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MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta LXII edizione Premio Termoli PRESENTAZIONE DEL CATALOGO 

Il volume raccoglie gli sguardi dei numerosi protagonisti del LXII Premio Termoli.

Lunedì 21 novembre alle ore 19, il MACTE Museo di Arte Contemporanea di Termoli ospita la presentazione del catalogo del LXII Premio Termoli a cura di Laura Cherubini. L’evento alla presenza della curatrice è anche l’occasione per una apertura speciale del museo dalle 18 alle 20.

Prodotto dal MACTE nel 2022, con un progetto grafico di Sezione Grafica e stampato da Manfredi Editore, il volume raccoglie gli sguardi dei numerosi protagonisti del LXII Premio Termoli. Si apre con una conversazione tra Laura Cherubini, Caterina Riva e Andrea Viliani, che compongono la giuria del premio, cui fanno seguito i testi dei quattro selezionatori – Paola Ugolini, Lorenzo Madaro, Giacinto Di Pietrantonio e Francesco Garutti – responsabili delle proposte della Sezione Arti Visive che ha raccolto i lavori di dodici artisti, diversi per generazione e linguaggio. Conclude il volume il testo scritto a due mani da Domitilla Dardi e Angela Rui che introduce la Sezione Architettura e Design. Un'ampia documentazione fotografica di Gianluca Di Ioia consente al lettore di conoscere il lavoro degli artisti e i progetti degli architetti presentati in mostra al MACTE.

Tra le novità introdotte da uno tra i più longevi Premi del panorama artistico italiano, il lancio di una sezione di concorso dedicata all'Architettura e al Design, che ha premiato un progetto dedicato a una nuova pensilina per autobus per la città di Termoli, oggi in fase di realizzazione.

L'opera Oro Colato di Bruna Esposito, vincitrice con la modalità del premio-acquisto, è andata a incrementare la prestigiosa collezione del Premio Termoli dal 2019 affidata al Museo MACTE.

Nel corso della serata il catalogo sarà disponibile alla vendita.

 



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L’ARTE INQUIETA. L’urgenza della creazione Paesaggi interiori, mappe, volti: 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer 

Al centro di questa mostra, le opere rivelano l’urgenza creativa e la vitalità dei linguaggi dell’arte, necessari all’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana.

140 opere di grandi interpreti dell’arte del ‘900 e dell’oggi – da Paul Klee, Max Ernst, Alberto Giacometti, Jean Dubuffet a Hans Hartung e Anselm Kiefer, da Antonio LigabuePietro Ghizzardi, Cesare Zavattini a Maria Lai,  Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi – per indagare, come prima mai fatto, “l’Arte Inquieta”.

A Palazzo Magnani, dal 18 novembre 2022 al 12 marzo 2023, una sequenza mai vista di capolavori di grandi interpreti, anche dell’art brut internazionale e italiana. Accanto ad essi, per la prima volta, le creazioni inedite che provengono dagli Archivi del San Lazzaro, quello che fu il “Manicomio” di Reggio Emilia.

Al centro di questa mostra, le opere rivelano l’urgenza creativa e la vitalità dei linguaggi dell’arte, necessari all’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana.

Un’esposizione – questa curata da Giorgio Bedoni, Johann Feilacher e Claudio Spadoni - dove ad emergere è l’impulso creativo degli artisti, di cui sono frutto opere uniche che sorprendono, stupiscono e coinvolgono il visitatore.

In ciascuna delle stanze tematiche di questa grande mostra, autori e opere si confrontano per affinità di generi e di linguaggi in un percorso espositivo che indaga la bruciante vitalità dell’artista, la sua inquieta ricerca sull’identità, sospesa tra sguardi sulla storia e l’esplorazione di paesaggi interiori.

L’arte deve comunicare, lanciare dei messaggi, servendosi  di espressioni forti, barbare, violente, vandaliche. L’arte non è un’immagine piatta, levigata e lucida, che gli acidi emozionali non possano attaccare. Al contrario l’arte graffia e disturba, è stridore, imperfezione e invenzione. Per questo bisogna opporsi al razionalismo che vuole invadere dei territori che non gli appartengono, i territori  dell’immaginario”.

