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  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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Copyright © 2021 Cramum Art & Ama Nutri Cresci, All rights reserved.

Cramum partecipa alla DesignWeek di Milano con la mostra "(LA) NATURA (E') MORTA?" e le opere inedite di Fulvio Morella e Bloom&me

La mostra apre il 7 settembre presso la prestigiosa Villa Mirabello, aperta per l'occasione al pubblico dopo il restauro.

Cramum partecipa alla DesignWeek 2021 di Milano con la mostra internazionale "(LA) NATURA (E') MORTA?" a cura di Sabino Maria Frassà. La mostra apre il 7 settembre presso la prestigiosa Villa Mirabello, aperta per l'occasione al pubblico dopo il restauro.

La mostra è il momento conclusivo dell'ottava edizione premio Cramum che si caratterizza per affiancare ai giovani artisti finalisti - nominati tra meno di un mese - artisti di fama internazionale. Quest'anno la mostra si pregia così dell'adesione di 12 noti artisti fuori concorso: il duo Bloom&me (Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli), Ludovico Bomben, Letizia Cariello, Gianluca Capozzi, Michele De Lucchi, David LaChapelle, Alberto Emiliano Durante, Ingar Krauss, Fulvio Morella, Paola Pezzi, Elena Salmistraro, Carla Tolomeo.

Tra le opere in mostra anche i due progetti artistici inediti di Bloom&Me e di Fulvio Morella incentrati sul tentativo di celebrare, catturare e conservare attraverso l'arte l'effimera bellezza della natura.

Bloom&me risponde alla domanda "La natura è morta?" posta dalla mostra con un ciclo di 8 opere intitolato "L'erbario apparente", pensato come progetto site-specific per Villa Mirabello. Il duo formato da Carolina Trabattoni e Valeria Vaselli lavora su un mix di fotografia e disegno a china, e realizza una sorta di erbario in cui la natura è morta solo apparentemente. Come spiega il curatore della mostra Frassà "L'erbario ha origini antichissime; era un modo non solo per conservare le piante e i fiori, ma anche per catalogarli e confrontarli come un vero e proprio strumento di conoscenza. Il duo Bloom&Me reinterpreta l'erbario quale strumento di memoria oltre che di conoscenza. Nella memoria il reale si confonde e si fissa con la parte emozionale di ciascuno di noi; allo stesso modo le piante rappresentate "crescono" e si trasformano al di là di ciò che erano veramente. Con il loro sofisticato linguaggio le artiste cristallizzano la bellezza e l'armonia della natura nel suo splendore vitale in divenire. Tale forza è enfatizzata dallo sguardo fotografico di Carolina che ritrae i fiori sempre dal basso verso l'alto a celebrarne la grandiosità. Se grazie al suo sguardo la natura prende nuova forma, dal segno sottile (su entrambi i lati della carta) di Valeria si genera un intenso gioco di luci, ombre e rimandi caleidoscopici. In bilico tra il Magico mondo di Alice e quello di Lilliput, accompagnati dal vento sempre ritratto e fil-rouge del ciclo di opere, lo spettatore non può che perdersi in questo sogno a occhi aperti".

Fulvio Morella è l'artista noto per esser riuscito a portare la tornitura del legno nell'arte contemporanea. In occasione della mostra "(LA) NATURA (E') MORTA?" presenta l'inedito progetto Stone Wood: l'artista realizza per la prima volta sculture totemiche in frassino olivato che racchiudono inserti in pietra ollare della Valmalenco (Valtellina). Il curatore Frassà spiega come "secondo Fulvio Morella la natura è il più grande artista di sempre e l'essere umano non può che ispirarsi, imitare e tendere alla bellezza "naturale". Proprio la riflessione sul significato più profondo di armonia e bellezza è una delle costanti dell'arte di Morella: se la natura spontaneamente è foriera di bellezza, l'essere umano per tendere a tale risultato deve mettere in atto uno sforzo titanico. Dietro alle forme minimali ed essenziali che contraddistinguono il suo lavoro, si nasconde perciò una costante e infaticabile ricerca tecnico-materica. Il peso di tale ricerca non traspare però mai nelle opere, che rifuggono qualsiasi orpello, di cui del resto la natura non ha bisogno. Con Stone Wood l'artista rende omaggio e riflette sulla potente bellezza dell'acqua: la forza genitrice del suo scorrere è rappresentata attraverso l'accostamento del legno alla pietra tornita. Queste opere diventano così il luogo di incontro tra natura ed essere umano che finiscono con lo scrivere insieme - con venature e intagli - un racconto che parla di meditazione, silenzio e trascendenza".

