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Alice Ronchi, Sole, 2020. Ferro, 55x102x4 cm. Courtesy the Artist

 

I.D.E.A. Salento e Masseria Canali presentano ALICE RONCHI SOLE 

Ronchi rimodula esperienze che provengono dalle avanguardie storiche, in una chiave molto autonoma in grado di generare suggestioni intimiste e forme astratto-concrete e finanche minimaliste.

Per il secondo anno consecutivo, Masseria Canali a Casarano, dimora privata del collezionista milanese Davide Meretti, apre i suoi spazi a I.D.E.A. Salento, residenza satellite di Cascina I.D.E.A., il progetto ideato dalla collezionista e mecenate Nicoletta Rusconi.

Protagonista della nuova edizione del progetto concepito in stretto dialogo con il contesto e i materiali della tradizione locale, attraverso l’esposizione di opere, in parte concepite ad hoc, è Alice Ronchi (1989). Tra le artiste italiane più raffinate e attente a una progettualità che transita dalla scultura, alla pittura, all’installazione, Ronchi rimodula esperienze che provengono dalle avanguardie storiche, in una chiave molto autonoma in grado di generare suggestioni intimiste e forme astratto-concrete e finanche minimaliste.

In mostra un nucleo selezionato di opere della produzione più recente, in parte realizzate dopo un periodo di residenza e investigazioni in Salento, a stretto contatto con i luoghi e le geografie, ma anche con le antiche tessiture, dove ha individuato i supporti per due inediti dipinti astratti in mostra. Il concept alla base della programmazione di Masseria Canali attraverso I.D.E.A. Salento, infatti, è proprio l’esposizione di opere legate al luogo o comunque alla filosofia di questa architettura che è anzitutto luogo di progettualità, visioni, rispetto delle forme naturali o del contesto antropologico, paesaggistico e urbanistico del Salento.

A metà strada tra il ludico e il minimale, il lavoro di Alice Ronchi è una sintesi tra il rigore della forma e l’apparente immediatezza dei suoi segni e della sua scrittura, come si evince dalla prima opera installata site-specific all’ingresso della masseria: “Sole”, una scultura a parete che evidenzia il genius loci, ma anche un richiamo alla semplicità e all’intensità di un immaginario legato alla natura e alle sue declinazioni più recondite.

Con l’uso di differenti media, Alice Ronchi con questa mostra investiga forme primigenie con uno sguardo denso di stupore, restituendoci una sua magica visione insieme rigorosa e trasognante.

Lo spirito di Masseria Canali – suggerisce Davide Merettiè da ricercarsi nell’interconnessione di architettura, natura ed arte e nelle sensazioni di armonia che l’interazione di questi elementi è in grado di generare”; mentre per Nicoletta Rusconi, ideatrice e promotrice di Cascina I.D.E.A., “Dall’incontro di Cascina I.D.E.A. – luogo dedicato all’espressione artistica e agli artisti – e Masseria Canali, è nata e prosegue I.D.E.A. Salento, residenza pensata come occasione di pura sperimentazione, nella volontà di dissolvere i confini tra discipline e di ospitare esperimenti di arte ambientale”.

 



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Detail view, Hybrids (Phasmida Dreaming), Beeswax & Bronze, 2021. Photo credit: Julien Félix, Courtesy the artist.

  

Dominique Koch vince il Bally Artist Award 2022

 

La cerimonia di premiazione si svolgerà, su invito, venerdì 9 settembre. Le opere d'arte di Dominique Koch saranno esposte presso il MASI Lugano, a Palazzo Reali, dal 10 settembre al 2 ottobre 2022.

Dominique Koch è la vincitrice del Bally Artist Award, il premio conferito ogni anno dalla Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura in collaborazione con il MASI Lugano, Museo d'arte della Svizzera Italiana. La giuria – composta dal Presidente della Fondazione Bally e CEO Nicolas Girotto, dal direttore creativo di Bally Rhuigi Villaseñor, dal direttore del MASI Lugano Tobia Bezzola, da Diana Segantini, curatrice della fondazione Segantini Unlimited e da Elena Filipovic, direttrice della Kunsthalle di Basilea – ha motivato la scelta lodando: "la profondità della sua ricerca attraverso la quale crea opere multisensoriali con cui indaga il potenziale dell'arte di aprire nuovi spazi immaginativi e nuove prospettive tutt’altro che banali sul nostro mondo”.

