coinvolgenti per i visitatori. La mostra è nata dalla suggestione delle parole impresse sull’invito che, nel 1995, l’artista afro-americana Kara Walker realizzò per la sua prima personale a New York alla galleria Wooster Gardens/Brent Sikkema,“The High and Soft Laughter of the “Negress” Wenches at Night”, che recitavano così: «Non perdetevil’incredibile “storia di carta” di una negra in schiavitù che narra la sua straordinaria fuga verso la libertà». Parole, queste, messe in relazione a quelle di un articolo che Giovanni Testori scrisse nel 1979 per la primapagina del Corriere della Sera, “La vergogna dello stupro”: «Non vorremmo che, come va succedendo peraltre vergogne e per altri delitti, a furia di parlarne, scriverne e discuterne, senza mai assumere la responsabilità di un gesto, si finisse, insomma, per abituare l’uomo a ciò che non è umano. L’abitudine a tutto è uno dei rischi più grandi che l’uomo sta correndo; ad esso sta inducendolo la spinta negativa chevuol ridurlo a “cosa”. Ora il punto d’arrivo di questo rischio non potrà essere una nuova coscienza, ma il buio e la notte che s’aprono sulla coscienza eliminata o distrutta».
Progetto
Le stanze al piano terra di Casa Testori sono dedicate a opere site-specific di Margaux Bricler, Binta Diaw,Zehra Doğan e Iva Lulashi. Per l’inaugurazione Giorgia Ohanesian Nardin con Iman Salem daranno vita a unaperformance che sarà documentata in mostra dagli scatti fotografici live realizzati da Iman Salem. Alle paretidel grande salone, un omaggio all’artista Carol Rama il cui lavoro si è dimostrato prezioso riferimento permolte artiste contemporanee, in particolare per la sua visione moderna della femminilità e per il suo mododi rappresentare, fin dagli anni Trenta, il proprio corpo, insofferente rispetto alle costrizioni e alle ipocrisie borghesi. Lavori intensi degli anni Sessanta che celebrano un’identità raffinata e animalesca insieme, e che hanno anticipato un nuovo sentire: materiali come gomme, occhi di vetro, pelli, peli e unghie sono elementi che ricorrono in queste sue opere, vere messe in scena della propria identità.
I miei lavori – disse l’artista nel 1997 rispondendo a una domanda di Corrado Levi - piaceranno moltissimo a quelli che hanno sofferto, e che dalla sofferenza non hanno saputo cavarsela… perché avendo avuto unamadre in clinica psichiatrica ed essendomi anch’io sentita bene in quell’ambiente lì… perché ho iniziato inquel modo lì ad esser con dei gesti e dei modi senza preparazione né culturale, né di etichetta… credo che tutti quanti ameranno di più quei gesti, perché sono gesti che, per delle ragioni che non oso dire, appartengono a tutti… perché la follia è vicina a tutti… e c’è assolutamente chi la nega… e chi la nega è soltanto un folle, malinconico, triste, inavvicinabile… perché è come la cultura; la cultura è un privilegio, che avrei potuto farlo anch’io… però mi sono sentita sempre più duttile al disegno, a un quadro, una storia, a una composizione.
Un ambiente al piano terra permetterà di guardare le opere solo dall'esterno, attraverso un foro. All’interno vengono presentati alcuni lavori che Giovanni Testori realizzò nel 1975 e che espose alla Galleria del Naviglio di Milano: grandi carte a grafite, con close up su soggetti anatomici femminili. La mostra è stata realizzata grazie alla collaborazione della Galleria del Ponte, Torino e Prometeogallery,Milano.
Info
Casa Testori, Largo Angelo Testori, 13, 20026 Novate Milanese MI
3 aprile - 25 giugno 2022
INAUGURAZIONE: 2 aprile 2022 dalle 16.00 alle 19.00ORARI DI APERTURA: martedì – venerdì: 10.00-13.00; 14:30-18.00 | sabato: 14:30-19:30 | domenica e lunedì: chiuso
www.casatestori.it |
INGRESSO: GRATUITO (Obbligo di green pass rafforzato e mascherina)