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Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together alla Fondazione Antonio Dalle Nogare

 

Prima doppia personale in Italia delle due artiste, compagne di vita dagli anni Settanta. Una mostra intima e domestica, che attraverso più di sessanta opere cerca di restituire il calore della loro pratica pittorica, scultorea, letteraria.  

Dipinti, sculture ma anche libri, poesie e oggetti di uso quotidiano. Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together, a cura di Vincenzo de Bellis, è la prima doppia personale delle due artiste in Italia, compagne di vita e di lavoro dagli anni Settanta. Dal 6 maggio al 5 novembre 2022 la mostra ricostruirà una dimensione intima e domestica negli ambienti della biblioteca della Fondazione Antonio Dalle Nogare a Bolzano, utilizzati per la prima volta in assoluto come spazi espositivi.

Etel Adnan (Beirut, 1925 – Parigi, 2021) e Simone Fattal (Damasco, 1942) si sono conosciute a Beirut negli anni Settanta. Da allora hanno vissuto insieme tra Parigi, Beirut e la California settentrionale, lavorando e sperimentando con i media più differenti. Prima di essere artiste visive sono state artiste letterarie, Adnan poetessa e pittrice, e Fattal scultrice e fondatrice di Post-Apollo Press, una casa editrice specializzata in testi di storia, politica, scienze sociali, studi di genere.
La forza del loro lavoro sta proprio nella multidisciplinarietà e nelle influenze letterarie con le quali si sono sempre confrontate.

Il loro vivere insieme è parte integrante della loro pratica artistica. Nella loro casa parigina una stanza era dedicata allo studio di Etel Adnan dove, seduta alla stessa scrivania, si dedicava alla scrittura delle sue poesie e dipingeva. Nel resto della casa Simone Fattal ha distribuito le sue ceramiche – sculture o oggetti di uso quotidiano – realizzate in uno studio poco lontano dall’abitazione.

Nel corso degli anni non sono mancati i momenti in cui l'una è entrata nell'opera dell'altra, e quel luogo così intimo che è la loro casa rappresenta più di ogni altro l'essenza delle due artiste sia individualmente che come coppia. Da qui la scelta di realizzare per la mostra un ambiente domestico, per provare a restituire al visitatore, con una lettura intima, il calore delle loro opere.
Per questo la Fondazione ha scelto di utilizzare, per la prima volta per una mostra, la propria biblioteca, trasformandola in uno spazio dal sapore casalingo: un po’ zona living, un po’ libreria, un po’ cucina e un po’ sala da pranzo.

L’esposizione comprende un ampio numero di opere: circa trenta lavori di Etel Adnan, tra dipinti, arazzi, leporelli e disegni, e trenta opere tra sculture e arazzi di Simone Fattal, che si mescolano ad oggetti personali, libri scritti dall'una, editi dall'altra, o relativi al loro lavoro, o ancora di autori che le hanno influenzate o di cui sono state amiche. Nel corso della mostra il pubblico, oltre ad ammirare le opere, potrà leggere i libri, sfogliare i cataloghi e prendersi del tempo per immergersi nella vita e nell'arte delle due artiste, magari accompagnati da un tè o da un caffè serviti nelle tazze realizzate da Simone Fattal.

Etel Adnan & Simone Fattal: Working Together è un progetto unico, non solo perché per la prima volta mette insieme le due artiste dopo la recente scomparsa di Etel Adnan, ma soprattutto perché per la prima volta mette in luce, in un contesto che abitualmente è dedicato all’arte visiva, l’importanza della letteratura nella carriera di entrambe, della sua influenza sulla loro pratica visiva, personale e di coppia.

 



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Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta Una giornata di appuntamenti in occasione dell’ArtWeek 2022

 

Un ricco palinsesto di attività per confermare il proprio ruolo di osservatorio dedicato alla creatività contemporanea. 

Sabato 2 aprile la Fondazione Arnaldo Pomodoro propone in occasione dell'ArtWeek 2022, un ricco palinsesto di attività, non soltanto per promuovere il patrimonio artistico e culturale del Maestro, ma anche per confermare il proprio ruolo di osservatorio dedicato alla creatività contemporanea.

