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The Greenland Project lo scioglimento dei ghiacci tra arte, scienza e sostenibilità

 

Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni l’artista toscano, affascinato dagli ambienti e dalle loro specifiche peculiarità, inizia ad operare sempre più immergendosi in essi e tentando di restituirne le specificità e l’essenza. 

Il paesaggio naturale è da sempre il campo di ricerca artistico di Roberto Ghezzi. Dapprima indagato attraverso la pura pittura, negli ultimi anni l’artista toscano, affascinato dagli ambienti e dalle loro specifiche peculiarità, inizia ad operare sempre più immergendosi in essi e tentando di restituirne le specificità e l’essenza. Nascono così agli inizi del Duemila le Naturografie, tele letteralmente scritte dalla natura che l’artista lascia in terra o acqua e ritira nel momento in cui ritiene i sedimenti qui trasferitesi ne restituiscano in qualche modo il sembiante e il DNA. Si tratta di lavori che richiedono a Ghezzi lunghi tempi di realizzazione e portano l’artista a praticare e vivere l’ambiente naturale per lunghi periodi, sondandone caratteristiche, morfologie e divenendone empiricamente un ottimo conoscitore. A questa ricerca, a matrice pittorico/estetica, si affianca quindi, sempre più, anche un interesse scientifico tale da indurre l’artista a collaborare sovente con biologi e studiosi ed enti che si occupano di rilevare l’impatto che l’uomo ha sulla natura stessa.

In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Nel caso della Groenlandia, la residenza – della durata di circa un mese presso la Red House di Tasiilaq - sarà funzionale a Ghezzi per tentare di restituire, in chiave artistica, il fenomeno dello scioglimento dei ghiacciai. A tal fine, questa volta, per trascrivere artisticamente su supporto tale fenomeno, Ghezzi ipotizza di usare la cianotipia, una particolare tecnica che prevede l’uso di carte fotosensibilizzate per rilevare il rapido mutamento dello spessore del ghiaccio.  

Da ciò seguirà un interessante dialogo, sia preliminare, che successivo alla spedizione, tra l’artista e i ricercatori dell’Istituto di Scienze Polari del CNR. Artista e studiosi, infatti, intrecciando i reciproci sguardi e approcci, offriranno inedite chiavi di lettura dei fenomeni naturali contribuendo alla divulgazione e conoscenza, attraverso questa proficua collaborazione multidisciplinare, di suggestioni e rivelazioni su uno dei più problematici fenomeni naturali della nostra epoca.

The Greenland project di Ghezzi sarà incentrato pertanto sull’utilizzo della cianotipia a contatto che non utilizzerà tessuti ma una speciale carta fatta a mano secondo un antico procedimento, per accogliere i segni dello scioglimento del ghiaccio. L’artista, dopo un’accurata analisi dei luoghi più idonei - effettuata preventivamente sulle mappe e successivamente in loco - grazie al supporto di Red House, realizzerà delle cianotipie del ghiaccio in scioglimento nella zona di Tasiilaq sulla costa orientale della Groenlandia. La cianotipia è un’antica tecnica fotografica sviluppata dal fotografo e chimico inglese, John Herschel tra il 1839 e il 1842, che sfrutta la reazione di alcuni sali alla luce ultravioletta. Inserendo la carta fotosensibilizzata mediante sali al di sotto del ghiaccio, in una zona di confine dove il ghiaccio è in scioglimento nel mese di giugno, l’artista otterrà delle istantanee del fenomeno del suddetto cambiamento di stato.

L’obiettivo del progetto è quello di lavorare nello stesso punto per circa 25 giorni, realizzando cianotipie della stessa zona al fine di “fotografare” il fenomeno della liquefazione  e, quindi. dell’arretramento del ghiaccio -giorno per giorno- in un determinato luogo.

In tal modo, l’artista ipotizza di produrre un’immagine emblematica del fenomeno del ghiacciaio in arretramento (e della velocità con cui tale processo avviene), con quell’estetica che connota da anni la sua “pittura di paesaggio”. A tale lavoro,  per completezza e nell’intento di fornire alla ricerca artistica un supporto scientifico secondo la consueta logica che alimenta il lavoro di Ghezzi, sarà accompagnato un testo del Dott. Biagio Di Mauro del CNR - ISP sullo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia (ad es. sulla velocità dello stesso, sul cambiamento negli anni del fenomeno,  sulle possibili cause e conseguenze, ecc..).