L’affermazione di Asger Jorn, riverbera quella di Paul Klee che così si esprime: “Più di uno non riconoscerà la verità del mio specchio. Deve comunque rendersi conto che io non sono qui per riflettere la superficie (questo può farlo la lastra fotografica) ma che devo penetrare all’interno. Io rifletto fino all’interno del cuore. Io scrivo parole sulla fronte e attorno agli  angoli della bocca. I miei volti umani sono più reali di quelli veri”.

L’arte è un sismografo sensibile ai confini incerti, ci interroga sulla natura dell’uomo, su sogni e desideri collettivi, è un viaggio che evidenzia quanto la vicenda umana possa essere stupefacente e imprevedibile, al di là di qualsiasi forma e confine tracciato. Come questa mostra autorevolmente conferma.

L’esposizione è il momento culminante di Identità Inquieta, il cartellone di eventi, mostre e performance promosso da diverse istituzioni culturali del territorio per raccogliere domande e mostrare visioni sulle infinite sfumature dell'identità.

 



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Al via "Il giardino dei fuggitivi" mostra di Giulia Manfredi al Gaggenau di Roma 

L’artista emiliana sintetizza la propria visione della realtà, trasformando lo spazio Gaggenau in un giardino in cui regnano l'ordine, il candore e una profonda quiete.

Il Gaggenau DesignElementi di Roma ospita fino al 22 dicembre la mostra personale di Giulia Manfredi "Il giardino dei fuggitivi" a cura di Sabino Maria Frassà. L'orto, in cui tredici fuggiaschi cercarono di scappare dall'eruzione che distrusse Pompei, è per l'artista un'immagine emblematica e la metafora stessa dell'esistenza umana: non esiste fine e non esiste principio, tutto - come in un giardino - si trasforma.

"Il giardino dei fuggitivi" è la mostra “della maturità” di Giulia Manfredi, in cui l’artista emiliana sintetizza la propria visione della realtà, trasformando lo spazio Gaggenau in un giardino in cui regnano l'ordine, il candore e una profonda quiete: tra marmo, bonsai, fumo e farfalle lo spettatore è portato a contemplare e scoprire l’Infinito di cui siamo fatti.

“Giulia Manfredi con la sua visione circolare dell'esistenza ci aiuta a capire che tutti noi siamo infinito” spiega il curatore Sabino Maria Frassà “le sue opere presentano una bellezza ipnotica che si scontra con la materia di cui sono fatte: non solo marmo, ma anche fumo, vapore, funghi, bonsai e farfalle. Il suo lavoro risulta così dominato dall'intima complementarietà tra caos e ordine, tra vita e morte. L'arte diventa la via di fuga dal vulcano interiore verso l'infinito, il tentativo per descrivere e rappresentare in tutta la sua complessità l'avventura dell'esistenza umana. Il gesto artistico si carica così di una forza quasi catartica: da un'emozione viscerale, la mente umana riesce infine a produrre nuova e ordinata bellezza, in grado di sublimare i dubbi e le paure più profonde. L'arte di Giulia Manfredi è in ultima istanza un inno all'infinità di cui la vita è parte imprescindibile. Senza vita non può esistere l'infinito e quella tensione ad esso. Le opere d'arte di Giulia Manfredi, così sintetiche a livello visivo e pregne di significato, ci aiutano a scorgere tale immensità di cui siamo e saremo per sempre parte, anche nel giardino dei fuggitivi in cui "s'annega il pensier mio. E il naufragar m'è dolce in questo mare".

Il modo per superare una visione dicotomica dell'esistenza prende forma nelle opere inedite che compongono la mostra: l'opera "viva" White Matter è accostata al ciclo "Psyche" composto da quadri in cui frammenti di ali di farfalla sono inglobati come una tarsia nel marmo a creare forme che richiamano le macchie di Rorschach. In "White Matter" l'artista unisce materiali sintetici, stampati in 3D, con specchi e marmo lavorato al laser. I frammenti di farfalla lasciano il posto a funghi edibili che crescono e fanno parte della scultura. Questa caleidoscopica opera d'arte è quindi viva, cresce e si trasforma nel tempo, raccontando la "materia bianca", ovvero quella chilometrica e fitta rete di impulsi elettrici nel cervello che ci permette di trasformare i singoli impulsi in un pensiero unico. Come i miceli dei funghi, così anche noi siamo tutti collegati internamente ed esternamente e ci "nutriamo" e completiamo vicendevolmente attraverso e con ciò che ci circonda. Al centro del Giardino dei fuggitivi l'artista colloca una grande scultura bianca: un albero sospeso nell'aria e avvolto dalla nebbia. Il titolo dell'opera, "Sacrarium", spiega il senso più profondo della ricerca artistica di Giulia Manfredi: non si tratta di una visione nichilista, ma della “sacra” accettazione che sia impossibile abbracciare e appropriarsi pienamente dell'immensità del cosmo che pur non possiamo che percepire.