Primo appuntamento alle ore 11:30 presso lo Studio di Arnaldo Pomodoro, dove la Fondazione ospita un doppio evento su invito legato alla VI edizione del Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura: la proclamazione del vincitore di questa edizione seguita dal talk Cos'è scultura oggi? con Pavel Pys curatore del Walker Art Center di Minneapolis e membro del Comitato di selezione del Premio, moderato da Lorenzo Respi (Direttore di produzione della FMAV – Fondazione Modena Arti Visive) e Andrea Viliani (Direttore del Museo delle Civiltà di Roma e Responsabile e Curatore del CRRI – Centro di Ricerca Castello di Rivoli), entrambi membri del Comitato Scientifico della Fondazione.

Il talk sarà anche l’occasione per presentare il vincitore/la vincitrice del Premio, cui la Fondazione dedicherà una mostra il prossimo autunno negli spazi della GAM - Galleria d'Arte Moderna di Milano.

Il Premio Arnaldo Pomodoro per la Scultura, che in occasione della scorsa edizione è stato rinnovato nella struttura e rafforzato nella vocazione internazionale, è una delle attività dedicate dalla Fondazione ai giovani artisti “che intendono perfezionare ed estendere gli aspetti sperimentali di un nuovo lavoro sul linguaggio espressivo o intellettuale”.

Sabato 2 aprile, inoltre, la Fondazione apre gratuitamente la mostra L'inizio del tempo. Le ricerche spazialiste di Arnaldo Pomodoro, primo appuntamento del nuovo ciclo di OpenStudio, allestimenti temporanei nello Studio dell’artista che approfondiscono temi e periodi poco noti della ricerca di Arnaldo Pomodoro. Prenotando sul sito della Fondazione una delle tre fasce di visita – alle ore 14:00, 15:00 e 16:00 – sarà possibile visitare l’esposizione, che vede protagonista il grande bassorilievo L’inizio del tempo n. 2 (1958 – 230 × 270 cm), accanto a un gruppo di sculture, disegni e studi progettuali – alcuni in prestito dallo CSAC di Parma – e numerosi materiali d’archivio che raccontano il periodo di attività tra il 1957 e il 1964, fino ad arrivare alla realizzazione del Grande omaggio alla civiltà tecnologica (1960-1964 – 24 × 8 m) per la facciata dell’Università Popolare di Colonia, prima prova dell’interesse e dell’impegno sul piano architettonico e urbano dell’artista.

Tra sabato 2 e domenica 3 aprile sarà inoltre possibile visitare la Project Room di Pamela Diamante, nello spazio espositivo di Via Vigevano 9, il Labirinto di Arnaldo Pomodoro, in Via Solari 35, e partecipare ai workshop e alle visite guidate nello Studio di Arnaldo Pomodoro, in via Vigevano 3.

Stato di flusso di Pamela Diamante (Bari, 1985) è il primo appuntamento del ciclo 2022 delle Project Room, il progetto “osservatorio” dedicato dalla Fondazione ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale, affidato quest'anno alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.

Stato di Flusso è un progetto inedito, un’installazione ambientale immersiva dal forte impatto percettivo, risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone. Affiancata da professioniste nei campi del teatro e della psicoanalisi, Diamante ha invitato alcune persone a compiere un percorso di autoanalisi e di riflessione sulla propria condizione esistenziale, e ha realizzato 6 video in cui questi soggetti sono fermi, distesi ad occhi chiusi, intenti a compiere l’azione più naturale e vitale possibile: respirare.

Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro è un environment di 170mq custodito nei sotterranei dell'ex Riva-Calzoni di Via Solari 35, un'opera ispirata all'Epopea di Gilgamesh, che rimanda ai temi della scrittura e del viaggio come metafora della vita, e che l'artista ha descritto come "un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo".

Per il weekend del 2-3 aprile, il programma di workshop e visite guidate della Fondazione prevede: visite guidate per adulti e per famiglie con bambini 4-11 anni nel Labirinto; visite libere e guidate alla mostra OpenStudio #1 nello Studio di Arnaldo Pomodoro; workshop di stampa a rilievo per adulti e per famiglie con bambini 5-11 anni nello Studio di Arnaldo Pomodoro.

