Mostre

 



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  Florence Peake, RITE. Dancers Samir Kennedy, A de la Fe, Katye Coe, Iris Chan, Susanna Recchia. ph Anne Tetzlaff

 

 

FOROF presenta Florence Peake Interior Pull

Creata in esclusiva per FOROF, la performance entra in dialogo con il sito archeologico della Basilica Ulpia al piano ipogeo.

Un “Episodio Speciale” che preannuncia la seconda stagione di attività culturali in programma da novembre 2022 a FOROF. Interior Pull è una performance collaborativa ideata da Florence Peake con la partecipazione delle performer Vanshika Agrawal, Flaminia Celata e Anica Huck. Creata in esclusiva per FOROF, la performance entra in dialogo con il sito archeologico della Basilica Ulpia al piano ipogeo. Nel richiamo ad un rituale di sepoltura, attraverso un processo di encasement, Peake avvolgerà un corpo nell'argilla per poi estrarlo, lasciando come testimonianza un "guscio scultoreo" che verrà esposto nello spazio fino all’8 ottobre insieme ad altre opere dell’artista e successivamente portato al Laboratorio di Ceramiche Piramide per essere cotto.

Le emozioni sensoriali dell'artista, vissute durante il processo, diventeranno invece partiture vocali, che saranno amplificate nella stanza dall’interno della scultura in argilla.

“Questo Episodio Speciale, anche se slegato dalla programmazione della nuova seconda stagione, è occasione per ribadire l’identità coraggiosa e libera del nostro spazio culturale” spiega Giovanna Caruso Fendi, fondatrice di FOROF. “Partendo dall’archeologia come profusione artistica di storia e bellezza per la nostra produzione culturale contemporanea, facciamo opera di tutela, valorizzazione e promozione; l’obiettivo della società benefit FOROF è di operare in questo importante settore in modo innovativo, trasparente ed originale”.

In collaborazione con la Richard Saltoun Gallery di Roma.

 



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LOUISE NEVELSON "Assembling thoughts" al Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona

La mostra, a cura di Mara Folini e Allegra Ravizza, nata dalla stretta collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, presenta una ottantina di opere che ripercorrono la poetica dell’artista.

La Galleria Allegra Ravizza è lieta di segnalare la mostra LOUISE NEVELSON Assembling thoughts dal 2 di ottobre fino al 8 gennaio, per la prima volta in Svizzera, un’importante mostra antologica dell’artista ucraina, naturalizzata americana, Louise Nevelson, tra le massime rappresentanti della scultura del XX secolo. 

La mostra, a cura di Mara Folini e Allegra Ravizza, nata dalla stretta collaborazione con la Fondazione Marconi di Milano, presenta una ottantina di opere che ripercorrono la poetica dell’artista, a cui si aggiunge una sezione di materiale storico, documentaristico e didattico, per far comprendere l’evoluzione del pensiero creativo di Louise Nevelson

Il percorso espositivo si costruisce attorno a un nucleo emblematico di opere che spazia da rari disegni degli anni Trenta fino alle famose, ieratiche, nere e monumentali “sculture-assemblaggi” degli anni Sessanta e Settanta, messo in dialogo attraverso una puntuale selezione di più di sessanta collages, frutto di quella che si potrebbe definire la sua ricerca più intima e profondamente voluta lungo tutto un trentennio di lavoro artistico ed esistenziale dal 1956 al 1986. 

Questi lavori sono una sorta di laboratorio di idee, di sperimentazione in progress, di tecniche, di materiali e soprattutto di riciclo e riutilizzo di oggetti d’uso comune casualmente trovati e liberamente elaborati che testimoniano il vasto orizzonte artistico di Louise Nevelson, perfettamente cosciente dei risultati astratti delle avanguardie storiche e del lavoro dei suoi contemporanei, sia sul piano tecnico che concettuale. Inoltre, rappresentano in modo sostanziale il suo linguaggio distintivo, caratterizzato da una sapiente capacità di assemblare frammenti di oggetti erratici, portatori di memoria e di storia, abilmente rigenerati in un tutt’uno armonico, grazie all’estro dell’artista creatore, della donna resiliente, ecologista ante litteram e capace di lottare con orgoglio per la propria distintiva femminilità. 