La mostra completa il progetto artistico Materiabilia promosso da Gaggenau e Cramum tra Roma e Milano nel 2022.

 

Giulia Manfredi - biografia

Giulia Manfredi è nata a Castelfranco Emilia nel 1984, si è laureata in pittura a Bologna presso l'Accademia di Belle Arti nel 2008 con una tesi sui nuovi media e la tecnologia satellitare. Ha vissuto a Berlino dal 2006 al 2014, dove ha studiato all'UDK (Università delle arti) ed esposto le proprie opere in diversi progetti e mostre. Tornata in Italia, ha vinto la quinta edizione del Premio Cramum nel 2017 e ha esposto in numerose mostre collettive e personali, tra cui “Regno Sottile” nel 2019 presso il Museo Francesco Messina di Milano. Attualmente vive e lavora a Roma.

Materiabilia

Con il ciclo di mostre “Materiabilia”, Gaggenau e CRAMUM raccontano la materia che si fa meraviglia attraverso il genio umano. Gli showroom Gaggenau DesignElementi di Milano e Roma si trasformano in una ideale Wunderkammer, in cui l'arte e il design ci permettono di riconoscere un ordine apparentemente perso: se la natura è straordinaria, la capacità dell'essere umano di plasmare la materia ci avvicina a tale perfezione.

Oggi più che mai l'arte ci permette di sognare ad occhi aperti, trasformando la materia e la realtà che ci circonda in meraviglia. Se fino a poco tempo fa sembrava fossimo destinati a vivere in una società sempre più virtuale, la pandemia di Covid-19 ha invece mostrato il profondo bisogno - quasi ancestrale e viscerale - di materia e realtà: dopo anni di frustrazione e limitazioni anche fisiche, ai bitcoin e ai social fa sempre più da contraltare un bisogno di vedere, fare e toccare.

L'essere umano è tornato a volere concretezza e realtà, anche quando sogna: affamati di presente e carichi di paure sul domani, cerchiamo di vivere ogni giorno il sogno, piuttosto che limitarci a pensarlo e progettarlo. Il nostro sguardo ricerca nella meraviglia per la realtà che ci circonda la speranza e la forza per andare avanti.

Capiamo quindi il perché del successo dell'arte contemporanea nella nostra società: l'arte è materia che riflette sulla materia, riuscendo a dare forma e concretezza al pensiero umano... alle sue angosce, alle sue paure, ma anche alle sue gioie e alle sue speranze. Nel gesto artistico, capace di rappresentare una realtà diversa, l'essere umano ritrova il coraggio di ripensare il futuro al di là del presente contingente. Capace di sintesi come solo un'immagine può esserlo, empatica e mai banale nella sua complessità, l'arte contemporanea è oggi la materia del futuro.

Non è però la preziosità della materia a determinare la qualità dell'opera d'arte, quanto la capacità dell'artista di vedere il futuro dando forma a qualsiasi sostanza. In fondo anche le stelle non sono fatte d'oro, ma di idrogeno, elio e carbone. A raccontare la “materiabilia” che ci circonda, e che non sempre riusciamo a vedere, quattro artisti che per tutto il 2022 mostreranno, con materiali comuni, immaginifici futuri… dietro l'angolo. Un messaggio di responsabilità e possibilità di ripensare, con ciò che abbiamo, un futuro migliore. Il ciclo ha visto protagonisti a Roma il lessico familiare fatto di semi e cioccolato di Flora Deborah e a Milano le spirali di materia di Paola Pezzi; un viaggio che continua oggi con i quadri di cera e paraffina di Stefano Cescon, sempre a Milano, e terminerà con le sculture naturali di Giulia Manfredi a Roma.