 



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 Gianmarco Taietti, Giovanna, Sale con lantico abito tradizionale di Lula. Preziosissimo viene conservato nelle famiglie come una reliquia ed esposto durante le manifestazioni importanti.

 

Fondazione Luciana Matalon di Milano inaugura la mostra “Incontri a Lula – Adzovios a Luvula”

 

Un viaggio fotografico compiuto da Nello e Gianmarco Taietti nella comunità e nei dintorni di Lula, nella regione aspra e selvaggia della Barbagia, diventata emblema della resistenza allo spopolamento e al rischio di estinzione.

Inaugura il 26 marzo alla Fondazione Luciana Matalon di Milano la mostra “Incontri a Lula – Adzovios a Luvula”, un viaggio fotografico compiuto da Nello e Gianmarco Taietti nella comunità e nei dintorni di Lula, nella regione aspra e selvaggia della Barbagia, diventata emblema della resistenza allo spopolamento e al rischio di estinzione.
L’esposizione curata da Mariangela Dui, che resterà aperta fino al 23 aprile 2022, presenta circa 100 fotografie di medio e grande formato, in bianco e nero e a colori, che restituiscono il carattere e la quotidianità di un territorio dalle forti radici che, seppur tra molte difficoltà, si proietta energicamente verso il futuro.
La mostra si avvale del patrocinio della Regione Sardegna, del Comune di Lula, del Centro Sociale Culturale Sardo e della Federazione Associazioni Sarde in Italia. 
 
Il progetto fotografico presenta i lavori che padre e figlio Taietti hanno realizzato in un territorio da loro particolarmente amato. Di questi luoghi, Nello conosce ogni pietra e in questa occasione ha condiviso le sue conoscenze con il figlio Gianmarco, viaggiatore appassionato. Ognuno ha realizzato le sue immagini e le ha poste in dialogo con quelle dell’altro, sottolineando l’intensità dell’incontro con il territorio, così vero e così forte.
L’esigenza di comunicarlo al mondo è avvertita, seppure in modi espressivamente differenti, da entrambi: se Nello sceglie di darne conto attraverso il ritratto e la fotografia in bianco e nero, come a porsi in linea con la documentazione fotografica già esistente dai primi del Novecento, Gianmarco preferisce adottare un approccio da street photographer ritraendo la quotidianità della vita del paese in tutta la sua spontaneità.
“Nello Taietti entra in relazione con i suoi soggetti con grande umanità – spiega Angela Madesani nel suo testo critico – cercando di cogliere nei loro sguardi le storie e i percorsi esistenziali. Esse sono spesso frutto di rapporti dialettici, di confronto. Gianmarco è più portato all’indagine sociale, le sue sono fotografie narrative, in cui emergono le tradizioni, le abitudini, la peculiarità dei luoghi”.

L’identità e la storia di Lula sono così forti che il passo da diario personale a racconto antropologico è breve: la raccolta fotografica diventa narrazione di un luogo, della sua gente e della sua cultura.
“Gli scatti di Nello e Gianmarco Taietti esplorano quello che, con un neologismo, viene chiamata ‘paesitudine’ – commenta la curatrice Mariangela Dui –, quella capacità cioè di resistenza e di resilienza di alcune piccole comunità, che consente loro di sopravvivere puntando sulle proprie radici per orientarsi nella contemporaneità”.
 
Territorio che per anni ha potuto contare sull’attività estrattiva, dismessa poi negli anni Ottanta, Lula diviene in seguito oggetto di interesse scientifico. In corsa, insieme ai Paesi Bassi, come sede per l’allestimento del più grande telescopio al mondo per lo studio delle onde gravitazionali, l’Einstein Telescope, ospita dal 2010 un laboratorio per lo studio del peso del vuoto.
Proiettati nel futuro, gli abitanti di Lula sanno però bene che la loro forza sta nella loro storia e nel loro patrimonio, in particolare quello paesaggistico. Sin dagli anni Settanta si sono dunque impegnati nella salvaguardia del patrimonio ambientale, scontrandosi anche con gli industriali del petrolchimico e costringendoli a dirigere altrove i propri interessi.
Lula ha vissuto sin dal secolo scorso il proprio impegno politico e sociale in favore dei diritti non solo delle persone ma anche dell’ambiente, ben prima che questo rappresentasse una “tendenza”.
 