Dadaista, cubista, astratta, metafisica, monocroma... Louise Nevelson è un collage! Lei stessa dichiara: “Il mio modo di pensare è il collage”, la sua natura è quella tortuosa di un assemblaggio di esperienze e pensieri che si compongono in una personalità complessa e imprescindibile dalla sua instancabile creatività. 

INFO

Opening | 01 ottobre ore 17.00 - 19.30
Museo Comunale d'Arte Moderna di Ascona - Via Borgo 34, Ascona CH 
02 ottobre 2022 - 08 gennaio 2023

 



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Fondazione Monte Verità presenta MONTE VERITÀ. BACK TO NATURE

Sabato 1 ottobre viene presentato in anteprima il nuovo libro su Monte Verità.

Nell’aprile scorso si è conclusa l’esposizione su Monte Verità al Museo Novecento di Firenze. Da questa mostra è nata l’idea di una pubblicazione sulla collina di Ascona che raccoglie testi di approfondimento sui temi centrali che hanno caratterizzato la storia della collina delle utopie, come la pratica vegetariana e i bagni di sole della Lebensreform, la nascita della teosofia e le espressioni libere del genio umano attraverso i linguaggi della danza, della pittura, della poesia, fino allo studio dell'architettura in rapporto con la natura del Monte, dal primo insediamento selvatico alle geometrie rigorose negli anni del Bauhaus.

Edito da Lindau, il libro sarà disponibile in lingua italiana a partire dal 21 ottobre, sugli scaffali delle principali librerie e in tutti gli store online, e presto anche in inglese.

A cura di Chiara Gatti – critica e storica dell’arte e Direttrice del museo MAN di Nuoro, Nicoletta Mongini – Responsabile Cultura della Fondazione Monte Verità e Sergio Risaliti – Direttore del Museo Novecento di Firenze, presenta approfondimenti tematici accompagnati dai ritratti dei principali personaggi che hanno caratterizzato la storia della comunità asconese. Ai contributi dei tre curatori del volume, si aggiungono i testi scientifici di Riccardo Bernardini - psicoterapeuta e segretario scientifico della Fondazione Eranos, Luca Scarlini - saggista e story teller e Gianfranco Tuzzolino – Professore di Composizione architettonica e Presidente del Polo territoriale Universitario di Agrigento.

Il volume accompagna in un viaggio alla ricerca della libertà, in un luogo dove è stata respirata l'utopia vera e sognato un mondo diverso. All'alba del Novecento, la colonia di Monte Verità stanziata fra i boschi rigogliosi e le dolci colline affacciate sul Lago Maggiore, ha anticipato in modo profetico temi oggi vitali, fra ecologia dell'abitare ed ecologia dell'anima. I suoi fondatori sono stati pionieri assoluti del vivere bio e dell'eco friendly, della cultura vegetariana e della cura del corpo in senso naturale. Una straordinaria forza di attualità nutre da allora questa storia e questo cammino alle origini di un rapporto rigenerato fra uomo e creato. Dall'anarchico Kropotkin al coreografo Rudolf von Laban, dal dadaista Hugo Ball all'architetto del Bauhaus Walter Gropius, da artisti come Hans Arp e Paul Klee allo scrittore Hermann Hesse, dalla danzatrice Mary Wigman allo psicanalista Carl Gustav Jung, molti intellettuali videro in questo luogo un buen retiro sospeso nel tempo e lontano dal dramma delle guerre e dallo scontro ideologico fra capitalismo e comunismo che stava scuotendo l'Europa. Culla di un'esistenza impostata su ritmi primigeni, il Monte Verità divenne così il laboratorio di una nuova cultura: una contro-cultura nata in risposta al conformismo borghese e al pensiero dominante.

