art week

Aldo Rossi. Design 1960-1997, Installation view at Museo del Novecento. Ph: Francesco Carlini

 

ALDO ROSSI. DESIGN 1960-1997 PUBLIC PROGRAM al Museo del Novecento

 

Talk e proiezioni di film e documentari per approfondire la figura di uno dei protagonisti della cultura visiva del XX secolo. 

In occasione della mostra Aldo Rossi. Design 1960-1997, a cura di Chiara Spangaro, in corso fino al 2 ottobre 2022, il Museo del Novecento di Milano presenta un ricco public program: talk e proiezioni di film e documentari che, attraverso un dialogo interdisciplinare tra le arti, caratteristico della contemporaneità, approfondiscono la figura dell’architetto, designer, teorico e critico, tra i protagonisti della cultura visiva del XX secolo.

La mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Aldo Rossi e Silvana Editoriale, con un progetto di allestimento firmato da Morris Adjmi - MA Architects, collaboratore e poi associato di Rossi a New York, racconta l’universo di Aldo Rossi in nove sale: ciascuna rappresenta un mondo in cui emerge la relazione tra opere grafiche e prodotti artigianali e industriali, con riferimenti alle architetture e allo spazio privato di Rossi. Per la prima volta sono esposti, in un percorso spettacolare, oltre 350 tra arredi e oggetti d’uso, prototipi e modelli, dipinti, disegni e studi progettati e realizzati da Aldo Rossi dal 1960 al 1997.

5 luglio 2022, ore 18.00 | PROIEZIONE - Documentario: Aldo Rossi seconda parte di Carlo Scarpa e Aldo Rossi. Maestri di poesia e memoria (2020) a cura di Michael Obrist. Film: Ornamento e delitto (1973) di Aldo Rossi, Gianni Braghieri e Franco Raggi

Cinema Arlecchino, via San Pietro all’Orto 9 - Milano

Ingresso libero fino a esaurimento posti

12 luglio 2022, ore 18.00 | TALK - Piccole e grandi architetture

Museo del Novecento, piano terra

Piazza Duomo 8 - Milano

Ingresso gratuito con prenotazione

13 settembre 2022, ore 18.00 | TALK - Gli oggetti dell’architetto

Museo del Novecento, piano terra

Piazza Duomo 8 - Milano

Ingresso gratuito con prenotazione

20 settembre 2022, ore 18.00 | PROIEZIONE - Documentario: Aldo Rossi Design (2022) regia di Francesca Molteni e Mattia Colombo

Cinema Arlecchino, via San Pietro all’Orto 9 - Milano

Ingresso libero fino a esaurimento posti

1° ottobre 2022, ore 17.00 | TALK - Aldo Rossi, Milano, Il Duomo e l’anima della città

Museo del Novecento, piano terra

Piazza Duomo 8 - Milano

Ingresso gratuito con prenotazione

 

Aldo Rossi. Design 1960-1997

a cura di Chiara Spangaro

Museo del Novecento 29 aprile - 2 ottobre 2022

Ingresso compreso nel biglietto di accesso al Museo Intero € 10,00 | Ridotto € 8,00

Sede

piazza Duomo 8, Milano

Orari

Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 19.30 Giovedì orario prolungato alle 22.30

Lunedì chiuso

Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura

 

Contatti

tel. 02 88444061

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www.museodelnovecento.org

Facebook: MuseodelNovecento

Twitter: @museodel900

Instagram: @museodel900

 



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PAV - Parco Arte Vivente presenta SOILS MATTER

 

Un simposio per esplorare le relazioni possibili tra arti visive e scienze del suolo. 

A intervenire su questi temi, lo storico dell’arte Giovanni Aloi (School of the Art Institute of Chicago), BAU – Institute for Contemporary Arts and Ecology (Bolzano-Bozen), Camilla Rossi-Linnemann (Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano), il gruppo di ricerca Scientific Visualizations: Impact on Practice della Libera Università di Bolzano-Bozen: Lugi M. Borruso, German A. Duarte, Andrea Facchetti, Elisabetta Rattalino, Stephan Schmidt-Wulffen (Zeppelin Universität) e l’artista Elena Mazzi.