Accompagna la mostra un catalogo con i testi di Mariangela Dui e Angela Madesani.

 



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Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta PROJECT ROOM #15 Pamela Diamante Stato di flusso

Primo appuntamento del 2022 con il progetto “osservatorio” sulle arti contemporanee della Fondazione Arnaldo Pomodoro, dedicato quest’anno al tema dell’origine e affidato alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone. 

Dal 19 marzo al 24 giugno 2022, con la mostra Stato di flusso di Pamela Diamante, la Fondazione Arnaldo Pomodoro presenta il primo appuntamento del nuovo ciclo espositivo di Project Room, il progetto “osservatorio” dedicato dalla Fondazione ai più recenti sviluppi del panorama artistico internazionale, e affidato per il 2022 alle curatrici Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone.

Pamela Diamante (Bari, 1985) presenta negli spazi della Project Room il progetto inedito Stato di Flusso, un’installazione ambientale immersiva dal forte impatto percettivo.

Stato di flusso è il risultato di un processo relazionale innescato dall’artista con un gruppo di persone invitate a compiere un percorso di autoanalisi e di riflessione sulla propria condizione esistenziale. Affiancata da professioniste nei campi del teatro e della psicoanalisi, Diamante ha realizzato 6 video nei quali le persone coinvolte sono ferme, distese e a occhi chiusi, intente a compiere l’azione più vitale possibile: respirare.

Sospesi in un tempo e uno spazio indefinito, questi ritratti-video in bilico fra stasi e movimento, sono distribuiti nello spazio dell’installazione, prestandosi a essere guardati e ascoltati, rendendo il pubblico partecipe di un'azione minima ma al contempo potente, capace di racchiudere l’essenza dell’energia vitale, rappresentata anche dall’immagine fotografica della Menade danzante di Skopas, che per l’artista è il simbolo trans-storico dell’energia vitale, archetipo di estasi e frenesia.

L’immaginario visivo proposto da Pamela Diamante crea un luogo sospeso sostanziato da identità altrettanto sospese nel quale il tempo non scorre lineare ma ritorna circolare. Qui troviamo capsule del tempo dalle quali i ritratti dei “dormienti” sembrano fuoriuscire, e davanti ai quali resta il dubbio di trovarsi di fronte a individui provenienti dal passato o a presenze del futuro.

Con questa edizione delle Project Room, Fondazione Arnaldo Pomodoro dà avvio a un nuovo corso del progetto, che intende evidenziare le assonanze tra temi e interessi di ricerca delle nuove generazioni con quelli che hanno caratterizzato il percorso artistico di Arnaldo Pomodoro, oggetto delle mostre Open Studio allestite nello Studio dell'artista.

Il tema scelto dallo staff di Fondazione e dalle guest curators come chiave interpretativa trasversale delle Project Room e dell'Open Studio 2022 è quello dell’origine, da intendersi nelle sue molteplici valenze espressive, contenutistiche e materiche.

Tra le attività di indagine storica e quelle dedicate agli sviluppi del panorama artistico contemporaneo viene così a crearsi un filo diretto, non tanto nel segno di una dinamica di reinterpretazione puntuale o d'après, quanto piuttosto dell'individuazione di una affinità intergenerazionale che permette di guardare con occhi nuovi sia al passato che al futuro dell'arte.

 



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 Interaction Napoli 2022, ph Francesco Squeglia

 

Fondazione Made in Cloister presenta INTERACTION NAPOLI 2022

Tele e sculture, realizzate per interagire tra loro e con la struttura rinascimentale del Chiostro di Santa Caterina a Formiello a Napoli.

Installazioni site specific, ma anche tele e sculture, realizzate per interagire tra loro e con la struttura rinascimentale del Chiostro di Santa Caterina a Formiello a Napoli; 28 artiste e artisti da tutto il mondo sono i protagonisti di INTERACTION NAPOLI 2022, prima edizione di una rassegna internazionale con cadenza biennale, promossa da Fondazione Made in Cloister e curata da Demetrio Paparoni, che dal 12 marzo al 17 settembre 2022 abiterà i suggestivi spazi del Chiostro, sede della Fondazione.

