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 © Matteo Piazza.

 

Tiziana Lorenzelli "Naturalismo Cosmico" alla Cortesi Gallery

 

Trasforma gli spazi della galleria in un universo di installazioni metalliche e brillanti, alcune appositamente progettate per gli ambienti della Cortesi Gallery: Lava (2022) e Cobalt Blue Aluflexia Site Specific (2022).

Cortesi Gallery di Lugano è lieta di presentare Naturalismo Cosmico, mostra personale di Tiziana Lorenzelli a cura di Vera Canevazzi.

Artista eclettica e trasversale, Tiziana Lorenzelli (Lecco, 1961) trasforma gli spazi della galleria in un universo di installazioni metalliche e brillanti, alcune appositamente progettate per gli ambienti della Cortesi Gallery: Lava (2022) e Cobalt Blue Aluflexia Site Specific (2022). La mostra si sviluppa principalmente intorno al tema della Natura, intesa in tutte le sue forme terrestri e cosmiche, nei meccanismi di forze che la regolano e nella necessità, oggi sempre più impellente, di tutelarla. Questo legame viene evidenziato anche dalla scelta dei titoli delle opere, come Lugano Lake (2022), Lugano Moon (2022) e Cosmic Treasure (2022).

La Natura è concepita nella sua mutevolezza, nel suo continuo trasformarsi ed evolversi in relazione agli altri elementi, allo spazio che la circonda, alla luce e a noi spettatori che assistiamo a una cosmogonia dell’universo, al suo stesso crearsi e farsi mondo celeste. È proprio questa dimensione cosmico-spaziale dominata da campi di forze che Tiziana Lorenzelli vuole ricreare, facendoci immergere in vere e proprie costellazioni scultoree in cui ogni opera è studiata e realizzata insieme all’ambiente circostante, come nell’installazione Gold Fractalis (2021), composta da diciotto pepite dorate cucite tra di loro da sottili fili dorati.

Il tema della Natura, al centro della riflessione dell’artista da più di quarant’anni, è sempre stato veicolato dall’utilizzo di metalli, di recupero o di nuova produzione. Negli ultimi dieci anni l’attitudine alla sperimentazione di Tiziana Lorenzelli si è concentrata su un nuovo materiale, Aluflexia® Recyclable Alluminium, da lei stessa inventato: un sandwich di alluminio, al 100% riciclabile, flessibile e leggero, facilmente modellabile, in grado di mantenere la sua forma finale.

Con questo nuovo metallo Tiziana Lorenzelli ha creato tutte le opere in mostra, dalle grandi installazioni site-specific, alle piccole sculture “volanti”, ai Gold Contraction (2022), in cui le lamine dorate sono accartocciate in telai di ferro che le riportano a una dimensione di “quadro”, fino al Cobalt Blue Table (2022), in cui Aluflexia® blu è piegata e disposta all’interno di un tavolo-teca in plexiglass che richiama l’ex-voto donato a Santa Rita da Cascia da Yves Klein, artista molto amato dalla Lorenzelli.

Nel lavoro della Lorenzelli la ricerca formale è sempre stata arricchita dalle sperimentazioni sulle nuove tecnologie. Da anni è ad esempio concentrata sull'utilizzo dei magneti, con cui affigge le sculture al muro, arrivando fino alle sospensioni gravitazionali delle Flying Sculptures. 

Recentemente ha inoltre realizzato delle opere in NFT: una serie di disegni “stroboscopici” trasformati in crypto arte e l’opera Cobalt Blu Door (2022), video in cui l’omonima installazione in Aluflexia® blu si trasforma ed evolve in un flusso denso e magmatico.