5 luglio 2022 - ore 17.30 - Ingresso libero

PAV - Parco Arte Vivente - via Giordano Bruno 31, 10134, Torino

www.parcoartevivente.it

Il suolo è spesso identificato con la superficie superiore della crosta terrestre, è l’elemento strutturante di quello che chiamiamo paesaggio. È la base produttiva della maggior parte dell’alimentazione e delle materie prime consumate dall’uomo, e in quanto risorsa è soggetto a equilibri geopolitici, speculazioni economiche e logiche estrattive. Costituito da minerali, gas, liquidi, materia organica e organismi viventi, è un ecosistema di relazioni situate e di mescolanze tra umani e non umani, tra comunità batteriche, tra funghi che si estendono in una massiccia rete di filamenti e tra piante che contribuiscono alla sua stessa struttura. Il suolo, poi, ricorda: possiede dei meccanismi per registrare e preservare informazioni sullo stato dell’ambiente. Per questo complesso intreccio di esistenze, materialità, temporalità, valori economici ed etico-politici, lo studio del suolo è diventato luogo di incontro tra numerose discipline e diverse pratiche di produzione di sapere. Biologi, chimici, geologi, fisici, ma anche antropologi, economisti, ingegneri, medici, sociologi, umanisti e artisti oggi si occupano di suolo.

Soils Matter è un simposio che esplora le relazioni possibili tra arti visive e scienze del suolo. Intervengono su questi temi, lo storico dell’arte Giovanni Aloi (School of the Art Institute of Chicago), BAU – Institute for Contemporary Arts and Ecology (Bolzano-Bozen), Camilla Rossi-Linnemann (Museo Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano), il gruppo di ricerca Scientific Visualizations: Impact on Practice della Libera Università di Bolzano-Bozen: Lugi M. Borruso, German A. Duarte, Andrea Facchetti, Elisabetta Rattalino, Stephan Schmidt-Wulffen (Zeppelin Universität) e l’artista Elena Mazzi.

Questo simposio si inserisce in Scientific Visualizations: Impact on Practice, un progetto di ricerca sviluppato dalla Facoltà di Design e Arti in collaborazione con il laboratorio interdisciplinare di scienze del suolo e dell’agricoltura della Facoltà di Scienze e Tecnologie. Il progetto mira ad investigare il contributo delle pratiche artistiche contemporanee e del design nella produzione di conoscenze in ambito scientifico. Per rispondere alle premesse teoriche della ricerca, l’artista Elena Mazzi ha realizzato Copperialities, una video installazione, ora in mostra, che riconfigura visivamente, spazialmente e materialmente le tradizionali modalità di visualizzazione di contenuti scientifici. L’opera ci invita a riflettere sulla relazione tra epistemologia scientifica e materialità del suolo.

L’evento si svolge nell’ambito della rassegna Le Settimane della Scienza.

 



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Annunciati i finalisti del World Report Award 2022

 

741 fotografi da 60 paesi diversi, oltre 800 progetti ricevuti, 11.899 le foto ricevute in totale.

Questi i primi numeri della XII edizione del World Report Award|Documeting Humanity, il concorso indetto dal Festival della Fotografia Etica di Lodi, in programma dal prossimo 24 settembre al 23 ottobre.

La giuria composta da Chloe Coleman, photo editor al The Washington Post, Gloria Crespo MacLennan, photeditor di El Pais, Alberto Prina e Aldo Mendichi, coordinatori del Festival, ha selezionato i 70 finalisti delle varie sezioni del World Report Award, i cui vincitori assoluti verranno decretati il 30 agosto.

Il concorso si suddivide nelle categorie Master (10 finalisti), Spotlight (10 finalisti), Short Story (10 finalisti), Student (10 finalisti), Single Shot (30 finalisti). Cinque percorsi diversi, per narrazione e modalità espositiva, ma con lo stesso comune obiettivo: raccontare la società contemporanea e la sua complessità attraverso il potere della fotografia e la sensibilità dei migliori fotoreporter internazionali.