Presentazione della pubblicazione in anteprima:

Sabato 1 ottobre - ore 18.30

Auditorium Monte Verità - Strada Collina, 84 – Ascona

 



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DE RERUM NATURA allo Studio Museo Felice Casorati

Presentata una selezione alcune opere di tre artiste internazionali.

La Collezione Giuseppe Iannaccone e lo Studio Museo Felice Casorati inaugurano la mostra De Rerum Natura che presenta una selezione alcune opere di tre artiste internazionali: Antonietta Raphaël (Kaunas, 1895 - Roma, 1975), Kiki Smith (Norimberga, 1954) e Cindy Sherman (Glen Ridge, 1954); pur appartenendo ad epoche diverse, esse narrano nella maniera più autentica tutto ciò che accomuna l’uomo e la donna al loro legame profondo e congenito con la terra, le radici, la natura.

Il rapporto della figura umana con l’elemento naturale ed animale è indagato nelle sue dimensioni più profonde e viscerali sia da un punto di vista esistenziale che artistico: nella fusione materica e scultorea, nella prossimità fisica e sentimentale o nella visione di un rapporto ambiguo e indefinito.

In collaborazione con Emporium Projects, a Casa Casorati due giovanissimi artisti contemporanei Chiara Di Luca (Milano, 1996) e Aronne Pleuteri (Erba, 2001), presenteranno una selezione di lavori inediti in dialogo con l'ambiente domestico e naturale dell'abitazioni di Felice Casorati.

INFO

Opening | 1 ottobre 2022 | h 16.00 - 20.00

Special event con Giuseppe Iannaccone & Famiglia Casorati | 2 ottobre 2022 | h 15.00 - 18.30

Studio Museo Felice Casorati, Pavarolo (TO)

 



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Andy Warhol. Icona Pop al Centro Culturale Altinate di Padova

Disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza. 

Più di 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, l’icona pop per eccellenza. A proporlo, dal 30 settembre al 29 gennaio, a Padova, al Centro Culturale Altinate, è “Andy Warhol. Icona Pop”, mostra a cura di Simona Occioni, con un percorso espositivo ideato da Daniel Buso.

La Mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso e Elena Zannoni, in collaborazione con Fondazione Mazzoleni e Città di Padova.

“Andy Warhol. Icona Pop” riunisce oltre 150 opere tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e postcards, e si sviluppa su sei sezioni tematiche, a partire dal ritratto biografico del grande artista newyorkese. Offre un viaggio incalzante nell’eccentrico mondo di Warhol, soffermandosi sulla rappresentazione che Warhol propone della società e della cultura americane. Nel suo corpus di opere trovano spazio i marchi che popolavano l’immaginario pubblicitario diffuso negli Stati Uniti tra gli anni ‘60 e gli anni ’70: come l’iconica zuppa Campbell. Accanto ai brand, Warhol rappresenta le icone dello spettacolo, a cui spetta un trattamento analogo rispetto ai prodotti. Il volto di Mick Jagger, di Sylvester Stallone o la star Marilyn sono “trattati” come prodotti di consumo rivestiti della medesima aura mistica con cui Warhol ripensa i suoi “oggetti” per trasformarli in un manufatto artistico.

Nel 1962, presso la Ferus Gallery di Los Angeles, un giovane artista inaugura la sua prima mostra personale nella città californiana. Le opere esposte sono rappresentazioni di lattine Campbell’s Soup realizzate mediante serigrafia e acrilico su tela. L’autore è Andy Warhol e i critici stroncano le sue composizioni come “opere piatte e provocatorie”. Ciononostante, da quel momento in poi il suo successo sarà inarrestabile. Nella celebre “Factory” transiteranno i più grandi intellettuali e vip del momento, tutti desiderosi di farsi fare un ritratto da Andy.