Da 15 anni la Fondazione Bally sostiene e promuove il mondo artistico e creativo attraverso un concorso aperto ad artiste e artisti provenienti dal Ticino o attivi in questo Cantone. L’edizione del premio di quest’anno presenta tre importanti novità. Innanzitutto, ad essere premiata non è un’opera a tema, ma la ricerca artistica dei partecipanti. In particolare, sono state valutate le affinità della loro ricerca artistica con i valori cardine di Bally e della sua Fondazione: la sostenibilità e il rispetto degli equilibri tra innovazione, natura ed essere umano. La seconda importante novità consiste nell'apertura del premio alla scena artistica di tutta la Svizzera. Infine, i profili degli artisti sono stati indicati da un gruppo di esperte ed esperti invitati dal MASI Lugano, professioniste e professionisti del mondo dell'arte svizzero, quali Gioia Dal Molin (curatrice dell'Istituto Svizzero a Roma); Samuel Gross (curatore del musée d’art et d’histoire a Ginevra); Carole Haensler (direttrice del Museo Villa dei Cedri a Bellinzona); Eliza Lips (curatrice dell’Haus Konstruktiv a Zurigo); Laurence Schmidlin (direttrice del Kunstmuseum Wallis a Sion) e Katrin Sperry (curatrice indipendente e direttrice del Benzeholz a Meggen/Luzern).

Sono quindi sette le artiste e gli artisti svizzeri nominati per il Bally Artist Award 2022: Vanessa Billy, Monica Ursina Jäger, Loredana Müller, Denis Savary, Jennifer Merlyn Scherler e la vincitrice del Bally Artist Award Dominique Koch. Nominata da Gioia Dal Molin che, citiamo: “La pratica artistica di Dominique Koch consiste in un'ampia ricerca che risulta in opere video e sonore di grande valore, oltre che in sculture e installazioni immersive. L’artista si interroga su possibili coesistenze di specie diverse basate sulla sostenibilità o su forme alternative di convivenza collettiva in un futuro tanto utopico quanto distopico”.

Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura

Fondata sul riconoscimento dell'importanza delle arti nella società contemporanea, la Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura nasce nel 2006 con l'intento di sostenere i veri talenti della Svizzera. La Fondazione è presieduta Nicolas Girotto, CEO di Bally.  Agli artisti viene offerta l’opportunità di essere supportati a livello internazionale da uno dei brand più famosi del mondo della moda. Gli artisti prescelti ricevono il supporto della Fondazione Bally per l’Arte e la Cultura attraverso molteplici forme: l'esposizione delle loro opere, l'acquisto di opere originali, la pubblicazione di monografie e la concessione di sovvenzioni e finanziamenti a sostegno del lavoro e della realizzazione delle loro opere.

MASI Lugano

Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano), fondato nel 2015, in pochi anni si è affermato come uno dei musei d'arte più visitati in Svizzera, ponendosi come crocevia culturale tra il sud e il nord delle Alpi. Nelle sue due sedi – quella presso il centro culturale LAC e quella storica di Palazzo Reali - offre una ricca programmazione espositiva con mostre temporanee e allestimenti della Collezione sempre nuovi, arricchiti da un programma in più lingue di mediazione culturale per visitatori di tutte le età. L’offerta artistica è arricchita dalla collaborazione con la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati - parte del circuito del MASI Lugano - interamente dedicata all'arte contemporanea.

 



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Archivi e Depositi del Parco Archeologico di Pompei (dettaglio) © Giovanna Silva, Humboldt Books. Courtesy l'Artista

  

POMPEII COMMITMENT. MATERIE ARCHEOLOGICHE LANCIA DUE NUOVI PROGETTI DALL’AUTUNNO 2022

 

Una pubblicazione cartacea e un programma annuale di digital fellowship che invita partecipanti internazionali ad approfondire attraverso metodologie contemporanee il patrimonio culturale di pompei e le sue molteplici storie.

