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 Gaetano Previati: L’assunzione, c. 1903. Ferrara, Museo dell’Ottocento

 

Tra Simbolismo e Futurismo, la città di Ferrara omaggia Gaetano Previati

In occasione del centenario della morte, la città natale rende omaggio a Previati con una mostra organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea.

In occasione del centenario della morte, la città natale rende omaggio, dal 9 febbraio al 7 giugno, a Previati con una mostra organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea che conservano un vasto fondo di dipinti e opere su carta dell’artista.

La rassegna presenta al pubblico un centinaio di opere, accostando olii, pastelli e disegni selezionati dal vasto fondo delle raccolte civiche ferraresi ad un notevole nucleo concesso in prestito da collezioni pubbliche e private, con il corredo di importanti documenti inediti.

L’esposizione intende mettere in luce il fondamentale ruolo dell’artista nel rinnovamento dell’arte italiana tra Ottocento e Novecento. Previati è considerato un erede della tradizione romantica, un interprete delle poetiche simboliste e, per la sensibilità visionaria e sperimentale della sua pittura divisionista, un anticipatore delle ricerche d’avanguardia futuriste.

Tratto unificante di una personalità così complessa e affascinante è la tensione verso il superamento dei tradizionali confini della pittura “da cavalletto”. «La sua visione tende all’infinito: alle volte persino esorbita dai confini della pittura», osservavano i contemporanei. Oltre a mostrare una propensione per i grandi formati, Previati si è costantemente impegnato nello studio e nella sperimentazione dei mezzi tecnici, nel rinnovamento dei meccanismi della visione e nella ricerca di strategie di interazione con il pubblico. Grazie al supporto di studi inediti, questa mostra rilegge quindi la parabola di Previati facendo emergere alcuni degli aspetti più innovativi e anticipatori.

Ad aprire il percorso espositivo è un bozzetto del visionario dipinto Gli ostaggi di Crema del 1879, che vale a Previati, non ancora trentenne, la prima affermazione pubblica. All’interesse per i temi storici si affianca presto la fascinazione per i soggetti maudit, come testimoniano le Fumatrici di oppio o la Cleopatra.

La svolta fondamentale coincide con l’adesione al divisionismo: a segnare questo passaggio è un’opera emblematica, Nel prato di Palazzo Pitti, il «primo tentativo della tecnica nuova della spezzatura del colore, una tecnica che dà l’impressione di una maggiore intensità di luce», come afferma lo stesso pittore. La suggestione visiva prodotta dalla radiazione solare è la chiave di opere celebri come Il Re sole o la Danza delle Ore (replicata su un ventaglio).

Altro tratto qualificante della ricerca pittorica di Previati è la capacità di suscitare sentimenti astratti come la musica. Nel 1908 realizza per la casa del gallerista Alberto Grubicy i pannelli decorativi per una sala musicale, documentata in mostra da una fotografia. In Castello è proposto l’accostamento di due tele riconoscibili nella foto, il pannello Armonia o Sinfonia, generosamente concesso in prestito dal Vittoriale degli Italiani, e una versione di piccolo formato del Notturno. Grandi disegni, dipinti e materiali inediti documentano anche il progetto di trasferire in pittura le impressioni teatrali, intorno alla vicenda ferrarese di Ugo e Parisina.

Un’altra celebre storia d’amore, quella di Paolo e Francesca, sollecita a più riprese la fantasia di Previati, culminando nel capolavoro del 1909, una vera e propria pittura di “stati d’animo” che si espandono dinamicamente oltre i confini della tela: per questa ragione il dipinto è considerato una delle matrici del celebre trittico degli Stati d’animo di Umberto Boccioni.

L’approccio innovativo dell’artista ferrarese investe anche i tradizionali generi pittorici, come testimonia la sezione dei dipinti a tema religioso. Quanto al paesaggio, Previati procede a spogliare la scena di dettagli per lasciare spazio alla gioiosa espressività del colore e della luce. Nello straordinario Colline liguri una distesa di prati cosparsi di gerani è, insieme alla volta celeste, l’assoluta protagonista di una visione che trasmette una sensazione di pienezza e immensità.

Valorizzando le nuove possibilità offerte dall’industria editoriale, con le illustrazioni per i Racconti di Edgar Allan Poe e con quelle per I promessi sposi manzoniani, sperimenta un nuovo codice di illustrazione che mette in scena le atmosfere psicologiche e gli stati d’animo dei protagonisti del testo letterario.