 


 Allenza olio su tela 150x150

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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"WRITE YOUR ERA" di AIR DARYAL al OPIFICIO PICCITTO

La mostra avrà luogo in una delle location più caratteristiche dell’intero territorio bresciano: L’Opificio Piccitto, spazio restaurato dall’architetto Vincenzo Piccitto.

La nuova mostra di Air Daryal “Write Your Era” arriva dopo le ultime esposizioni: “The Shining Hardness”, a cura di Angelo Crespi al M.A.C. di Milano, in collaborazione con la Fondazione Maimeri, e “The White Shadows” a cura di Luca Beatrice. Alcune opere di Air Daryal sono inoltre comparse nel film “The Burnt Orange Heresy”, 2019, diretto da Giuseppe Capotondi con protagonista Mike Jagger. La mosyra è a cura di Elisabetta Roncati con testi di Elisabetta Roncati e Patrizia Giovannini.

“Write Your Era” avrà luogo in una delle location più caratteristiche dell’intero territorio bresciano: L’Opificio Piccitto, spazio restaurato dall’architetto Vincenzo Piccitto, di elevate metrature e dal design moderno di grande impatto. Un white cube che si sposa perfettamente con l’arte contemporanea.
A corredare la retrospettiva vi sarà un catalogo con testi di Elisabetta Roncati e della storica dell’arte Patrizia Giovannini.

“Le creazioni dell’artista Air Daryal hanno la consistenza di apparizione oniriche, le suggestioni visionarie lasciano trasognati i visitatori ormai perduti in spazi infiniti senza tempo e tra i simboli nascosti nei colori e negli spessori materici. Air consegna visioni trascendentali ed armoniose, dove immagini e note cromatiche tessono una trama impalpabile, che unisce l’antichità classica ed il mito all’età contemporanea, un tessuto artistico permeato di astrattismo sgocciolante di colori, scritte misteriose, spessori materici e da una simbologia figurativa esaltata dalla densità della pittura. L’arcaismo ed il modernismo nelle opere di Air si nutrono l’uno dell’altra in un’equilibrata coesistenza, frutto dell’originale progetto ideale dove il mito ispiratore si fonde con armonia alla contemporaneità a cui l’artista appartiene. Nella dimensione atemporale dei suoi quadri, coabitano tigri accanto a divinità olimpiche; le mute vestigia della statuaria greco-romana e le architetture classiche decadenti sono i corpi immateriali del passato che cerca di ritrovare un campo d’esistenza nella modernità del presente; le automobili, le barche, i grattacieli moderni che costellano le città di Air sono oggetti velati dal tempo che fluttuano sulle vie lattiginose di città smaterializzate.”
(Patrizia Giovannini)


Per informazioni: Univocal Art Gallery + 333 208 6813

1 – 15 Maggio 2021, in mostra ore 10.00 – 18.00

Opening 1 Maggio 2021 ore 14.00 – 19.00


Partner: Artsail, Art Nomade Milan, Architetto Piccitto, Comune di Palazzolo sull’Oglio

Univocal Art Gallery ospita all’Opificio Piccitto, Via XXI Luglio Palazzolo sull’Oglio, 1-15 maggio 2021, la nuova mostra dell’artista Air Daryal, a cura di Elisabetta Roncati.

 

 

 


 celant

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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Germano Celant all’interno della mostra / Germano Celant in the exhibition Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943, Fondazione Prada, Milano, 2018. Photo by Ugo Dalla Porta. Courtesy Fondazione Prada, Milano

 

Germano Celant The Story of (my) Exhibitions

A un anno dalla sua scomparsa Silvana Editoriale in collaborazione con Studio Celant pubblica uno degli ultimi lavori del celebre critico d'arte: un volume imponente, a cui stava lavorando da tempo, dedicato a 34 mostre da lui progettate e curate tra il 1967 e il 2018. 