Gli artisti: Laurie Anderson, Ljubodrag Andric, John Armleder, Paolo Bini, Maurizio Cattelan, Frederik De Wilde, Sergio Fermariello, Giovanni Frangi, Georg Oskar Giannakoudakis, Wang Guangyi, Peter Halley, Gottfried Helnwein, Paolo Iacchetti, Ruprecht von Kaufmann, Liu Jianhua, Iva Lulashi, Jason Martin, Rafael Megall, Marco Neri, Mimmo Paladino, Nicola Samorì, Julian Schnabel, Vibeke Slyngstad, Natee Utarit, Joana Vasconcelos, Ronald Ventura, Nicola Verlato, Serena Vestrucci.

Il dialogo degli artisti con gli spazi della Fondazione e con il territorio di Porta Capuana è sempre stato al centro della mission di Made in Cloister e INTERACTION NAPOLI 2022 ne diventa una nuova ambiziosa estensione: in una città da sempre globale come Napoli, in cui linguaggi differenti si confrontano senza perdere le proprie peculiarità e convivono al di sopra di ogni conflitto, la mostra cerca di trasmettere un preciso messaggio sociale, culturale, politico e dialogico.

Buona parte degli artisti, infatti, fanno interagire tra loro le opere presentate, opere che partono da poetiche spesso lontane sia dal punto di vista formale che concettuale; dunque, le singole opere, seppur espressione del lavoro personale di ogni artista, non vogliono essere percepite singolarmente ma in relazione all’insieme.

La mostra propone il concetto di “azione” unito a quelli di “cooperazione”, di “fare”, di “costruire”. - afferma il curatore Demetrio PaparoniIl titolo della mostra rimarca infatti l’esigenza di coniugare il “fare” con il “costruire insieme. INTERACTION NAPOLI ha un'identità talmente marcata da non poter essere replicata in altri spazi, con la stessa struttura e offrendo la stessa percezione”.

Nel ribadire le finalità della Fondazione, il Vice-presidente Davide De Blasio ha chiarito inoltre che:“L’interazione è un linguaggio naturale del progetto Made in Cloister. Significa confrontarsi, dialogare, abbassare le difese ed accettare di crescere e lavorare insieme. Tutte le attività che la Fondazione svolge da oltre sei anni nell’area di Porta Capuana nel Centro Storico di Napoli puntano a mettere insieme, piuttosto che a dividere, a stimolare l’incontro tra artisti ed artigiani, a contaminare linguaggi artistici differenti, e – sempre – ad includere la comunità locale”.

La Fondazione Made in Cloister è nata nel 2012 su iniziativa di Rosalba Impronta e Davide de Blasio con il restauro del chiostro cinquecentesco della Chiesa di Santa Caterina a Formiello, raro esempio di Rinascimento napoletano e archeologia industriale, che versava in uno stato di totale abbandono. È una fondazione privata riconosciuta, parte di Federculture, iscritta all'albo della Regione Campania, la prima Fondazione ad aver stipulato una convenzione con il Comune di Napoli in ambito culturale.

La storia del luogo e la sua posizione hanno definito il progetto di riconversione: recuperare una parte del patrimonio culturale della Città di Napoli per destinarla al rilancio delle tradizioni artigianali rinnovandole con spirito contemporaneo attraverso la realizzazione di progetti con artisti e designer internazionali. Il progetto Made in Cloister si articola su tre pilastri: recupero e riconversione del patrimonio artistico per uno sviluppo coerente con la vocazione del territorio; rilancio del “fare artigianale” attraverso l’interazione tra maestri artigiani e artisti e designer internazionali; rigenerazione urbana e l’impatto sociale di un progetto culturale.

INTERACTION NAPOLI 2022 è realizzata con il contributo dell'azienda D&D D'Amico, in collaborazione con la Fondazione Erri De Luca e il patrocinio del Comune di Napoli.