All’esito della residenza artistica le creazioni e il testo scientifico (se del caso, accompagnato anche da visualizzazioni grafiche), saranno raccontate, pubblicate ed esposte attraverso i social, i media sia digitali che cartacei, la televisione e una mostra finale che raccoglierà tutta l’esperienza.

L'intera residenza artistica di Roberto Ghezzi sarà ad impatto neutro grazie al contributo di Phoresta Onlus che calcolerà e poi compenserà mediante la piantumazione di alberi tutte le emissioni di CO2 del progetto.

Info

Dal 15 giugno al 10 luglio 2022 - in collaborazione con Biagio Di Mauro del CNR - ISP (Istituto di Scienze Polari) con il supporto di The Red House di Robert Peroni e Phoresta Onlus e il contributo di Cartiera Enrico Magnani Pescia.

 



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 Le Berre Vevaud, Peonia, 2019. © Romain Ricard

Le FRENCH DESIGN presenta all’Institut français di Milano la mostra "Voyage en Intérieur, Le French Art de Vivre"

 

La mostra avrà una seconda tappa a Parigi, nella galleria le FRENCH DESIGN Gallery, dal 22 giugno al 20 luglio 2022. 

In occasione della 60° edizione del Salone del Mobile, Le FRENCH DESIGN – piattaforma che promuove l'innovazione nell'arredamento e nell'interior design – dal 7 al 12 giugno 2022 presenta all’Institut français di Milano la mostra Voyage en Intérieur, Le French Art de Vivre [Viaggio in un interno, L'arte di vivere alla francese]. La mostra avrà una seconda tappa a Parigi, nella galleria le FRENCH DESIGN Gallery, dal 22 giugno al 20 luglio 2022.

Dal 2019, Le FRENCH DESIGN organizza ogni due anni Le FRENCH DESIGN 100, l'unico premio di design in Francia che valorizza la portata internazionale di designer e interior designer francesi, con l’obiettivo di selezionare ogni edizione i 100 oggetti (mobili, decorazioni...) e spazi (hotel, negozi, ristoranti...) che meglio rappresentano il design francese nel mondo. Le FRENCH DESIGN 100 restituisce una fotografia della creatività francese, includendo sia i nomi principali nel contesto nazionale, sia i profili più interessanti di quelle che saranno le star di domani, tutti accomunati dalla capacità di esprimere attraverso i loro progetti i valori essenziali del design francese.

La mostra Voyage en Intérieur, Le French Art de Vivre espone a Milano una selezione delle più interessanti creazioni di design autoprodotte dagli interior designer vincitori della seconda edizione del premio Le FRENCH DESIGN 100: mobili e oggetti che testimoniano il rinnovato dinamismo del contesto francese, la sua eccezionale creatività e l'influenza che ha in tutto il mondo, grazie alla diversità dei suoi fruitori ed estimatori. Le creazioni in mostra evidenziano la ricchezza del design francese nella sua realizzazione, nella novità degli usi, la sostenibilità, le numerose competenze artigianali e industriali coinvolte, affiancate da proposte personalizzate o uniche per i settori hospitality, retail e residenziali.

L’allestimento negli spazi milanesi dell’Institut français metterà in dialogo gli oggetti di design con alcune opere d’arte contemporanea scelte da tre importanti gallerie milanesiMonica De Cardenas, Antonia Jannone e Viasaterna – e che mettono in luce i legami storici tra gli interior designer francesi e l'arte del loro tempo, evidenziando l'unicità di queste creazioni e  collocandole nel solco di una lunga tradizione che nasce nel XVIII secolo.

Designer in mostra:

Bruno Moinard Editions, Charles Zana, Gilles & Boissier, Humbert & Poyet, India Mahdavi, Jean-Michel Wilmotte, Laura Gonzalez, Le Berre Vevaud, Ludovic Roth, Maison Dada, Margaux Keller, Pierre Gonalons, Pool Studio, Reda Amalou, Isabelle Stanislas, Studio Catoir, studio razavi architecture, Suduca & Merillou, Thierry Lemaire, Tristan Auer.