562 pagine, oltre 300 immagini di cui molte inedite, una ricca raccolta di documenti e testi critici: The Story of (my) Exhibitions – uno degli ultimi imponenti lavori editoriali di Germano Celant, pubblicato da Silvana Editoriale in collaborazione con Studio Celant – testimonia il percorso storico e critico di 34 mostre da lui progettate e curate tra il 1967 e il 2018.

“Celant stava lavorando da tempo a un progetto editoriale che fosse la sintesi della sua ampia indagine critica e questo volume, di cui ha seguito tutte le fasi di lavorazione, ne rappresenta l’esito. In ognuna delle mostre presentate al suo interno è possibile riconoscere il metodo curatoriale attraverso il quale, avvalendosi di diversi linguaggi e media differenti nell’accostare opere d’arte e materiale documentario, giungeva alla creazione del dispositivo ‘mostra’. Lo Studio Celant ha lavorato insieme all’editore Silvana Editoriale per fare in modo che la pubblicazione fosse realizzata seguendo la sua idea originale.” (Studio Celant)

Il volume racconta la logica dell’esporre che ha caratterizzato il lavoro di Celant, la metodologia della ricerca e le diverse tipologie di allestimento utilizzate di volta in volta, presentando una selezione di mostre in ordine cronologico che riflettono la complessità del suo contributo alla storia delle esposizioni.

Si parte dal 1967 con la prima definizione dell’Arte Povera, per poi dedicarsi alle vicende contemporanee internazionali con Conceptual art Arte povera Land art (1970) alla Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, per approdare nel 1976 alla grande mostra sul tema Ambiente/Arte, alla Biennale di Venezia.

L’excursus continua coprendo diversi ambiti di ricerca, presentati nelle più importanti sedi espositive e museali italiane e internazionali nei decenni successivi: dalla ripresa e rilettura in chiave storica dell’Arte Povera in mostre come Coerenza in coerenza (1984) alla Mole Antonelliana di Torino, The Knot Arte Povera at P.S.1 (1985) a New York, Arte Povera 2011 in varie sedi, alle vicende dell’arte italiana del Novecento in mostre come Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959 (1981) al Centre Georges Pompidou di Parigi, Arte Italiana. Presenze 1900-1945 (1989) a Palazzo Grassi a Venezia, Italian Metamorphosis 1943-1968 (1994-95) al Solomon R. Guggenheim Museum di New York.

E ancora il tema della contaminazione tra linguaggi come arte e moda in esposizioni come Il Tempo e la Moda (1996) alla Biennale di Firenze, arte e architettura come in Arti & Architettura 1900-2000 (2004) a Genova, arte e musica in Art or Sound (2014) alla Fondazione Prada di Venezia, o ancora arte e cibo nella mostra Arts & Foods (2015) alla Triennale di Milano.

Al tema del reenactment, infine, sono dedicati progetti espositivi come When Attitudes Become Form. Bern 1969/Venice 2013, alla Fondazione Prada di Venezia e Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 (2018) alla Fondazione Prada a Milano.

Una panoramica da cui emerge l’evoluzione della pratica curatoriale di Celant, dall’interpretazione personale all’attenzione per il documento storico, con lo sguardo sempre rivolto verso i media non tradizionali (libro, disco, fotografia) e verso gli sconfinamenti tra i diversi linguaggi (arte, architettura, design).

The Story of (my) Exhibitions rivela la ricchezza di uno straordinario percorso umano e professionale, in cui una costante tensione culturale, alimentata dal rigore scientifico, si risolve nella spettacolare messa in scena delle opere d’arte, capaci di suggestioni e sensibilità ad ampio spettro: una dicotomia che rivela la profondità del lavoro di Celant, traccia il perimetro della sua eredità scientifica e ne rappresenta un vivo testamento intellettuale.

Il volume sarà disponibile in libreria e online a partire dal 30 aprile 2021. 

 

Studio Celant

 


 centro pecci prato

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci presenta La digitalizzazione dell’archivio video

30 anni di attività dell’istituzione tra interviste, backstage, mostre e concerti resi accessibili dopo quattro anni di lavoro. 