Tiziana Lorenzelli (Lecco, 1961) è un’artista, architetto, designer, autrice e docente. Laureatasi in Architettura al Politecnico di Milano nel 1984, dal 1990 al 1992 si trasferisce a Los Angeles, per insegnare Disegno Industriale all’Università di California (UCLA) e all’Art Center College of Design di Pasadena. Giornalista pubblicista dal 1989, scrive per il quotidiano digitale «Il Giornale d’Italia», ha collaborato con riviste specializzate tra cui «Abitare», «Domus», «Interni», «Modo» e «Ottagono» e ha pubblicato diversi libri. Svolge attività professionale come architetto e come designer, i suoi progetti sono stati insigniti con diversi premi e menzioni ed è titolare di alcuni brevetti. Sin dalla metà degli anni Ottanta affianca alla sua produzione progettuale quella artistica, concentrandosi sul tema della Natura attraverso l’utilizzo di metalli di recupero o di nuova produzione. Così tra il 1985 e il 1993 crea gli Alberi Elettrologici, serie di sculture ispirate alla Natura e al tema del riciclo, composte da scarti metallici trovati nei cassoni delle industrie lecchesi. Queste opere sono state pubblicate su diverse riviste dell’epoca ed esposte per la prima volta nel 1989 alla Biennale dei Giovani Artisti al Castello di Sartirana e a Villa Bernocchi. Dal 1997 Tiziana Lorenzelli comincia a insegnare Disegno Industriale con continuità alla Facoltà di Design del Politecnico di Milano e dal 2008 presso la Facoltà di Ingegneria di Brescia. In questi anni prosegue la sua ricerca sulle potenzialità di nuovi materiali sia nel design che nell’arte. Nel 2009 elabora un nuovo materiale molto sofisticato, Aluflexia®, inizialmente concepito dall’artista per il vaso FOIL (oggetto di design premiato nel 2011 all’International Design Award di Los Angeles) e successivamente utilizzato per una nuova serie di sculture ispirate alla Natura e al Cosmo, esposte per la prima volta nel 2012 nella mostra 100% Recyclable allo spazio MEAND a Saint Moritz. Nel 2019 Lorenzelli inserisce alcune di queste opere nella collettiva The Nascence presso la Oblong Contemporary Art Gallery di Dubai a cui farà seguito nel 2021 la personale Goldish nella sede di Forte dei Marmi, esposizione che ha visto il coinvolgimento dell’artista Agostino Ferrari, maestro che assegna alla ricerca di Tiziana Lorenzelli la definizione di “Naturalismo Cosmico”. Lorenzelli ha partecipato a diverse mostre collettive, tra cui Architect’s Art nella Gallery of Functional Art a Santa Monica (Santa Monica, 1992), Arte a Bordo, 41 Artisti per Costa Diadema (2014) e Surprise allo Superstudio Più (Milano, 2021).

 



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CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo

 

Una mostra e un ciclo di conferenze promosse da DIDE Genova a cura di Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda.

“CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo” è una mostra e serie di incontri interdisciplinari e multiculturali che si terranno dal 18 al 22 maggio 2022, all’interno degli spazi del convento di Santa Maria di Castello, durante le giornate di Genova BeDesign Week.

Sono stati invitati a portare il loro contributo architetti, designer, artisti, musicisti, che da punti di vista differenti convergeranno le loro proposte e suggestioni, su alcuni tra più interessanti elementi progettuali su cui si fonda la percezione dell’ambiente reale: il suono, la luce e il tempo. Elementi che concorrono a determinare la condizione qualitativa dello spazio abitativo nella quale fluttuiamo quotidianamente.

La mostra CALEIDOSCOPIO è promossa da DIDE (Distretto del Design di Genova) e si inserisce nel palinsesto della nuova edizione della design week che quest’anno si rinnova e si differenzia ancora di più da tutte le altre manifestazioni analoghe, aggiungendo un elemento di indiscussa eccellenza, il design nautico. Rimane invece invariata e anzi valorizzata la mission che da sempre anima la manifestazione, la rigenerazione concreta e visibile del territorio e la valorizzazione e diffusione della cultura del design. Il distretto del design quest’anno si amplia coinvolgendo altre zone della città, a cominciare dal quartiere del Molo.

Nello spettacolare scenario della chiesa di Santa Maria di Castello e annesso convento, datati XII secolo, prende vita la mostra CALEIDOSCOPIO curata da Fortunato D’Amico e Chiara Ferella Falda, in un momento particolare dell’attuale crisi globale, in cui le discipline del progetto e della creatività sono chiamate a correggere gli errori disegnati dalle prospettive consumistiche e a dare risposte in un periodo difficile ed estremamente complesso della storia dell’umanità.

La visione caleidoscopica, intesa in campo medico, è il sintomo di un’alterazione della vista causato da un’emicrania visiva che influenza l’udito e l’olfatto. Da un’angolazione completamente diversa, quella proposta dal caleidoscopio, è invece un punto di vista che assume connotati positivi per la peculiare caratteristica dello strumento di specchiare otticamente oggetti messi alla rinfusa all’interno di un tubo a forma di cannocchiale e di riorganizzarli sotto un aspetto ordinato ed esteticamente piacevole. La metafora del caleidoscopio consente di approcciare, con una chiave di lettura straordinariamente efficace, i problemi che oggi devono affrontare le principali discipline della creatività tecnico, scientifica, come l’architettura e il design. A loro spetta il compito di redigere i progetti degli oggetti che andranno a formare l’insieme dell’habitat artificiale in cui sono immerse le nostre vite e a ridisegnare gli scenari futuri.