Con il ciclo delle Vie del commercio (1914-16) per la Camera di Commercio di Milano il cerchio si chiude: le tematiche della modernità al centro della poetica di Marinetti e Boccioni offrono nuove possibilità alla pittura dell’anziano maestro. Uno dei grandi pannelli decorativi del ciclo, La ferrovia del Pacifico, è eccezionalmente esposto in mostra, corredato di disegni. Si tratta di una delle prove più affascinanti della tarda maturità, con cui Previati dà prova di sapersi muovere oltre il recinto dei temi tradizionali per cimentarsi con l’immaginario tecnologico e “globale”.

Alle ore 18 del 8 febbraio seguirà l’inaugurazione ufficiale della mostra

Alla presenza di: 
Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna
Alan Fabbri, Sindaco di Ferrara
Vittorio Sgarbi, Presidente Fondazione Ferrara Arte

Interverranno:
Vittorio Sgarbi, Presidente Fondazione Ferrara Arte
Marco Gulinelli, Assessore alla Cultura, Musei, Monumenti Storici e Civiltà Ferrarese, Unesco
Arturo Artom, Cda Fondazione Ferrara Arte
Andrea Fedele, Direttore di Stabilimento Versalis (Eni) Ferrara
Chiara Vorrasi, Curatrice della mostra

 

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SEBASTIANO SALGADO|EXODUS. IN CAMMINO SULLE STRADE DELLE MIGRAZIONI

La Fondazione Pistoia musei omaggia Sebastiano Salgado.

Dall’8 febbraio al 14 giugno 2020 Fondazione Pistoia Musei in collaborazione con Pistoia – Dialoghi sull’uomo, festival di antropologia del contemporaneo, Fondazione Caript, Comune di Pistoia, con il contributo della Camera di Commercio di Pistoia e Contrasto, casa editrice leader nella realizzazione di libri fotografici, presenta Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni, mostra personale del grande fotoreporter Sebastião Salgado.

La mostra, a cura di Lélia Wanick Salgado e composta da un corpus di 180 fotografie, racconta la storia del nostro tempo attraverso i momenti drammatici ed eroici di singoli individui. Per anni infatti il fotografo brasiliano ha documentato le migrazioni di massa restituendo con i suoi scatti la condizione esistenziale di milioni di uomini che sono stati capaci di spezzare i legami con le proprie radici, cercando loro stessi in un viaggio verso altri luoghi.

È ormai passata quasi una generazione da quando queste fotografie sono state esposte per la prima volta, eppure per molti aspetti il mondo che ritraggono non è cambiato. I profughi di oggi sono solo le vittime più visibili di un processo globale che dimostra quanto tutto ciò che accade sulla Terra sia collegato, dal crescente divario tra ricchi e poveri alla crescita demografica, dalla meccanizzazione dell’agricoltura alla distruzione dell’ambiente, dai cambiamenti climatici al fanatismo sfruttato a fini politici. Exodus. In cammino sulle strade delle migrazioni racconta la condizione di profugo, l’istinto di sopravvivenza, i momenti di esodo, i disordini urbani e le tragedie di continenti ormai alla deriva, racconta la paura e la povertà così come la volontà, la dignità e il coraggio.

È passata quasi una generazione da quando queste fotografie sono state esposte per la prima volta. Eppure, per molti aspetti il mondo che ritraggono è cambiato poco, visto che la povertà, i disastri naturali, la violenza e la guerra costringono ancora milioni di persone ogni anno ad abbandonare le loro case. In alcuni casi, vanno a finire in campi profughi che presto si espandono fino a diventare piccole città; in altri, sono pronti a investire tutti i risparmi, e perfino la vita, per inseguire il sogno di una mitica Terra Promessa. I migranti e i profughi di oggi sono senza dubbio il prodotto di nuove crisi, ma la disperazione e i barlumi di speranza che vediamo sui loro volti non sono poi molto diversi da quelli documentati in queste immagini.

Quasi tutto ciò che accade sulla Terra è in qualche modo collegato. Siamo tutti colpiti dal crescente divario tra ricchi e poveri, dalla crescita demografica, dalla meccanizzazione dell’agricoltura, dalla distruzione dell’ambiente, dal fanatismo sfruttato a fini politici. Le persone strappate dalle loro case sono solo le vittime più visibili di un processo globale.

Le fotografie che qui presentiamo catturano i momenti tragici, drammatici ed eroici di singoli individui. Eppure, tutte insieme, ci raccontano anche la storia del nostro tempo. Non offrono risposte, ma al contrario pongono una domanda: nel nostro cammino verso il futuro non stiamo forse lasciando indietro gran parte del genere umano?