Iniziata nel 2018 in occasione della mostra Il museo immaginato. Storie da trent'anni di Centro Pecci realizzata per il trentennale dell’istituzione, la completa digitalizzazione dell’archivio video del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci – tra gli obiettivi del programma artistico e culturale della Direttrice Cristiana Perrella – è in dirittura d’arrivo

Dopo quattro anni di attività di un team di lavoro dedicato, oggi l’archivio, confluito nella Web Tv creata dal museo nel 2016, consente l’accesso per tutti a interviste, backstage, immagini di mostre, concerti, incontri realizzati in oltre 30 anni di attività, restituendo un caleidoscopio di volti, immagini e parole di artisti - a cui si sono aggiunte di recente le voci di Paolo Canevari, Loris Cecchini, Enzo Cucchi, Emilio Isgrò, Ettore Sottsass – capaci di raccontare la vibrante realtà della prima istituzione dedicata in Italia al dialogo tra tutte le arti contemporanee.

Dall’intervista a un giovane Julian Schnabel del 1989 al racconto di Germano Celant della mostra di Robert Mapplethorpe da lui curata nel 1993-1994; dal film documentario su Gerhard Richter Out of the House del 2000 al video della mostra UFO STORY. Dall'architettura radicale al design globale del 2012; dal simposio Au Rendez-Vous des Amis. Identità e opera del 1998 all’intervista del grande artista italo-greco Jannis Kounellis, realizzata in occasione della sua mostra antologica del 2001; dal film Dialogo con Yves Klein di Theo Eshetu del 2000 al primo Laboratorio liberatorio, pensato per bambini e adulti, tenuto da Bruno Munari a Prato nel 1992; dal documentario di Luciano Nocentini che rispecchia il progetto dell'esposizione del maestro dell’Arte Povera Gilberto Zorio del 1992, al racconto della grande mostra personale del fotografo giapponese Nobuyoshi Araki intitolata Viaggio Sentimentale (Sentimental Journey), tenutasi nel 2000: attraverso la raccolta di questi molteplici contenuti, la piattaforma digitale di approfondimento e ricerca della Web Tv rilegge i grandi momenti del passato del Centro Pecci, testimoniandone la storia trentennale.

Un progetto che si è intensificato durante il primo lockdown grazie alla creazione di Centro Pecci Extra – palinsesto on line di approfondimenti montati per l'occasione dedicati a mostre, video d'artista, materiali d'archivio, contributi di scrittori, artisti e critici – inaugurato con l’anteprima del film di montaggio di Maria Teresa Soldani Centro Pecci 30x2. 30 anni x 2 minuti, dedicato alla storia del museo.

Oggi che l’attenzione alla produzione di contenuti digitali assume un ruolo sempre più importante, che la condivisione di pensieri, contenuti, esperienze è essenziale a generare nuovi scenari per l’arte nazionale e internazionale e per continuare ad alimentare il pensiero critico e il confronto con la scena culturale globale, il Centro Pecci ha avviato una convenzione con l'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, per condividere alcuni dei contenuti della Web Tv del museo, con sottotitoli in russo.

La digitalizzazione dell’archivio video rientra nel progetto della Web Tv del Centro Pecci realizzato in collaborazione con la casa di produzione indipendente LaGalla23.

In linea con il  progetto di  valorizzazione degli archivi – intesi come  elemento fondamentale  del patrimonio di un'istituzione culturale – e in occasione dell'acquisizione dell'imponente archivio di Lara-Vinca Masini (circa 200 mila oggetti tra libri, documenti e opere, che andrà – come desiderio della studiosa recentemente scomparsa – ad arricchire il CID/Arti visive, centro di ricerca e documentazione del museo), il prossimo 28 aprile il Centro Pecci organizzerà un  webinar pubblico dal titolo ARCHIVI E CENTRI DI DOCUMENTAZIONE D'ARTE CONTEMPORANEA. Pratiche e progetti a confronto tra musei e istituzioni in Italia. Il webinar sarà occasione di riflessione e raffronto tra alcuni dei maggiori archivi del contemporaneo del nostro paese.

