pivi

Paola Pivi, I wish I am fish, 2009 / stampa fotografica / 160x240 cm / photo: Hugo Glendinning / Coprodotto da Paola Pivi, Auckland Art Gallery Toi o Tamaki, Auckland, The Chartwell Trust, Auckland / Courtesy Galleria Massimo De Carlo, Milano, Galerie Emmanuel Perrotin, Paris-Miami

 

VIAGGI DA CAMERA alla FONDAZIONE NICOLA TRUSSARDI

Si conclude lunedì 1 giugno 2020 il progetto online per il sito e i social network della Fondazione. Dal 27 marzo, ogni giorno un diverso contributo realizzato da 67 artisti italiani.

Si conclude il prossimo lunedì 1 giugno Viaggi da camera, il progetto online della Fondazione Nicola Trussardi che per 67 giorni ha raccolto e distribuito quotidianamente immagini, video e testi, scelti da artisti invitati a raccontare il proprio spazio domestico e i loro viaggi immaginari durante il lockdown. Ogni giorno, dal 27 marzo 2020, è stato pubblicato un diverso contributo sul sito web e i canali social della Fondazione.

Ispirato al celebre romanzo settecentesco di Xavier De Maistre Viaggio intorno alla mia camera – scritto durante un soggiorno obbligato di 42 giorni in una stanza di Torino – Viaggi da camera ha invitato gli artisti ad aprire le porte delle loro stanze reali e immaginarie.

Negli anni molti artisti ci hanno insegnato a guardare gli spazi che ci circondano da nuovi punti di vista: da Giorgio Morandi, chiuso nel suo studio nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, a Marisa Merz, che nella sua casa di Torino ci spronava a guardare il mondo con gli occhi chiusi, che per lei erano "straordinariamente aperti", gli artisti hanno immaginato lo spazio domestico come un territorio aperto a infinite scoperte.

Nei due mesi di chiusura forzata in casa, Viaggi da camera ha stimolato a intraprendere nuovi viaggi all’interno del perimetro della propria stanza, per provare a scoprire nuove mappe della fantasia e nuovi punti di fuga.

La Fondazione Nicola Trussardi dedica il progetto Viaggi da camera alla memoria di Germano Celant e Nanda Vigo, due instancabili viaggiatori che ci hanno lasciato durante il periodo della quarantena.

Artisti (in ordine alfabetico): Valerio Ambiveri, Yuri Ancarani, Giorgio Andreotta Calò, Salvatore Arancio, Micol Assael, Atelier dell'Errore, Rosa Barba, Marco Basta, Marco Belfiore, Elisabetta Benassi, Carlo Benvenuto, Simone Berti, Irma Blank, Monica Bonvicini, Lupo Borgonovo, Paolo Bottarelli, Letizia Cariello, Valerio Carrubba, Maurizio Cattelan, Matilde Cerruti Quara, Andrea Contin, Mario Cresci, Ra di Martino, Patrizio Di Massimo, Linda Fregni Nagler, Giuseppe Gabellone, Alberto Garutti, Francesco Gennari, Genuardi/Ruta, Massimo Grimaldi, Paolo Icaro, Emilio Isgrò, Luisa Lambri, Armin Linke, Marcello Maloberti, Domenico Antonio Mancini, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, Diego Marcon, Eva Marisaldi, MASBEDO, Marzia Migliora, Valerio Nicolai, Adrian Paci, Giulio Paolini, Giuseppe Penone, Diego Perrone, Gabriele Picco, Paola Pivi, Farid Rahimi, Pietro Roccasalva, Antonio Rovaldi, Sven Sachsalber, Andrea Sala, Carolina Sandretto, Marinella Senatore, Elisa Sighicelli, Priscilla Tea, Grazia Toderi, Federico Tosi, Patrick Tuttofuoco, Franco Vaccari, Grazia Varisco, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli, Nanda Vigo, Luca Vitone, Lorenzo Vitturi.

 

 KENRO IZU Requiem for Pompei

Kenro Izu, Pompei, Casa del Menandro, 2016 © Kenro Izu. Courtesy Fondazione di Modena - Fondazione Modena Arti Visive

 

KENRO IZU - Requiem for Pompei

Riapre sabato 30 maggio a ingresso libero la mostra di Kenro Izu.