Lélia Wanick Salgado

Info

8 febbraio - 14 giugno 2020

Palazzo Buontalenti / Antico Palazzo dei Vescovi, Pistoia

 

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Dancing is what we make of falling 2 | MY BODIES Binario 2 | OGR Torino

Con questa seconda edizione, le OGR proseguono la ricerca iniziata nel 2018 sulle interrelazioni tra video e performance, con un format sperimentale che unisce screening, performance e conferenze.

Le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino presentano MY BODIES, dal 21 febbraio - 22 marzo. OPENING: 21 febbraio 2020 dalle 20.30.

La seconda edizione del progetto Dancing is what we make of falling, a cura di Valentina Lacinio e Samuele Piazza, che dal 21 febbraio al 22 marzo 2020 animerà gli spazi del Binario 2.

Con questa seconda edizione, le OGR proseguono la ricerca iniziata nel 2018 sulle interrelazioni tra video e performance, con un format sperimentale che unisce screening, performance e conferenze: una mostra di video che si susseguono sullo stesso schermo e cinque appuntamenti serali (tutti i venerdì a partire dal 21 febbraio e fino al 20 marzo) in cui ogni settimana viene presentato un nuovo video legato a un evento performativo pensato per gli spazi delle OGR.

Dancing is what we make of falling nasce con l’obiettivo di creare uno spazio di discussione condiviso sui temi dell’alterità e delle responsabilità dell’arte contemporanea nella creazione di immaginari alternativi. 

 

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Un nuovo ciclo di proiezioni alla Fondazione Ragghianti

Dopo il successo delle tre precedenti edizioni, torna l’ormai tradizionale ciclo di proiezioni di documentari sull’arte

Dopo il successo delle tre precedenti edizioni, torna l’ormai tradizionale ciclo di proiezioni di documentari sull’arte proposto dalla Fondazione Ragghianti nel periodo invernale.

Curata da Alessandro Romaninila rassegna “L’arte sullo schermo” si inserisce nella linea di ricerca tracciata da Carlo Ludovico Ragghianti, che fu tra i primi a credere nelle potenzialità del linguaggio cinematografico come strumento sia critico, sia di educazione all’arte e di formazione del pubblico.

Le proiezioni, che avranno tutte luogo, a ingresso gratuito, nella Sala conferenze “Vincenzo da Massa Carrara” nel Complesso di San Micheletto a Lucca, con inizio alle ore 17:30, saranno introdotte da una guida alla visione in cui si alterneranno lo stesso Alessandro Romanini, Maria Flora Giubilei, Paolo Bolpagni e Francesca Pola, autrice di uno dei documentari proposti, quello su Piero Manzoni, che sarà proiettato in prima italiana.

PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI

Sabato 8 febbraio, ore 17:30

GETTY’S: THE WORLD’S RICHEST ART DINASTY di David Shuman, 2018, 74 minuti, in inglese con sottotitoli in italiano

Introduzione alla visione a cura di Maria Flora Giubilei

Sabato 15 febbraio, ore 17:30

PIERO MANZONI E ZERO di Francesca Pola, 2018, 52 minuti, in italiano

Introduzione alla visione a cura di Paolo Bolpagni, con la partecipazione di Francesca Pola

Sabato 22 febbraio, ore 17:30

THE GREENAWAY ALPHABET di Saskia Boddeke, 2017, 69 minuti, in inglese con sottotitoli in italiano.

 

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THE HUMAN PATH, la mostra fotografica di Nicholas Viviani alla Fondazione Matalon

The Human Path è la sintesi di una ricerca estetica e stilistica durata quindici anni che gli ha permesso di rendere partecipe l’osservatore e al tempo stesso suggerire spunti di riflessione.

Dall’1 all’8 Febbraio gli spazi della Fondazione Luciana Matalon ospiteranno la mostra personale fotografica di Nicholas Viviani intitolata “The Human Path”. The Human Path è la sintesi di una ricerca estetica e stilistica durata quindici anni che gli ha permesso di rendere partecipe l’osservatore e al tempo stesso suggerire spunti di riflessione. Le sue fotografie hanno come fil rouge l’uomo e la sua alienazione. All’interno dei suoi scatti, la figura umana è spesso abbozzata e priva di dimensione.

Come sottolinea Margherita Franzini: “essa pare che galleggi in un universo isolato e atemporale, come se l’uomo si fosse costruito uno spazio entro il quale si sente al sicuro, sia esso la dimensione lavorativa, una semplice routine o trovarsi insieme all’amore della propria vita”.