Si possono scoprire tutti i finalisti a questo link.

Anche in questa edizione ci sarà la presenza di FUJIFILM Italia che da anni sostiene sia la manifestazione in qualità di official partner sia il concorso World Report Award con l’intento di sostenere il diffondersi della cultura dell’immagine. FUJIFILM Italia, è da sempre in prima linea per rimarcare il valore della fotografia, per la sua capacità di raccontare la collettività e la realtà che ci circonda. Con il suo supporto, avvalora e incoraggia il grande impegno che il Festival mette ogni anno in campo per celebrare la fotografia, espressione umana necessaria.

Accanto alle mostre del World Report Award si articoleranno altri momenti importanti del Festival, con la cronaca dei fatti e le storie più rilevanti dell'ultimo anno che troverà spazio nella sezione Uno Sguardo sul Mondo; lo Spazio approfondimento, con il reportage relativo a un long term project; lo Spazio no-profit, che dà voce alle organizzazioni umanitarie e ai loro progetti.

Ma ci sarà anche spazio a incontri, workshop, letture portfolio, videoproiezioni, visite guidate, presentazioni di libri, progetti educational per gli studenti e numerosi altri eventi che indagano il rapporto tra etica, comunicazione e fotografia.

Contemporaneamente al Festival si svolgerà FFE – OFF, un circuito di mostre fotografiche, esposte in negozi, bar, ristoranti, gallerie, circoli culturali e aree pubbliche della città.

Il Festival della Fotografia Etica è membro attivo di Sistema Festival Fotografia, network creato nel 2017 per volontà di cinque festival fotografici italiani – Fotografia Europea, Cortona On The Move, SI FEST Festival della Fotografia Etica e Photolux Festival – e sostenuto dal Ministero della Cultura, come piattaforma di scambio e luogo di incontro per confrontare, progettare e individuare percorsi comuni, salvaguardando l'unicità di ogni entità.

L’appuntamento quindi è al 30 agosto per scoprire i vincitori del World Report Award, e conoscere il programma definitivo che caratterizzerà l’XIII edizione di uno dei più importanti festival di fotografia europei.

Info: www.festivaldellafotografiaetica.it

 

 



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CARLA FENDI FOUNDATION: SPOLETO FESTIVAL DEI 2MONDI

 

Un progetto che esplora un binomio già nell’interesse della Fondazione da alcune stagioni.

La Fondazione Carla Fendi, rinnovando il suo impegno per Spoleto 65 Festival dei 2Mondi presenta ARTIFICIAL ARTECHNOLOGY, un progetto che esplora un binomio già nell’interesse della Fondazione da alcune stagioni.

ARTE ‘on the wall’. Sulla facciata del Teatro Caio Melisso Spazio Carla Fendi l’ingrandimento di FRAMMENTO FATICA N.26 dell’artista DANIELE PUPPI. Un lavoro fotografico tridimensionale realizzato in 4 esemplari nel 2004 per la Lisson Gallery di Londra e ora in Collezioni Private.

SCIENZA nell’ ex Battistero della Manna D’oro che ospiterà REALITY? installazione in realtà aumentata di GABRIELE GIANNI. Un’esperienza visiva e sonora che vuol far vacillare la percezione della realtà oggettiva in un luogo un tempo sacro, attraverso un misticismo “aumentato” dalla tecnologia.

PREMIO CARLA FENDI STEM [science,technology,engineering,mathematics]

Nella giornata conclusiva del Festival il riconoscimento è conferito all’astrofisica MARICA BRANCHESI per il contributo dato alla rilevazione delle onde gravitazionali.

La cerimonia avrà luogo sul palcoscenico del Concerto finale alla presenza del Maestro Antonio Pappano, del sindaco Andrea Sisti Presidente della Fondazione Festival, della direttrice artistica Monique Veaute e di Maria Teresa Fendi Presidente della Fondazione Carla Fendi.