Dal 30 maggio al 2 giugno, e per ogni fine settimana fino al 28 giugno, si potrà tornare a visitare la mostra del fotografo giapponese Kenro Izu, chiusa dallo scorso 8 marzo per l'emergenza sanitaria negli spazi del MATA di Modena. Al loro interno riapre anche il bookshop di Fondazione Modena Arti Visive, con una selezione di cataloghi – molti dei quali rari e firmati – edizioni limitate e gadget.

Fondazione Modena Arti Visive è felice di annunciare la riapertura di Requiem for Pompei, mostra personale di Kenro Izu (Osaka, 1949), che era rimasta chiusa dallo scorso 8 marzo causa emergenza sanitaria.

A partire da sabato 30 maggio a martedì 2 giugno e ogni sabato e domenica fino al 28 giugno, le sale del MATA accoglieranno nuovamente i visitatori, che potranno visitare, a ingresso libero, l'esposizione curata da Chiara Dall'Olio e Daniele De Luigi, composta da 55 fotografie inedite, donate dall’artista giapponese alla Fondazione di Modena, frutto di una visione lirica di quanto è rimasto a Pompei, il giorno dopo l’eruzione del 79 d.C.

La riapertura della mostra avviene applicando le prescrizioni di sicurezza, con una capienza massima di 10 persone e mascherina obbligatoria.

Il fascino esercitato dalle vestigia delle antiche civiltà, ha portato Kenro Izu a realizzare delle serie di immagini all’interno dei siti archeologici più importanti e conosciuti al mondo, dall’Egitto alla Cambogia, dall’Indonesia all’India, dal Tibet alla Siria.

A Modena l'artista presenta Requiem for Pompei, un progetto iniziato nel 2015, in collaborazione con Fondazione Fotografia Modena, dedicato alla città campana distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e sepolta sotto la cenere e i lapilli. Gli scavi archeologici hanno restituito non solo gli edifici, ma anche le forme esatte dei corpi degli abitanti nel momento della morte, grazie ai calchi eseguiti sui vuoti che essi hanno lasciato sotto la coltre pietrificata.

L’esposizione propone una selezione di 55 immagini inedite, donate da Kenro Izu alla Fondazione di Modena, scattate tra le rovine di Pompei, dove l'artista ha collocato, con un poetico gesto di pietà, le copie dei calchi originali dei corpi che spiccano come bianche sagome umane.

L’intenzione di Kenro Izu non è quella di documentare i resti di Pompei, quanto di trasmettere il carattere sospeso fra meraviglia e distruzione che proviene dalle rovine, insistendo sull’idea di quanto è rimasto, il giorno dopo l’eruzione del Vesuvio.

 

Kenro Izu. Requiem for Pompei

FMAV - MATA

Informazioni (in orario di mostra)

Tel. +39 059 4270657 | www.fmav.org 

 

 Letizia Battaglia Nerina che stira 2019 low

 

LETIZIA BATTAGLIA - CORPO DI DONNA

“A Firenze, espongo foto di nudi” dice Letizia Battaglia in una recente intervista. “Racconto la grandiosità, la bellezza e la dolcezza del corpo femminile.

CRUMB GALLERY Firenze, è felice di annunciare che da giovedì 28 maggio 2020 sarà riaperta al pubblico, nel rispetto delle norme di sicurezza. Prosegue la mostra CORPO DI DONNA di Letizia Battaglia, visitabile, ingresso libero, nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato, preferibilmente su appuntamento, chiamando il numero 347 3681894 o prenotandosi via mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Letizia Battaglia (Palermo 1935), non ha certo bisogno di presentazioni, nel 2017 il New York Times l’ha citata come una delle undici donne straordinarie dell’anno. È riconosciuta come una delle figure più importanti della fotografia contemporanea non solo per i suoi scatti saldamente presenti nell’immaginario collettivo, ma anche per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia.

