molteni museum glass cube

Molteni Museum, Glass Cube

 

I LUOGHI DEL PROGETTO Tre giorni di incontri in Triennale

L'articolato evento coinvolge le ventisette realtà tra musei, archivi e studi-museo del design del Circuito Lombardo Musei Design.

Il Circuito Lombardo Musei Design propone negli spazi di Triennale Milanodal 4 al 6 giugno 2021, una maratona di eventi dal titolo “I LUOGHI DEL PROGETTO. Tre giorni di incontri in Triennale: racconti, proiezioni e una mostra” a cura di Claudio Palvarini e Lodovico Gualzetti.

L’articolato evento, organizzato da CS&L Consorzio Sociale in collaborazione con Magutdesign, il sostegno di Regione Lombardia, il contributo di Fondazione Cariplo e l’ospitalità di Triennale Milano, coinvolge le ventisette realtà tra musei, archivi e studi-museo del design del Circuito Lombardo Musei Design, che rappresentano l’eccellenza nell’ambito del disegno industriale e che da due anni fanno parte di un network molto attivo.

I protagonisti di questa grande rete sono gli archivi-museo dei più importanti designer lombardi: Cesare Cattaneo, Origoni Steiner, Osvaldo Borsani, Piero Bottoni, Giovanni Sacchi, Gae Aulenti, Joe Colombo, Pierluigi Ghianda, l’Archivio storico SDF – Museo SAME e Fondazione ISEC, ma anche le associazioni Giancarlo Iliprandi, Longaretti e AIAP – Associazione italiana design della comunicazione visiva, le fondazioni Achille Castiglioni, Franco Albini, Studio museo Vico Magistretti, Jacqueline Vodoz e Bruno Danese oltre a piccoli e grandi musei, MAC – Museo d’arte Contemporanea di Lissone, Museo della Macchina per Cucire, Museo della macchina da scrivere, Molteni Museum, MUMAC – Museo della Macchina per Caffè di Gruppo Cimbali, Museo Fratelli Cozzi, Museo Fisogni delle stazioni di servizio, Kartell Museo e Officina Rancilio 1926.

I loro suggestivi ambienti e gli oggetti custoditi sono descritti nella mostra “Un viaggio nel paese del design”, allestita nell’impluvium al primo piano di Triennale Milano, tramite 18 metri  di immagini, foto e testi che approfondiscono ciascuna realtà, creando connessioni con il territorio e con i luoghi della cultura presenti in esso.
Ognuno con proprie caratteristiche e particolarità questi differenti musei ed archivi mantengono vivo un enorme patrimonio di altissima qualità e di importanza internazionale.

L’Archivio Cattaneo di Cernobbio, ad esempio, promuove e organizza da 20 anni iniziative culturali attorno alla figura di Cesare Cattaneo incentrate sull’architettura moderna e contemporanea; l’Archivio Piero Bottoni, a Milano, conserva oltre 90.000 unità documentarie e dal 1983 è una delle più importanti raccolte del Politecnico di Milano; e ancora il Museo Fisogni di Tradate, che mostra la curiosa evoluzione tecnologica connessa ai progetti dei distributori di carburanti, dal 1892 fino ad oggi. 

Tra i numerosi appuntamenti, che punteggiano questa ricca tre giorni, il ciclo “Oggetti unici” vede l’alternarsi degli interventi di 15 curatori delle realtà aderenti al Circuito, che oltre a presentare la realtà cui sono legati, mostrano e illustrano un bozzetto, un modello, un prototipo o un oggetto di particolare interesse o rilievo. Fra questi l’originale set di posate studiate per l’utilizzo in aereo dell’Archivio Joe Colombo, la Williams Curved 1 del Museo della Macchina da Scrivere, che importata in Italia da Camillo Olivetti fu il pretesto della nascita dell’omonima società, il prototipo degli anni '60 di una macchina per caffè ad uso domestico ideato da Achille Castiglioni per La Cimbali, e dal museo SAME il modellino del trattorino Universale 10 HP del 1948, che rappresentò un gioiello dell’industria italiana.
Negli incontri “Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatori” si ha invece la possibilità di approfondire ulteriormente la conoscenza di 11 archivi-museo, attraverso i testi narrativi di giovani autori, che hanno conosciuto la vita di questi luoghi a seguito di un bando di residenza. Con questi testi, letti da due attori - Paola Albini e Antonio Ballardini - durante gli incontri, interagiranno i curatori, che presenteranno il proprio archivio e un “oggetto unico”. I testi sono raccolti in un volume che sarà disponibile nel corso dell’evento.