La Fondazione Carla Fendi ospiterà a Palazzo Racani Arroni gli INCONTRI CON GLI ARTISTI che il Festival organizza durante i fine settimana dalle ore 11 alle 12.

 



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Kelly Robert, Coraggio, 2021, terraglia bianca italiana e smalto, 60x33x35 cm.

 

STORIA DEL NOVECENTO ITALIANO - Poetiche e vicende del movimento di Margherita Sarfatti 1920-1932

 

Il volume è l’esito di oltre vent’anni di studi di Elena Pontiggia che ha ricostruito la storia del Novecento Italiano, uno dei più importanti movimenti di ideali classici del XX secolo.

Mercoledì 29 giugno 2022 alle ore 18:30, le porte del Salone d’Onore del Museo Bagatti Valsecchi si aprono per presentare il poderoso volume di Elena Pontiggia STORIA DEL NOVECENTO ITALIANO. Poetiche e vicende del movimento di Margherita Sarfatti 1920-1932, edito da VAF, Fondazione Stiftung – Allemandi. Ne parlano con il conservatore del Museo Antonio D’Amico, l’autrice Elena Pontiggia e lo storico dell’arte Luigi Sansone.

Il volume è l’esito di oltre vent’anni di studi di Elena Pontiggia che ha ricostruito la storia del Novecento Italiano, uno dei più importanti movimenti di ideali classici del XX secolo. Con un linguaggio chiaro e leggibile ne analizza la poetica, incentrata sulla volontà di ricomporre una forma solida e volumetrica. Racconta poi, con una mole di dati poco noti e un ricco apparato di immagini, l’avventura novecentista: le vicende di un piccolo gruppo di artisti, che si forma a Milano nel 1922 intorno Margherita Sarfatti, critica d’arte, e all’artista Mario Sironi. Ricostruisce la storia delle mostre che nella seconda metà degli anni Venti, in tutta Europa, hanno promosso il Novecento Italiano, accogliendo le opere di tanti grandi pittori e scultori, da Carrà a Casorati, da Wildt ad Arturo Martini, da Campigli a de Chirico, e molti altri ancora.

Come si legge nell’introduzione dell’autrice, la ricerca e la scrittura muovono entro questioni ancora aperte: «la dimensione allargata del Novecento Italiano che, se non può essere identificato con le centinaia di artisti presenti nelle sue mostre (…), non deve nemmeno essere ridotto ai Sette (Sironi, Bucci, Dudreville, Funi, Malerba, Marussig, Oppi)»; il «il ruolo di altri artisti che sono stati oggettivamente vicini al gruppo sarfattiano, partecipando a tutte, o quasi, le sue mostre»; la «poetica» del Novecento Italiano, «il suo concetto di sintesi, e le sue suggestioni platoniche, la sua aspirazione a una moderna classicità, la sua contrapposizione all’impressionismo, al divisionismo, all’eclettismo, al simbolismo, al realismo ottocentesco».

Fondato sulla profonda conoscenza del corpus storiografico dedicato nel tempo al Novecento Italiano e, soprattutto, arricchito di nuovi dati emersi dalla consultazione e dall’analisi di documenti inediti o poco noti conservati negli archivi di Margherita Sarfatti, di Alberto Salietti e di Arturo Tosi, il volume di Elena Pontiggia si offre come capitolo essenziale per l’approfondimento e la rilettura della costellazione novecentista e della scena artistica italiana della prima metà del XX secolo.

Come sempre la Casa Museo Bagatti Valsecchi, situata nel cuore di Milano, rappresenta la cornice perfetta per raccontare uno spaccato di storia del Novecento, di cui la famiglia Bagatti Valsecchi ha fatto parte, grazie alla sua partecipazione alla vita milanese da fine Ottocento fino agli anni Settanta del Novecento e ancora oggi come simbolo della città di Milano grazie alla sua apertura al pubblico nel 1994.

