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Alfredo Jaar, LAMENT OF THE IMAGES, 2002, courtesy of the artist and Lia Rumma Gallery Milan/Naples.

 

PHOTOVOGUE FESTIVAL 2022 inaugura con una Lectio Magistralis a cura di Alfredo Jaar “Teach us to outgrow our madness" 

Il primo festival di fotografia di moda consapevole che si concentra sugli elementi in comune a etica ed estetica, a cura di Alessia Glaviano e Francesca Marani.  

Torna per la settima edizione PhotoVogue Festival, il primo festival di fotografia di moda consapevole che si concentra sugli elementi in comune a etica ed estetica, a cura di Alessia Glaviano e Francesca Marani. Tra il 17 e il 20 novembre 2022, il centro culturale BASE Milano ospiterà mostre e conversazioni, con eventi satellite nelle migliori gallerie della città. Il festival avrà anche una presenza digitale, con panel trasmessi sulla piattaforma PhotoVogue e recensioni di portfolio online, che consentiranno la partecipazione di artisti di tutto il mondo.

Il festival aprirà mercoledì 16 novembre alle 18.30 con una Lectio Magistralis di Alfredo Jaar dal titolo "Teach Us to Outgrow our Madness".

Il lavoro di Alfredo Jaar, artista e intellettuale nato in Cile nel 1956, vuole svegliarci da un certo torpore intellettuale e spingerci a vedere veramente, pensare, e costruirsi un'opinione ragionata.

Non c’è artista più appropriato per aprire la prossima edizione del PhotoVogue Festival, dedicata alle contraddizioni che nascono dalla sovraesposizione alle immagini tipica della nostra società contemporanea.

Jaar, che attualmente vive a New York, ha vissuto in prima persona la vita nel Cile di Pinochet; si è laureato in architettura durante la dittatura e ha iniziato il suo percorso artistico nel momento in cui la repressione e la censura avevano raggiunto l’apice: tutto questo ha lasciato un segno indelebile su di lui, come essere umano e come artista.

Alla base della sua arte c’è un messaggio intriso di una forte componente politica: Jaar non predilige un mezzo specifico per esprimersi; opera dopo opera, impiega il linguaggio più adatto a trasmettere il suo pensiero: video, immagine fotografica, luce e installazioni multimediali.

I temi ricorrenti nel suo lavoro sono la condanna dell’ingiustizia e delle atrocità, la manipolazione delle notizie da parte di alcuni media e la presunta verità oggettiva della fotografia.

Ciò che Jaar riesce a fare in modo eccezionale è bilanciare l'informazione, l'etica e la didattica, con la poetica e l'estetica.

È proprio il lavoro di Jaar ad aver ispirato Alessia Glaviano, direttrice del PhotoVogue Festival, nella realizzazione e curatela della mostra intitolata Regarding the Pain of Others. In particolare, un’opera di Jaar intitolata Real Pictures, tratta da un progetto dedicato al genocidio del Ruanda (a cui l’artista ha dedicato sei anni della sua vita e un totale di 25 opere).

Nell’agosto del 1994 Alfredo Jaar si è recato in Ruanda per testimoniare con i propri occhi il genocidio; ha parlato con i sopravvissuti, ha scattato una notevole quantità di fotografie e ha registrato le voci delle persone.

Real Pictures è stata esposta per la prima volta nel gennaio 1995 al Museum of Contemporary Photography di Chicago: un cimitero di immagini composto da centinaia di scatole di lino nero, disposte una sull’altra a creare diversi “monumenti”; all’interno di ogni scatola era “sepolta” una delle immagini scattate da Jaar in Ruanda: il massacro, i sopravvissuti, la devastazione. Il coperchio di ogni scatola riportava un breve testo stampato in bianco che includeva il luogo, la data e una descrizione dettagliata della fotografia nascosta all’interno.

Real Pictures è una non-rappresentazione poetica, un’assenza dolorosamente presente, in cui le immagini diventano più potenti e angoscianti per il fatto stesso di non essere mostrate. Real Pictures è una critica ai media, alla capacità di rappresentare immagini, alla nostra indolenza come utenti finali di tali immagini e alla nostra capacità critica.

Alfredo Jaar inaugurerà la prossima edizione del PhotoVogue Festival con una Lectio Magistralis dal titolo Teach Us to Outgrow our Madness presso Base Milano, mercoledì 16 novembre alle 18.30.