Gli spazi dell’Agorà, oltre ai talk, ospitano le due serate di “Design in video”, con importanti e curiose proiezioni storiche, interviste, video aziendali e pubblicità. 

Appuntamento conclusivo del vivace weekend culturale è la presentazione del volume “Vogliamo ricostruire l’Italia”, realizzato ad aprile 2020 per il 75° anniversario della Liberazione, a cura dell’Archivio Giovanni Sacchi nella figura di Lodovico Gualzetti: una raccolta di poster ideati da giovani creativi in omaggio ai designer, ai grafici e agli architetti che hanno militato nella Resistenza e hanno subito persecuzioni.


Coordinate

Titolo I LUOGHI DEL PROGETTO
Tre giorni di incontri in Triennale: racconti, proiezioni, laboratori e una mostra   
Sede Triennale Milano, viale Alemagna 6, Milano
Date 4 - 6 giugno 2021 

CALENDARIO APPUNTAMENTI

venerdì 4 giugno
IMPLUVIUM
ore 14.30 - Apertura mostra “Un viaggio nel paese del design”
SALONE D’ONORE
ore 17.00 - 20.00 “Oggetti unici”
Marco Sammicheli, Triennale Milano, presenta i curatori di musei e archivi che ci racconteranno un oggetto mai visto delle loro collezioni

sabato 5 giugno
IMPLUVIUM
ore 11.00 - 20.00 mostra “Un viaggio nel paese del design”
AGORÀ
ore 16.00 - 19.00 “Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatori” + “Oggetti unici”
ore 19.00 - 20.00 “Video design” 

domenica 6 giugno
IMPLUVIUM
ore 11.00 - 20.00 mostra “Un viaggio nel paese del design”
AGORÀ
ore 16.00 - 19.00 “Raccontare e raccontarsi, gli archivi narrati in un dialogo tra giovani autori e i curatori” + “Oggetti unici”
ore 19.00 - 20.00 “Vogliamo ricostruire l’Italia”
presentazione del volume curato da Lodovico Gualzetti con Claudio Palvarini per Archivio Giovanni Sacchi
ore 20.00 - 21.00 “Video design”

Tutti gli appuntamenti saranno gratuiti e non è prevista prenotazione.
Ingresso fino a esaurimento posti nel rispetto delle norme anti Covid-19

 

 

 


 Manifesto Erika Nevia Cervo 002

Erika Nevia Cervo: Utile, 2020

“Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto”  Edizione 2021

Progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera d’arte Flashback, con l’opera Utile di Erika Nevia Cervo (2020).

Giovedì 3 giugno alle ore 18.30 si inaugura in Piazza Bottesini a Torino e in diretta Facebook - @flashbackfair – il secondo manifesto di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera d’arte Flashback, con l’opera Utile di Erika Nevia Cervo (2020).

Dopo la tavola imbandita del progetto senzazioni di Emanuela Barilozzi Caruso (esposto in Piazza Bottesini a partire dal 5 maggio), che aveva preso corpo a Palermo a casa dell’artista nel marzo di quest’anno, il racconto visivo e artistico della fase che stiamo vivendo attraverso le opere delle vincitrici della call di Opera Viva Barriera di Milano prosegue con il manifesto di Erika Nevia Cervo, Utile.

La fotografia – esposta su manifesto di 6x3 metri – ritrae una situazione impossibile, almeno a maggio dello scorso anno, del 2020: una fila ordinata e distanziata di persone davanti alla saracinesca abbassata del Multicinema Modernissimo di Napoli.