Il volume STORIA DEL NOVECENTO ITALIANO. Poetiche e vicende del movimento di Margherita Sarfatti 1920-1932 è arricchito da un apparato  conografico che accompagna la lettura dei quattordici capitoli del libro e comprende 290 illustrazioni di dipinti e sculture appartenenti a collezioni museali e di un cospicuo numero di opere appartenenti alla collezione di Volker Feierabend - creatore della Fondazione VAF-Stiftung - oggi in deposito al Mart di Trento e Rovereto.

IL MUSEO

Il Museo Bagatti Valsecchi è una casa museo frutto di una straordinaria vicenda collezionistica di fine Ottocento, che ha come protagonisti due fratelli: i baroni Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi. A partire dagli anni Ottanta del XIX secolo, i due posero mano alla ristrutturazione della dimora di famiglia nel cuore di Milano, tra via Gesù e via Santo Spirito e parallelamente, iniziarono a collezionare dipinti e manufatti d’arte applicata quattro-cinquecenteschi con l’intento di allestirli nella loro casa così da creare una dimora ispirata alle abitazioni del Cinquecento lombardo.

 



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MAXXI BVLGARI PRIZE: LA MOSTRA DEI FINALISTI ALESSANDRA FERRINI, SILVIA ROSI, NAMSAL SIEDLECKI

 

Gli artisti presentano le loro opere site specific per la terza edizione del premio che vede ancora insieme MAXXI e Bulgari nel sostegno ai giovani talenti nell’arte.

Con opere profondamente radicate nel presente, capaci di scardinare la Storia, la Società, la Natura, per comprendere al meglio una contemporaneità in costante evoluzione, Alessandra Ferrini (Firenze, 1984), Silvia Rosi (Scandiano – RE, 1992) e Namsal Siedlecki (USA, 1986) dal 24 giugno al 20 novembre 2022 sono i protagonisti della mostra, a cura di Giulia Ferracci, della terza edizione del MAXXI BVLGARI Prize, progetto che unisce il MAXXI e Bulgari nel sostegno e la promozione dei giovani artisti.

Allestita nella scenografica Galleria 5 al terzo piano del museo, la mostra presenta tre lavori pensati, prodotti e realizzati appositamente per il Premio, sulla base dei quali la stessa giuria internazionale che li ha scelti – composta da Hou Hanru, Direttore Artistico del MAXXI, Bartolomeo Pietromarchi, Direttore del MAXXI Arte, Hoor Al Qasimi, Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation, Chiara Parisi, Direttrice Pompidou-Metz e Dirk Snauwaert, Direttore WIELS Contemporary Art Centre – decreterà il vincitore, la cui opera entrerà a far parte della collezione del MAXXI.

Dice Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI: “Il rapporto con la memoria personale e collettiva, con la storia, con la natura, sono temi diventati sempre più centrali alla luce delle profonde trasformazioni geopolitiche, sociali ed ecologiche cui stiamo assistendo, e il MAXXI BVLGARI Prize non poteva che rispecchiare tutto questo. Il Premio, che è uno degli appuntamenti più importanti per il Museo – sviluppato insieme a Bulgari nostro partner strategico dal 2018, azienda da sempre attenta alla ricerca e con cui condividiamo la missione di investire sulla creatività del nostro tempo – ci mette dietro allo sguardo dei giovani artisti lasciandoci intravedere il futuro e forse il modo migliore di affrontarlo. Benvenuti ai finalisti! È un piacere avervi al MAXXI”.

Dice Jean-Christophe Babin, CEO di Bulgari: “In un momento storico che ci vede attraversare incessanti cambiamenti, la riflessione dei finalisti sui concetti di identità, radici culturali e narrazione dei media fa scaturire un legame profondo tra dimensione personale e sfera collettiva. Sperimentando con linguaggi e materiali, i tre artisti varcano confini per ripensare appartenenze e provenienze in un’ottica di inclusività. Il nuovo appuntamento con il MAXXI BVLGARI Prize è come sempre ricco e stimolante e ci rende fieri più che mai di una partnership frutto di valori condivisi, che dà voce ai giovani talenti per renderli protagonisti del loro futuro.”