Nell’autunno del 2022, Pompeii Commitment. Materie archeologiche – il primo programma d’arte contemporanea a lungo termine istituito dal Parco Archeologico di Pompei – lancia la sua prima pubblicazione cartacea e un nuovo programma annuale di Digital Fellowship i cui primi partecipanti sono sette artisti, designer, pensatori e ricercatori internazionali: Formafantasma, Allison Katz, Miao Ying, Legacy Russell, Anri Sala, Rose Salane e Sissel Tolaas. Pompeii Commitment. Materie archeologiche è stato ideato nel 2020 da Massimo Osanna (Direttore Generale dei Musei dello Stato) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle civiltà di Roma), e dal 2021 è supervisionato da Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei). Il programma è curato da Andrea Viliani e Stella Bottai, con Laura Mariano e Caterina Avataneo.

A seguito dei primi due anni di attività – incentrati sulla riconfigurazione del sito archeologico di Pompei quale fondamento per forme alternative di conoscenza, che si delineano attraverso una molteplicità di funzioni, in particolare lo studio e la condivisione delle plurime potenzialità conoscitive di Pompei e dell’episteme insita nella sua “materia archeologica” – Pompeii Commitment. Materie archeologiche sta ora sviluppando una nuova fase della sua piattaforma di ricerca lanciando Pompeii Commitment. Materie archeologiche – Digital Fellowship, un nuovo programma annuale che promuove la ricerca artistica e curatoriale all’interno del contesto unico, trans-temporale, multi-specie e stratificato di Pompei. Primo e unico framework di questo tipo presso il Parco Archeologico di Pompei, le Digital Fellowship facilitano e accrescono la pluralità del dialogo, dell’interpretazione e dell’accessibilità al patrimonio pompeiano e alle sue molteplici storie attraverso l’episteme tecnologica del nostro tempo, oltre a valorizzare la trasformabilità delle materie, esplorando criticamente ciò che sono diventate, o potrebbero diventare, nella nostra epoca digitale.

Curato dal team curatoriale di Pompeii Commitment. Materie archeologiche e da altri curatori ospiti, sotto la guida di Stella Bottai e sviluppato in collaborazione con CURA., il programma Pompeii Commitment. Materie archeologiche – Digital Fellowship consente a partecipanti internazionali di svolgere per un periodo di alcuni mesi una ricerca estesa – sia a distanza che in situ – concentrandosi su Pompei o su aspetti legati alla sua simbologia e al suo significato in generale. Le nuove Digital Fellowship riconoscono e alimentano la rilevanza globale di Pompei come centro di ricerca attivo e contemporaneo, la cui dimensione archeologica risiede nel presente e nel futuro ancor più che nel passato.

Durante la loro Digital Fellowship i partecipanti si concentrano su specifici filoni di studio con la possibilità di accedere a risorse archeologiche, documentazione d’archivio e di nuova produzione, letteratura scientifica e altri materiali di ricerca. Hanno inoltre la possibilità di entrare in dialogo con il team di professionisti e ricercatori di Pompei, quali archeologi, antropologi, archeozoologi, archeobotanici, geologi, chimici, architetti, conservatori. Le Digital Fellowship sostengono e incoraggiano metodologie aperte e sperimentali, guidate da approcci innovativi. Al termine del periodo di ricerca, ogni partecipante ne condivide il risultato sul portale digitale pompeiicommitment.org per documentare gli esiti della sua Digital Fellowship.

I partecipanti del ciclo inaugurale 2022-2023 sono Formafantasma, Allison Katz, Miao Ying, Legacy Russell, Anri Sala, Rose Salane e Sissel Tolaas.

Anri Sala è il beneficiario della prima Digital Fellowship, il risultato del suo lavoro sarà pubblicato in due parti su pompeiicommitment.org: Side A il 1° settembre 2022 e Side A Too il 6 ottobre 2022. La Digital Fellowship di Anri Sala è curata da Marcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino e Vice Presidente di AMACI-Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. La pubblicazione online su pompeiicommitment.org sarà seguita da un album vinile in edizione limitata.