L’evento è gratuito e aperto al pubblico. Si ringrazia la Galleria Lia Rumma Milano/Napoli.

 



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Sky Arte presenta "THE SQUARE. SPAZIO ALLA CULTURA" Terza Stagione 

Torna la trasmissione di Sky Arte che racconta la cultura contemporanea in tutte le sue forme, attraverso le voci di numerosi ospiti, racconti di mostre e musei italiani, animazioni, performance musicali e… molto altro.

Giovedì 10 novembre alle 20.40 torna su Sky Arte THE SQUARE. SPAZIO ALLA CULTURA, la trasmissione realizzata da TIWI e condotta da Nicolas Ballario che racconta la cultura contemporanea in tutte le sue forme. Attraverso le voci di tanti ospiti, servizi speciali su mostre e musei di tutta Italia, animazioni che approfondiscono temi attuali della cultura contemporanea e una ricca agenda di appuntamenti, THE SQUARE è uno strumento per essere sempre aggiornati sul panorama artistico del nostro Paese. Gli episodi sono visibili anche in streaming su NOW e on demand.

La prima e la seconda stagione del programma sono state un palcoscenico privilegiato per artisti, musicisti, registi, attori, danzatori e lavoratori del mondo della cultura, dello spettacolo e dell’arte che hanno potuto far conoscere i loro progetti.

Registi come Alice Rohrwacher e Pupi Avati, musicisti e cantanti come Rodrigo D’Erasmo, Samuele Bersani, Cristina Donà e Tutti Fenomeni, e ancora autori, scrittori, fumettisti come Nicola Lagioia, Serena Dandini, Carlo Lucarelli, Daria Bignardi e Fumettibrutti, attori e personaggi del mondo dello spettacolo come Stefano Fresi, Marco Giallini, Luca Bizzarri e Drusilla Foer; gli artisti Francesco Vezzoli, Lady Tarin, Valerio Berruti, Giovanni Gastel e Oliviero Toscani e performer e danzatori tra cui Alessandro Sciarroni, Virna Toppi e Federica Rosellini sono stati ospiti di questo cantiere dedicato all’arte e alla cultura contemporanee.

Tra le novità della terza edizione, la direzione artistica delle performance musicali affidata a Rodrigo D’Erasmo, musicista, storico membro degli Afterhours, direttore d’orchestra e produttore discografico, e la rubrica in animazione Di cosa parliamo quando parliamo, che spiega il significato di alcune espressioni legate all’attualità o al mondo dell’arte, in modo leggero, ironico ma mai banale. Tra le conferme invece la rubrica La Cura Ludovico, con Ludovico Pratesi, un minuto per raccontare i significati che si celano dietro i capolavori dell’arte moderna e contemporanea.

La prima puntata della nuova stagione, in onda il 10 novembre, si apre con il racconto del nuovo corso del Museo delle Civiltà di Roma, un museo antropologico che raccoglie collezioni eterogenee e punta a evolversi in un’ottica contemporanea, responsabile e inclusiva.

Ci spostiamo poi alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia, dove è allestita la mostra The Age/L’Età di Emma Talbot, vincitrice del Max Mara Art Prize for Women 2019-2022. L’artista inglese racconta di come sia possibile avere esperienze diverse del potere e del mondo attraverso l’arte.

Il primo appuntamento con la rubrica in animazione Di cosa parliamo quando parliamo è dedicato alla tanto dibattuta schwa. Sentiremo i pareri a favore e quelli contrari su cui si concentra il confronto attorno a questa lettera, offrendo spunti per crearsi un’opinione personale.

A seguire, Rodrigo D’Erasmo presenta la prima delle esibizioni live di The Square: la polistrumentista, cantante, direttrice d’orchestra, nonché musicista della band di Vasco Rossi, Beatrice Antolini, che esegue per la trasmissione il suo ultimo brano Il Grande minimo solare. In un’intima ma divertente intervista con Nicolas, racconta poi il significato del brano e il suo percorso come artista.

Protagonista di questa prima puntata è anche la mostra K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the Ill, allestita al Museion di Bolzano, il cui titolo è una citazione del saggio Malattia come metafora di Susan Sontag, che racconta di due regni, quello della salute e della malattia. Il curatore Pavel S. Pyś e il direttore di Museion, Bart van der Heide, spiegano come i confini tra i due regni non siano in realtà così definiti.

