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Photograph © Allan Tannenbaum / sohoblues.com

 

Keith Haring. "Radiant Vision" all'Orangerie della Reggia di Monza

La mostra Keith Haring. Radiant Vision è un progetto itinerante possibile grazie a Pan Art Connections.

Dopo il successo delle quattro tappe del tour americano - nel Missouri, a New York, in Florida e in Pennsylvania - la pop art di Keith Haring arriva in Italia con la mostra Keith Haring. Radiant Vision presentata nell’Orangerie della Reggia di Monza dal 30 settembre al 29 gennaio 2023.

L’esposizione è prodotta da General Service and Security, GCR e Saga MDS in collaborazione con il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza. La Direzione Artistica e di Produzione è affidata a Beside Studio.

Oltre 100 opere del più celebre artista pop degli anni '80, provenienti da una collezione privata, tra litografie, serigrafie, disegni su carta e manifesti, illustrano l'intero arco della breve ma prolifica carriera di Haring, esaminando diversi aspetti della vita e della produzione dell’artista, tra cui i disegni in metropolitana e la street art, le mostre in alcune delle più famose gallerie di New York, il Pop Shop e il suo lavoro commerciale.

Sostenitore della de-escalation nucleare, dei diritti civili, del benessere dei bambini e della consapevolezza dell'AIDS, Haring ha trascorso la sua carriera realizzando poster, opere d'arte pubblica e commissioni di beneficenza a sostegno di queste cause vitali.

In mostra i visitatori riconosceranno immediatamente gli iconici "Radiant Baby", che hanno permeato la cultura americana negli anni '80 e sono diventati simboli emblematici dell'epoca. Le immagini sono potenti esempi di come Haring ha combattuto per il cambiamento usando l'arte come piattaforma per il suo attivismo.

Il progetto espositivo vuole essere un tributo all’artista, appassionato sostenitore della giustizia sociale e che si è sempre dedicato ai giovani di tutto il mondo, sostenendo la loro salute e i loro diritti e supportando al contempo il loro sviluppo creativo.

Keith Haring (1958-1990) è stato probabilmente l'artista americano più affermato e di spicco degli anni Ottanta. Nel corso della sua breve carriera, Haring ha riscritto le regole dell'arte contemporanea, integrando le arene apparentemente discrete della grintosa controcultura del centro di New York e dell'aristocrazia artistica dei quartieri alti. Pur lavorando una varietà di medium differenti - tra cui dipinti, stampe, poster, disegni, sculture e street art - lo stile di Haring è immediatamente riconoscibile. Linee decise, simboli pittografici e colori vivaci abbondano in ogni sua opera. Amico di Andy Warhol, Haring ha rappresentato l'apoteosi della Pop Art, esplorando senza ritegno il potenziale di marketing del suo "marchio" attraverso partnership commerciali, prodotti di largo consumo e persino una propria vetrina.

Il percorso di mostra si divide in nove sezioni: dall’ “ICONOGRAFIA”, in cui si racconta di come Haring si sia appassionato allo studio dei simboli e nonostante le sue abilità di disegnatore migliorano le linee si evolvono in pittogrammi runici dando vita al suo lessico visivo: cani che abbaiano, bambini radiosi, volti sorridenti, uomini segnati, figure danzanti, folle pulsanti, televisori incandescenti e UFO che si spengono, tra gli altri simboli. Per poi raccontare gli inizi e la vita nella città di New York, dove Haring si trasferisce nel 1978 per studiare alla School of Visual Arts e alla sezione dedicate alla “GIUSTIZIA SOCIALE”, dove con opere come "Untitled (Apartheid)", un dipinto a due pannelli che raffigura una grande figura nera che lotta per liberarsi dal cappio dell'oppressore bianco, Haring sostiene il movimento anti-apartheid.

Una sezione è dedicata al lavoro fatto con i giovani, in mostra la Kalish Suite un gruppo di undici incisioni che rappresentano lo sforzo congiunto di Haring e di Sean Kalish, un bambino delle elementari che frequentava il Pop Shop e che mostrava un talento precoce per i disegni dinamici e lineari simili a quelli di Haring. I due hanno stretto un'amicizia e hanno creato insieme questa suite di immagini selvagge e surrealiste nel corso di diverse visite in studio, passandosi di mano in mano ogni opera fino a quando non è stata considerata completa.