L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con i suoi 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, aiuterà il pubblico a orientarsi nella lettura delle opere esposte e servirà da guida per tutti coloro che la utilizzeranno per comprendere i contesti nei quali è necessario intervenire urgentemente e adottare comportamenti idonei a raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro il 2030. L’approccio suggerito dall’agenda è interdisciplinare e multiculturale, stimola un confronto e un dialogo tra i professionisti in antitesi con l’approccio multi-specialistico che ha creato barriere spesso invalicabili. E’ necessario aprire un dibattito costante tra creativi e

professionisti, il matematico deve dialogare con l'artista, l’architetto con l’ingegnere, il musicista con il manager, le istituzioni tra di loro. La sostenibilità non riguarda solo l’ambiente ma l’urgenza di dare a tutti la possibilità di vivere in un mondo sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico. Un profondo cambiamento che riguarda le imprese, i Governi, le Amministrazioni, l’opinione pubblica, e ovviamente la cultura.

CALEIDOSCOPIO agiterà riflessioni sulla questione del Suono e dei paesaggio sonori, sempre più artificiali e meno naturali, ed esaminerà la luce come fenomeno cromatico, anche nei suoi risvolti psicologici e simbolici, così come in quelli del suo utilizzo nei moduli fotovoltaici, che sfruttano l'energia solare per produrre energia elettrica. Luce per comprendere le ombre delle meridiane e lo scorrere delle ore del Tempo diurno ma anche di quello musicale.

Alla velocità della luce il nostro mondo sta mutando, proiettando il futuro in una dimensione inaspettata e fantascientifica dell’esistenza. Chi avrebbe mai detto, solo qualche anno fa che improvvisamente il frenetico pianeta Terra, antropizzato dalla globalizzazione, si sarebbe bloccato all’unisono, imponendo una brusca frenata di tutte le attività economiche, sociali, culturali, costringendo tutti noi ad un rapido ripensamento e riadattamento delle abitudini e dell’abitare il pianeta?

Sono protagonisti di CALEIDOSCOPIO | Suono Luce Tempo: gli architetti Massimo Facchinetti, Enrico Frigerio, Massimo Roj in dialogo con gli artisti Maria Cristina Carlini, Max Casacci, Mario De Leo, Flavio Di Renzo, Pina Inferrera, Flavio Lucchini, Max Marra, Ercole Pignatelli, Pier Paolo Pitacco, Alfredo Rapetti Mogol, Giangiacomo Rocco di Torrepadula, Giovanni Ronzoni, Michele Sangineto, Giorgio Scianca.

Un evento di Sopramaresotto e Associazione Pensare Globalmente Agire Localmente.

Con il Patrocinio di: ADI - Associazione per il design industriale, ALA - Assoarchitetti, Dedalo Minosse - Premio internazionale alla committenza di architettura, DiDe.

Main Sponsor: ItalMesh

Media Partner: ARCA International

Sponsor tecnici: SlashFolder, Studio Ronzoni

 



art weekPresentazione della monografia di Antonino Bove "L’arte più potente della fisica" a cura di Bruno Corà

 

La monografia raccoglie le opere realizzate dall’artista in cinquanta anni di attività, analizzando il progetto di oltrepassare la metafora artistica e concepire l’immortalità della fisica. 

Mercoledì 11 maggio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea presenta la monografia sull’opera di Antonino Bove dal titolo L’arte più potente della fisica, curata da Bruno Corà e pubblicata dalla Casa Editrice Forma di Firenze. Al termine della presentazione, Antonino Bove effettuerà la performance Acronos dona la formula dell’immortalità.

La monografia raccoglie le opere realizzate dall’artista in cinquanta anni di attività, analizzando il progetto di oltrepassare la metafora artistica e concepire l’immortalità della fisica.