“A Firenze, espongo foto di nudi” dice Letizia Battaglia in una recente intervista. “Racconto la grandiosità, la bellezza e la dolcezza del corpo femminile. Non sexy o in pose da modella. Una ventina di foto fatte dagli anni Settanta al 2019. C'è la ragazza così come la donna di 70 anni che mentre scatto dice sono bella così come sono. Le ho fotografate con solidarietà e rispetto. A un fotografo si deve sempre chiedere rispetto, lui deve nobilitare la verità. La fotografia è un atto meraviglioso, come fare l'amore. Ma con rigore e senza vanità”.

CORPO DI DONNA, la sua prima mostra fotografica a Firenze, raccoglie ventitré opere fotografiche di formato diverso, tra cui molte inedite che toccano temi noti ma anche più intimi del suo percorso artistico.

Capelli rosa, occhi che brillano come quelli di una sedicenne, il sorriso di chi è davvero interessato alla vita e a chi le sta di fronte. Questa è Letizia Battaglia, la più nota fotografa di mafia, impegnata in un racconto senza fine che ha avuto inizio in maniera quasi casuale, come dice lei stessa, negli anni Settanta e Ottanta con gli scatti che l’hanno resa celebre, quelli dei morti ammazzati per le strade di Palermo, burattini con i fili tagliati, un rivolo di sangue che cola dalla bocca o dagli occhi, immagini crude ma che come nessun’altra sanno restituite il sapore di quegli anni amari.

Ma oltre a questi durissimi reportage, ha sempre documentato la vita della gente comune, per la strada, in case miserissime, in luoghi di lavoro, nei mercati, cogliendo, delle situazioni, soprattutto il movimento umano, l’espressione degli occhi, l’atteggiamento della bocca, in particolare delle donne e delle bambine. In questa mostra organizzata alla Crumb Gallery, i ventitré scatti esposti raccontano proprio questo aspetto della sua ricerca: le donne con immagini che le ritraggono nude, e ancora donne con scatti che alzano il velo per permettere allo sguardo di vedere proprio là dove altrimenti non si coglierebbe nulla. È questo l’occhio, dice Battaglia. Non la tecnica. Non la conoscenza. Ma la capacità di vedere davvero, stando alla distanza “di un pugno o una carezza”.

Letizia Battaglia ha da subito fortemente creduto nel progetto Crumb – una galleria per donne artiste diretta da donne – e ha scelto proprio questo luogo per la sua prima volta nel capoluogo toscano, offrendo con generosità i propri scatti a una realtà così nuova.

Letizia Battaglia inizia la sua carriera nel 1969 collaborando con il quotidiano comunista “L’ORA” di Palermo di cui, dal 1974 al 1991, dirige il team fotografico e fonda l’agenzia “Informazione Fotografica”. Fondatrice nel 1991 della rivista “Mezzocielo”, bimestrale realizzato da sole donne, è nella lista delle 1000 donne segnalate per il Nobel per la pace, nominata dal Peace Women Across the Globe.

Letizia Battaglia non è solo una fotografa: è stata anche regista, ambientalista, assessore dei Verdi con la giunta di Leoluca Orlando negli anni della Primavera Siciliana, deputata all'Assemblea Regionale Siciliana, editore delle Edizioni della Battaglia, cofondatrice del centro di documentazione “Giuseppe Impastato”.

È la prima donna europea ad avere ricevuto il   per la fotografia sociale a New York (1985) e The Mother Johnson Achievement for Life a San Francisco (1999). Nel maggio 2009 a New York viene premiata con il “Cornell Capa Infinity Award”. The New York Times la nomina (unica italiana) tra le 11 donne più rappresentative del 2017.

Dal 2017 realizza il suo sogno inaugurando il Centro Internazionale di Fotografia, presso i Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo, dove dirige e cura la selezione di mostre e incontri dedicati alla fotografia storica e contemporanea.

 

CRUMB GALLERY

Via San Gallo, 191 rosso | 50129 Firenze

Aperta giovedì, venerdì e sabato su appuntamento - 347 3681894

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

www.crumbgallery.com

 

 menochiaraChiaro2005 Maria Cristina Carlini Senza Confine tecnica mista su ferro cm180x80x5 tre elementi Dettaglio

 Maria Cristina Carlini, Senza Confine, 2005, dettaglio

 

MARIA CRISTINA CARLINI - ALFABETO MATERICO

Online sulla piattaforma kunstmatrix.com dove si ammirano, dal 25 maggio al 29 settembre, una selezione di sculture a parete, opere su carta e un video commentato dall’artista.