Conclude la prima puntata l’appuntamento con l’agenda di Nicolas che consiglia mostre ed eventi interessanti delle prossime settimane.

 



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Art-Rite e Gruppo Banca Sistema: un sodalizio che guarda al futuro 

L’acquisizione della casa d’aste Art-Rite da parte del Gruppo Banca Sistema. 

È stata formalizzata mercoledì 2 novembre 2022, l’acquisizione della casa d’aste Art-Rite da parte del Gruppo Banca Sistema tramite la sua controllata Kruso Kapital S.p.A., che in questo modo diversifica ed entra nel mercato dell’arte con l'acquisizione della totalità del capitale della casa d'aste Art-Rite S.r.l.

Il Gruppo Banca Sistema è una primaria realtà finanziaria attiva dal 2011, quotata sul segmento Star di Borsa Italiana.

Tale operazione si configura come caso unico nel panorama italiano –è infatti la prima volta che una banca italiana entra nel settore delle aste– rappresentando per Art-Rite il conseguimento di un percorso pluriennale che l’ha portata a una sempre maggiore collaborazione con gli operatori e le istituzioni del sistema finanziario per l’investimento in opere d’arte in quanto asset class.

Con il compimento di questa operazione Art-Rite diventa parte del Gruppo Banca Sistema muovendo un ulteriore passo per l’evoluzione della casa d’aste e del gruppo nella direzione di un allargamento della propria clientela e di una maggiore presenza e visibilità in nuove aree di mercato.

È confermato il ruolo guida dell’amministratore delegato di Art-Rite Attilio Meoli che dichiara: «Questa operazione costituisce per Art-Rite un’importante evoluzione nella direzione di un progetto unico nel panorama italiano e anche internazionale. Fin dalla sua origine, la vocazione e l’obiettivo della casa d’aste è stato quello di simboleggiare un ponte fra il mercato dell’arte e il sistema finanziario. Il Gruppo Banca Sistema rappresenta l’ecosistema ideale in cui la nostra realtà può svilupparsi in maniera organica e amplificata».

Le cariche rimarranno le stesse e anche le 12 persone, tra dipendenti e collaboratori, della casa d’aste, proseguiranno nel loro lavoro nella sede di Milano.

«Siamo soddisfatti di questo ulteriore passo – afferma Gianluca Garbi, amministratore delegato di Banca Sistema e presidente di Kruso Kapital – con il quale entriamo nel mondo delle aste arricchendo il gruppo con nuove competenze e un team specializzato nel settore; questa operazione ci permetterà di condividere investimenti nel digitale e offrire servizi sempre più rispondenti alle esigenze di una clientela sofisticata».

One Stop Art, rappresentata da Alessandro Guerrini, Marco Trevisan e Umberto Zagarese, ha agito in qualità di advisor nell’operazione per il Gruppo Banca Sistema.

 



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Museion – museo d'arte moderna e contemporanea di Bolzano presenta "OPENING THE PILL" 

Tre giorni di appuntamenti per approfondire il concetto di dipendenza all’interno del complesso panorama contemporaneo della salute mentale. 

Tre giorni di appuntamenti per approfondire il concetto di dipendenza all’interno del complesso panorama contemporaneo della salute mentale: è OPENING THE PILL a performative symposium il nuovo appuntamento proposto dall’incubatore culturale MUSEION Art Club dal 17 al 19 novembre 2022 a Museion, Bolzano. Il progetto è vincitore del PAC – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Gli appuntamenti di OPENING THE PILL - sviluppati nell’ambito di Beyond the Artworkprogetto di ricerca del Gruppo Content di MUSEION Art Club Forum (composto da Frida Carazzato, Giulia Cordin, Brita Köhler, Flavio Pintarelli, Michael Scerbo) per il 2022 e il 2023 - esplorano la salute (mentale) come tecnologia, i cui apparati biotecnologici producono definizioni come malato e malata, sano e sana, dipendente, sobrio e sobria in una costante negoziazione tra corpo e macchina, organico e artificiale, naturale e sintetico.

In questo contesto la pillola diventa il punto di partenza ma anche il mezzo per presentare pratiche e prospettive alternative di emancipazione. “Aprire la pillola” significa familiarizzare con le tecnologie che ci modificano oggi, scoprire le nostre relazioni politiche con la tecnologia che siamo.

