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 Arnaldo Pomodoro e Beverly Pepper. Mostra personale Beverly Pepper, Studio Marconi, Milano 1970 Foto Guido Cegani © Arnaldo Pomodoro

 

 

La Fondazione Arnaldo Pomodoro partecipa al Festival delle Arti e al Todi Festival

La Fondazione Arnaldo Pomodoro collabora quest’anno alla realizzazione della seconda edizione del Festival delle Arti e della XXXV edizione di Todi Festival. 

Con l'obiettivo di favorire una sempre più ampia conoscenza dell’opera del Maestro e una piena accessibilità al pubblico del patrimonio materiale e immateriale, all’interno del progetto globale di conservazione, valorizzazione e promozione del lavoro dell’artista, la Fondazione Arnaldo Pomodoro collabora quest’anno alla realizzazione della seconda edizione del Festival delle Arti (24 luglio- 26 settembre) e della XXXV edizione di Todi Festival (28 agosto – 5 settembre).

Dal 24 luglio al 26 settembre torna in Umbria, per il secondo anno, l’atteso appuntamento con il Festival delle Arti, a cura di Francesca Valente. Promosso dalla Fondazione Progetti Beverly Pepper, l’evento è realizzato in collaborazione con il Comune di Todi e la Fondazione Arnaldo Pomodoro e pone le sue solide basi sulla storica amicizia tra Beverly Pepper e uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, Arnaldo Pomodoro, al quale l’evento renderà quest’anno un ampio e diffuso omaggio. Un felice connubio tra arte e luoghi che ha trovato nella verde Umbria un palcoscenico d’eccezione essendo le opere dei due artisti già presenti in varie località: da Todi a Spoleto, passando per Terni, Gubbio, Bevagna, Assisi, Brufa e Torgiano.

Il ricco programma del Festival delle Arti 2021, volto a portare e valorizzare in Umbria le opere di Arnaldo Pomodoro e Beverly Pepper, prenderà il via il 24 luglio, con appuntamenti in programma fino a domenica 26 settembre, in parte inseriti nella successiva programmazione di Todi Festival, il cui manifesto è stato firmato proprio da Arnaldo Pomodoro che ha deciso di riprendere in forma di segno grafico uno dei suoi Scettri.

Il sipario si alzerà quindi sabato 24 luglio con i riflettori puntati sull’installazione temporanea delle quattro Stele (1997-2000), nella suggestiva piazza del Popolo a Todi, e degli Scettri (1987-1988) presso i vicini Giardini Oberdan. Si tratta in questo caso di cinque sculture in alluminio concesse in comodato d’uso gratuito, a lungo termine, dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro alla Città di Todi.

Le attività riprenderanno poi sabato 28 agosto, in concomitanza con la prima giornata di Todi Festival, quando, presso la Sala delle Pietre, verrà inaugurata la mostra temporanea Labyr-Into. Dentro il labirinto di Arnaldo Pomodoro, in programma fino al 26 settembre, che consentirà ai visitatori di entrare, in modo virtuale, nell’opera ambientale di Arnaldo Pomodoro Ingresso nel labirinto. Il vernissage sarà preceduto da un Art Talk della curatrice Francesca Valente in conversazione con Bruno Corà, Fondazione Burri (Città di Castello), Marco Tonelli, Palazzo Collicola (Spoleto) e Federico Giani, Fondazione Arnaldo Pomodoro (Milano).

Inoltre, tra il 24 luglio e il 26 settembre, presso la Sala dei Portici, adiacente a Piazza del Popolo, sarà allestita un’Area Edutainment che racconterà, attraverso un percorso di fotografie e filmati, il rapporto tra Arnaldo Pomodoro, Beverly Pepper e l’Umbria. La Sala dei Portici ospiterà anche i laboratori didattici pensati per un ampio pubblico, dall’infanzia alla terza età, grazie ai quali poter fare esperienza diretta di originali processi creativi: percorsi guidati che, attraverso la sperimentazione di diverse tecniche, accompagneranno i partecipanti nell’ideazione di un “progetto per l’Umbria”, proprio come fatto dai due scultori.