Artisti in mostra:

Gianluca Di Pasquale, rappresentato dalla galleria Monica De Cardenas

Velasco Vitali, rappresentato dalla galleria Antonia Jannone

Elena Ricci e Alessandro Calabrese, rappresentati dalla galleria Viasaterna

Le FRENCH DESIGN promuove l'innovazione nell'arredamento e nell'interior design. Da quarant'anni ha un ruolo di spicco nel settore, decifra le tendenze degli stili di vita contemporanei e lancia studi e progetti prospettici che incoraggiano incontri interdisciplinari tra creatori, designer, architetti, scienziati, artigiani, produttori e editori di mobili per immaginare gli spazi abitativi di domani. Supporta le aziende nelle loro trasformazioni creative, incubando i loro progetti e contribuendo alla loro promozione. Attraverso mostre, conferenze e una forte presenza digitale con immagini e 3D, promuove uno stile di vita francese nei cinque continenti. Come attore che aiuta i marchi francesi a crescere ed espandersi in un mondo che cerca significato ed emozione, Le FRENCH DESIGN definisce un futuro che sarà più digitale, nomade e sostenibile.

 



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Il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta "L'ESCA"

 

Trenta opere provenienti da una collezione privata. 

Mario Airò, Stefano Arienti, Monica Bonvicini, Maurizio Cattelan, Miltos Manetas, Eva Marisaldi, Liliana Moro, Paola Pivi, Alessandra Tesi, Vedovamazzei, Luca Vitone, Sislej Xhafa e molti altri: sono alcuni dei protagonisti della mostra L’ESCA, che dal 4 giugno all’11 settembre 2022, presenta nelle sale del MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli trenta opere provenienti da una collezione privata.

Il titolo fa riferimento alla relazione tra collezionista e artista, che nasce attraverso un “colpo di fulmine” per l’opera d’arte. Questa mostra rivela il risultato di rapporti costruiti negli anni dal collezionista con assidue frequentazioni degli studi d’artisti, delle gallerie e di spazi espositivi in diverse città italiane.

L’ESCA racconta una parte di storia di questa collezione privata, influenzata anche dalla visione di alcune opere che hanno fatto la storia del Premio Termoli, prima ancora che esse diventassero parte della collezione permanente del MACTE.

L’esposizione è incentrata su alcuni artisti emersi nel panorama dell’arte italiana negli anni Novanta. Si tratta di persone che hanno saputo giocare con diversi linguaggi e convenzioni dell’arte, ma alcuni hanno continuato a lavorare con successo, altri invece hanno avuto vicende alterne o addirittura smesso di esporre.

Grazie a una collezione raccolta in quarant’anni, L’ESCA rappresenta un’occasione unica per scoprire opere che raccontano approcci critici, giocosi, narcisi, che hanno in comune un’insofferenza ai materiali e alle tecniche tradizionali in favore di una vena dissacratoria e introspettiva. Liberata dalla dimensione domestica, nella sale del museo, la collezione respira, rivelando tutta la sua ricchezza nella condivisione con il pubblico, che potrà di attivare commenti, opinioni, confronti.

La visita al museo è accompagnata da un’audioguida che racconta episodi legati alle opere e di come alcune di esse sono entrate in collezione, mentre a seguire sarà pubblicato un catalogo della mostra.

 



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Caro Joe Colombo, ci hai insegnato il futuro. Installation view at GAM Galleria d'arte Moderna. Credits Teo Finazzi

 

"Caro Joe Colombo, ci hai insegnato il futuro" alla GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano

 

Una mostra che racconta la storia e le idee di un architetto e designer visionario, capace di prevedere e anticipare futuri traguardi del design, della tecnologia e della società contemporanea. 