 



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Gian MariaTosatti Foto Andrea Veneri

 

Fondazione La Quadriennale di Roma: presentata la programmazione 2022-2024

L’anniversario coincide con uno snodo particolare della vita dell’Istituzione e imprime uno slancio alla revisione delle sue attività, in una logica di continuo rinnovamento e ampliamento della portata della sua azione.

Lunedì 7 marzo 2022, Umberto Croppi, Presidente, e Gian Maria Tosatti, Direttore artistico, hanno presentato la programmazione 2022-2024 della Fondazione La Quadriennale di Roma in occasione dei 95 anni della Quadriennale (1927-2022). L’anniversario coincide con uno snodo particolare della vita dell’Istituzione e imprime uno slancio alla revisione delle sue attività, in una logica di continuo rinnovamento e ampliamento della portata della sua azione.

LA STRATEGIA DELLA NUOVA PROGRAMMAZIONE

Dopo la Quadriennale d’arte 2021, il Consiglio di amministrazione della Fondazione, presieduto da Umberto Croppi e composto da Lorenzo Micheli Gigotti, Fabio Mongelli, Valentina Tanni, ha deciso di utilizzare il triennio 2022-2024 come opportunità per consolidare l’identità di Quadriennale come ente di ricerca sulle arti visive in Italia del XX-XXI secolo e come ente promotore degli artisti italiani nel nostro Paese e all’estero, secondo alcune linee di indirizzo precise: mappatura e promozione dell’arte emergente; iniziative di formazione; rapporti stabili di collaborazione con istituzioni all’estero; comunicazione, ricerca e formazione relative al mondo delle tecnologie digitali e di rete.

Nel solco delle scelte operate per il precedente triennio, il Cda ha voluto dotare la Fondazione di un Direttore artistico, per dare continuità e coerenza alle attività. Ma ha ritenuto di mantenere fuori dalla programmazione 2022-2024 la Quadriennale d’arte per concentrare lo sguardo sull’intera gamma di strumenti e servizi con i quali si può estrinsecare la missione di Quadriennale, con l’attivazione di tutte le leve del suo statuto.

La progettazione e la realizzazione del programma 2022-2024 sono state affidate a Gian Maria Tosatti, selezionato tramite bando pubblico e nominato direttore artistico della Fondazione fino a settembre 2024.

«Siamo molto contenti di presentarci oggi con un programma ambizioso e con attività già in essere», dichiara Umberto Croppi, che prosegue: «Questo grazie al costante sostegno dei nostri partecipanti, Ministero della Cultura, Regione Lazio, Comune di Roma. Desideriamo inoltre esprimere la nostra gratitudine ai prestigiosi partner istituzionali: la Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha dato un fondamentale contributo alla produzione, e Treccani, con cui abbiamo rinnovato intese sempre più integrate».

IL METODO E I CONTENUTI DELLA PROGRAMMAZIONE

Gian Maria Tosatti ha ideato per il 2022-2024 un percorso unitario e organico, strutturato in pratiche operative che non sono concepite come progetti a sé stanti, ma sono pensate come ingranaggi interdipendenti di un unico meccanismo. Questo percorso ha l’obiettivo di fare di Quadriennale un luogo di riflessione radiante per ricerche, indagini e approfondimenti sull’arte italiana.

L’articolazione del percorso prevede progetti e iniziative che intendono sviluppare una conoscenza analitica soprattutto delle generazioni artistiche emerse in Italia dopo il 2000 e stimolare un dibattito critico sulle vicende recenti e recentissime dell’arte italiana nel più ampio contesto internazionale.

In questo ambito, è data un’attenzione prioritaria alle attività di ricerca e di documentazione – attraverso iniziative editoriali, studio visit, borse di studio, networking interuniversitario – ma è previsto anche un consistente programma pubblico fatto di mostre, festival, appuntamenti. Continuativi saranno il confronto e la collaborazione con realtà all’estero, incentrati sull’aggiornamento professionale e sul sostegno agli artisti.

La realizzazione del programma 2022-2024 prevede il coinvolgimento, come consulenti, di oltre una ventina tra curatori e storici dell’arte selezionati dal Direttore artistico e ciascuno attivo su uno o più specifici progetti. Molte delle attività, inoltre, mantengono una porta aperta al possibile contributo di proposte provenienti dal mondo dell’arte, specialmente giovane.