A ideale sintesi e proseguimento delle iniziative temporanee promosse dal Festival delle Arti nelle sue prime due edizioni, il progetto Arnaldo, Beverly e l’Umbria vuole renderne permanente e diffusa l’attività di divulgazione attraverso la promozione di un itinerario artistico contemporaneo in grado di incrociare costantemente la vita e le opere dei due scultori in territorio umbro, in un processo di rigenerazione degli spazi di uso della collettività, con l’obiettivo di trasformare i singoli luoghi in tappe di un più ampio museo paesaggistico scultoreo diffuso a livello regionale.

Il progetto sarà accompagnato da un’intensa campagna di engagement sui social attraverso il racconto dei molti elementi che legano i due artisti tra loro: dall’amicizia tra i due scultori testimoniato dai vari archivi all’uso dei materiali, dall’interesse per il rapporto con ciò che circonda l’opera al percorso artistico snodato tra Stati Uniti ed Europa.

Si ringraziano Fondazione Cassa Risparmio Perugia, Colabeton, Colacem e Park Hotel ai Cappuccini per aver contribuito alla campagna social.

Con questi progetti la Fondazione Arnaldo Pomodoro afferma in modo sempre più chiaro come la fruizione pubblica dell'arte oggi non possa essere pensata e attuata al di fuori di una prospettiva integrata di rigenerazione territoriale e sociale, per la quale le istituzioni culturali e l'arte possono avere un importante ruolo promotore.

 

 


 VERITà

 

Fondazione Monte Verità presenta gli EVENTI DI GIUGNO E LUGLIO 2021

Appuntamenti da non perdere.

Venerdì 11 giugno, ore 18,30

Trecce di memoria

La compagnia MOPS_DanceSyndrome incontra l’arte e il lavoro di Marco Cordero, uno dei protagonisti della mostra Luoghi e Voci, inaugurata a Monte Verità lo scorso 8 maggio e in esposizione fino a metà agosto.

Il progetto è nato da un incontro e da una sinergia spontanea e ha preso vita dall’opera chora, un’installazione ambientata nella piccola biblioteca del Barone von der Heydt con cui Ela Franscella - fondatrice della compagnia di danza contemporanea MOPS_DanceSyndrome, composta unicamente da danzatori con Sindrome di Down - ha aggiunto il gesto, portando all’esterno nuove impronte, emozioni ed estensioni corporee del pensiero.

Trecce di Memoria è un haiku danzato che diventa rivelazione dell'intimo, dove i corpi manifestano la loro profondità in un misterioso equilibrio, selvaggio e saggio. Il processo creativo è partito dalle parole scritte dai danzatori, che sembrano sorgere dall’impronta di chora per regalare il loro messaggio al pubblico.

Alla permormance seguirà un approfondimento con Ela Franscella e Marco Cordero.

Entrata libera, fino a esaurimento posti. E' gradita la prenotazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Mercoledì 23 giugno, ore 20,30

Cosmos Mondo

Francesca Gagliardi, in occasione della residenza per artisti che si è svolta lo scorso anno, ha progettato una pubblicazione d'arte che verrà presentata al pubblico dalla Fondazione Monte Verità e le Edizioni Sottoscala. Stampe originali di Francesca Gagliardi riflettono la sua visione di cura del sè nelle espressioni della protezione, della seduzione e della spiritualità. Le incisioni sono accompagnate da testi inediti di Fabio Pusterla dando vita a una cartella a tiratura limitata. La stampa è stata realizzata da Giuseppe de Giacomi nella sua stamperia Hùrdega a Locarno.

Interverranno gli autori.

Entrata libera.

Venerdì 2 luglio, ore 18,30

Inaugurazione Golde Age, mostra personale di Fabrizio Dusi

Inaugurazione del progetto di Fabrizio Dusi, a cura di Chiara Gatti.

L’artista, che spazia dal linguaggio della scultura a quello del neon, è autore di un nucleo importante di lavori site-specific ispirati ai temi iconici dell'ideale monteveritano del paradiso anarchico. Neon, ceramiche e forme in alluminio punteggeranno alcuni spazi interni ed esterni con parole-simbolo – “LIBERI”, “ANARCHY”, “UTOPIA” – e immagini evocative di un ritorno allo stato di natura.

