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Marina Abramović. The artist is present

Secondo appuntamento della rassegna “L’arte sullo schermo”, a cura di Alessandro Romanini

Archiviato con grande partecipazione di pubblico il primo appuntamento della rassegna “L’arte sullo schermo”, dedicato a Marcel Duchamp e a Andy Warhol, sabato 19 gennaio, sempre alle ore 17:30 presso la Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti, sarà la volta del documentario The artist is present, sulla madre della performing art Marina Abramović, di cui è in corso, ancora per qualche giorno, la mostra “The Cleaner” a Firenze a Palazzo Strozzi. Il regista Matthew Akers segue l’artista serba durante il periodo di preparazione della grande retrospettiva dedicatale dal Museum of Modern Art di New York nel 2010, conducendoci alla scoperta di tutti gli aspetti della carriera quasi cinquantennale di questa donna carismatica e magnetica, che è diventata una delle icone dell’arte contemporanea. Ulteriori dettagli sul sito della Fondazione.

 

PROSSIMI APPUNTAMENTI

Sabato 19 gennaio, ore 17:30

Marina Abramović. The artist is present, di Matthew Akers, 2012

Sabato 26 gennaio, ore 17:30

Bill Viola. The road to St. Paul’s, di Gerald Fox, 2017

Sabato 2 febbraio, ore 17:30

Maurizio Cattelan: be right back, di Maura Axelrod, 2016

 

Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti

Complesso monumentale di San Micheletto

Via San Micheletto 3, Lucca

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tel. 0583 467205

 

 

 

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BITS & BYTES - Dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo:  l’arte di Ryoichi Kurokawa

La terza lezione del ciclo BITS & BYTES, pensato per approfondire l’impatto delle tecnologie digitali nel campo dell’arte contemporanea e parte del programma collaterale delle mostre Jon Rafman.

Sabato 19 gennaio alle ore 17 si terrà la terza lezione del ciclo BITS & BYTES, pensato per approfondire l’impatto delle tecnologie digitali nel campo dell’arte contemporanea e parte del programma collaterale delle mostre Jon Rafman. Il viaggiatore mentale e Ryoichi Kurokawa. al-jabr (algebra), prodotte da FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE e attualmente in corso, rispettivamente alla Palazzina dei Giardini e a Palazzo Santa Margherita, fino al 24 febbraio 2019.

L'incontro dal titolo Dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo: l’arte di Ryoichi Kurokawa vedrà la partecipazione del critico e curatore Marco Mancuso e dell'artista Ryochi Kurokawa e verterà sull'analisi e la conoscenza del lavoro di uno dei più grandi esponenti della sensibilità digitale contemporanea, partendo dalle opere esposte all'interno della mostra al-jabr (algebra) per allargare i confini della discussione alla sua pratica artistica e la sua ricerca a cavallo tra tecnologia e natura, suono e immagine, astrazione e poesia, impianto estetico e modellazione algebrica.

Ryoichi Kurokawa, nato ad Osaka nel 1978, è un musicista e artista visivo e multimediale che vive e lavora a Berlino. A partire dal 1999 le sue opere sono state presentate in festival e centri d'arte internazionali tra cui Centre Pompidou (Parigi, 2018), Palais de Tokyo (Parigi, 2017), FACT (Liverpool, 2016), Biennale di Venezia (2011), Transmediale (Berlino, 2009), Tate Modern (Londra, 2007). L’interesse verso la scienza lo ha portato a collaborare con l’astrofisico Vincent Minier e con il Laboratorio internazionale di nanotecnologia iberica.

Marco Mancuso è critico, curatore, docente ed editore indipendente che focalizza la sua ricerca sull’impatto delle tecnologie e della scienza sull’arte, il design e la cultura contemporanea. Fondatore e direttore dal 2005 della piattaforma Digicult.it, del Digimag Journal, dell’agenzia Digicult Agency e della casa editrice Digicult Editions, insegna Culture Digitali e Fenomenologia dell'arte contemporanea presso NABA e IED a Milano, Sistemi editoriali per l'arte presso l'Accademia Carrara di Bergamo ed è visiting lecturer alla RUFA di Roma. Fa ricerca e cura mostre e progetti sul rapporto arte-tecnologia ed è stato partner di molte delle più importanti istituzioni del settore. Tiene conferenze e prende parte a tavole rotonde e incontri. Collabora con lo spazio per l’arte Adiacenze di Bologna e ha recentemente pubblicato per Mimesis il libro Arte, tecnologia e scienza. Le Art Industries e i nuovi paradigmi di produzione nella New Media Art contemporanea.