Partendo da pillole conosciute come gli estrogeni, il viagra, gli antidepressivi, gli stimolanti o le metanfetamine, gli incontri di OPENING THE PILL attraversano campi diversi per evidenziare la complessità che sottende la nostra relazione con queste biotecnologie. Concepito come una conversazione in cui sono coinvolte più voci che si confrontano in talk, laboratori, performance, reading group e interventi nello spazio pubblico di Museion, il simposio performativo coinvolgerà pubblici diversi in esperienze molto varie dando spazio alla condivisione di storie diverse.

Il ricco programma prevede un’anticipazione visibile Poster Action in corrispondenza di nove fermate degli autobus della città di Bolzano dove alcune domande fungeranno da linee guida dell’intero evento. L’azione, ideata dal gruppo di lavoro con la collaborazione dell’illustratrice Miriam Governatori Leonardi, mira a coinvolgere direttamente il pubblico per spingerlo ad “aprire” le varie pillole che caratterizzano il nostro vivere quotidiano e il linguaggio comunemente utilizzato.

Dal 14 al 17 novembre inoltre sarà possibile partecipare, previa iscrizione, al gruppo di lettura ideato e condotto dall’artista Enrico Floddia e intitolato biblioteca pirata. Durante le sessioni di lettura collettiva di testi proposti e attraverso la tecnica dell’arpentage, si investigherà la labile frontiera tra medicina e veleno. Allontanandoci dalla binarietà tossico/non tossico, l’artista propone di discutere l’uso di sostanze che riducono le capacità umane: interessanti tanto quanto quelle capaci di aumentarle e se considerate dal punto di vista della lotta e del conflitto, le droghe ed i farmaci divengono così per l’artista uno strumento.

Le performance programmate nel corso dei tre giorni, ovvero dal 17 al 19 novembre, di Zander Porter, Marina Orlova e Josefine Aavild Rahn, produzioni artistiche provenienti dai Paesi Bassi, e l’intervento site-specific di Charlie Laban Trier per gli spazi del museo, indagheranno principalmente il rapporto personale con la dipendenza e i disturbi mentali attingendo anche da materiale biografico e dal coinvolgimento del pubblico. I contributi degli e delle artiste, in presenza e online, figureranno anche come prime presentazioni nel contesto museale italiano.

Ad approfondire invece maggiormente i temi della tossicità, del linguaggio contemporaneo utilizzato e di come rendere visibili approcci e metodologie alternative partendo dalle pratiche artistiche, saranno oggetto di conversazioni specifiche come quella prevista per venerdì 18 novembre Queer technologies: biopolitics, emancipation and world-making in lingua inglese tra João Florêncio, professore e queer cultural theorist e le artiste Shu Lea Cheng e Mary Maggic presenti anche in mostra K̶i̶n̶g̶d̶o̶m̶ of the Ill. Sabato 19, a partire dal pomeriggio, con Vedere la “salute”: patologizzazione dei corpi e attivismo del piacere in lingua italiana saranno in conversazione tra di loro il ricercatore e scrittore Enrico Petrilli, le ricercatrici e studiose Valeria Graziano e Silvia Casini con la moderazione del ricercatore e curatore Simone Frangi, e a seguire Misunderstood minds: domande sulla salute mentale e la cura in lingua tedesca con Peter Koler, psicologo e direttore del Forum prevenzione dell’Alto Adige, Julia Maier visual designer e Barbara Plagg biologa e docente presso la libera università di Bolzano e presso la scuola di Medicina Claudiana di Bolzano moderati dal sociologo Michael Guggenheim.

Nelle giornate di venerdì 18 attraverso una presentazione e un successivo workshop, sarà possibile conoscere meglio il progetto Patternhouse, ideato dalla designer Martina Drechsel assieme alla primaria di psichiatria dell’unità sanitaria del servizio psichiatrico dott.ssa Verena Perwanger presso Casa Basaglia di Merano, centro per la riabilitazione psichica.

Mentre sabato 19, ad anticipare i talk pomeridiani, si terrà un laboratorio tenuto dall’artista Mary Maggic, sempre su prenotazione. Durante la presentazione e la successiva pratica, si avrà modo di sperimentare vari metodi di "freak science" per hackerare gli estrogeni in una sorta di "disobbedienza civile biotecnica" che combina la politica del corpo e del genere e il discorso queer con la scienza civica.