LA MOSTRA

La prima parte del percorso espositivo, all’ingresso della Galleria 5, accoglie lo spettatore in una Archive Room in cui, su pareti caratterizzate da un motivo che ricorda l’antica arte giapponese del Kintsugi, tre teche raccolgono materiali e appunti che hanno ispirato gli artisti nella realizzazione dei loro lavori.

Il percorso espositivo si apre con Gaddafi in Rome: Notes for a Film, di Alessandra Ferrini, una video installazione che, con l’approccio auto riflessivo tipico dell’essay film, analizza la prima visita ufficiale in Italia di Muammar Gheddafi nel 2009, per celebrare la firma del Trattato di amicizia, partenariato e collaborazione tra Italia e Libia. Un accordo nato dalla necessità per l’Italia di assicurarsi l’approvvigionamento di carburante e di fermare il flusso dei migranti verso le coste del Sud, per il quale il nostro Paese ha dovuto piegarsi alla richiesta di un risarcimento per l’occupazione coloniale sotto forma di investimenti finanziari e infrastrutturali. Quello stesso trattato ha ratificato la politica dei respingimenti, ha causato la violazione dei diritti umani di tanti, ha dato origine ad accordi simili in UE.

Partendo dal meticoloso reportage realizzato in quei giorni di visita ufficiale dal quotidiano La Repubblica – occasione per l’artista di una riflessione sulle forme contemporanee di produzione e fruizione delle notizie – Gaddafi in Rome opera una vera e propria dissezione della “messa in scena” dell’evento, ispirandosi direttamente alla pratica delle dissezioni pubbliche nei Teatri Anatomici dal Medioevo in poi, di cui resta una citazione nella tenda che compone parte dell’allestimento, su cui è stampata l’immagine del Teatro Anatomico dell’Università di Padova (il più antico in Italia).

Sollevando temi come il rapporto tra velocità di comunicazione e reale comprensione di eventi geopolitici complessi, la spettacolarizzazione mediatica degli eventi, il travagliato rapporto dell’Italia con il suo passato coloniale, Gaddafi in Rome è un invito a una riflessione più ampia, che non da soluzioni, ma lascia agli spettatori lo spazio per trarre le proprie conclusioni.

Il percorso continua con Nuovo Vuoto di Namsal Siedlecki, un viaggio metaforico nato dall’interesse dell’artista per gli spazi vuoti all’interno delle sculture in bronzo fuse a cera persa.

Partendo da una di queste forme interiori – ricavata da una mano bronzea comprata online – Siedlecki parte alla ricerca della “scultura originaria” che la custodiva. Tramite scansioni in 3D e ricomposizioni vettoriali, e grazie all’uso di tecnologie robotiche, l’artista realizza 6 opere composte da una scultura e il suo plinto, ogni volta in materiali diversi. La prima – in gesso e cemento – rappresenta la condizione attuale dell’Umanità, artefice di uno sfrenato sfruttamento della Natura. La seconda, realizzata in legno di Cirmolo con un plinto in marmo simile a un abbeveratoio forato, mostra la mano nel suo primo stadio di mutazione, mentre la terza, composta da una stufa in terracotta su cui posa una mano in gres, rappresenta la trasformazione della materia, di cui le pratiche di lavorazione dell’argilla sono esempio perfetto. La fase della sintesi è rappresentata dalla quarta scultura, una colonna in polistirolo e una mano in poliuretano azzurro, materiali artificiali nati dalla conoscenza dell’uomo. Nella quinta scultura su un basamento in alluminio realizzato da un programma di intelligenza artificiale, si torna al materiale originario, il bronzo, per scoprire una versione primordiale della forma, cambiata dalle esperienze del viaggio compiuto; stessa forma presentata dalla sesta e ultima opera, realizzata senza plinto, in vetro soffiato, pronta ad accogliere il futuro.

Il mancato intervento dell’uomo ha lasciato ogni volta, nelle forme generate dalle macchine, errori che ne hanno trasformano le successive realizzazioni: un modo per l’artista di rappresentare la sequenza di esperienze che ci ha portato a essere quello che siamo. Solo nella consapevolezza del passato, infatti, è possibile iniziare un nuovo percorso di coesistenza.