Nel 1954 installa alla Triennale di Milano le Edicole Televisive, dove apparecchi Zenit diffondevano immagini e le persone potevano seguire trasmissioni informative; appassionato di jazz, insieme agli artisti Enrico Baj e Sergio Dangelo, arreda lo storico Jazz Club Santa Tecla con un collage di manifesti e manichini disintegrati che pendevano dal soffitto: comincia così il percorso straordinario di Joe Colombo (1930 – 1971) - sempre alla ricerca di nuove tecnologie e materiali, al confine tra formazione artistica e industriale - non a caso definito il profeta del design.

A lui e alla sua incontenibile fantasia proiettata nel futuro, è dedicata la mostra CARO JOE COLOMBO, CI HAI INSEGNATO IL FUTURO a cura di Ignazia Favata e organizzata da Suazes con la Galleria d’Arte Moderna di Milano e l’archivio Joe Colombo, che dal 24 maggio al 4 settembre 2022 porta nelle sale della GAM Galleria d’Arte Moderna di Milano l’evoluzione della sua storia e il suo costante interesse verso nuove forme di progresso.

Il percorso espositivo parte dalle prime esperienze degli Anni Cinquanta, dall’adesione al Movimento Arte Nucleare e la prima progettazione della Città Nucleare in cui troviamo già una città residenziale e una sotterranea con automobili, servizi, magazzini e metropolitana.

La morte del padre e il suo necessario coinvolgimento nell’azienda di famiglia, lo portano a un cambiamento radicale con l’abbandono del mondo artistico e l’incontro con quello industriale, ma l’esperienza si rivela cruciale per Colombo, che impara tecniche costruttive, di produzione e incontra i nuovi materiali plastici. Dopo qualche anno, infatti, cede l’attività e apre il suo primo studio a Milano.

Gli anni Sessanta si aprono con il premio IN-ARCH per il controsoffitto in metacrilato nell’Albergo Continental a Platamona in Sardegna (1964), e la progettazione con il fratello Gianni della sua prima lampada Acrilica per O-Luce con cui vince la medaglia d’oro alla XIII Triennale di Milano (1964).

La capacità di astrazione sviluppata nei primi anni di attività e la successiva concretezza sviluppata nel suo periodo aziendale, lo portano a proporre oggetti di design con forme e materiali nuovi e con idee innovative sui modi di vivere del futuro.

La passione per la meccanica, il suo non sentirsi vincolato dai contesti architettonici che lui immagina sempre più piccoli e trasformabili, insieme ai suoi studi di ergonomia e psicologia, lo portano a realizzare progetti radicalmente innovativi come il Sistema Programmabile per Abitare, monoblocchi polifunzionali come la MiniKitchen per Boffi ed il Box 1 per La Linea arrivando anche a proporre Habitat Futuribili come Visiona 1 per Bayer, il Total Furnishing Unit per MOMA, o la sua stessa casa in Via Argelati a Milano.

La mostra è accompagnata dal catalogo Joe Colombo. Designer. Catalogo Ragionato 1962 2020, edito da Silvana Editoriale.

Joe Colombo definito nel 2000 come “il profeta del design” da Stefano Casciani e Anna Del Gatto in una trasmissione televisiva della RAI, è nato nel 1930 a Milano dove concluderà la sua significativa pur breve carriera di designer a soli 41 anni.

Nel periodo in cui è studente all’Accademia d’Arte di Brera e al Politecnico di Milano, si dedica all’Arte Nucleare e frequenta gli artisti Enrico Baj e Sergio Dangelo e dal 1951 partecipa alle varie mostre del Movimento Nucleare. Nel 1954 fa parte del Comitato esecutivo Mac Espace con Bruno Munari e Gillo Dorfles. Nello stesso anno partecipa alla X Triennale di Milano con due allestimenti, uno per le Ceramiche di Albisola e l’altro per l’installazione di EDICOLE TELEVISIVE di apparecchi Zenit. Era appassionato di montagna, di musica Jazz e di automobili. Sciava a livello professionale e frequentava il Jazz Club Santa Tecla che aveva arredato insieme a Baj e Dangelo con un “collage” costituito da manifesti della pittura nucleare e da manichini disintegrati che uscivano perpendicolari dalle pareti e dal soffitto. Riprende la sua carriera, dopo una breve attività nell’industria paterna a causa della morte di suo Padre nel 1959, con l’apertura del suo primo studio e dal 1962 inizia l’attività di designer con la lampada ACRILICA l’unico progetto in collaborazione con suo fratello Gianni.