Le opere di Anri Sala sono dispositivi che provocano il “momento presente”, diventando co-produttrici di quell’enigmatico frammento di tempo e spazio che separa il prima dal dopo e il passato dalla memoria che cerca di ricordarlo. La ricerca della sua Digital Fellowship si concentra sui resti di due vittime dell’eruzione del Vesuvio, ritrovati nel 2017 durante gli scavi di Civita Giuliana, che l’artista mette in parallelo a un doppio flauto (noto come aulos in greco antico, tibia in latino) rinvenuto durante una precedente campagna di scavi nel Parco Archeologico. Sala si cimenta così con la possibilità di lavorare sulla relazione tra le due vittime e il doppio strumento musicale, immaginando una composizione la cui durata corrisponda al vuoto lasciato dai due corpi. Suonato grazie a una ricostruzione dell'antica tibia, il brano finale, attualmente ancora in fase di produzione, sarà unelegia dedicata agli antichi abitanti di Pompei – luogo che continua a tornare dal passato al presente, proiettandosi verso il futuro e rendendo lo spazio e il tempo entità porose, ripiegate su loro stesse.

Sempre nell’autunno del 2022 uscirà la prima pubblicazione stampata di Pompeii Commitment. Materie archeologiche, edita da Silvana Editoriale e concepita tanto come risultato quanto come ulteriore strumento di riflessione sul primo anno e mezzo di attività di Pompei Commitment (dicembre 2020 – giugno 2022), e in particolare del centro di ricerca digitale pompeiicommitment.org.

Il volume Pompeii Commitment. Archaeological Matters: 2020-2022 riunisce e valorizza i contributi di oltre sessanta artisti, curatori, scrittori, attivisti e archeologi internazionali: Abbas Akhavan, Carlo and Flavia Alfano, Maria Thereza Alves, Negar Azimi, Anna Boghiguian, Andrea Branzi, Diana Campbell Betancourt, Canis_in_Somno, Cairo Clarke, Cooking Sections, Chiara Costa, Agnes Denes, Jimmie Durham, Emma Enderby, Haris Epaminonda, Brandon English, Eva Fabbris, Milovan Farronato, Simone Fattal, Lara Favaretto, Claire Fontaine, Simone Forti, Beatrice Gibson, Liam Gillick, Alexandra Daisy Ginsberg, Nick Gordon, Oulimata Gueye, Alexis Pauline Gumbs, Petrit Halilaj, Lionel Hubert, Invernomuto, Prem Krishnamurthy Mierle Laderman Ukeles, Luisa Lambri, Lina Lapelyte, Rebecca Lewin, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Goshka Macuga, Elena Magini, Anna Maria Maiolino, Elena Mazzi, Marzia Migliora, Boris Mikhailov, Otobong Nkanga, Hans Ulrich Obrist, Charlemagne Palestine, Giulio Paolini, Gianni Pettena, Lucia Pietroiusti, Michael Rakowitz, Lucy Raven, Tabita Rezaire, Mathilde Rosier, Tai Shani, Amie Siegel, Paul Sietsema, Giovanna Silva, Himali Singh Soin&David Soin Tappeser, Sarah Swenson, Adrian Villar Rojas, Salvatore Settis, Marianna Vecellio, Lawrence Weiner e Kandis Williams/Cassandra Press.

Invitati a pensare con e attraverso Pompei come potenziale sito di ricerca su temi contemporanei, i partecipanti hanno creato e condiviso riflessioni, proposte e risposte che abbracciano diversi media e formati, dalle poesie alle interviste, dai film ai disegni, dalle fotografie ai suoni ai collage e altro ancora. La pubblicazione raccoglie anche i testi introduttivi di Gabriel Zuchtriegel (Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei), Massimo Osanna (Direttore Generale dei Musei Nazionali Italiani; co-fondatore di Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle Civiltà di Roma; co-fondatore di Pompeii Commitment. Materie archeologiche) e le note conclusive di Stella Bottai (co-curatrice del programma con Andrea Viliani, Laura Mariano e Caterina Avataneo).

 



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 Anita Schulte-Bunert, Se dici che mi vedi meglio significa che non sto abbastanza male, IIS Blaise Pascal, Reggio Emilia. Primo Premio.

 

  

PREMIO DAVIDE VIGNALI 2021/2022 Proclamati i vincitori della undicesima edizione

 

Il premio, che promuove la creatività dei giovani talenti del territorio.

Il Premio Davide Vignali, promosso da Fondazione Modena Arti Visive, dalla Famiglia Vignali e dall'Istituto d’Arte Venturi di Modena, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, annuncia i vincitori della undicesima edizione.