 

 

 


 storie di artisti

  1. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(dettaglio), 2016. Courtesydell’artista; e Rodeo Gallery, Londra/Pireo.7. Carolyn Lazard,In Sickness and Study, (2015-in corso). Vedutadell’installazione nella mostra “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis.Foto: Bobby Rogers.EN1. Trisha Baga,Mollusca & The Pelvic Floor, 2018. Installation view in “The BodyElectric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.2. Martine Syms,Notes on Gesture, 2015. Video still. Single channel video (color,sound), 10:27 minutes, loop. Image copyright: Martine Syms. Courtesy of the artist,and Bridget Donahue, New York City.3. View of the exhibition “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis, 2019.Photo: Bobby Rogers4. Ed Atkins,Happy Birthday!!, 2014. Video still. HD video, sound; 6:32min.Courtesyof the artist; and Cabinet, London.5. Sondra Perry,Graft and Ash for a Three Monitor Workstation, 2016.Installation view in “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo:Bobby Rogers.6. Sidsel Meineche Hansen,SECOND SEX WAR ZONE(detail), 2016. Courtesy ofthe artist; and Rodeo Gallery, London/Piraeus.7. Carolyn Lazard, installation view ofIn Sickness and Study, (2015-present) in
     
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    “The Body Electric,” Walker Art Center, Minneapolis. Photo: Bobby Rogers.
     
 
 
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Pistoia Musei in partnership con Sky Arte presenta "STORIE DI ARTISTI. Sei artisti raccontati da Aurelio Amendola"

Una mini-serie dedicata a sei protagonisti dell'arte contemporanea, visti attraverso le immagini e i racconti di Aurelio Amendola. 

Nell'attesa di poter tornare a vivere gli spazi espositivi, Pistoia Musei in collaborazione con Sky Arte, propone una mini-serie legata alla mostra Aurelio Amendola. Un’antologia, in corso negli spazi espositivi del sistema museale.

Sei video-pillole – una ogni sabato sui siti web e sui canali social di Pistoia Musei e Sky Arte – dedicate ad alcuni degli artisti con i quali Amendola ha lavorato nel corso della sua lunga carriera, stringendo spesso con loro dei rapporti di profonda stima e amicizia. Un racconto intimo e personale che, attraverso lo sguardo ironico di Aurelio Amendola, svela dettagli insoliti, episodi curiosi e momenti di vita privata.

Sei puntate che ci accompagneranno per tutto il mese di maggio alla scoperta di sei artisti, sei giganti del mondo dell'arte con personalità molto diverse tra loro: Giorgio de Chirico, Alberto Burri, Andy Warhol, Claudio Parmiggiani, e Jannis Kounellis.

La mini-serie è prodotta da Pistoia Musei e distribuita in collaborazione con Sky Arte, con la regia di Metilene Design e Comunicazione.

 

 


 

 squilotti

 Giulio Squillacciotti. What Has Left Since We Left. Italia / Paesi Bassi, 2020. Still da video. Courtesy l'artista e Careof Milano (I), Kingswood Films (NL)

 

Prosegue la partecipazione della GAMeC ad ARTISTS’ FILM INTERNATIONAL - XIII EDIZIONE

L’edizione 2021 della rassegna sarà però ibrida, e prevedrà, ove possibile, anche la possibilità di fruizione in presenza nelle diverse realtà espositive nel mondo.

Prosegue la partecipazione della GAMeC ad Artists’ Film International, il prestigioso network dedicato alla videoarte, nato nel 2008 da un’iniziativa della Whitechapel Gallery di Londra, che coinvolge alcune tra le più importanti istituzioni d’arte contemporanea internazionali – ad oggi oltre venti – e artisti provenienti da tutto il mondo.

Anche per questa tredicesima edizione continua il format inaugurato lo scorso anno, quando musei e istituzioni, chiusi a causa della pandemia, hanno promosso online le opere video selezionate dal network, attraverso i propri siti web e i propri canali social. L’edizione 2021 della rassegna sarà però ibrida, e prevedrà, ove possibile, anche la possibilità di fruizione in presenza nelle diverse realtà espositive nel mondo.

Come di consueto, ciascuna istituzione è stata invitata a segnalare un artista del proprio Paese e a presentare il suo lavoro attraverso un’opera video in relazione alla tematica proposta, che per questa edizione è la “Cura”.