Quasi sempre il soggetto è posto al centro della scena e lo spettatore è portato a immedesimarsi in quella piccola figura che passeggia solitaria. Raramente Viviani adopera la potenza del colore, tuttavia quando se ne serve lo utilizza per sottolineare il protagonista della scena. Vi sono richiami a grandi fotografi della New Wave italiana degli anni Ottanta del Novecento quali Luigi Ghirri, Gabriele Basilico, Mimmo Jodice, Giovanni Chiaramonte, Olivo Barbieri e Vincenzo Castella. Condivide con essi la “battaglia” tra realtà e immagine, in un tempo sospeso, ovattato dalla poesia. Viviani ha approfondito poi il tema del paesaggio, sovente mettendolo in relazione con delle shapes. Il tono narrativo è basso, descrittivo, discreto, dal gusto minimalista. Gli ambienti raffigurati sono marginali, periferici, vi è una commistione di rurale e urbano in un’alternanza tra il pensato e lo spontaneo. L’aspetto e la resa delle opere favoriscono l’introspezione e catalizzano l’attenzione dell’osservatore.

È interessante guardare come l’artista, mediante la macchina fotografica, riesca a cogliere e a imprimere su carta il sentimento di vuoto che aleggia ed esiste nonostante l’essere immersi in un’epoca ossessionata dall’istantaneità di comunicazione. In alcuni momenti la sagoma è quasi schiacciata dall’ambiente circostante, in altri pare voglia uscire dalla scena o tenda una mano per liberarsi verso il cielo.

Nicholas Viviani si dedica con passione sia alla fotografia commerciale che a quella autoriale. Nel 2017 viene insignito del Premio delle Arti Premio della Cultura dal Prof. Dott. Carlo Franza, giornalista e storico dell’arte di chiara fama. L’anno successivo risulta tra i finalisti del Premio Carlo Farioli. Nell’ultimo trimestre dello stesso anno porta Alone e Back To Colour, due dei suoi progetti storici, al Carrousel Du Louvre di Parigi. Il 2019 vedrà l’autore impegnato in vari progetti significativi: è tra i protagonisti della XII Biennale Internazionale dell’Arte Contemporanea di Firenze, partecipa al Premio Riccardo Prina ed espone sia alla Triennale di Milano che a Palazzo Marliani Cicogna a Varese.

 

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TEFAF Maastricht 2020

La Fiera continua a vedere nuove leve affiancarsi agli espositori di lunga data, così da offrire un’esperienza senza eguali a collezionisti, curatori museali, mecenati, professionisti del settore e appassionati d’arte di tutto il mondo. 

Da anni, TEFAF Maastricht si distingue per essere l’impareggiabile fiera d’arte dove collezionisti e appassionati possono trovare l’offerta più ampia del meglio del mercato globale.
TEFAF Maastricht 2020 accoglierà 280 espositori, di cui 25 alla loro prima apparizione alla Fiera. Forte del successo della rinnovata procedura di selezione entrata in vigore nel 2019, la Fiera continua a vedere nuove leve affiancarsi agli espositori di lunga data, così da offrire un’esperienza senza eguali a collezionisti, curatori museali, mecenati, professionisti del settore e appassionati d’arte di tutto il mondo.
TEFAF Maastricht 2020 si svolgerà al MECC (Maastricht Exhibition & Congress Centre) dal 7 al 15 marzo (con Early Access il 5 marzo e Anteprima il 6 marzo).
Ciò che distingue TEFAF Maastricht da tutte le altre fiere d’arte è l’eterogeneità dei suoi espositori e delle opere che presentano alla Fiera. La più ampia delle sue sezioni, TEFAF Antiques, comprenderà 98 espositori dimostrandosi così un forziere di tesori tutti da scoprire. Specializzata in gioielleria, la galleria londinese Hancocks (Stand 243) presenterà una straordinaria tiara di diamanti posseduta da uno dei personaggi più esuberanti e controversi dell’aristocrazia britannica, Henry Cyril Paget, quinto marchese di Anglesey (1875 - 1905). La tiara, del 1890 circa, è formata da una fila graduata di oltre 100 carati di diamanti taglio antico europeo e vecchia miniera, che può essere rimossa per prendere la forma di una collana rivière.
All’interno della Fiera i collezionisti potranno trovare opere che mancano dal mercato da decenni e oltre. Dr. Jörn Günther Rare Books AG (Stand 109) metterà in mostra il Libro delle Ore Talbot-Beauchamp, manoscritto miniato su pergamena realizzato a Rouen nel 1430 circa. Questo incredibile manoscritto ha fatto la sua riapparizione dopo essere rimasto lontano dal pubblico per oltre 80 anni. Si tratta di un Libro delle Ore presumibilmente realizzato per il celebre nobile inglese Sir John Talbot (o per sua moglie). Da ricordare che Talbot giocò un ruolo molto importante nella Guerra dei cent’anni e nel processo a Giovanna d’Arco.
Per la prima volta a TEFAF Maastricht, la francese Galerie Jean-Christophe Charbonnier (Stand 184), specializzata esclusivamente in armi e armature giapponesi, esporrà un’armatura da Daimyô di tipo Hon-Kozane Tachi-Dô. L’armatura, risalente alla prima metà del periodo Edo, è interamente smaltata in argento (gindame), il che la rende davvero rara. L’alto costo di tale smalto e la complessità della tecnica di produzione, così come la struttura hon-kozane (lamine di metallo e cuoio), rendono questa armatura una vera eccezione e l’unico esempio noto al di fuori del Giappone.
TEFAF La Haute Joaillerie, situata all’interno di TEFAF Antiques, accoglierà un nuovo espositore: BHAGAT (Stand 142). La sezione offre ai visitatori una selezione altamente curata del meglio dei gioiellieri e dei gioielli del mondo. Tra le sue opere di altissima qualità esposte alla Fiera, BHAGAT presenterà un’eccezionale anello con zaffiro e diamante montati su platino, splendido esempio della cura con cui BHAGAT concepisce e realizza gioielli unici nel loro genere.