Il premio, che promuove la creatività dei giovani talenti del territorio, nasce nel nome di Davide Vignali, ex studente dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena scomparso prematuramente nel 2011. Nello stesso anno, grazie all’impegno della famiglia, che ha raccolto un desiderio espresso dalle professoresse Antonella Battilani e Maria Menziani dell’Istituto Venturi di Modena, è nato il concorso che ne celebra la memoria, la grande umanità, il desiderio di conoscenza. Ad affiancare fin da subito la famiglia in questa impresa, c’è FMAV Fondazione Modena Arti Visive, da sempre impegnata nel sostegno ai giovani artisti e nella loro formazione.

Sono stati 127 i giovanissimi talenti che quest’anno hanno partecipato alla call lanciata da FMAV proponendo immagini fotografiche o in movimento che raccontano il loro mondo fisico ed interiore, nel segno della creatività.

La giuria composta dagli artisti Eva & Franco Mattes, Doriano Vignali e Marisa Spallanzani, genitori di Davide, Maria Menziani, docente del Liceo Artistico Venturi di Modena, Antonella Battilani, graphic designer, Paola Micich, graphic designer, Claudia Fini e Luca Monzani di FMAV Fondazione Modena Arti Visive, ha conferito i seguenti premi:

1° premio
Se dici che mi vedi meglio significa che non sto abbastanza male
Anita Schulte-Bunert (IIS Blaise Pascal, Reggio Emilia)

2° premio
Persone normali
Sara Ori (IIS Venturi, Modena)

3° premio
Educati ad essere perfetti
Martina Magnani (Liceo Corso, Correggio (RE))

Premio Venturi
Become adult
Rebecca Felicelli e Sofia Kalfus (IIS Venturi, Modena)
 
Menzione speciale
Empatia
Martina Bellapianta (IIS Venturi, Modena)
 
Menzione speciale
Non l’ho fato a posta
Gloria Venturelli (IIS Venturi, Modena)

Le opere dei giovani artisti saranno incluse in una mostra presso FMAV – Palazzo Santa Margherita, che inaugurerà il 26 novembre 2022 (fino al 26 febbraio 2023) e nella pubblicazione che l’accompagnerà.

Insieme alle opere dei vincitori, la mostra includerà anche i lavori di altri studenti che hanno partecipato al bando e che sono stati selezionati per l'esposizione: la Classe 5 A del Liceo Carducci di Ferrara con 32g/mol, Simone Lipeti del Liceo Cassinari di Piacenza con Siccità, Ivan Lambruschini dell'IIS Venturi di Modena con Abbandono, Martina Petazzoni dell'IIS Venturi di Modena con Segni di una vita, Melissa Cavina dell'IIS Persolino-Strocchi di Faenza (RA) con Certezze!, Francesco Liverani dell'IIS Persolino-Strocchi di Faenza (RA) con Hunter.

Il Primo Premio, del valore di 1000 euro, è assegnato dalla famiglia Vignali; il Secondo Premio consiste nella possibilità di partecipare ad un corso breve o ad un workshop nell’offerta di Fondazione Modena Arti Visive; il Terzo Premio consiste in un buono libri del valore di 150 euro da spendere nel bookshop di FMAV; infine, il Premio Venturi di 500 euro è assegnato dalla famiglia Vignali e conferito ad una/uno studente dell’Istituto Modenese.

 



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Fondazione Monte Verità Incontro con Ciriaca Erre "2 YEARS 2 WEEKS 2 DAYS- Homeless, Fearless, Borderless"

 

L’artista ha abbandonato tutto per tornare ad abitare il nostro pianeta, la nostra vera casa intraprendendo una lunga performance della durata di 2 anni, 2 settimane e 2 giorni, in un viaggio allo stremo delle forze fisiche e mentali, come artista, donna e madre, in un cammino a ritroso nella storia umana.   

Nella giornata mondiale della Terra, lo scorso 22 aprile, l’artista italo svizzera Ciriaca Erre ha inaugurato la sua nuova performance 2 YEARS 2 WEEKS 2 DAYS- Homeless, Fearless, Borderless che la vedrà superare a piedi confini geografici, sociali e intimi, con l’intento di elevare la vita stessa ad opera d’arte.

Con il patrocinio della Città di Matera – sua città natale, della Fondazione Matera Basilicata 2019 e del Monte Verità di Ascona, l’artista ha abbandonato tutto per tornare ad abitare il nostro pianeta, la nostra vera casa intraprendendo una lunga performance della durata di 2 anni, 2 settimane e 2 giorni, in un viaggio allo stremo delle forze fisiche e mentali, come artista, donna e madre, in un cammino a ritroso nella storia umana. 