Conclude la mostra l’opera Teacher Don’t Teach Me Nonsense (2022) di Silvia Rosi, artista italo-togolese che ha trovato nella fotografia una pratica di ricerca sulla memoria, per comprendere come ricordiamo e perché dimentichiamo.

La sua ricerca, che attraverso video e fotografie affronta la storia della sua famiglia e la sua eredità identitaria, in questa occasione si esprime in un progetto dedicato alle lingue Ewe e Minà, un tempo parlate in Ghana e Togo. Nonostante il tentativo operato dai colonialisti di lingua francese e tedesca di sradicarle attraverso l’alfabetizzazione delle popolazioni autoctone, l’ewe ha resistito nei secoli grazie alle famiglie, a numerosi studi linguistici, e a pratiche artigianali che vedevano inserite frasi in ewe come decorazione dei tessuti degli abiti. Il lavoro di Rosi, composto da tre gruppi fotografici e video, mette in evidenza l’importanza della lingua nel processo di affermazione identitaria di una popolazione e degli individui, e riflette su questioni strutturali normalizzate dai processi coloniali avvenuti in Togo, sottolineando come la politica linguistica metta in luce tutta l’ambiguità del progetto coloniale di conversione delle popolazioni autoctone.

I FINALISTI

Alessandra Ferrini (Firenze, 1984) vive e lavora a Londra. Artista, ricercatrice, educatrice italiana con base a Londra, il suo lavoro si sviluppa attraverso l’utilizzo e la combinazione di diversi linguaggi espressivi, dall’immagine in movimento all’installazione e alla performance. La ricerca di Ferrini è radicata sullo studio del post colonialismo, pratiche storiografiche, processi di archiviazione e analizza criticamente le relazioni tra Italia, regione mediterranea e continente africano.

Silvia Rosi (Scandiano -RE, 1992) vive e lavora tra Londra e Modena. Artista visiva e fotografa italo-togolese, il lavoro di Silvia Rosi si concentra sul tema delle origini e sulle caratteristiche personali, storiche e sociali che determinano l’identità di un individuo. Attraverso il genere dell’autoritratto, Rosi recupera l’esperienza della sua famiglia attualizzando storie, ricordi e tradizioni antiche. Ispirate all’eredità togolese, le sue opere privilegiano il mezzo fotografico e l’immagine in movimento combinata con frammenti testuali.

Namsal Siedlecki (Greenfield - USA, 1986) vive e lavora a Seggiano (GR). Siedlecki pone al centro del suo lavoro la trasformazione costante della materia, naturale e artificiale, esaltandone le infinite qualità espressive e semantiche. Storie di rituali, memorie e tradizioni antiche ispirano la particolare tecnica ed estetica delle sue opere, sculture e installazioni in cui il processo di manipolazione, controllo e cambiamento dei materiali evoca la questione ancestrale del rapporto tra l’uomo e la natura.

STORIA DEL PREMIO

Nato nel 2000 come Premio per la Giovane Arte, il Premio costituisce il punto di partenza e la nascita della Collezione del MAXXI Arte. Negli anni, è stato un importante trampolino di lancio per molti artisti.

Sono 42 quelli che, dal 2001 al 2018, hanno preso parte alle precedenti 10 edizioni, tra questi, Mario Airò, Yuri Ancarani, Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Micol Assaël, Rosa Barba, Massimo Bartolini, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Ludovica Carbotta, Patrizio Di Massimo, Bruna Esposito, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Avish Khebrehzadeh, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Vedovamazzei, Francesco Vezzoli, Zapruder e molti altri.

Nel 2018 la prima edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, è stata vinta da Diego Marcon, finalista insieme a Talia Chetrit e Invernomuto, la cui opera Calendoola: SURUS è stata acquisita grazie al contributo degli Amici del MAXXI. L’edizione del 2020 ha visto la vittoria di Tomaso De Luca finalista insieme a Giulia Cenci e Renato Leotta.