Le curatrici Sara Fumagalli e Valentina Gervasoni hanno selezionato per la GAMeC l’artista e filmmaker Giulio Squillacciotti (Roma, 1982) con What Has Left Since We Left (2020), che sarà visibile sul sito del museo dall’8 al 14 aprile, e nello Spazio Zero per tutta la durata della rassegna, appena le condizioni sanitarie consentiranno la riapertura dei musei.

Dal 15 aprile, e con cadenza settimanale, il sito della GAMeC ospiterà inoltre una selezione dei film proposti dalle altre istituzioni partecipanti: Whitechapel Gallery, Londra; Crawford Art Gallery, Cork; Museum of Modern Art, Varsavia; Istanbul Modern, Istanbul; Contemporary Art Centre - CAC, Vilnius; Bonniers Konsthall, Stoccolma; Ballroom Marfa, Marfa, Texas; Hammer Museum, Los Angeles; Fundación Proa, Buenos Aires.

Il lavoro di Giulio Squillacciotti muove i passi da eventi reali, indagini di carattere storico antropologico, luoghi attraversati o abbandonati che raccontano storie intime o collettive, per restituire narrazioni possibili a partire da prospettive soggettive, reperti, credenze religiose e cultura popolare. Usando il film, il documentario, l’audio e la scenografia, l’artista elabora una riflessione intorno alle tradizioni, inventate o mutate nel tempo, mescolando finzione e fatti storici.

All’artista sarà interamente dedicato Spazio Zero, la project room della GAMeC che ospiterà, alla sua prima proiezione in un’istituzione museale italiana, What Has Left Since We Left, un film prodotto da Careof e Kingswood Films, con il supporto di Italian Council e Limburg Film Fonds.

Con l’aiuto di un’interprete britannica, gli ultimi tre Paesi appartenenti all’Unione Europea, riuniti nella Sala del Trattato di Maastricht, tentano di superare il senso di perdita causato da un’Europa ormai disgregata. La conversazione permette ai loro legami politici e personali di intrecciarsi metaforicamente, costringendoli ad affrontare la loro crisi d’identità e riconoscere ciò che resta, ciò che non è più e ciò che potrebbe ancora essere la loro Unione.

Congiuntamente a What Has Left Since We Left verrà presentata anche una selezione di precedenti short film del regista: Scala C - Interno 8 (2017), La dernière image (2015) e Zimmerreise (2010), che costituiscono una trilogia intorno al tema dei luoghi, ora immaginati, ora abitati, ora abbandonati, ma pur sempre protagonisti e depositari di un vissuto. Mentre la macchina da presa si muove esplorando l’interno di un’abitazione, il piano completamente spoglio di un grattacielo e le sale di un museo d’arte moderna, le voci e le storie fuoricampo accompagnano il percorso visivo e ci parlano di relazioni e assenze.

Dopotutto cos’è l’Europa, se non l’interno 8 della scala C, dai confini arbitrari e allargati; un serbatoio di ideali, uno spazio di confronto su temi comuni, attenzioni e cure di diverse proporzioni ed esiti?

In questi quattro luoghi si confrontano altrettante tipologie di soggetti in rapporto all’ambiente in cui sono inseriti.

In Scala C - Interno 8, attraverso lo scorrere dei messaggi in una segreteria telefonica, si racconta la storia di Fulvio Pesarini e Livia Bellagamba, un amore non consumato tra la polvere e la penombra di un appartamento di Roma, vuoto e “abbandonato”, in cui tutto risulta immobile ma curato, protetto e in ordine, e in cui risuona la voce di Fulvio.

In La dernière image, un unico piano sequenza restituisce le stanze di un museo deserto, all’apparenza in stato d’abbandono, in cui una voce femminile narra vicende legate a un altro abbandono, quello di una persona con la quale ha condiviso tempo e spazi.

Infine, in Zimmerreise, una donna vaga per il diciannovesimo piano di un edificio in un’anonima città industrializzata. Attraverso una serie di indicazioni ricevute tramite corrispondenza epistolare, le è stato indicato come dipingere un paesaggio immaginario, in cui incontrare l’autore di quelle lettere.