Lo sfondo della Pop Art è la cultura di massa, destinata a diventare l’oggetto principale dell’arte stessa. I suoi elementi sono noti: cattivo gusto, volgarità, kitsch; inevitabili sottoprodotti di una globalizzazione sempre più massiccia. Gli artisti spesso esasperano queste componenti e, tramite il filtro dell’ironia, pongono l’accento sullo svilimento del gusto; evidenziando al tempo stesso il proprio distacco, la propria natura di esseri privilegiati che si collocano al di fuori della società, non subendo che marginalmente l’onda anomala del suo stesso degrado.

Andy Warhol procede seguendo uno schema ben preciso: isolamento visivo dell’immagine, assimilazione del linguaggio pubblicitario, ripetizione e uso di colori chiassosi. Il procedimento svela la vera natura della modernità: l’indifferenza, il materialismo, la manipolazione mediatica, lo sfruttamento economico, l’irrefrenabile consumismo, il divismo e la creazione di falsi bisogni e false aspirazioni nelle masse. La semplicità delle immagini di Warhol garantisce la loro immediata fruibilità. L’iterazione richiama inconfutabilmente la ripetitività delle immagini impiegata dalla cultura di massa per vendere merci e servizi. L’assimilazione al marketing dell’industria non si esaurisce nella riproposizione delle caratteristiche della pubblicità, ma diventa ancora più profonda nel momento in cui Warhol utilizza le tecniche della produzione industriale stessa. L’operazione rende anonima la figura dell’artista nel processo produttivo, sottolineando così l’assurdità del completo distacco da ogni impegno emotivo. Non c’è più l’umanità, ma un’inesauribile catena di produzione di “cose” che vengono infinitamente riprodotte a scopi commerciali. L’arte di Warhol non è soltanto critica alla società dei consumi (discorso che vale per la maggior parte degli altri artisti Pop), ma anche attacco ai valori borghesi e all’establishment dell’Arte. Con modalità dadaiste Warhol svela la superficialità del sistema a cui appartiene, attraverso la manipolazione delle immagini e la trasformazione del sé in un personaggio al limite del grottesco. La forza del suo stile, pur nella semplicità della sua estetica, è capace di superare in fama persino le icone rappresentate. La minestra Campbell è ormai un pezzo da museo, Elvis e Mao sono superstar del Novecento; Andy Warhol è invece vivo e vegeto e il suo modus operandi rivive quotidianamente nella maniera di molti artisti e nel nostro stesso approccio al mondo contemporaneo.

Tra le tante rivoluzioni che hanno trasformato l’arte nel secondo novecento, il movimento Pop è quello che ha annullato definitivamente le distanze tra l’opera e il pubblico. Il lavoro di Andy Warhol, in particolare, ispirato ai meccanismi della ripetizione, della riconoscibilità, della riproducibilità di personaggi celebri e di prodotti d’uso quotidiano, ha raggiunto una notorietà universale. Lo stesso artista finì per trasformarsi in icona di se stesso, come intelligentemente recita il titolo di questa mostra che porta a Padova un’esperienza culturale insieme profonda e giocosa. Oltre centocinquanta lavori tra disegni, fotografie, incisioni, serigrafie, sculture e cartoline consentono di immergersi nel variopinto e brillante mondo di uno degli artisti più famosi e citati del XX secolo. Il Centro culturale Altinate San Gaetano ancora una volta è sede di una mostra di rilievo, che testimonia peraltro un rinnovato interesse della nostra città per l’arte contemporanea.

Andrea Colasio (Assessore alla Cultura) e Sergio Giordani (Sindaco di Padova)

Mostra a cura di Simona Occioni. Percorso espositivo a cura di Daniel Buso e Alessandra Mazzoleni. Mostra organizzata da ARTIKA di Daniel Buso e Elena Zannoni, in collaborazione con Fondazione Mazzoleni e Città di Padova.