Amici e conoscenti dell’autrice si sono prestati alla realizzazione di una sorta di “quadro” che a sua volta riproduceva una condizione lontana dalla realtà. L’immagine è nata attraverso l’invito di una rete di enti e associazioni (composta dal collettivo artistico ABC, dalla piattaforma Nation 2.0 con sede a Dubai negli Emirati Arabi, da Mincione Edizioni e dallo Spazio Y di Roma) che hanno chiesto all’artista di realizzare un lavoro sul concetto di basic necessities, di necessità primarie e fondamentali. Ne è nato il progetto condensato in nell’immagine Utile, una critica alla retorica dei “beni di prima necessità” che ha caratterizzato quest’anno di pandemia, specialmente nella sua fase iniziale: una retorica legata a criteri di efficienza, di produttività, che per sua natura ha in gran parte rimosso la cultura, le sue realtà lavorative e i suoi luoghi.

Come afferma la stessa artista, Erika Nevia Cervo: “Nel primissimo periodo de ‘l’era Covid’, in pieno lockdown, ho subìto come ingiustizia il diktat della prima necessità: una fase in cui il Governo Italiano, dimentico dell’importanza basilare della produzione culturale, si affrettava a dare i primi aiuti alle industrie. Tra lo sfrecciare delle camionette della polizia, in una Napoli ineditamente deserta, ho chiamato a raccolta un piccolo gruppo di persone (per lo più teatranti, artisti, musicisti) per trovarci tutti in fila davanti ad un cinema chiuso.”

Erika Nevia Cervo, attraverso la sua opera, riflette su questo tema a partire non solo dalla propria visione artistica, ma anche dalla propria esperienza di vita e di professione, legata al teatro. Così, la fila in paziente attesa davanti al cinema multisala (con le locandine di Volevo nascondermi e Parasite, gli ultimi film visti in quella sala prima di una lunghissima interruzione, a congelare un preciso momento storico e collettivo) restituisce l’immagine di una condizione che, a un anno esatto di distanza, è ancora estremamente attuale.
Ciò che queste persone e questa immagine ci dicono è che arte e cultura sono beni primari, di prima necessità, utili per definizione – e come tali dovrebbero essere disponibili per tutti, in ogni momento.

Erika Nevia Cervo affronta la riscoperta e rigenerazione del sé attraverso la scultura. L’artista utilizza materiali e medium diversi a seconda delle necessità espressive. È co-fondatrice dello studio Cervo nel centro storico di Napoli. Diplomata al Liceo artistico e alla triennale in Archeologia e Storia delle Arti alla Federico II di Napoli Erika è stata selezionata alla call Reclaim di Cheap festival 2020, affissione poster in via Marchesana a Bologna. È vincitrice del concorso Exibartloves Verona 2018 e autrice della pubblicazione foto “psnluci” sul numero 102 del cartaceo di Exibart.

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Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto VII edizione

Un progetto di Alessandro Bulgini

A cura di Christian Caliandro

“2” artista: Erika Nevia Cervo, “Utile”

Cimasa 50530 - Piazza Bottesini, Torino

Inaugurazione, 3 giugno ore 18.30

3 giugno – fino al 28 giugno 2021

Flashback, l’arte è tutta contemporanea

4/7 novembre 2021, Torino

Con il Patrocino della Città di Torino e della Circoscrizione 6.

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Per informazioni:

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www.flashback.to.it 

 

 

 


 wonderfull

 

WONDERFUL! Premio a sostegno dell’arte italiana Museo Novecento, Firenze

La borsa di studio di 5 mila euro sarà assegnata a Binta Diaw, Riccardo Giacconi, Marco Giordano e Margherita Raso.

WONDERFUL! ha i suoi vincitori. L’iter per assegnare le borse di studio a quattro giovani artisti italiani è arrivato alla conclusione. Le giurie hanno dovuto analizzare ben 290 dossier prima di arrivare ad una scelta finale. La borsa di studio di 5 mila euro sarà assegnata a Binta Diaw, Riccardo Giacconi, Marco Giordano e Margherita Raso.