In mostra anche Medusa Head, la più grande stampa mai realizzata da Haring, lunga più di due metri e alta quasi un metro e mezzo.

L'opera è stata creata in collaborazione con il tipografo danese Borch Jensen che, dopo aver conosciuto Haring a una cena, ha invitato l'artista a sperimentare la sua macchina da stampa, lunga tre metri, appena installata. L'opera è una rivisitazione moderna del racconto greco di Medusa, una donna alata i cui capelli erano composti da serpenti in grado di trasformare gli astanti in pietra. Per Haring, che nel 1986 era stato testimone degli effetti mortali dell'AIDS ma non aveva ancora ricevuto la diagnosi, il mostro mitico era un simbolo appropriato della terrificante malattia che uccideva i suoi giovani amici sani in un batter d'occhio.

 

Informazioni mostra

Keith Haring. Radiant Vision

Mostra curata da Katharine J Wright

Reggia di Monza, Orangerie

30 settembre 2022 - 29 gennaio 2023

Visita in anteprima per la stampa: giovedì 29 settembre ore 11.30

Martedì - Domenica h. 10-19. Chiusa lunedì

Biglietti (incluso audioguida) Intero: 14 euro - Ridotto: 12 euro 

Combinato con biglietto della Villa Reale di Monza: 10 euro 

Scuole: 6 euro

Per info mostra: +39 331 214 9630

 



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CASCINA I.D.E.A. presenta "Ai-gerridi-d'acqua" DAIGA GRANTINA 

Daiga Grantina ha creato un nuovo corpus di opere, dislocate su entrambi i piani espositivi, lasciandosi ispirare dal vicino Lago d’Orta.  

Immersa nelle campagne del novarese, dall’1 ottobre a dicembre 2022, CASCINA I.D.E.A. – il complesso rurale trasformato da Nicoletta Rusconi Art Projects in luogo dedicato all’arte e alla sperimentazione – presenta Ai-gerridi-d’acqua, mostra personale di Daiga Grantina (1985).

Nel corso della residenza Daiga Grantina ha creato un nuovo corpus di opere, dislocate su entrambi i piani espositivi, lasciandosi ispirare dal vicino Lago d’Orta. Al piano terra cinque sculture si stagliano lungo la parete centrale, misurandosi con la definizione di collage e superandola in funzione dell’idea di un corpo unico ove legno, silicone e colore si pongono in prospettiva di un’intensa coralità. Al piano superiore due sculture si mantengono reciprocamente. Esse rivelano, facendo eco a quelle del piano sottostante, tutta la loro potenzialità: la vibrazione costante.

Tale vibrazione non è dissimile da quella che nel lago creano i gerridi d’acqua (una famiglia di Rincoti Eterotteri appartenenti alla superfamiglia Gerroidea) poggiando sui tarsi delle zampe medie e posteriori per muoversi e galleggiare, provocando piccole onde. La capacità di questi insetti di misurare l’esatta forza della pelle dell’acqua appare metaforicamente significativa per comprendere come il colore - centro focale della pratica di Daiga Grantina - possa espandersi nel circostante, minando l’uniformità cui la nostra mente tende a rispondere per riconoscere una forma o un colore, riorganizzando la gerarchia della percezione e liberando il nostro punto di osservazione.

Nel passaggio di mezzo, intuitivo, tra visione e cristallizzazione della forma, si inscrive la mostra così come la pratica artistica di Daiga Grantina, che si spinge nel terreno della forma che nasce dal colore. Traspare così l’unità di “Ai-gerridi-d’acqua”: non in termini di significato bensì nella potenzialità della direzione, intendendo per direzione l’unità dell’opera al di fuori di un’immaginaria cornice.