Nello scorrere continuo della vita ci pensiamo eterni e in questa ottica rimane irrisolta la tragedia della morte relegata nel segreto della sfera personale. Come scrive Corà nel suo saggio all’interno della monografia, l’immaginario artistico di Bove antesignano e originale interprete del pensiero post-umano, ha come obiettivo imprescindibile di impedire la degradazione cellulare, porre argine all’entropia e addirittura osare ostacolare il raffreddamento termico dell’universo. In questa ottica vanno letti i periodi artistici della sua ricerca a partire da Materializzazione dei sogni e Società degli Onironauti (1973), all’Arte Vivente tramite organismi unicellulari come alghe marine e lievito che si riproducono all’infinito sempre uguali a se stessi, contenendo un principio di immortalità (anni ‘80 e ‘90), alle Cerebralizzazioni e alla Memoria Indelebile (1990 e primi anni 2000), ad Acronos (un essere completamente sostanziato di cervello), alle attuali opere sulla Luce afisica non di origine elettromagnetica.

Alla base di questi orientamenti, le ricerche di etno-antropologia caratterizzate da interessi sociali, politici e storici, aperti tuttavia alla sfera mistica, utopica e onirica.

Lo sviluppo esponenziale inarrestabile della tecnologia con l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica, le neuroscienze, le nanotecnologie, il cyborg, la robotica migliorano ed emendano la natura, potenziano la fisiologia umana ma contemporaneamente innescano forti problematiche etiche e filosofiche. In una futura evoluzione della specie umana, superati i primordiali istinti e pulsioni di violenza e crudeltà della quale

ancora l’uomo è fortemente permeato, Bove intravede una umanità immortale dalle facoltà e capacità cerebrali aumentate e dai sentimenti espansi, oggi a noi sconosciuti. Tale iperumano, depositario delle migliori qualità come l’empatia, la compassione e il rispetto verso il proprio simile, finalmente potrà accede alla completa conoscenza dei segreti del cosmo e addirittura essere in grado di agire su di esso per evitare la scomparsa della coscienza del sé e del patrimonio umano di intelligenza e di ingegno accumulatosi, attraverso i secoli, sul nostro pianeta.

Presentazione della monografia di Antonino Bove L’arte più potente della fisica a cura di Bruno Corà

Mercoledì 11 maggio, ore 17.30 - Sala delle Colonne

Intervengono: Bruno Corà, docente, critico e curatore, direttore della Fondazione e Museo Alberto Burri di Città di Castello

Alessandro Picchiarelli, ingegnere e teologo Alessandro Vezzosi, fondatore del Museo Ideale Leonardo da Vinci

 



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Flavio Favelli NUOVA MIXAGE in occasione di Arte Fiera Promosso da Gruppo Montenegro

 

L’artista presenta quindici composizioni inedite che consistono in serie di bottiglie senza etichetta, esposte nella grande parete a specchio del bar.  

Nuova Mixage è il progetto che Flavio Favelli inaugura martedì 10 maggio alle ore 18.00 presso il Bar Vittorio Emanuele di piazza Maggiore 1, a Bologna, nell’ambito di ART CITY Bologna in occasione di Arte Fiera, accompagnato da un testo che presenta un dialogo con lo scrittore Emanuele Trevi.

L’artista presenta quindici composizioni inedite che consistono in serie di bottiglie senza etichetta, esposte nella grande parete a specchio del bar. L’opera si interroga sulla forma della bottiglia sempre nascosta rispetto all’etichetta, una forma-figura-modello fondamentale della storia del mondo dell’Occidente e dell’arte.

Tutte le quarantacinque bottiglie che costituiscono l’operazione d’arte sono originali, ed esposte in varie ripetizioni, in colori e forme diverse, mostrando un lato inedito del contenitore. Le marche hanno fatto la storia dell’industria del design applicato alla cultura del bere e annoverano alcuni dei prodotti più significativi del Made in Italy: Amaro Montenegro, Vecchia Romagna, Select, Rosso Antico, Coca Buton, Oro Pilla e Grappa Libarna. Tutti prodotti le cui bottiglie/il cui contenitore sono anche il simbolo dell’evoluzione, sempre fedele alle origini e alla tradizione, dei loro brand nel corso degli anni.