WONDERFUL! Il premio Ideato dal Museo Novecento Firenze, promosso dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze in collaborazione con MUS.E e realizzato grazie all’impegno di Publiacqua, è stato lanciato lo scorso dicembre e ha visto arrivare moltissime candidature, per l’esattezza 290, rivelando uno spaccato davvero interessante del panorama artistico italiano: un segnale incoraggiante e significativo al quale è doveroso rispondere, specialmente in un momento così difficile per gli artisti e la loro produzione. 

La prima selezione è stata portata avanti dal comitato scientifico del museo, che tra tutti i dossier arrivati ne ha scelti 36. Le scelte successive sono state invece effettuate da due diverse giurie, entrambe tutte al femminile. La prima, composta da Cecilia Canziani, curatrice indipendente e docente universitaria, Caroline Corbetta, curatrice indipendente, autrice e giornalista culturale, Rä di Martino, artista, e Arabella Natalini, direttrice Museo degli Innocenti, ha ridotto a 12 le preferenze.  La giuria responsabile dell’ultima selezione è invece formata da Pepi Marchetti Franchi, direttrice di Gagosian Gallery Roma, Cristiana Perrella, direttrice del Centro Pecci di Prato, Francesca Pinzauti, collezionista e imprenditrice e Paola Ugolini, curatrice indipendente. Quattro giurate, dal profilo scientifico e professionale internazionale, che ben rappresentano il variegato mondo del sistema dell’arte. 

“Questo premio ha un titolo di meraviglia, WONDERFUL!, che richiama l’intercalare delle conversazioni più entusiaste in lingua inglese – dichiara Tommaso Sacchi, assessore alla cultura del Comune di Firenze. - Ed è di fatto una meraviglia perché riesce in maniera concreta ad aiutare le nuove leve dell’arte italiana con borse di studio che incentivano il lavoro dei giovani artisti selezionati. Aver realizzato tutto questo in tempi di pandemia riempie di orgoglio l’amministrazione che ha sostenuto fin da subito il progetto. Non possiamo che ringraziare Mus.e che attraverso Sergio Risaliti ha avuto questa intuizione e Publiacqua, sempre attenta alle attività e alle sperimentazioni culturali della città, che ha contribuito alla realizzazione del progetto”.

I quattro vincitori, proclamati oggi, sono Riccardo Giacconi, artista dal linguaggio già pienamente maturo, la giovanissima Binta Diaw, piena di potenzialità, Marco Giordano, sperimentatore di nuove strade nell’arte e Margherita Raso, artista in grado di rinnovare dall’interno pratiche di grande tradizione. A loro saranno assegnate 4 borse di studio del valore di 5.000 euro ciascuna, per un totale di 20.000 euro. 

“Sono particolarmente felice e orgoglioso dell’esito del progetto WONDERFUL! - aggiunge Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento - Siamo stati tra i primi in Italia a concentrare l’attenzione sul destino delle nuove generazioni artistiche nel pieno della crisi pandemica. Lo scorso anno di questi tempi lanciavamo un appello. Chiedevamo alla politica, ai collezionisti, agli imprenditori di “fare presto” e di investire risorse per il sostegno dei giovani artisti, in modo da non perdere per strada il talento creativo che rappresenta una parte cospicua del nostro futuro e dell’identità della nostra città e della nostra nazione. Devo ringraziare tutte le giurate che hanno lavorato con dedizione e passione nelle diverse fasi della selezione e lo staff curatoriale del Museo, sempre eccezionale nello svolgimento del lavoro. Un lavoro che non si è svolto nella fretta, di corsa, ma con scrupolo scientifico e sensibile attenzione alla qualità. La scelta non è stata facile visto il livello generale delle candidature. Mi voglio complimentare con Binta Diaw, Riccardo Giacconi, Marco Giordano, Margherita Raso in attesa di presentare al Museo le loro opere nel prossimo futuro. Infine non posso mancare di ringraziare Publiacqua e il suo presidente Lorenzo Perra per il sostegno dato a questo premio”.     