INFORMAZIONI 

Daiga Grantina

Ai-gerridi-d'acqua

Opening: 01-02 ottobre 2022, 11.00-19.00

Ottobre - Dicembre 2022

CASCINA I.D.E.A.
Via Guglielmo Marconi 26, Agrate Conturbia (NO)
Visita su appuntamento

 



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Radek Szlaga, Noriega Mix Tapes, 2022, oil on canvas, 31.5 x 23.5 inches, 80 x 60 cm 

 

RADEK SZLAGA "Kill Your Idols" alla Basilica di San Celso a Milano

Tra le voci di punta della scena artistica polacca contemporanea.

Da martedì 27 settembre a venerdì 7 ottobre 2022 presso la Basilica di San Celso apre al pubblico Kill Your Idols, la prima mostra a Milano dell’artista Radek Szlaga (Gliwice, 1979), tra le voci di punta della scena artistica polacca contemporanea.

L’esposizione è promossa dalla galleria PostmastersROMA con il patrocinio dell’Istituto Polacco di Roma e la collaborazione dell’associazione LAQ – lartquotidien, ed è accompagnata da un testo critico di Giovanna Manzotti.

Formatosi tra la Polonia e gli Stati Uniti, Radek Szlaga è un artista multidisciplinare che si esprime attraverso la pittura, il disegno, la scultura e l’installazione, ponendosi come mediatore di un particolare dialogo tra i linguaggi artistici tradizionali e le prospettive più contemporanee. Le sue opere, caratterizzate da una densa stratificazione di colori, materiali, disegni e iconografie, sono la manifestazione di un immaginario tanto personale quanto collettivo costruito negli anni assimilando elementi iconici ed evocativi tratti dalla cultura popolare, dalla storia, dalla politica e dai mass media. 

Per la mostra Kill Your Idols, pensata appositamente per gli spazi della Basilica di San Celso, Szlaga presenta Noriega Mix Tapes, una serie inedita di opere – 13 dipinti e una scultura – ispirate a un fatto storico al limite dell’assurdo, del quale raccoglie gli aspetti più aneddotici e umoristici filtrandoli attraverso la propria cifra stilistica.

Nel 1989, il dittatore panamense Manuel Noriega sfuggì all’invasione americana rifugiandosi nell’Ambasciata del Vaticano a Panama. Per catturarlo, il comando delle forze armate statunitensi scelse di adottare un metodo non convenzionale: schierò una decina di amplificatori all’esterno dell’ambasciata per stanare il dittatore, grande appassionato d’opera, a suon di musica heavy metal. Brani come Enter Sandman dei Metallica, Welcome to the Jungle dei Guns N' Roses, o Paranoid dei Black Sabbath risuonarono per giorni finché Noriega, sfinito, si consegnò alle forze statunitensi.  

Ancora una volta Szlaga si relaziona con i maggiori temi del mondo contemporaneo con lucidità e disillusione: centrali nella sua riflessione sono concetti come la globalizzazione, l’informazione e le post-verità, gli equilibri di potere tra Oriente e Occidente, restituiti al pubblico in tutta la loro complessità anche dal punto di vista della creazione dell’opera. L’artista infatti seleziona, archivia e rielabora elementi dell’immaginario est-europeo e americano, fondendo cultura alta e iconografia popolare accanto a suggestioni del proprio subconscio.  

Eclettici e stratificati, i lavori in mostra restituiscono questa complessità attraverso immagini frammentate, a metà tra figurazione e astrazione, che invitano a soffermarsi sulla loro superficie frastagliata, formata da diverse stratificazioni di colori e materiali - texture fisiche e insieme ideologiche - nate da frammenti di lavori precedenti, inserite in una rigorosa e articolata ricerca artistica focalizzata sul presente. 

Centrale nella produzione artistica di Radek Szlaga è l’elemento autobiografico. Nato durante la caduta del regime comunista in Polonia, l’artista si trasferisce con la sua famiglia negli Stati Uniti negli anni Novanta. L'esistenza diasporica di Szlaga risulta divisa tra l’ammirazione del “primo mondo” e la realtà est-europea, culminando in Kill Your Idols come una presa di coscienza dello scollamento tra l’immagine illusoria della superpotenza globale americana e lo stato attuale di quell’egemonia: sgretolata e dispersa nel passato. Metafora di questa riflessione è una scultura che ritrae Axl Rose, leader storico dei Guns N’ Roses ormai sessantenne e svigorito, che incarna l’attuale erosione di quegli ideali, dogmi e certezze su cui in passato si sono costruiti i più grandi miti universali.  