TEFAF Design, darà il benvenuto a 6 espositori. Da Parigi, Lucas Ratton (Stand 623) presenterà una statua Songye del XIX secolo dalla grande espressività e meravigliosa lavorazione, appartenente allo stile Kalebwe ya Ntambwe, uno dei più rari della produzione Songye. La lavorazione dell’opera fornisce alla figura una presenza importante, un’anima.

TEFAF si impegna a sostenere le nuove generazioni di galleristi e specialisti, per questo dal 2008 la sezione TEFAF Showcase offre alle gallerie di nuova apertura l’opportunità unica di partecipare ad una fiera d’arte internazionale. Caretto & Occhinegro (Stand SC5), Galerie Fabienne Fiacre (Stand SC2), Plektron Fine Arts (Stand SC4), Runjeet Singh (Stand SC1) e TAFETA (Stand SC3) sono i partecipanti del 2020 e offriranno al pubblico una scelta di opere particolarmente allettanti. Runjeet Singh (Stand SC1) ha lavorato senza sosta per accorpare un gruppo di armi e armature asiatiche di forte impatto, tra cui un pugnale grigio-blu del XVII secolo con l’impugnatura a forma di testa di cavallo, realizzato sotto la dinastia Moghul in India, durante l’impero di Shah Jahan (1592-1666), committente del Taj Mahal. A fianco di Runjeet Singh si troverà TAFETA (Stand SC3), galleria londinese specializzata in arte africana contemporanea e del XX secolo. A TEFAF Showcase presenterà delle opere di varie tecniche di due giovani artisti nigeriani, Babajide Olatunji (classe 1989) e Niyi Olagunju (classe1981), che si occupano di problematiche contemporanee attingendo allo stesso tempo alle radici dell’arte africana.

TEFAF è una fondazione no profit che sostiene l’esperienza e la diversità della comunità globale dell’arte, come dimostrano gli espositori che seleziona per le sue tre Fiere annuali di Maastricht e New York. TEFAF si pone come guida esperta per i collezionisti privati e istituzionali del mercato globale dell’arte, ispirando appassionati e compratori d’arte di tutto il mondo.
La trentatreesima edizione di TEFAF Maastricht si terrà al Maastricht Exhibition and Congress Centre dal 7 al 15 marzo 2020 (con Early Access Day il 5 marzo e Anteprima il 6 marzo).
La quarta edizione di TEFAF New York Spring si terrà alla Park Avenue Armory dall’8 al 12 maggio 2020 (con Early Access il 7 maggio).

ART, MORE THAN AN ASSET
TEFAF condivide con il suo principale sponsor, AXA Art, la visione di un’arte che va oltre lo sta-tus di solo asset. Questa partnership fornisce ai collezionisti d’arte un servizio unico che copre l’intera gamma di prevenzione dei rischi, conservazione, recupero e restauro, consentendo loro di mantenere le proprie collezioni nelle migliori condizioni possibili. www.axaxl.com