L’accesso a tutti gli appuntamenti è gratuito, ma è necessaria la prenotazione per i laboratori e il gruppo di lettura. Prenotazioni tramite eventbrite.it.

Il progetto è reso possibile anche grazie al supporto dell’Ambasciata e il Consolato Generale dei Paesi Bassi in Italia e del PAC - Piano per l'Arte Contemporanea, Ministero della Cultura.

Con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi

 



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 Martina Magnani, Educati ad essere perfetti, 2022, Liceo R. Corso, Correggio (RE). 3° premio al concorso Premio Davide Vignali 2022. Courtesy l’artista.

 

PREMIO DAVIDE VIGNALI, MINECRAFT E IOCOSE. Tre mostre all’insegna della giovane arte 

Incontro tra talenti emergenti, sperimentazione ed esperienza ludica. 

FMAV Fondazione Modena Arti Visive inaugura il 25 novembre 2022 (fino al 26 febbraio 2023) con tre importanti mostre diffuse negli spazi di FMAV Palazzo Santa Margherita e della Palazzina dei Giardini, in un incontro tra talenti emergenti, sperimentazione ed esperienza ludica.

Si parte con la mostra dell’undicesima edizione del Premio Davide Vignali promosso da FMAV insieme alla Famiglia Vignali e all’Istituto d’Arte Venturi di Modena, con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, con l’obiettivo di sostenere la creatività dei giovani talenti del territorio. Nato nel nome di Davide Vignali, ex studente dell’Istituto d’Arte Venturi di Modena scomparso prematuramente nel 2011, l’iniziativa ha visto partecipare ben 127 studenti per l’edizione 2021/2022 ed ha premiato:  Anita Schulte-Bunert (IIS Blaise Pascal, Reggio Emilia), 1° premio per Se dici che mi vedi meglio significa che non sto abbastanza male; Sara Ori (IIS Venturi, Modena) 2° premio per Persone normali; Martina Magnani (Liceo Corso, Correggio (RE)) 3° premio per Educati ad essere perfetti; Rebecca Felicelli e Sofia Kalfus (IIS Venturi, Modena) Premio Venturi per Become adult; Martina Bellapianta (IIS Venturi, Modena) Menzione speciale per Empatia; Gloria Venturelli (IIS Venturi, Modena) Menzione speciale per Non l’ho fato a posta. Scopri di più sulla mostra

Sempre a Palazzo Santa Margherita, al Museo della Figurina, apre Minecraft Museum Adventure – Viaggio nel mondo della figurina, a cura di Francesca Fontana e Lorenzo Respi. Creato nel 2009 dallo sviluppatore svedese Markus Persson, detto “Notch”, Minecraft è il videogioco più venduto al mondo.

Grazie alle meccaniche del gioco, Minecraft è considerato un utile mezzo di apprendimento e uno strumento per sviluppare la creatività, la logica, il pensiero computazionale e le capacità di problem solving. Attraverso le collezioni e i materiali conservati al Museo della Figurina - connessi al concetto di edutainment, dal momento che lo scopo della figurina era insegnare qualcosa in maniera divertente - è stato sviluppato insieme a Future Education Modena un progetto per la ricostruzione del Museo all’interno di Minecraft (Java Edition), con gli obiettivi di amplificare l’esperienza museale utilizzando il videogioco, coinvolgere i più giovani nella visita al museo e integrare l’esperienza analogica e quella digitale. Scopri di più sulla mostra

La Palazzina dei Giardini ospita invece la IOCOSE. Loops & Vectors, la prima mostra personale in un’istituzione museale del collettivo artistico IOCOSE, a cura di Francesca Lazzarini e Daniele De Luigi. Fondato nel 2006 da Matteo Cremonesi, Filippo Cuttica, Davide Prati e Paolo Ruffino, il collettivo pone al centro del proprio lavoro la ricerca di tracce lasciate nel presente dai fallimenti delle narrazioni sul futuro della tecnologia. Attraverso una lettura poetica e surreale dei miti del progresso, IOCOSE produce nuove interpretazioni degli immaginari, le iconografie e le retoriche sull’innovazione tecnologica. Fin dagli inizi, con atteggiamento ironico e visionario, il collettivo ha fatto della provocazione, del gioco, della Science Fiction le strategie centrali della propria pratica “indirizzata a esplorare in modo critico le narrazioni dominanti sul progresso tecnologico e sul futuro e a renderne palesi contraddizioni e fallimenti". 