«La mia direzione artistica intende contribuire alla massima evoluzione degli strumenti di cui dispone la Quadriennale nel suo statuto» afferma Tosatti, che prosegue: «Spero di riuscire a disegnare con le attività condotte in questo triennio un profilo che collochi Quadriennale in una posizione che oggi è davvero necessaria nel nostro sistema culturale. Penso che l’arte italiana abbia bisogno di una istituzione scientifica che porti avanti con costanza, metodo e credibilità indagini critiche sulla scena contemporanea italiana. E mi auguro che i primi passi che già stiamo muovendo, cercando di essere collettori fra intelligenze e istituzioni del nostro territorio nazionale, possano incoraggiare una sempre maggiore connessione di tutti gli organi del nostro sistema culturale».

Centrale e trasversale alla programmazione continua a essere l’Archivio Biblioteca della Quadriennale-ArBiQ, diretto da Assunta Porciani. Nel prossimo triennio, l’ArBiQ conoscerà un particolare impulso, indirizzato a potenziare gli strumenti di tutela e di valorizzazione dei fondi documentari della Quadriennale sull’arte italiana del XX-XXI secolo, con interventi che accresceranno l’offerta di contenuti online e saranno accompagnati da inediti format comunicativi rivolti agli istituti scolastici.

I 95 ANNI DELLA QUADRIENNALE E IL SIGNIFICATO DELL’ANNIVERSARIO

Le attività della nuova programmazione decorrono nel 2022 sotto gli auspici dell’anniversario dei 95 anni della Quadriennale (1927-2022). L’anniversario ha fornito una cornice di forte valenza simbolica per la revisione delle attività e lo stimolo propulsivo alla partenza della programmazione, i cui progetti di analisi, studio, promozione dell’arte italiana del XX-XXI secolo si sviluppano nel primo anno e mezzo sotto il suo denominatore.

A partire dal 2022, la Quadriennale intraprende un cammino che ha l’obiettivo di rafforzarne la percezione di istituzione di riferimento per l’arte contemporanea italiana. La Quadriennale si presenta con un’identità visiva che marca questo passaggio e l’accompagnerà d’ora in poi. Il nuovo segno è proprio di una Istituzione consapevole della sua importante storia, di cui l’Archivio Biblioteca è memoria vivente, proiettata a dare ancora più incisività al proprio ruolo. La rinnovata identità visiva di Quadriennale, sviluppata da Studio FM Milano, si declinerà in tutti i progetti e nella loro comunicazione, a partire dal sito internet istituzionale.

LA PRODUZIONE

Nel triennio 2022-2024 il budget complessivo della programmazione si attesta su € 1.500.000,00.

L’avvio e lo sviluppo delle attività sotto l’insegna dei 95 anni di Quadriennale, nel 2022 e nel primo semestre 2023, hanno potuto contare, in occasione del 150° anniversario della proclamazione di Roma capitale d’Italia, su un contributo di € 600.000,00 della Struttura di missione per la valorizzazione degli anniversari nazionali e della dimensione partecipativa delle nuove generazioni presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. A questi si aggiungono € 180.000,00 di risorse proprie dell’Istituzione.

Per la successiva fase del triennio, parallelamente al varo della Quadriennale d’arte 2025, la Fondazione, all’esito di monitoraggi intermedi, costruirà le partnership necessarie per il proseguimento dei progetti, sempre su base compartecipativa. Nel corso di tutto il triennio, la Fondazione intende creare una vera e propria community trasversale che possa partecipare a una serie di attività organizzate dalla Fondazione e divenirne il primo bacino di confronto e dialogo.

In questa formula rivisitata, il programma di membership Amici della Quadriennale non si rivolgerà solo a collezionisti e a mecenati, ma a chiunque sia interessato ad approfondire e a seguire da vicino l’arte contemporanea. Per questo motivo, le quote di iscrizione al programma sono estremamente democratiche e, in generale, non sono da considerarsi come quote di sostegno, ma come contributo per la partecipazione a programmi di formazione che l’Istituzione mette a disposizione della propria community.