I quattro appuntamenti di BITS & BYTES, nati con l’obiettivo di raccontare l'evoluzione che le tecnologie digitali hanno avuto nell’arte dalla loro nascita ai giorni nostri, e di fornire degli strumenti di lettura per comprendere il contesto culturale e artistico in cui si muovono artisti quali Jon Rafman e Ryoichi Kurokawa, hanno visto finora la partecipazione di Valentina Tanni, Docente di Digital Art al Politecnico di Milano e  Claudia D’Alonzo, Docente di Net Art all'Accademia di Brera di Milano.

La quarta e ultima lezione di BITS & BYTES si terrà giovedì 14 febbraio 2019, alle ore 18. L'incontro dal titolo Il viaggiatore mentale: l’arte post-internet di Jon Rafman vedrà la partecipazione dell'artista canadese e di Domenico Quaranta, Docente di Sistemi Interattivi all'Accademia di Belle Arti di Carrara. 

Tutti gli incontri si svolgono alla Galleria Civica di Modena, presso Palazzo Santa Margherita.

Informazioni

tel. +39 059 2032911/2032940 - fax +39 059 2032932

www.galleriacivicadimodena.it

 

 

cardinali

Franco Cardinali, Fossile lunaire, 1967

 

 

Franco Cardinali. Inquietudine necessaria

A trent'anni dalla mostra postuma all'Accademia di Brera, la città di Milano rende omaggio alla figura di Franco Cardinali, artista di grande spessore, nella storica cornice del Palazzo Giureconsulti.

A trent'anni dalla mostra postuma all'Accademia di Brera, la città di Milano rende omaggio alla figura di Franco Cardinali, artista di grande spessore, nella storica cornice del Palazzo Giureconsulti con un'antologica dal titolo "Franco Cardinali. Inquietudine necessaria" dall'11 gennaio al 14 febbraio, a cura di Raffaella Resch.

Gli oltre cinquanta lavori esposti offrono una panoramica sulla produzione dell'artista ligure, formatosi nell'ambiente parigino di Montparnasse nell'ambito dell'École de Paris, l'ampio gruppo di artisti e intellettuali che operarono a Parigi tra le due guerre. Cardinali risente inizialmente di influenze picassiane e modiglianesche, come rivela l'olio su tela Enfant au jardin (1955) dalle forme primitive, per evolvere verso l'informale e le correnti sperimentali degli anni Settanta, come sottolinea la curatrice Raffaella Resch, «in maniera autonoma e matura, con una sorta di nomadismo degli stili, con un'inquietudine che contraddistingue anche la sua intera esistenza». L'artista, in continua ricerca di nuove tecniche e forme espressive, vive e condivide intensamente i fermenti artistici con gli spiriti più originali della sua epoca, seguendo poi un percorso individuale con esiti assolutamente unici e peculiari. Fra le amicizie si ricorda il legame con Jean Cocteau, con il quale intrattiene scambi epistolari, e con Jacques Prévert, che dedica una poesia ad una sua opera pittorica; conosce anche Pablo Picasso, da cui è stimolato a lavorare con la ceramica.

Con le parole del celebre amico Cocteau, come nelle proprie opere un artista esprime sempre se stesso, in una sorta di involontario autoportraitisme, così nella produzione del pittore nato in terra ligure, il poeta francese ravvedeva la figura massiccia di Cardinali, «sa figure montagnarde de tailleur de pierre» (la sua figura montanara di 'tagliatore di pietra').

Artisticamente Cardinali procede quindi in un percorso che va dal figurativo, interpretato con toni e linee forti, ad un astratto materico ispirato al mondo naturale, composto da ambienti, animali ed elementi simbolici della realtà e della sua fantasia. L'arte di Franco Cardinali è permeata di questa "inquietudine necessaria", come rivela il titolo della mostra: nelle sue opere si legge infatti un'insoddisfazione personale e artistica che si evince nel tratteggio profondo, nei paesaggi inquieti - come in Fragments de cathédral (1983) - e nell'increspamento delle superfici, come in Chant d'amour sur la falaise (1985), per esprimere «il suo bisogno di assoluta e libera autodeterminazione - afferma Resch - in qualunque tempo e rispetto a qualsiasi contesto; una libertà percepita come necessità furiosa di seguire l'ispirazione del momento, perché l'arte secondo Cardinali, per essere autentica e personale, non è altro che confronto interiore con i propri fantasmi».