La sua formazione artistica e l’esperienza di dirigente industriale lo aiuta a stabilire un rapporto approfondito tra il mondo del design e quello della produzione industriale.

L’interesse verso nuove forme di espressione, senza le costrizioni imposte dagli schemi tradizionali e la costante ricerca (nel campo) delle nuove tecnologie e materiali, sono tangibili tra le numerose testimonianze dell’originalità nel campo del design e dell’Architettura. Nel 1963 riceve il premio IN-ARCH per l’arredamento di un albergo in Sardegna e nell’anno successivo alla XIII Triennale riceve una medaglia d’oro per l’ACRILICA e due medaglie d’argento per il COMBI-CENTER e la MINI-KITCHEN.

Basandosi sul rapporto uomo-oggetto e uomo-habitat suggerisce i nuovi modi di abitare come il progetto dell’appartamento sperimentale del gruppo DOMUS RICERCA, di cui fa parte nel 1966 all’Eurodomus 1, ed il SISTEMA PROGRAMMABILE PER ABITARE alla XIV Triennale nel 1968.

Queste proposte vengono poi sviluppate negli Habitat Futuribili, VISIONA 1 progettato per conto della Bayer al Salone Interzum di Colonia nel 1969 e il TOTAL FURNISHING UNIT in occasione della mostra Italy: The New Domestic Landscape al MoMa di NewYork nel 1972.

Tra i premi importanti ricordiamo: il Compasso d’Oro per la lampada SPIDER e quello per il CANDYZIONATORE della Candy; l’International Design Award per la COUPE’ e la SPRING, entrambe prodotte da O-Luce; il premio Tecnhotel per la sedia UNIVERSALE della Kartell e il premio SMAU per il carrello BOBY di B-Line.

Molte sue opere sono state esposte e fanno parte delle collezioni dei più importanti 

Musei di tutto il mondo.

La catalogazione e l’archiviazione dei lavori di Joe Colombo avviene nel 1968 con l’ingresso nello studio dell’Arch. Ignazia Favata che organizzerà anche lo sviluppo dei lavori e la loro presentazione alla committenza. Viene subito creato uno schedario con i riferimenti dei lavori: numero di codice, data, titolo, nome del committente, tipologia del prodotto, numero di disegni, presenza di schizzi, pubblicazioni, mostre, premi, foto personali e foto di prodotti, di realizzazioni, ecc. Da allora lo schedario è stato digitalizzato, e sono stati aggiunti: libri con pubblicazioni e libri monografici, mostre collettive e monografiche, riedizioni e nuove produzioni su schizzi originali.

Tra i libri monografici ricordiamo: “Joe Colombo Designer 1930-1971” di Ignazia Favata del 1988; “Joe Colombo: lighting design–interior design” di Marco Romanelli del 2002; “Joe Colombo- I maestri del design” collana diretta da Andrea Branzi del 2011; “Joe Colombo- Protagonisti del Design” collana diretta da Vando Pagliardini del 2013; “Joe Colombo. Soluzioni globali e futuribili dell’habitat-Lezioni di architettura e design” collana diretta da Alessandra Coppa del 2016; “Joe Colombo. Designer.

1962-2020” di Ignazia Favata edito da Silvana Editoriale del 2021. Tra le principali mostre monografiche ricordiamo: “L’opera di Joe Colombo” alla 15a Triennale di Milano nel 1973, “Joe Colombo” al Musée d’Art Moderne a Lille métropole del 1984; “I Colombo” alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea dell’Accademia Carrara di Bergamo del 1995; “Joe Colombo” al 35° Salone del Mobile del 1996 per il COSMIT; mostra itinerante “Joe Colombo. Inventing the future” organizzato dal Vitra Design Museum al Triennale di Milano, a Weil am Rhein, alla Manchester Art Gallery, al Musée des Arts Décoratifs-Louvre, di Parigi, al Landesmuseum Joanneum di Graz, al Grassimuseum di Leipzig, 2005-2009.