“Il progetto WONDERFUL! – afferma il presidente di Publiacqua, Lorenzo Perra – ha rappresentato puro ossigeno per la produzione e l'elaborazione artistica under 40 in epoca di pandemia. Firenze è sempre stata una fucina di talento, di sperimentazione artistica ed il progetto WONDERFUL! non ha fatto che rinnovare e riaffermare questo ruolo della città come crogiuolo dell'arte e della bellezza. Sostenere i giovani artisti in un momento di forte crisi di tutto il settore culturale è una mission in cui Publiacqua ha riversato energie fin dall'inizio della pandemia. Abbiamo sostenuto la produzione culturale del nostro territorio con bandi dedicati ed abbiamo confermato la nostra vicinanza a partner storici. Essere a fianco del Museo Novecento per WONDERFUL! è stato quindi naturale e conseguente per un'azienda che fa della vicinanza al territorio ed alle eccellenze che esso esprime una delle sue cifre distintive”.

“Il premio WONDERFUL! è un’iniziativa importante per il sistema dell’arte italiano in questo momento storico – sostiene Cristiana Perrella, felice dell’esito del premio. – E sono stata molto felice di far parte del suo processo.  Il modo in cui è strutturato non solo dà visibilità e sostegno all’arte giovane italiana ma vuole anche costruire, attraverso il suo meccanismo di selezione, un sistema di dialogo e confronto molto plurale e aperto, di cui c’è davvero bisogno.  Anche per questo, credo, un progetto nuovo come questo è stato in grado di raccogliere subito candidature di alto profilo. La selezione finale non è stata semplice ma alla fine abbiamo scelto di sottolineare le molteplici possibilità di questo premio, scegliendo un artista dal linguaggio già molto maturo come Riccardo Giacconi e una giovanissima piena di potenzialità come Binta Diaw; uno sperimentatore di nuove, transdisciplinari, strade nell’arte come Marco Giordano e un’artista in grado di rinnovare dall’interno pratiche di grande tradizione come la tessitura e la scultura quale Margherita Raso”.

“Mus.e ha accolto fin dall’inizio con entusiasmo il premio WONDERFUL!. – conclude Matteo Spanò, Presidente Mus.e – Collaborare con l’amministrazione comunale alla valorizzazione del Museo Novecento, nelle diverse forme ideate dalla sua direzione artistica, fa parte della nostra mission quotidiana. La valorizzazione di un patrimonio artistico deve contemplare anche la formazione e il sostegno dei giovani artisti, senza le cui performance creative lo scambio tra passato e presente si interromperebbe, facendo venire meno la vitalità di un sistema dell’arte che non può limitarsi alla conservazione e quindi alla rendita di posizione culturale. La crisi pandemica ha colpito soprattutto i giovani e quindi, con grande attenzione, abbiamo accompagnato in questi mesi il progetto WONDERFUL!, la cui finalità è dare un sostegno concreto alle nuove generazioni”.

Questa prima edizione di WONDERFUL! sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo e da una mostra dedicata al lavoro dei vincitori. Verrà inoltre dato inizio ad un archivio sull’arte italiana che raccoglierà i dossier inviati dai partecipanti alla call, che si arricchirà negli anni restando a disposizione di curatori, storici dell’arte, critici e collezionisti come materiale di studio e approfondimento.

WONDERFUL! si inserisce, inoltre, nel solco della tradizione delle Borse di studio per giovani artisti assegnate dall’amministrazione comunale di Firenze tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. 

 

 


 Giorgio Andreotta Calò

Giorgio Andreotta Calò, Annunciazione, 2018 (dettaglio), impressione fotografica su carta politenata ai sali d’argento realizzata per contatto con vetrata policroma. Fotografia di Kirsten de Graaf. Courtesy dell'artista.

Giorgio Andreotta Calò "ELLISSI"

L’intervento dell’artista si accompagnerà alla visione di un’opera di Nicola Pulese, pittore veneziano scomparso nel 2017, in mostra per la prima volta a Bologna.