L'arte per Franco Cardinali è una riflessione costante, un'evoluzione permanente, un'introspezione continua, un lavoro senza fine per perfezionare la propria tecnica pittorica e il proprio messaggio. Impasta colori tradizionali ad olio con materiali terrosi e argillosi per creare superfici spesse, composite, vissute, che rivelano anche un contatto con la natura intenso e profondo. Da qui nascono lavori su tela quali il Fossile lunaire (1967) ad olio con sabbia e caseina, o prima ancora l'olio Crustacés (1962), fino ad Ancienne écriture (1982) ad olio e sabbia, che ritraggono bestiari curiosi e inquietanti come fossero fossili impressi sulla trama. La materia pittorica scava oltre la dimensione esterna, va al di là della tela, e ci restituisce il mondo esplorato da Cardinali, in quel sottile ed effimero equilibrio tra arte e vita.

Organizzata dall'Associazione Culturale Franco Cardinali in collaborazione con la Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, l'esposizione mette in luce la poetica di un artista le cui opere appartengono ad importanti istituzioni pubbliche e collezioni private in Italia, Europa e negli Stati Uniti, in prevalenza a New York e Los Angeles.

La rassegna gode del patrocinio del Club per l'UNESCO di Aquileia, dei Comuni di Chiusi della Verna e Città di Castello e dell'Unione Artigiani della Provincia di Milano e della Provincia di Monza e Brianza. Arricchisce l'esposizione un esaustivo catalogo bilingue italiano e inglese edito da Scalpendi Editore, che presenta tutte le opere in mostra oltre ad una ricca selezione della produzione dell'artista, con testo critico di Raffaella Resch e una testimonianza dell'amico Benito Boschetto.

Franco Cardinali (1926-1985), nasce in Liguria, a Rapallo, nel 1926 e si trasferisce a Parigi nel 1950. Nel '53 esordisce a Milano con una personale alla Galleria San Babila e due anni più tardi espone con gli artisti della Cité Vercingetorix, sotto il patrocinio di Jean Cocteau, con il quale instaura una solida amicizia, ed incontra Jacques Prévert: entrambi lo promuoveranno presso gli ambienti artistici parigini e della Costa Azzurra. Cardinali partecipa quindi nelle estati del 1955 e del 1956 all'esuberante attività artistica di Vallauris ed espone alla Galleria Charpentier nel gruppo École de Paris, con opere selezionate da Raymond Nacenta. Conosce poi il grande Pablo Picasso.

Si divide tra Vallauris e Parigi fino al 1968, quando un profondo bisogno di solitudine lo conduce a ritirarsi in Toscana in un villaggio di montagna, La Rocca della Verna, dove costruisce la sua casa e il suo atelier, e prosegue per dodici anni le sue ricerche. Nel novembre del 1980, ancora lacerato dall'insoddisfazione, parte alla volta di un viaggio in Costa Azzurra per ritrovare l'amico Jean Haechler, il quale diventerà suo mentore e mecenate. Si stabilisce quindi a Saint Paul de Vence nel 1982 e a dicembre tiene una personale a Nizza, seguita nel febbraio del 1983 da Ginevra, in marzo da Parigi e in aprile da Sion, in Svizzera. La sua ultima esposizione lo vede a giugno con una personale a Saint Paul de Vence. Si suicida il 12 aprile 1985, a soli 59 anni.

Un ringraziamento particolare va al Main Sponsor Aboca per il sostegno alla mostra.

 

Coordinate mostra

Titolo Franco Cardinali. Inquietudine necessaria

A cura di Raffaella Resch

Sede Palazzo Giureconsulti, Piazza Mercanti 2, Milano

Date 11 gennaio - 14 febbraio 2019

Inaugurazione giovedì 10 gennaio, ore 18

Orari lunedì - venerdì ore 10-18.30

Ingresso libero

Catalogo Scalpendi Editore

Info pubblico Tel. +39 02 8515.5920 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | www.palazzogiureconsulti.it

 





 

 

Con Pura Forma tecniche miste su tela 200x200 cm 2018

Con Pura Forma tecniche miste su tela 200x200 cm 2018

 

 

Daniele Bongiovanni - Con Pura Forma

Il concept della mostra è un'accurata selezione di dipinti legati al ciclo Aesthetica, oggi meglio riconosciuto come il ciclo dei cieli bianchi.