Un appassionante viaggio virtuale in 3D approfondisce il lavoro della scultrice Maria Cristina Carlini nella mostra “MARIA CRISTINA CARLINI. ALFABETO MATERICO. Sculture a parete, opere su carta e video” online sulla piattaforma kunstmatrix.com dove si ammirano, dal 25 maggio al 29 settembre, una selezione di sculture a parete, opere su carta e un video commentato dall’artista.

L’esposizione, organizzata dalla galleria Artespressione a cura di Matteo Pacini e ideata da IBC Irma Bianchi Communication, mette in risalto espressioni artistiche diverse, che come lettere vanno a costituire un alfabeto caratterizzato da lavori materici che spaziano dal grès alla carta, al ferro.

In mostra alcune sculture a parete sono rappresentative di una matericità che emerge in maniera immediata e forte, come si osserva nei due trittici Ignoto, in grès e foglia d’oro e Senza confine, a tecnica mista. Di particolare rilievo Cuciture, in cui l’artista tramite un filo di ferro unisce frammenti di un’ipotetica pelle fatta di grès; anche in Le stanze di Galileo superfici in grès sono collegate con interventi in ferro. Paesaggio etrusco, attraverso piani sovrapposti ciascuno caratterizzato da una trama e da un colore diverso, pone invece l’accento sul legame dell’artista con la terra e con le sue caratteristiche naturali.

Nelle carte attraverso pigmenti e polveri prevalgono la leggerezza delle forme e le tonalità delle terre, del grigio e dell’ocra infatti, come sottolinea il curatore Matteo Pacini, “Maria Cristina Carlini affronta da scultrice ogni genere di materia: che sia grès, metallo, legno, seguendo una vocazione atavica che la spinge verso la tridimensionalità anche nelle opere su carta, creando forme impeccabili nella loro imperfezione”.

L’artista trova, infatti, nelle diverse tipologie di carta: riciclata, fatta a mano, velina e cartone valori tattili, cromatici, plastici e crea, all’interno della composizione, movimenti armonici ed equilibri espressivi, come si può osservare nella serie Carte appoggiate su supporto in ferro.

Sono inoltre presenti nel percorso espositivo alcuni collages di grandi dimensioni (cm 100x150 ca), dove forme geometriche interagiscono con proporzioni, simmetrie e colore. Da composizioni cromaticamente più contrastate come Iliade e Divinità domestiche si giunge a La Divina Commedia e a Georghiche dai toni molto uniformi.

Spessori lisci, ondulati con irregolarità e imperfezioni si sovrappongono, mantenendo il racconto originale della materia. Questa tendenza a non modificare lo stato e le caratteristiche dei materiali, a non voler cercare la perfezione delle forme è un aspetto che contraddistingue il fare arte di Maria Cristina Carlini sia nelle carte, sia nelle sculture di piccole e grandi dimensioni.

Le sfaccettature della carta sono spesso simili a quelle della terra che l’artista ama in ogni suo mutamento soprattutto laddove viene a contatto con elementi naturali come l’acqua, il vento, il fuoco, che aggiungono una storia alla condizione di partenza.

Nel video in mostra sono presenti numerose opere fra cui installazioni e sculture monumentali esposte e collocate in permanenza nel mondo; l’artista parla del suo lavoro, sottolinea la sua ricerca continua sui materiali e il fascino esercitato dagli elementi di recupero, soprattutto da quelli che hanno un ingombrante vissuto. Afferma infatti Maria Cristina Carlini: “quando lavoro sento la necessità di raccontare una storia e più il materiale è tormentato più mi suggerisce qualcosa, nella creazione delle opere la ricerca della perfezione passa in secondo piano, non mi attira, preferisco l’autenticità del gesto artistico”.