Il mobile bar è stato per decenni un piccolo luogo fondamentale nel governo della casa borghese. Le riviste degli anni Settanta e Ottanta, da Oggi a Gente, da Playboy a Epoca mostravano una grande varietà di pubblicità di superalcolici, tratto distintivo dell’uomo moderno e affermato, e della sua famiglia. Ed è su questi temi che l’artista sviluppa la sua ricerca sull’oggetto bottiglia dagli inizi degli anni Duemila con collage, ricomposizioni e assemblaggi e diventate presenze significative all’interno di opere installative più complesse, come La terza camera (2007), attualmente nella collezione di arte contemporanea del MAXXI di Roma: oggetti che personificano il loro stesso mistero, o per usare un concetto di Emanuele Trevi, che dialoga sul progetto Nuova Mixage con l’artista, queste opere danno una forma visibile al tempo.

In occasione di ART CITY Bologna 2022 Flavio Favelli torna ad aprire Jugopetrol, lo spazio privato dell'artista in viale Silvani 10/A, a pochi passi dal MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna.

Scrive Flavio Favelli: In fondo fin dall’appartamento di Via Guerrazzi 21 a metà anni novanta la cosa è sempre stata quella di avere un luogo da immaginare, ma anche dove potere immaginare e anche dare un’idea di un ambiente agli altri. Del resto si è soli solo quando si creano spazi di solitudine da presentare agli altri. Per Jugopetrol si scende una rampa, è come una tomba, come quella degli Egizi; loro la allestivano per i morti, invece questa è per i vivi, anche se l’idea viene dai morti. In entrambi i casi è una faccenda di eternità.

Info

11 - 12 - 13 maggio ore 15.00-20.00

14 maggio ore 15.00-22.00

15 maggio ore 15.00-18.00 

Jugopetrol

Viale Silvani 10/A Bologna

 



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ORECCHIE D’ASINO NELL’AMBITO DI ART CITY BOLOGNA 2022 PRESENTA “DUEDUO” ALLA FONDAZIONE GAJANI

 

Il risultato sarà un inseguimento site-specific all’interno dell’appartamento bolognese che è stato teatro di ripresa per numerose sperimentazioni e dimora dell’artista Gajani. Oggi quell’appartamento è sede della Fondazione Carlo Gajani ed è anche spazio espositivo.

Nell'ambito di ART CITY Bologna 2022 in occasione di ARTEFIERA, la Fondazione Carlo Gajani presenta DueDuo, installazione site- specific e performance del duo Orecchie D’Asino (OD’A), composto dalle giovani artiste Ornella De Carlo e Federica Porro e curato da Luca Monaco e Giuseppe Virelli.

OD’A dialogherà attraverso il tempo con un altro duo d’artisti: Carlo Gajani e Gianni Celati. Le fonti testuali e progettuali del duo maschile attivo negli anni Settanta verranno ripresi dalla pratica artistica e dalle opere del duo femminile a distanza di cinquant’anni. Casa Gajani si animerà mediante un processo di ‘disseminazione artistica’ in cui installazioni sonore, proiezioni video e performance daranno vita a un dialogo a distanza in cui le diverse opere potranno confrontarsi in una serie di rimandi e rapporti fra immagini e voci, oggetti e azioni, spazio e tempo.

Il risultato sarà un inseguimento site-specific all’interno dell’appartamento bolognese che è stato teatro di ripresa per numerose sperimentazioni e dimora dell’artista Gajani. Oggi quell’appartamento è sede della Fondazione Carlo Gajani ed è anche spazio espositivo.

Orecchie D’Asino è un duo artistico formato da Ornella De Carlo (Taranto 1991), laureata in Arti Visive, e Federica Porro (Como 1994), laureata in lettere moderne, attivo dal 2018. Dal 2019 prendono parte a festival quali Sifest OFF e Paratissima; nel 2021 vincono la menzione per fotografia contemporanea del Premio Francesco Fabbri e espongono presso la galleria Baco di Bergamo durante la mostra Metafotografia. La pratica di Orecchie D’Asino inizia con degli esercizi di improvvisazione teatrale e si espande verso la ricerca del quotidiano e l’attività onirica, attraverso diversi linguaggi e metodologie artistiche. Da un testo improvvisato si passa alla sua messa in scena all’interno di un’installazione effimera che comprende immagini, video e oggetti di diversa natura.  

Gli avanzi talvolta vengono ulteriormente rielaborati negli angoli e negli spazi anonimi della casa, prendendo la forma del totem, o proseguono all’interno di un videologue, termine coniato dalle artiste per indicare uno o più video che simulano un dialogo in cui gli elementi precedenti si uniscono con nuove suggestioni. In altri casi, dopo aver attraversato le parole, l’oggetto e le loro immagini, OD’A passa alla creazione di esperienze ed eventi per mezzo di azioni performative o pratiche partecipative pensati come piccoli gesti, giochi di società e spettacoli.