La sua tappa a Monte Verità è prevista giovedì 21 luglio. Per l’occasione, incontrerà il pubblico per illustrare il suo progetto e raccontare la sua esperienza.

In questo viaggio di consapevolezza, ho ritenuto importante sperimentare una condizione di estrema umiltà e mancanza di certezze, non avendo altro che il mio zaino e le mie gambe, e non sapendo se il giorno successivo avrò dove dormire e da mangiare. Questa condizione mi porta a vivere completamente nel presente e a connettermi con gli altri esseri umani e con la madre Terra, ricordandomi l’impermanenza della vita -dichiara l’artista- e soprattutto a ritrovare l’umanità’ che rischiamo di perdere.“

Dalle caverne della sua città di origine, Matera, giungerà in Africa alla caverna dove l’Homo Sapiens è sopravvissuto all’Era glaciale evidenziando che la migrazione è parte dell’evoluzione umana a della sua Natura come la scienza ha rilevato con la scoperta del gene DRD4 R7 presente nel 20%della popolazione detto anche il wonderlust gene.

Da Montagnola (CH), dove Ciriaca Erre ha vissuto gli ultimi anni e che in passato aveva adottato Hermann Hesse, tornerà in India, traendo ispirazione dall’opera più nota dello scrittore, Siddharta, che ci ricorda che la vita è un viaggio nella consapevolezza.

Dalla comunità utopica e pioniera degli inizi del Novecento di Monte Verità, andrà alla ricerca delle moderne comunità utopiche ecologiste e pacifiste, che anelano a nuovi modi di vivere in armonia. La Responsabile Cultura del Monte Verità, Nicoletta Mongini, dichiara a questo proposito: “Gli anni che stiamo attraversando evidenziano la straordinaria attualità delle tematiche che sono state alla base della storia di questo luogo e il progetto di Ciriaca Erre vi si accosta da diversi punti di vista. Il ritorno all’essenza originaria non in una dimensione teorica ma pratica e quotidiana, l’essere e non il pensare, evidenziano la prospettiva dell’artista di immergersi in un esercizio di vita che rimanda agli insegnamenti che hanno ispirato la fondazione della colonia dei primi del ‘900”.

Visiterà l’ultima civiltà matriarcale in Cina dove il matrimonio non esiste e dalla Pagoda della Pace di Londra marcerà insieme con ad alcuni monaci attivisti per poi spingersi nel paese più felice dell’America Latina che ha abolito l’esercito.

L’artista, che si nutre da anni principalmente di frutta e verdura cruda, nel viaggio sperimenterà il foraging (la ricerca di risorse alimentari selvatiche), sulle spalle solo l’essenziale e una tenda.

Questo progetto è legato alla sua ricerca sulle “identità sospesa”, tema caro all’artista e sviluppato nelle sue precedenti performance, tra cui I’m free take a piece of me al Museo della Permanente di Milano, focalizzate sulla filosofia della “semplicità volontaria‘’ che anela all’essenziale, a un ritorno alla Natura. Vuole essere un tributo ad alcune delle figure che più di tutte l’hanno ispirata, personaggi che hanno perseguito nella vita e descritto nei loro testi, i temi della libertà, della ricerca della vera essenza dell’uomo nella sua relazione con Madre Natura, come Ippazia, Diogene, Darwin, Hermann Hesse, i filosofi Henry David Thoureau e Michel Foucault, Gandhi.

In questi primi mesi di cammino, l’artista ha conosciuto ecovillaggi, comunità vegane, ha trovato ospitalità presso i monaci buddisti e conventi. Ha dormito nei boschi, mangiando i prodotti della terra e ha constatato cosa significhi chiedere ospitalità, in un momento storico condizionato dalla pandemia, che rende ancora più complesso tutto questo. Durante questa settimana sta percorrendo il cammino di San Francesco.

Sarà possibile seguire Ciriaca+Erre nella sua perfomance attraverso il suo account Instagram @ciriacaerre da cui racconterà le tappe del suo viaggio.