 



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Copertina di Sistema di identificazione Olivetti (“Libri Rossi”), progetto di Clino Trini Castelli, Perry King, Hans von Klier, Direzione Relazioni Culturali e Disegno Industriale Olivetti, luglio 1972 (© ECAL / Niccolò Quaresima).

 

Fondazione Ragghianti presenta "DESIGN OLIVETTI 1970-1990 Santiago Miranda e Pier Paride Vidari" 

Un pomeriggio di studi per ripercorrere il fenomeno Olivetti nel suo insieme, la sua storia imprenditoriale e la pluralità dei suoi approcci creativi grazie al contributo di intellettuali e progettisti.

Famosa in tutto il mondo per le macchine per scrivere, l’azienda Olivetti è stata allo stesso tempo innovativa e complessa, materiale e immateriale, e per questo caratterizzata da molteplici identità: tutt’oggi il marchio Olivetti è sinonimo di impresa italiana caratterizzata da una corporate identity fortemente riconoscibile a livello mondiale.

Venerdì 4 novembre alle ore 17 la Fondazione Ragghianti presenta il pomeriggio di studio Design Olivetti 1970-1990. Santiago Miranda e Pier Paride Vidari, per ripercorrere il fenomeno Olivetti nel suo insieme, cogliendone i tratti caratterizzanti in rapporto alla storia imprenditoriale e alla pluralità di approcci creativi derivanti dal contributo di intellettuali e progettisti interni ed esterni alla struttura aziendale.

L’incontro fa parte del progetto di ricerca interdisciplinare promosso dall’ECAL / École cantonale d’art de Lausanne e dall’Università degli Studi di Ferrara, in collaborazione con istituzioni culturali come la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti e l’Associazione Archivio Storico Olivetti di Ivrea.

Partecipano, in conversazione con Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione Ragghianti, il designer Santiago Miranda e l’architetto Pier Paride Vidari, già docente al Politecnico di Milano, entrambi consulenti della Olivetti negli anni Settanta e Ottanta. Insieme a loro Davide Fornari dell’ECAL / École cantonale d’art de Lausanne, Daniela Smalzi dell’Università degli Studi di Firenze e Davide Turrini dell’Università degli Studi di Ferrara. Conclude l’incontro la scrittrice e giornalista Maria Pace Ottieri, figlia di Ottiero Ottieri, intellettuale che negli anni Cinquanta lavorò nell’ufficio per la selezione del personale della Olivetti, e che scrisse di questa esperienza nel romanzo Donnarumma all’assalto(1959): un nuovo contributo per comprendere e storicizzare l’àmbito intellettuale da cui trasse origine la sezione Corporate Image, Design e Attività Culturali Olivetti dopo la morte di Adriano Olivetti.

Dopo il convegno internazionale svoltosi a Ferrara, Venezia e Bologna (12-14 dicembre 2019) e il volume Identità Olivetti. Spazi e linguaggi 1933-1983, edito da Triest Verlag (Zurigo, 2022), Design Olivetti 1970-1990. Santiago Miranda e Pier Paride Vidari segna un’ulteriore tappa di un progetto di ricerca che ha esplorato numerosi settori, partendo dall’architettura e dal design di prodotto della Olivetti (terreni soltanto in parte indagati dagli studi), per spaziare poi a settori legati alla promozione dell’immagine e all’innovativo linguaggio della comunicazione visiva e dell’interaction design.

Vasto interesse hanno rivestito le attività culturali e formative promosse dalla Olivetti: le ricerche si sono in particolare indirizzate verso le iniziative temporanee per attività promozionali di mostre tecniche, allestimenti fieristici e progetti di comunicazione site specific, che, per il loro carattere transitorio, rischiavano l’oblio e la perdita di memoria: i nuovi studi si sono dunque focalizzati sull’analisi delle tracce tangibili ancora presenti e sulla loro valorizzazione attraverso un adeguato processo di studio e di storicizzazione.

All’interno di questo filone d’indagine si innesta il forte interesse legato alle testimonianze dirette dei protagonisti di questa stagione olivettiana: sia nel convegno sia nel volume sono state raccolte numerose interviste a coloro che facevano quotidianamente parte del mondo Olivetti, in qualità di addetti alle vendite o di incaricati della formazione della Olivetti, ma anche di progettisti e designer coinvolti in prima persona nel processo creativo dei prodotti aziendali.