Cenni biografici

Maria Cristina Carlini inizia il suo percorso artistico con la lavorazione della ceramica a Palo Alto in California, successivamente prosegue la sua attività a Bruxelles dove contemporaneamente insegna a lavorare al tornio; si trasferisce poi a Milano e si dedica esclusivamente alla scultura.

Da questo momento, oltre al grès e alla terra entrano a far parte della sua espressività materiali come il ferro, la lamiera, l’acciaio corten, la resina, la carta e il legno di recupero.

Maria Cristina Carlini dà vita a opere che spaziano dalle piccole dimensioni alle monumentali, la sua carriera è costellata da riconoscimenti, mostre personali e collettive in diverse sedi pubbliche e private, nazionali e internazionali, e le sue sculture monumentali sono presenti in permanenza in Europa, America e Asia.

Ha inoltre conseguito diversi premi e hanno scritto di lei importanti critici quali: Luciano Caramel, Guo Xiao Chuan, Claudio Cerritelli, Martina Corgnati, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Carlo Franza, Flaminio Gualdoni, Paolo Levi, Laurence Pauliac, Yacouba Konaté, Frédérique Malaval, Elena Pontiggia, Cortney Stell.

Attualmente vive e lavora a Milano, dove il suo atelier è una fucina attiva in cui l’artista prosegue la sua attività creativa, oltre a continuare ad esporre in tutto il mondo. www.mariacristinacarlini.com

 

 

 summerin

 

FuturDome A-I-R SUMMER IN

Gli spazi espositivi e di lavoro non prevedono l’ingresso al pubblico, ma permettono agli artisti di risiedere e di soggiornare, in piena sicurezza e autonomia, all’interno dei 2000 mq.

FuturDome A-I-R, Artist In Residence, presenta Summer In, programma di residenza che dal 18 maggio al 31 luglio 2020 concede l’accesso ai propri spazi a quattro artisti italiani: quattro artefici che lavoreranno in quattro diversi ambienti del palazzo, selezionati a seconda di diverse esigenze compositive e tecniche.

Gli spazi espositivi e di lavoro non prevedono l’ingresso al pubblico, ma permettono agli artisti di risiedere e di soggiornare, in piena sicurezza e autonomia, all’interno dei 2000 mq, dell’edificio di via Giovanni Paisiello 6. La residenza permetterà, su appuntamento, a curatori, collezionisti, giornalisti ma anche a visitatori esterni di poter assistere sia dal vivo, sia attraverso conversazioni via Instagram e Facebook, al processo di elaborazione di quattro progetti inediti.

Silvia Hell (1983, Bolzano), Domenico Antonio Mancini (1980, Napoli), Fabrizio Perghem (1981, Rovereto) e Sara Ravelli (1993, Crema) avranno la possibilità di sviluppare nuovi lavori che saranno parte di un primo percorso di avvicinamento e di familiarizzazione con gli spazi di FuturDome, in vista di futuri progetti espositivi monografici.

Durante la residenza, i quattro artisti avranno modo di utilizzare ogni elemento del palazzo e ogni materiale di cui potranno appropriarsi, appoggiandosi anche, per le loro produzioni, alle diverse aziende che hanno interagito, in questi anni, con FuturDome.

A fine della residenza verranno presentati i lavori definitivi, che saranno stati scanditi e arricchiti da sei diversi incontri, programmati ogni dieci giorni, con diversi professionisti tra cui: Diego Bergamaschi (collezionista, art manager), Elena Bordignon (direttore ATP Diary), Barbara Casavecchia (docente, curatore, critico), Annette Hofmann (art dealer, ricercatrice), Claudia Santeroni (curatrice, coordinatrice di The Blank), Mauro Mattei (collezionista, fondatore di MMAT), Maria Chiara Valacchi (critico, curatore).

Le date degli incontri tra artisti e professionisti sono: venerdì 29 maggio; mercoledì 10 giugno; giovedì 18 giugno; martedì 30 giugno; giovedì 9 luglio; martedì 21 luglio e giovedì 30 luglio.

Summer In, negli spazi domestici di FuturDome, si sviluppa come un programma di isolamento dedicato.