 



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© OHT Rompere il Ghiaccio Ph.Claudia Pajewski Courtesy MAXXI 2020

 

  

OHT Office for a Human Theatre presenta ROMPERE IL GHIACCIO

 

Un’esplorazione dei confini politici, paesaggistici e romantici dell'area transfrontaliera del Trentino-Alto Adige/Südtirol

Una scena quasi nuda, il ghiacciaio Gräfferner che segna il confine tra l’Italia e l’Austria, le lettere di Elsa a Enrico, accusato di comunismo e messo al confino durante il fascismo, e il fascino misterioso dello jodel il canto tipico delle regioni alpine germanofone.

Sono questi gli ingredienti che compongono ROMPERE IL GHIACCIO presentato da OHT [Office for a Human Theatre] alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano sabato 23 luglio alle ore 21.

Presentato con grande successo alla Fondazione Merz, alla Kunsthalle di Bratislava, al Mart di Trento e Rovereto e al MAXXI di Roma, ROMPERE IL GHIACCIO è una performance nata dalla corrispondenza tra i nonni di Filippo Andreatta, regista teatrale, curatore e tra gli autori italiani più̀ interessanti del teatro contemporaneo, fondatore dello studio di ricerca OHT [Office for a Human Theatre].

Un lavoro, con un impianto scenico minimale visitabile dal pubblico, che nasce dalle riflessioni sul ghiacciaio Gräfferner che, continuando a spostarsi per il suo scioglimento, sposta progressivamente i confini tra i due stati, ponendo questioni politiche, paesaggistiche e romantiche che riguardano un'area transfrontaliera come il Trentino-Alto Adige/Südtirol.

Attraverso una narrazione lenta come lo scioglimento del ghiacciaio, ROMPERE IL GHIACCIO mette in crisi l'idea stessa di confine così come l'amore mise in crisi l'isolamento del confino fascista.

In scena si trova solo la performer Magdalena Mitterhofer, accompagnata dalla musica di Davide Tomat, con una serie di oggetti esposti in una mostra visitabile dopo lo spettacolo: le lettere tra i nonni, il libro imbullonato di nonno Enrico, le mappe che raffigurano dal ghiacciaio Gräfferner, alle città, dalle Alpi, alle stelle.

In parte ispirato all’autrice Annie Ernaux, questa performance è una biografia personale e impersonale che si trasforma in memoria sociale, emergendo solo negli occhi e nella memoria degli spettatori anziché́ nelle immagini prodotte dallo spettacolo. Per questo motivo ROMPERE IL GHIACCIO è visivamente radicale agli occhi dello spettatore, completamente privo di elementi scenici, senza luci né effetti.

Con ROMPERE IL GHIACCIO OHT offre al pubblico la possibilità di osservare e ascoltare un punto di vista diverso in cui la Storia non è una sola, ma muta e si trasforma in base alle mappe geografiche a cui si fa riferimento.

OHT

Fondato nel 2008, OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca del regista teatrale e curatore Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT ha collaborato a livello nazionale e internazionale con, tra gli altri, Fondazione Haydn (IT), NYC Artists' Salon (USA), Romaeuropa festival (IT), Triennale Teatro Milano (IT), the Josef and Anni Albers Foundation (USA), Whitechapel Gallery Londra (UK), Istituto Italiano di Cultura di Vienna (AT) e MAXXI museo delle arti del XXI secolo Roma (IT). Infine, Centrale Fies è partner costante per molti progetti. Per il biennio 2021-22, OHT è compagnia associata del Centro Servizi Culturali S.Chiara di Trento. OHT è stata premiata per eccellenza artistica, con premi come Nuove Sensibilità per giovani registi teatrali (2008), premio Movin'Up per giovani artisti (2016 e 2017), OPER.A 20.21 Fringe (2017) e una nomina come Miglior Allestimento Scenico ai premi UBU (2018).

Filippo Andreatta (Rovereto, 1981) si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano (BA) e in Arti Visive e dello Spettacolo all'Università IUAV di Venezia. È stato il primo a portare in scena Delirious New York, il libro cult d’architettura contemporanea dell'architetto Rem Koolhaas. Dal 2015 al 2020 è co-curatore del festival internazionale di Performance e Perfoming Art di Centrale Fies. Inoltre, è stato docente in università e musei tra cui, tra gli altri, il Politecnico di Milano, la NABA Nuova Accademia di Arti Visive di Milano, l'Università Cattolica, il museo MART e l'Università di Genova.