LabOratorio degli Angeli presenta “Ellissi”, progetto site-specific (visibile fino al 23 maggio) di Giorgio Andreotta Calò, a cura di Leonardo Regano, parte del Main program di ART CITY Bologna 2021 promosso dal Comune di Bologna nell'ambito di Bologna Estate. L’intervento dell’artista si accompagnerà alla visione di un’opera di Nicola Pulese, pittore veneziano scomparso nel 2017, in mostra per la prima volta a Bologna, nella sede di Palazzo Sassoli (Strada Maggiore, 54), per gentile concessione della famiglia Sassoli. La mostra al LabOratorio degli Angeli si può visitare dalle 15.00 alle 21.00 (ingressi contingentati: max 20 persone per volta nel rispetto del distanziamento sociale).

Negli spazi dello storico laboratorio di restauro bolognese Andreotta Calò espone la versione integrale dell’opera fotografica “Annunciazione”, realizzata nel 2018 in occasione di “Anàstasis” (άνάστασις), intervento installativo monumentale presso la chiesa Oude Kerk di Amsterdam (progetto vincitore della seconda edizione del bando Italian Council promosso dal MiBACT), i cui dodici elementi che la compongono sono il risultato di un’impressione fotografica diretta attraverso la luce naturale, avvenuta per contatto tra i fogli di carta fotosensibile e le vetrate policrome della chiesa.

L’indagine che Andreotta Calò ha compiuto su questa scena tratta dal ciclo delle Storie di Maria a cui è dedicata la Cappella della chiesa olandese, trova un rinnovato significato nella scelta dell’artista di esporla in questa occasione negli ambienti del LabOratorio degli Angeli, che ha sede proprio in una ex chiesa dedicata al culto mariano.

Mettendo da parte l’obiettivo e il mezzo fotografico, l’artista modula la luce naturale che diviene così strumento per riprodurre, in maniera diretta e senza alcuna mediazione, l’immagine dell’incontro tra la Vergine e l’Angelo annunciante. Sul supporto di carta fotosensibile è così impressa la visione di una scena che è mistica ma che al tempo stesso porta su di sé i segni di un confronto attuato dall’artista con il luogo, l’Oude Kerk, con la sua storia e le sue emergenze architettoniche, decorative e scultoree.

All’interno dell’ex Chiesa di Santa Maria degli Angeli saranno esposti anche i dettagli preparatori, montati per l’occasione dal laboratorio di restauro, che ha ideato con l’artista il sistema espositivo nel rispetto di precisi criteri conservativi.

Nella sua opera, Andreotta Calò traduce attraverso il mezzo scultoreo, suggestioni e rimandi che ottiene nell’indagine sul luogo, inteso indifferentemente come ambiente architettonico e come paesaggio. Il contesto culturale e geografico sul quale insiste la sua ricerca è tradotto in un sistema di evidenze e di riferimenti che conducono lo spettatore a un significato più ampio dello spazio con il quale si rapporta.

Con il progetto “Ellissi”, LabOratorio degli Angeli continua una tradizione espositiva ormai consolidata, aprendo le sue porte al pubblico in occasione di ART CITY per omaggiare i protagonisti di ieri e di oggi dell’arte italiana, con un evento esclusivo in cui l’approfondimento storico-critico si unisce allo studio delle problematiche conservative del contemporaneo e dei grandi formati. Dopo le mostre dedicate ad Aldo Mondino, Piero Manai, Maurizio Osti, Luca Caccioni, Pinuccia Bernardoni, Simone Pellegrini e Maurizio Bottarelli, questa nuova edizione è dedicata a Giorgio Andreotta Calò, figura di spicco nel panorama artistico italiano e internazionale che ha rappresentato l’Italia alla 57esima Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 2017.