INFO

TITOLO: DueDuo

A CURA DI: Luca Monaco e Giuseppe Virelli

PREVIEW PER LA STAMPA: Venerdì 6 maggio 2022, alle ore 17:30

INAUGURAZIONE: Venerdì 6 maggio 2022, dalle ore 18:30 alle ore 21:00

DOVE: Fondazione Carlo Gajani, Via de' Castagnoli, 14, 40126 Bologna

QUANDO: Dal 7 al 15 maggio 2022

ORARI: sabato 7 e domenica 8, da martedì 10 a venerdì 13 maggio 2022 ore 17:30 - 21:00

Sabato 14 maggio 2022 ore 17.30-24.00

Domenica 15 maggio 2022 ore 17.30-21.00

 

 



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CASCINA I.D.E.A. presenta GREEN RIM BELÉN URIEL

 

La mostra rappresenta un approfondimento del progetto di ricerca di Belén Uriel sulla reciprocità tra il corpo umano e gli oggetti di uso quotidiano. 

Immersa nelle campagne del novarese, dal 7 maggio a settembre 2022, CASCINA I.D.E.A. – il complesso rurale trasformato da Nicoletta Rusconi Art Projects in luogo dedicato all’arte e alla sperimentazione – presenta Green rim, mostra personale di Belén Uriel (1974).

Green rim - tradotto letteralmente “bordo verde” e inteso come il fenomeno ottico visibile a causa della rifrazione della luce solare attraverso la densità crescente vicino all’orizzonte - rappresenta un approfondimento del progetto di ricerca di Belén Uriel sulla reciprocità tra il corpo umano e gli oggetti di uso quotidiano.

Caschi, protezioni per il corpo o mobili da esterno. Ecco una lista, parziale, degli oggetti di consumo, creati per impegnarsi con l'ambiente esterno, per la protezione del corpo nel tempo libero e per la ricreazione, che circolano nell’opera di Belén Uriel. Sono universali, così familiari e ordinari per tutti noi che diventano quasi invisibili: sono qualcosa “che serve a qualcosa”, che a prima vista viene assorbito in una finalità di usi, direbbe Roland Barthes.

Mediatori, in quanto tali, tra il soggetto e il mondo, questi prodotti che apparentemente sembrano esistere per altri motivi - svagarsi, ristorarsi, proteggersi, per esempio - hanno un preciso scopo sociale e antropologico: ovvero quello di essere mezzi di significazione, segni sparsi e veri e propri linguaggi. Con la premessa che per “significazione” non si vuole intendere alcuna veicolazione di informazione, l’interesse di Uriel verso questi oggetti svela la loro connotazione tecnologica, cioè in quanto definiti da relazioni di produzione e consumo: come viene prodotta e commercializzata la natura?

Fissando il suo sguardo proprio sull’idealizzazione della natura e prendendo ispirazione da oggetti che sono portatori di un senso indipendentemente dalla funzione, Belén Uriel dà nuova vita e nuovo fiato affinché gli oggetti possano ricongiungersi con la loro stessa bellezza, sfuggendo alla serialità produttiva, per aprirsi in un abbraccio all’inaspettato: crediamo di trovarci in un mondo pratico di usi dell’oggetto, quando invece ci troviamo anche in un mondo del senso e delle ragioni in cui possiamo ritrovarci.

Green rim è il tentativo di Uriel di costruire una semiologia più e oltre che come scienza delle significazioni, come sguardo pertinente verso il mondo, come fiuto del senso ovunque si possa celare: “c’è sempre un senso che va oltre l’uso dell’oggetto”. Come se ci trovassimo dotati di lenti e qualche grado sopra l’orizzonte, quando il Sole è basso e la dispersione è abbastanza grande da rendere visibili i suoi arti superiori verdi - il bordo verde, appunto - dalla sottile interazione di vetro e ferro Belén Uriel cerca di “creare un dialogo tra l'osservazione dei disegni originali degli oggetti, le ombre della loro materialità, e il loro rapporto con il corpo, per riflettere, attraverso un vocabolario scultoreo, su una serie di ossessioni che stanno definendo il nostro tempo presente

Info

maggio – settembre 2022

OPENING

07 - 08 maggio 2022, dalle 11.00 alle 19.00

CASCINA I.D.E.A.

Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)

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