Informazioni su Gaggenau

Gaggenau produce elettrodomestici professionali di altissima qualità ed è al contempo simbolo di innovazione tecnologica e design “Made in Germany”. L’azienda, la cui origine risale addirittura al 1683, rivoluziona l’universo degli elettrodomestici portando caratteristiche professionali nelle case di chi ricerca la differenza, anche nella cucina privata. Il successo delle sue soluzioni si fonda su una forte componente artigianale della manifattura e su un design senza tempo dalle forme pure e lineari, associati a un’elevata funzionalità e avanguardia tecnologica. Dal 1995 Gaggenau fa parte del gruppo BSH Hausgeräte GmbH, con sede centrale a Monaco, in Germania, ed è presente in più di 50 Paesi in tutto il mondo con 25 flagship store nelle principali metropoli, tra cui quelli di Milano e Roma inaugurati in collaborazione con il partner DesignElementi rispettivamente nel 2018 e nel 2020.         

Informazioni su CRAMUM

Cramum è un progetto non profit che dal 2012 sostiene le eccellenze artistiche in Italia e nel Mondo. Il nome è stato scelto proprio perchè significa “crema”, la parte migliore (del latte) in latino, lingua da cui deriva l’italiano e su cui si è plasmata la nostra cultura. Cramum promuove attivamente mostre e progetti culturali volti a valorizzare Maestri dell’arte contemporanea non ancora noti al grande pubblico, sebbene affermati nel mondo dell’arte. Dal 2014, sotto la direzione artistica di Sabino Maria Frassà, Cramum intraprende con successo un piano di sviluppo di progetti di Corporate Social Responsibility in ambito artistico, ottenendo numerosi riconoscimenti tra cui la Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana nel 2015.                        www.amanutricresci.com/cramum/

Informazioni su DesignElementi

Dal 2003 DesignElementi è distributore esclusivo di Gaggenau, il marchio luxury dell’incasso del Gruppo BSH Elettrodomestici S.p.A. Opera come gruppo organizzato in due strutture sinergiche con 5 spazi espositivi: DesignElementi Milano segue Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, mentre DesignElementi Marche si occupa della distribuzione per Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo, Romagna e Molise. Nel corso degli anni l’offerta commerciale è stata arricchita da partnership con esclusivi brand del mondo ambiente cucina e da un ventaglio di servizi che DesignElementi offre ai propri clienti: consulenza a 360°, eventi culturali, showcooking, corsi di formazione e corsi di cucina.                                

www.designelementi.it

Gaggenau DesignElementi
Lungotevere de’ Cenci 4, Roma
Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto e-mail o telefonico.  
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
T. +39 06 39743229

 



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A sinistra Edward Quinn, Picasso with a wicker mask, 1959 Photo Edward Quinn, © edwardquinn.com  © Succession Picasso by SIAE 2022

 

PICASSO E GUERNICA. Genesi di un capolavoro. Contro tutte le guerre 

Il MAN di Nuoro rende omaggio a un'opera testimone della sua epoca, ma portatrice di un messaggio universale, ancora oggi tragicamente attuale. Un inno contro l'orrore di tutte le guerre.

A settant’anni dalla storica esposizione al Palazzo Reale di Milano del 1953, il MAN di Nuoro rende omaggio a un'opera testimone della sua epoca, ma portatrice di un messaggio universale, ancora oggi tragicamente attuale. Un inno contro l'orrore di tutte le guerre.

La mostra (visibile dal 18 Novembre al 19 Febbraio) celebra anche la prima esposizione di Picasso che vide presentata vent'anni fa al MAN di Nuoro la serie completa della Suite Vollard, in collaborazione con il Reina Sofía di Madrid, partner anche di questo nuovo importante progetto.

Ma ad essere protagonista accanto a Picasso è lo stesso territorio e la creatività sarda grazie a due interventi particolari quanto diversi tra di loro. Il primo è il corto animato realizzato dall’illustratore e graphic artist Manuelle Mureddu, che narra la genesi della celebre opera di Picasso.

Il cortometraggio è diviso in tre capitoli: il momento della scoperta dell'orrore, la sublimazione dell'artista e la realizzazione vera e propria dell'opera.