L’intervento di Giorgio Andreotta Calò al LabOratorio degli Angeli si accompagnerà eccezionalmente alla visione di un’opera di grande formato (2,5 x 6 metri) del pittore Nicola Pulese (Venezia, 1946 – 2017), intitolata “Allegoria familiare”. La tela, lasciata per lungo tempo in stato di abbandono, è stata recuperata al Castello di San Pelagio da Calò assieme alla restauratrice Bruna Mariani, e ripristinata dall’atelier bolognese per essere collocata a Palazzo Sassoli. 

L’intero progetto è, per espresso desiderio di Andreotta Calò, dedicato alla memoria di Nicola Pulese e Bruna Mariani, recentemente scomparsi.

Si ringrazia Vi.Bo. Artigiani Del Legno, San Lazzaro di Savena (BO). Falegnameria, produzione di cornici e telai per opere d’arte.

Giorgio Andreotta Calò (n. Venezia 1979) è un artista italiano che vive e lavora tra Italia e Olanda. Ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino, diplomandosi nel 2005 con una tesi su Gordon Matta-Clark. Tra il 2001 e il 2007 è stato assistente di Ilya ed Emilia Kabakov. Nel 2008 si è trasferito in Olanda dove è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam (2009-2011). Nel 2011 il lavoro di Calò è stato presentato alla 54ma Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger. Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI di Roma con l’opera Prima che sia notte. Tra il 2012 e il 2013 è stato artista in residenza presso il Centre National d’Art Contemporain di Villa Arson (Nizza, Francia). Nel 2014 vince il Premio New York, promosso dal Ministero per gli Affari Esteri Italiano. Nel 2017 Calò è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani nell’ambito della 57ma Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia. Nel 2017, con il progetto Anastasis, vince il bando Italian Council promosso dal MiBACT, per la realizzazione di un’installazione monumentale presentata nel 2018 presso l’Oude Kerk di Amsterdam. Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli HangarBicocca.

Formatosi all’Accademia di Belle Arti veneziana, Nicola Pulese ha condotto una continua e meticolosa ricerca sulla città lagunare, descrivendo nella sua pittura la vita e i personaggi che l’hanno attraversata. Il pittore “di campo” come l’ha definito la sorella Marina Clara, amava dipingere fuori dal suo studio, trascorrendo le giornate intere nei pressi di Rialto, a contatto con la vita che amava raccontare nella sua pittura. Le sue opere si conservano in vari luoghi simbolo della città di Venezia, dall’Hotel Bauer alla storica alla Scoletta dei Calegheri, sede della biblioteca di quartiere alla quale la famiglia aveva donato un'opera.

Il LabOratorio degli Angeli, realtà storica conosciuta a livello nazionale, nasce dalla volontà di Maricetta Parlatore che nel 1982 trasferisce l’attività presso la Chiesa sconsacrata di S. M. degli Angeli e l’attiguo Oratorio. Nel 2005 viene rilevato da Camilla Roversi Monaco, diplomata all’OPD di Firenze, ora docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, che continua a rivestire il ruolo di direttore tecnico dell’azienda. Dal 2019 entra in società Andrea Del Bianco, chimico e restauratore, responsabile dei settori restauro carta e del contemporaneo.

Il LabOratorio degli Angeli, in possesso di attestazione S.O.A. OS2-A class. II, opera sia nell’ambito del restauro architettonico sia delle opere mobili, e si distingue per interventi su manufatti di grande formato e di arte contemporanea. Grande attenzione viene riservata alle metodologie d’intervento, nel rispetto delle peculiarità delle singole opere. Il laboratorio si occupa inoltre di conservazione programmata, di sistemi espositivi, di perizie, di condition report, di ricerca, anche tramite collaborazioni con istituzioni pubbliche e private.

 

 


 formafantasma

 Formafantasma, Cambio Vallombrosa © Margherita Villani

 

"CAMBIO" del duo di designer FORMAFANTASMA al Centro Pecci

Cambio è il frutto dell'indagine del duo di designer Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) sulle responsabilità politiche e ecologiche dell'industria del legno.