 



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Museo Novecento presenta "Kawita Vatanajyankur Body, Labour, Consumption" 

Per la prima volta a Firenze il lavoro della performer e videoartista tailandese Kawita Vatanajyankur.

In occasione della Florence Art Week il Museo Novecento, dal 23 settembre al 16 ottobre, ospita per la prima volta a Firenze il lavoro della performer e videoartista tailandese Kawita Vatanajyankur (Bangkok, 1987).

La mostra Body, Labour, Consumption, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli e nata in collaborazione con ThAI, Thai Art Initative e CP group, presenta una selezione di video tratti dalle serie Performing Textiles e Field Work legati all’industria della moda e, in particolare, al lavoro femminile.

Tutta la ricerca di Kawita Vatanajyankursi concentra su tematiche dal forte contenuto politico legate alle questioni di genere, all’ecologia, all’economia dei consumi, che vengono veicolate attraverso l’uso di un linguaggio pop, esteticamente accattivante ma allo stesso tempo perturbante. L’artista si appropria del lessico patinato e sensuale della pubblicità per mettere in luce le diseguaglianze e le criticità di un’economia globalizzata e rendere tangibile quell’umanità invisibile che si cela e rende possibile il mercato del lavoro.

All’interno dei suoi video, l’artista trasforma il suo corpo in uno strumento (un utensile, un macchinario o un ingranaggio) che meccanicamente ripete dei compiti, mettendo alla prova la propria resistenza fisica, mentale ed emotiva. Ciascun esercizio gioca su un equilibrio provvisorio che spinge il suo corpo allo strenuo delle forze. Opere come Spinning Wheel, Shuttle, Dye, Knit, The Scale of Injustice, The Spade, ad esempio, nascono da una riflessione sulla filiera di produzione internazionale legata alla moda, dalla Nuova Zelanda alla Tailandia, e ‘mettono in scena’ le attività legate alla lavorazione delle materie prime e dei filati. Con uno sguardo estremamente originale Vatanajyankur apre ad una riflessione sulle condizioni spesso vulnerabili e precarie di lavoratrici e lavoratori di tutto il mondo in un mercato di produzioni e consumi sempre più interconnesso.

Kawita Vatanajyankur A partire dalla laurea RMIT University (BA, Fine Art) nel 2011, Kawita Vatanajyankur ha ottenuto importanti riconoscimenti. Nel 2015 è stata finalista al Jaguar Asia Pacific Tech Art Prize e ha curato la mostra Thailand Eyealla Saatchi Gallery di Londra. Nel 2017, il suo lavoro è stato presentato nella mostra Islands in the Stream a Venezia in occasione della 57a Biennale di Venezia, all'Asia Triennale of Performing Arts al Melbourne Arts Centre, nonché all’interno della Asian Art Biennial Taiwan. Nel 2018 ha esposto le sue opere nell'ambito della Bangkok Art Biennale e l’anno successo ha esposto in una mostra personale alla Albright Knox Art Gallery di New York. Nel 2021, Vatanajyankur espone le sue opere come parte di "Collecting Entanglements and Embodied Histories" al Maiam Museum of Contemporary Art di Chiang Mai, Thailandia e Hamburger Bahnhof a Berlino. Vatanajyankur ha esposto ampiamente in Australia, Asia, Stati Uniti ed Europa. Il suo lavoro è entrato a far parte di prestigiose collezioni come quelle di: National Collection of Thailand; Singapore Art Museum, Dunedin Public Art Gallery (Dunedin Art Museum), Maiam Contemporary Art Museum, MOCA Museum of Contemporary Art (Bangkok), oltre a collezioni universitarie e private. 

 



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BRUCE NAUMAN "Neons Corridors Rooms" al Pirelli Hangar Bicocca 

La mostra si caratterizza per un focus specifico sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman.  