Il 30 gennaio alle ore 18.30  inaugura alla Raffaella De Chirico Arte Contemporanea "Con Pura Forma", personale dell’artista Daniele Bongiovanni a cura di Francesco Poli.

Il concept della mostra è un'accurata selezione di dipinti legati al ciclo Aesthetica, oggi meglio riconosciuto come il ciclo dei cieli bianchi; ovvero un percorso che in questi anni ha permesso all'artista di perseguire, anche con nuove sperimentazioni cromatiche e stilistiche, uno studio sulla forma ''classica'' del paesaggio, un’indagine che ha come costante l'esigenza di rendere rappresentato in forma onirica e a tratti imponderabile ciò che più può risultarci concreto e troppo previsto: lo spazio naturale. Tra le tante opere inedite e quelle più o meno recenti, realizzate tra il 2015 e il 2017, in questa nostra sarà presente uno dei lavori di Bongiovanni esposto alla 57ima Biennale d'Arte di Venezia, Natura con Deus, una composizione di trenta tavole di legno (15x15cm ognuna) in cui si ritrova una natura vissuta e pensata dall’uomo, ma esente da corpi artificiali ed estranei.

Lo storico dell’arte Marzia Ratti, presente con un testo a catalogo, definisce le opere presentate da Daniele Bongiovanni in questa mostra come un'evoluzione naturale della sua ipotesi pittorica che parte dalla figurazione, intesa e filtrata da sue esigenze di progressiva destrutturazione che in parte coincidono anche con i suoi interessi di studio, per approdare a un operare minimo che raggiunge la dimensione del silenzio e del mistero per vie di sola luce colorata. I bianchi, la rarefazione, le atmosfere luminose, il trattamento nebbioso della materia racchiudono le riflessioni che con continuità Bongiovanni conduce sul senso della ricerca pittorica che, pur ricordando analoghi risultati di tanti autori contemporanei sui versanti della pittura analitica e del concettuale, attingono con sottigliezza alla tradizione storico-artistica, dando vita a un'astrazione che pare un frammento ripensato del ‘donatore in abisso’ di medievale memoria.

Daniele Bongiovanni è nato a Palermo nel 1986, laureato in Arti visive presso l'Accademia di Belle Arti di Palermo, nel corso della sua carriera ha esposto in numerose mostre personali e collettive. Tra gli spazi e le istituzioni che hanno ospitato le sue opere si ricordano: Università Ca' Foscari Venezia (nell'ambito della 53.ma Biennale d'Arte di Venezia), Fondazione Whitaker di Palermo, Palazzo Bollani a Venezia, Caroline Spring Gallery a Melbourne, MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma, CD Arts Gallery di Lugano, Centro Svizzero di Milano, 57.ma Biennale d'Arte Venezia, Ambasciata d'Italia a Londra, RISO - Museo d'Arte Contemporanea della Sicilia, Palazzo Sant'Elia di Palermo, Palazzo Broletto di Pavia.

 

Daniele Bongiovanni

Con Pura Forma

Opening 30 gennaio 2019

18.30 – 21.00

Dal 30 gennaio al 9 marzo 2019

Raffaella De Chirico Arte Contemporanea

Via Della Rocca, 19 10123 Torino

www.dechiricogalleriadarte.com

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

mercoledi – venerdi 15.00-19.00

sabato 11.00-19.00

su appuntamento al +39 3928972581

 

 

 

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1982 Bagnante -foto di Occhiomagico per Domus

 

 

REALITY ‘80 Il “decennio degli effetti speciali”

La mostra si propone come l'avvicendamento in libera sovrapposizione cronologica e tematica di cultura, società, spettacolo, arti, design e grafica della 'Milano da bere'.