Cambio è il frutto dell'indagine del duo di designer Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) sulle responsabilità politiche e ecologiche dell'industria del legno. L'evoluzione di questa attività economica nel tempo e la sua tentacolare espansione in tutto il mondo ne hanno reso difficile la regolamentazione e la gestione sostenibile, con un impatto ambientale progressivamente sempre più negativo. Caratterizzata da un approccio multidisciplinare,  la mostra vuole sollecitare lo sviluppo della consapevolezza su questo tema e presenta dati e ricerche sotto forma di interviste, installazioni di oggetti, video,  più una serie di casi studio che forniscono approfondimenti sul modo in cui il legno viene acquistato e utilizzato. Realizzata in collaborazione con scienziati, filosofi e climatologi, Cambio propone un nuovo modo di intendere il design come disciplina focalizzata sui processi più che sulle forme, sottolineandone il ruolo cruciale che può avere nei confronti dell'ambiente.

La mostra, visibile dal 15 maggio al 24 ottobre 2021, è stata commissionata da Serpentine Galleries, è a cura di Hans Ulrich Obrist e Rebecca Lewin in collaborazione con Cristiana Perrella.

Al Centro Pecci, le riflessioni condotte dal progetto originario diventano oggetto di inediti accostamenti e suggestioni ulteriori offerte dal dialogo con il contesto toscano e italiano, come il confronto con la pluriennale ricerca di Giuseppe Penone sugli alberi.

Si ringraziano Margaritelli Spa - Listone Giordano, Tessilfibre Spa, Fil.pa 1974 Snc per il contributo art bonus.

 

 


 MOIRA

 

Al MACTE: primo progetto Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə di Caterina Silva

MACTE Digital. Nuovo progetto di committenza di operazioni artistiche digitali pensate espressamente per il sito del museo.

Il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta MACTE Digital, nuova sezione che ospiterà - a partire da Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə di Caterina Silva a cura di Marta Federici - una serie nuove opere commissionate appositamente per questo spazio digitale.

Come afferma Caterina Riva Direttrice del museo: “MACTE Digital abbraccia nuove ambizioni, sperimentazioni e materiali, e apre l’istituzione ai più innovativi linguaggi del contemporaneo e alle sue continue trasformazioni.”

Il primo contributo dell'artista Caterina Silva si traduce in un percorso pensato in quattro tappe che seguono il calendario delle fasi lunari: dall’11 maggio, proseguendo poi il 14 e il 19 maggio, il percorso si concluderà mercoledì 26 maggio con una performance corale in streaming dalle ore 19,30 alle 21 sulla piattaforma Twitch.

Moira / Mɔjra / Mɔɪ.rə si articola come un’indagine sul linguaggio, dando alle parole la possibilità di trasformare la realtà senza che queste esercitino un effettivo potere sugli oggetti nominati. Moira cambia continuamente forma e formato: da testo si fa screensaver, per poi mostrarsi, muoversi e parlare in una stanza d’animazione virtuale. Lo spettatore che seguirà la performance live sarà invece trasportato in un luogo fisico, reso tale grazie ai movimenti nello spazio dei performer.

Il nome Moira, come racconta la curatrice Marta Federici, fa riferimento a contesti culturali variegati: dalle Moire della tradizione greca alle mouras encantadas del folklore portoghese. Mancano invece nel culto cristiano corrispondenze con le sante ricordate nel calendario liturgico, risultando così un nome adespota (letteralmente “senza padrone”). Caterina Silva ha fatto tesoro di queste suggestioni creando una base per un racconto inedito.

Il progetto si apre a dialoghi tra passato e futuro, in termini di strumenti come di contenuti, e si relaziona inoltre a un’opera scelta tra quelle della collezione del Premio Termoli, la tela di Anselmo Anselmi Interspazio 10 (1973), che rappresenta delle finestre che si aprono su uno sfondo scuro, prestandosi a una trasposizione digitale di finestre di accesso ad altri schermi, mondi e consapevolezze.

Sul portale MACTE Digital rimarranno disponibili tutte le fasi del progetto e al termine sarà pubblicato un glossario che raccoglierà le parole di Moira e che potrà essere scaricato dal pubblico.