Tra gli artisti viventi di maggior rilievo, Bruce Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941; vive e lavora in New Mexico) ha segnato la storia dell’arte contemporanea dalla metà degli anni sessanta ad oggi, con una ricerca pionieristica che abbraccia diversi media: installazione, video, scultura, performance, fotografia, disegno e suono. La sua produzione artistica denota un singolare interesse per la comprensione dell’esperienza umana, delle sue convenzioni e degli aspetti più profondi della psiche, indagati attraverso la percezione del corpo, la relazione con lo spazio, il tempo e il linguaggio. Nella sua pratica emerge anche un frequente uso di giochi di parole che esplorano metodi di comunicazione alternativi.

Organizzata in collaborazione con Tate Modern di Londra (7 ottobre 2020 – 21 febbraio 2021) e Stedelijk Museum di Amsterdam (5 giugno – 24 ottobre 2021) la mostra (visibile dal 15 SETTEMBRE al 26 FEBBRAIO) in Pirelli HangarBicocca si caratterizza per un focus specifico sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman. In aggiunta a diversi lavori già esposti a Londra e Amsterdam, l’esposizione include una considerevole selezione di suoi celebri corridoi e stanze. Mettendo in luce le relazioni, gli sviluppi e le variazioni formali, la mostra esplora per la prima volta nella loro interezza le sperimentazioni compiute da Nauman in termini di esperienza spaziale, approccio architettonico, uso della luce, suono, linguaggio e video.

L’accesso all’opera Kassel Corridor: Elliptical Space è consentito a una persona alla volta per la durata di un’ora. Per verificare le disponibilità degli slot e richiedere la chiave di accesso rivolgersi all’Info Point in atrio.

Numerose delle più importanti istituzioni internazionali hanno ospitato esposizioni e progetti personali di Bruce Nauman, quali Punta della Dogana, Venezia (2021-2022); Stedelijk Museum Amsterdam (2021); Tate Modern, Londra (2020-2021); Museo Picasso Malaga (2019); Schaulager, Basilea, MoMA Museum of Modern Art e MoMA PS1, New York (2018–2019); Philadelphia Museum of Art (2016); Fondation Cartier, Parigi (2015); Museum of Contemporary Art, San Diego (2008); “A Rose Has No Teeth” presso Berkeley Art Museum, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Torino, e Menil Collection (2007-2008); e “Raw Materials” presso Tate Modern, Londra (2004), oltre alla grande retrospettiva organizzata nel 1993-1995 dal Walker Art Center, Minneapolis e Hirshhorn Museum, Washington D.C. La sua prima retrospettiva è stata presentata presso Los Angeles County Museum of Art e ha viaggiato al Whitney Museum of American Art, New York, e in altre istituzioni internazionali (1972-1974).

Nauman ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive e biennali, tra cui Biennale di Venezia (2015, 2013, 2007, 1999, 1987, 1980 e 1978); e documenta, Kassel (1992, 1982, 1977, 1972 e 1968). Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali Frederick Kiesler Prize for Architecture and the Arts, Austria (2014); Centennial Medal Laureates, American Academy, Roma (2009); Beaux-Arts Magazine Art Awards: Best International Artist, Parigi, Praemium Imperiale Prize for Visual Arts, Giappone (2004); Honorary Doctor of Arts, California Institute of the Arts, Valencia (2000); e il Wolf Foundation Prize in Arts (Sculpture), Israele (1993). Nel 2009 ha rappresentato gli Stati Uniti alla 53. Biennale di Venezia vincendo il Leone d’oro per la migliore partecipazione nazionale, mentre nel 1999 ha vinto il Leone d’oro alla carriera alla 48. Biennale di Venezia.

Il catalogo, che verrà pubblicato in occasione della mostra, presenterà gli ultimi studi sulla ricerca spaziale e architettonica di Nauman nella sua interezza, approfondendo e mettendone in luce gli sviluppi concettuali, le varazioni formali e le incessanti sperimentazioni. Tra gli autori invitati Francesca Esmay, Gloria Sutton e Joan Simon.

“Neons Corridors Rooms” è supportata anche da TERRA Foundation for American Art.