Il secondo intervento invece si intitola “Tessere la Pace” ed è un maggio a Guernica, contro tutte le guerre, realizzato dallo Studio Pratha le cui tessitrici hanno realizzato un polittico di sei elementi monumentali che, in scala 1:1, riproduce altrettanti dettagli fondamentali di Guernica.

Un omaggio femminile, tradizionale, caparbio e insieme toccante, sigla un'alleanza di spirito e militanza fra le mani delle donne sarde e quelle di un capolavoro che abbassa commosso le palpebre alle vittime di tutte le guerre. 

Con l’occasione verranno anche presentate le nuove acquisizioni del Museo MAN tra cui spicca l'importante ingresso in collezione dell'opera “Madre che cuce” di Mario Sironi, 1905-1906, frutto di un recente acquisto da parte del museo MAN presso una collezione privata milanese.

Fra gli altri protagonisti della mostra spicca poi Costantino Nivola (1911-1988), con l’opera “Times Square”, datata 1946, che si unisce a fondi già custoditi dal MAN.

Ecco ancora opere di Edina Altara, Vittorio Accornero, Salvatore Fancello e Anna Marongiu, oltre alle splendide fotografie dedicate alla Sardegna di Lisetta Carmi, accanto a figure di spicco del contemporaneo come Giorgio Andreotta Calò, Christian Niccoli e Paolo Cavinato.

Una sezione a parte, una mostra nella mostra, è riservata all'intervento site specific di Giovanni Campus, il grande artista sardo, milanese d'adozione, che dipanerà negli ambienti del MAN le sue scatole euclidee fatte di composizioni in divenire nel tempo.

 



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 Alex Cecchetti. Sortilegio. Installation views at FOROF, Roma. Ph. Monkeys video lab.

 

FOROF presenta Alex Cecchetti "SORTILEGIO" 

Con Sortilegio Alex Cecchetti ci fa immergere in un mondo naturale e fantastico, un’esperienza spirituale rinunciando alle nostre memorie, ai nostri ricordi individuali e collettivi, per tornare a una dimensione primordiale, all’origine della vita.

Per la sua seconda stagione, dal 16 novembre 2022 al 15 aprile 2023, FOROF presenta Sortilegio, mostra personale site specific di Alex Cecchetti - artista, poeta, giardiniere e coreografo - che ha ideato un ambiente sciamanico i cui elementi guidano gli spettatori ad abbandonare sé stessi e andare all’incontro della Natura.

In un percorso espositivo fatto di suoni, narrazioni e odori, Sortilegio è un inno alla natura e un invito ad identificarsi con essa che ci ricorda che dobbiamo la nostra vita ad altre specie, come l’aria che respiriamo agli oceani e alle foreste. In questa coabitazione e interdipendenza però abbiamo dimenticato l’amore. Pur amando questo pianeta, le abitudini ci hanno annebbiato per troppo tempo, e con questo sortilegio l’artista vuole far uscire il cuore dal petto a chiunque ne prenderà parte.

 “Nell’urgenza ecologica che stiamo vivendo oggi, è fin troppo chiaro a tutti quanto sia controproducente controllare e sfruttare la Natura come una risorsa a cui non è dovuto nulla, neanche il rispetto. – Dice Alex Cecchetti - È controproducente perché la Natura vince sempre, il seme vince sempre, siamo noi che perdiamo. Noi siamo natura, siamo parte di essa, non smettiamo di esserlo neanche da morti. Ma è il nostro essere specie, il nostro essere vita che è in pericolo.”

“Il programma degli Episodi è fondamentale tanto quanto il progetto installativo – spiega Giovanna Caruso Fendi, fondatrice di FOROF. – La scelta di realizzare uno spazio culturale gestito da una società benefit, vede infatti nella sua continua attivazione, non soltanto un modo diverso di offrire la fruizione dell’arte e di coinvolgere il pubblico, ma anche di generare interesse, di contribuire al suo posizionamento culturale nazionale e internazionale, con ricadute non solo culturali ma che ne garantiscano la sostenibilità. Un nuovo concetto di mecenatismo, più contemporaneo, che mi piace definire ‘mecenatismo collettivo!.”