Se Umberto Eco in piena Tangentopoli definì gli anni Ottanta come il 'decennio degli effetti speciali', REALITY '80 si potrebbe immaginare come il caleidoscopio visivo dell'epoca. Analogamente al fantasmagorico strumento ottico, la mostra visibile dal 20 dicembre al 23 febbraio 2019 alla Galleria Gruppo Credito Valtellinese per la cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio con la consulenza scientifica di Valentino Catricalà e Mario Piazza - si propone come l'avvicendamento in libera sovrapposizione cronologica e tematica di cultura, società, spettacolo, arti, design e grafica della 'Milano da bere'.
Il tipo di narrazione del progetto espositivo è quello di un intreccio continuo di storie e figure riferibili al decennio 1980-1990 all'interno di una ripartizione tematica e allestitiva costruita per frammenti monumentali e reperti tratti da eventi salienti - come l’attentato a Papa Wojtyla del 1981 e il congresso del PSI all’Ansaldo dell’89, seguito alla caduta del Muro di Berlino – affiancati da oggetti ‘cult’ quali il circuito dinamico del Pac-Man nel formato Arcade tower da sala giochi e la parata eteroclita di sorprese, gadget, ‘Regalissimi’, inclusi nelle merendine della generazione dei Paninari.

Il tutto allineato lungo un asse temporale compreso fra il celeberrimo manifesto dell'amaro Ramazzotti (il pulsante start nella memoria collettiva: "Questa Milano da vivere, da amare, da godere. ... Questa Milano da bere”) proveniente da uno scatto di Mario De Biasi del 1986 - esposto in mostra in vintage print – e il re-make scenico-segnico di Keith Haring per il Muro di Berlino del 1986 – a rievocazione delle fasi preparatorie del celebre murale, oggi perduto, riproposto in scala ambientale su teloni da camion -.

All'interno di questa ricostruzione per frammenti lo spettatore spazia fra la piramide di Filippo Panseca, affiancata dalle Sculture Biodegradabili del decennio precedente che ne hanno preparato il terreno concettuale, procedendo attraverso una selezione di opere provenienti da quella fucina artistica che fu la Brown Boveri di Milano (con lavori di Stefano Arienti, Corrado Levi, Claudio Déstito, Pierluigi Pusole, e quelli di Cosimo Barna, Francesco Garbelli, Milo Sacchi tra i promotori di quell’iniziativa),e dalla speculare esperienza romana dell'ex Pastificio Cerere accostati dai dipinti in grande formato di Nathalie Du Pasquier, Salvo, Tino Stefanoni, sino a perdersi nel dedalo delle mappe segniche di Alessandro Mendini e Massimo Giacon, come nei soggetti pittorici sovrappopolati di Marco Cingolani. In contrapposizione a questa sezione si trova allineata in lunga parete l'imponente teoria di manifesti politici tratti dal progetto di identità visiva curato da Ettore Vitale per il Partito Socialista – primo caso di immagine coordinata elaborata per un partito politico in Italia - e da Giuliano Vittori per l’Estate Romana durante l’amministrazione di Giulio Carlo Argan e Renato Nicolini.

La doppia sequenza è affiancata da una galassia di oggetti iconici del design Milan made dalla quale spiccano: le cover di Stefano Tamburini, quelle di Giacomo (Mojetta) Spazio per ‘Stampa Alternativa’, le parodie disneyane di Massimo Mattioli con i poster di Sergio Calatroni per il ciclo ‘Afro City’, fino alle ambientazioni di Mario Convertino per ‘Mister Fantasy’ e ‘Frigidaire’. Un rilievo particolare assumono in questo contesto i nuovi pattern pervasivi degli anni ’80, dominati dall’estetica del punto, della retta, del triangolo, del piccolo segmento ripetuto, delle ‘formine vuote’ disseminate random ai margini di quasi tutti i manufatti grafici dell’epoca: dalle copertine di ‘Domus’ (diretta da Alessandro Mendini nei primissimi anni ’80) – sostenute dalle immagini new-dada elaborate da Occhiomagico – agli impaginati di Ettore Sottsass; le cover degli LP e le musicassette – poi ampiamente imitate con l’uniposca nelle compilation piratate su mixtape - disegnate da Mario Convertino; i comics magazine ‘Frigidaire’ e ‘Alter Alter’, ‘Lira di Dio’, ‘Satyricon’, ‘Tango’, ‘Zut’ e ‘Cuore’ nelle varianti successive ‘Fegato’, ‘Milza’, ‘Mamma’; le scorribande proto-punk nelle grafiche musicali di Giacomo Spazio e Massimo Giacon. Alfabeti visivi, Re-design, Design Banale, Cosmesi, Robot Sentimentale sono poi i titoli che introducono alla esuberante e vastissima produzione del progetto multidisciplinare del gruppo Alchimia verso un design neo-moderno. Nel manifesto teorico del gruppo, si legge: “Per noi vale l’ipotesi che debbano convivere metodi di ideazione e di produzione confusi, dove possano mescolarsi artigianato, industria, informatica, tecniche e materiali attuali e inattuali.”