Oggi, attraverso una ricerca sulla luce di Silvia Hell, un progetto di delocalizzazione del proprio studio di Domenico Antonio Mancini, un’installazione sonora di Fabrizio Perghem e le nuove sculture di Sara Ravelli, come potremmo tornare a percepire lo spazio e come ricorderemo l’esperienza di avvicinamento a un’opera d’arte? Quale nuovo messaggio, quale nuova opera artistica percettiva i media dovrebbero veicolare a un piccolo gruppo di persone? Se la realtà virtuale sarà, mese dopo mese, sovrapposta ai progetti dedicati alla realtà stessa, quale sarà il suo risultato finale, la sua materia finale? Quando un’opera d’arte sarà finita, pronta per essere esposta e quando sarà considerata non finita?

E come si può stare al passo con le aspettative del pubblico, quando il solo fatto di visitare una mostra sarà considerato uno sforzo notevole? 

 

 LABIRINTO 035foto di Dario Tettamanzi

 Foto di Dario Tettamanzi

Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta Digital tour alla scoperta del Labirinto di Pomodoro

La Fondazione presenta il suo primo digital tour gratuito.

La Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta il suo primo digital tour gratuito, ALLA SCOPERTA DEL LABIRINTO DI ARNALDO POMODORO: un viaggio interattivo alla scoperta dell’opera ambientale Ingresso nel Labirinto di Arnaldo Pomodoro.

Il digital tour è la nuova tappa di un percorso intrapreso qualche anno fa dalla Fondazione per favorire una sempre più ampia conoscenza dell’opera di Arnaldo Pomodoro e rendere accessibile al grande pubblico la propria Collezione, il corpus dei lavori dell’artista, i suoi carteggi con artisti e critici, i bozzetti e tutti gli altri materiali del suo Archivio. Oggi che le visite al Labirinto non sono possibili e i laboratori didattici sono sospesi, la Fondazione e il suo Dipartimento educativo portano comunque avanti la loro missione in una direzione nuova ma coerente, offrendo un’occasione “virtuale” per sperimentare in prima persona come nasce un’idea e come un’ispirazione possa diventare un’opera d’arte.

IL DIGITAL TOUR

L’esperienza multisensoriale ALLA SCOPERTA DEL LABIRINTO DI ARNALDO POMODORO prevede una visita virtuale nel Labirinto di Pomodoro, alla quale seguono alcune attività educative e interattive dedicate a differenti argomenti e divise per grado di difficoltà, pensate per essere accessibili ai più piccoli come agli adulti. Un viaggio che fa leva sulla fantasia e sulla creatività.

Il progetto – curato da Paola Boccaletti, coordinatrice del Dipartimento educativo della Fondazione – nasce da diverse esperienze di divulgazione dell’opera del Maestro intraprese negli scorsi anni, in particolare dal libro per bambini “Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro”, edito da Corraini e realizzato grazie a un contributo di Fondazione Cariplo, e da “Labyr-Into”, ricostruzione in VR dell’opera Ingresso nel labirinto, realizzata da Oliver Pavicevic e Steve Piccolo, prodotta dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro grazie al contributo di TSS (The Secular Society, Virginia, USA).

 

Ottieni il link per accedere al digital tour: clicca qui

 

 

IL CONCORSO PER LE SCUOLE

Con lo scopo di mantenere vivo il dialogo con la scuola e accorciare la distanza in questo momento di trasformazione, a partire dal digital tour la Fondazione Arnaldo Pomodoro ha inoltre ideato un Concorso dedicato alle scuole primarie e secondarie di primo grado sul tema della 'gita scolastica nel Labirinto di Arnaldo Pomodoro'.

Tutte le classi che si iscriveranno al Concorso riceveranno in omaggio – per la biblioteca della propria scuola – il libro per bambini “Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro”.

Le classi che parteciperanno alla visita virtuale e invieranno i materiali ritenuti maggiormente significativi rispetto alla comprensione e interpretazione del labirinto vinceranno un buono omaggio per una visita guidata reale nel Labirinto di via Solari 35 a Milano, non appena sarà possibile.

Il concorso ha inizio martedì 12 maggio e i materiali prodotti dovranno essere inviati alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo." target="_blank" moz-do-not-send="true">Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro e non oltre il 30 giugno 2020.