 



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Flavio Favelli, I Maestri Serie Oro, 2021-22, 278 collages con carte di cioccolatini su fascicoli, 35,5 x 26,5 cm (particolare)

 

FLAVIO FAVELLI I Maestri Serie Oro alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino

 

Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. 

La GAM di Torino è felice di presentare nelle sale della Wunderkammer I Maestri Serie Oro di Flavio Favelli, a cura di Elena Volpato.

Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico PAC2020Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

L’esposizione presenta un’unica opera composta dai 278 fascicoli monografici della nota serie I Maestri del Colore della Fratelli Fabbri Editori, uscita nelle edicole italiane tra il 1963 e il 1967. Si trattò di un fenomeno culturale di prima grandezza che rivoluzionò il mercato editoriale negli anni del boom economico. I fascicoli rappresentarono per molte famiglie italiane un oggetto simbolico, una dichiarazione di appartenenza a una fascia sociale in crescita, attraversata da un desiderio di cultura e di benessere intrecciati insieme.

Flavio Favelli ha lavorato su ciascuna delle iconiche copertine, interagendo con la loro eleganza formale, con il loro equilibrio tra grafica e taglio fotografico dei particolari pittorici. Ha utilizzato una o più cartine dorate dei Ferrero Rocher per occultare i volti dei ritratti, le scene aneddotiche, le porzioni di quadri, affreschi e mosaici dove campeggia la figura umana, dove gli sguardi dipinti sembrano cercare la risposta e la complicità dello sguardo degli osservatori. Favelli riporta le riproduzioni delle grandi opere d’arte ad uno stato di impenetrabilità, quasi di chiusa sacralità: è un gesto che mescola la cura all’iconoclastia, quasi fosse necessaria una nuova ricarica del senso per delle immagini forse troppo note, persino troppo ammiccanti nella loro conquistata emblematicità.

Favelli però, se da un lato cela parti di opere dietro il bagliore dell’oro, dall’altro apre a una visione panottica lo svolgimento della storia dell’arte così come l’avventura editoriale Fabbri fu capace di raccontarla. I 278 fascicoli/collages sono esposti in tre file ad abbracciare interamente lo spazio della Wunderkammer della GAM. La disposizione accoglie il visitatore come nel perimetro di una basilica dove il susseguirsi regolare delle riproduzioni e dei nomi degli artisti, tutt’attorno, restituisce una sorta di ideale ritratto di gruppo dove ciascun ‘quadro’ rappresenta il compiersi di una diversa misura, di un diverso canone, di una diversa maniera e sensibilità.

Poter vedere tutte le copertine della serie dispiegate in un'unica sala sembra esaltare lo spirito enciclopedico cui l’impresa editoriale dei Fratelli Fabbri tese, ma la scelta di Favelli di spezzare le linee del disegno, di complicare la bidimensionalità della pittura, di nascondere il senso di completezza e perfezione che emana da molte di quelle opere, lascia intuire un rapporto più contrastato con la storia e il valore del passato. Esprime un’inquietudine estetica tutta contemporanea, per la quale la pienezza di senso e di forma non è mai data e ogni Maestro è allo stesso tempo riconosciuto e obliterato, oggetto di una celebrazione sincera ed insieme finta, come finta è la foglia d’oro di Favelli: luccicante, ma di carta, d’aspetto prezioso, ma prelevata da una scatola di praline.

L’opera I Maestri Serie Oro, che entra a far parte delle collezioni del museo, rappresenta un nuovo sviluppo del lavoro di Favelli che negli ultimi anni ha più volte indagato il tema dell’oro sotto molteplici forme, rispecchiando il proprio animo nella lucentezza opaca e cieca di questo materiale che è andato prelevando da latte di biscotti, da fondi di specchi, da cartelli pubblicitari di gelati: una lucentezza pervasiva, da Eldorado, in cui la nostra cultura si specchia alla ricerca di un bagliore di cui ammantarsi proprio mentre si va offuscando.

La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita e distribuita da Viaindustriae.

Si ringrazia la Fondazione Ferrero Onlus per la collaborazione e il sostegno.