In mostra trova così cittadinanza la parata eclettica di esperimenti realizzati con materiali artigianali, di recupero, di massa, improbabili, provocatori, kitsch, spesso abbandonati allo stadio di prototipo quali: la ‘Pensione ideale’ (Franco Raggi), l’’Abito Sonoro’ con la performance ‘Persone Dipinte’ (Anna Gili), lo ‘Stilismo della moda’ (Cinzia Ruggeri) e soprattutto, ‘Il Mobile Infinito’ che nel 1981 annulla per eccesso sia le tipologie che la firma degli stessi progettisti, entrando con i Magazzini Criminali nella sperimentazione teatrale. Le attività emozionali, psichiche e antropologiche si espandono così nel Refettorio delle Stelline dall’arredo al libro alla didattica, sino alla video arte e al suono. Volti, pose, tic, inflessioni comportamentali occhieggiano infine in una galleria di 50 scatti di Maria Mulas a documentare i party scintillanti degli anni del dopo-terrorismo, che anticipano la messe di documenti, memorabilia, reperti video, giornali, libri, vignette satiriche, cataloghi d'arte e display commerciali a completamento dell'allestimento, in un crescendo cromatico bubble-gum che culmina con le divise da 'sfitinzia' e 'gallodidio' dei Paninari.

La mostra è accompagnata da un catalogo-album (22x30 cm, 164 pp., 220 ill.) edito dalla Fondazione Creval, che sarà presentato al pubblico in finissage, con testi dei curatori e saggi di Mario Piazza e Valentino Catricalà, arricchito da un'antologia di interviste ai protagonisti del decennio.

Coordinate mostra

Sede Galleria Gruppo Credito Valtellinese
Corso Magenta n. 59 – Milano

Durata 20 dicembre 2018 – 23 febbraio 2019

Orari e ingressi Galleria Gruppo Credito Valtellinese
da martedì a venerdì 14.00 –19.00
sabato 9.00 – 12.00
apertura straordinaria sabato 23 febbraio 10.00 – 19.00
chiuso domenica e lunedì; 25 e 26 dicembre, 1 gennaio
INGRESSO LIBERO





 

 

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 Leopoldo Metlicovitz: Il ragno azzurro, 1916, cromolitografia su carta, 206 x 145 cm. Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso

 

 

Conversation Piece | Part V alla Fondazione Memmo

Il nuovo appuntamento del ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma.

Sabato 15 dicembre la Fondazione Memmo presenta Conversation Piece | Part V, il nuovo appuntamento del ciclo di mostre, a cura di Marcello Smarrelli, dedicate agli artisti italiani e stranieri temporaneamente presenti a Roma.

L’esposizione, aperta al pubblico dal 16 dicembre 2018 al 24 marzo 2019, vede protagonisti quattro artisti: Rebecca Digne (borsista presso l’Accademia di Francia a Roma - Villa Medici), Invernomuto (Cy Twombly Italian Fellow in Visual Arts presso l’American Academy in Rome), Julian Rosefeldt (borsista presso l’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo) e Marinella Senatore.

Il sottotitolo della mostra, Non v’è più bellezza, se non nella lotta, è direttamente mutuato da un passaggio del Manifesto del Futurismo, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909 su Le Figaro: una traccia che allude al lavoro dell’artista come presa di posizione politica e intellettuale – rivendicazione di un’autonomia e libertà che tocca la sfera civile –, ma anche come manifestazione del sé e dell’interiorità, legata a una dimensione più intima. 

L'inaugurazione, in programma sabato 15 dicembre dalle 18.00 alle 20.00, sarà animata da azioni performative che trasmuteranno il clima del vernissage in un momento di grande vitalità espressiva, in una vera e propria manifestazione pubblica.