La mostra coinvolge sia gli ambienti comuni dell’Hotel in stile Bauhaus che il giardino antistante l’edificio, in un percorso artistico studiato ad hoc per Monte Verità.

La mostra sarà a Monte Verità fino al 31 ottobre.

Tutto il programma completo e le modalità di partecipazione su www.monteverita.org 

Fondazione Monte Verità

Strada Collina 84 – CH-6612 Ascona

T. +41 91 785 40 40 | F. +41 91 785 40 50

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

www.monteverita.org 

 


 twist

 

La collettiva ITALIAN TWIST alla Fondazione Imago Mundi

Una nuova mostra collettiva che mette al centro la produzione artistica italiana. Un riconoscimento alla ricchezza della cultura visiva contemporanea made in Italy.

Cortocircuiti, scatti creativi, ribaltamenti di prospettiva, nuove folgorazioni estetiche: la cultura visiva contemporanea italiana per la mostra di riapertura delle Gallerie delle Prigioni. Fondazione Imago Mundi riapre le Gallerie delle Prigioni con Italian Twist (dal 10 giugno al 26 settembre), nuova mostra collettiva che mette al centro la produzione artistica italiana. Un riconoscimento alla ricchezza della cultura visiva contemporanea made in Italy, e un richiamo al desiderio comune di un nuovo corso.

La mostra, a cura di Elisa Carollo e Mattia Solari, presenta una selezione di opere di 19 artisti italiani, nati principalmente negli anni ’80 e ’90: una raccolta eterogenea, una libera campionatura con l’obiettivo di far emergere la molteplicità e la diversità dei linguaggi: scultura, arti performative, pittura, installazione.

Le opere raccolte in Italian Twist raccontano di un cortocircuito, uno scatto creativo, un ribaltamento di prospettiva, incalzante e impellente, sia rispetto alle tecniche e agli stili artistici, sia rispetto ai temi attuali e urgenti: il riconoscimento dei diritti civili e di genere, la sorveglianza digitale, la relazione fra natura e uomo, la percezione dello scorrere del tempo. 

Così se Serena Vestrucci, con le sue opere in divenire, riflette sul valore di un tempo dilatato, che produce mutamenti impercettibili ed esige pazienza, costanza e cura, nelle sue sculture Fabio Roncato cristallizza l’attimo, cattura la tensione di un istante, mentre i reliquiari e le voliere di Luca Trevisani, contenenti frutta e verdure essiccati, mostrano il trascorrere del tempo tramite gli elementi che ci nutrono.

La pandemia, con le sue conseguenze personali e sociali, entra esplicitamente nel tema del disagio mentale che Christian Fogarolli elabora nel suo progetto Stone of Madness, e implicitamente nella scelta di Riccardo Giacconi di esporre due maschere e tre tende, simbolici sipari di un teatro vuoto, come vuoti sono stati fino ad adesso i luoghi di cultura.

Questo ‘cortocircuito creativo’ è ben evidente non solo nei contenuti ma anche nella sperimentazione tecnica e stilistica delle opere proposte dalla mostra: se la pittura di Paola Angelini recupera e valorizza il patrimonio dell’arte figurativa tradizionale, nel lavoro di Iva Lulashi il gesto pittorico viene invece investito di un significato simbolico di resistenza attraverso un’analisi di memorie personali e collettive della storia più recente. Diego Gualandris sceglie invece di dipingere con pennelli, stracci e indumenti trascinando e mescolando i colori in un'accumulazione di strati; mentre Marta Spagnoli affronta lo spaesamento della tela bianca rielaborando sedimenti di una sfera simbolica della nostra storia con movimenti senza punti fermi, da cui far sviluppare una nuova narrazione. 

Italian Twist  vuole essere anche occasione per una esplorazione e una riflessione sulla produzione artistica italiana degli ultimi 10 anni. Presenti in mostra, anche le raccolte di Imago Mundi Collection dedicate all’Italia: insieme alle due collezioni nazionali (Praestigium Italia I e II; 2014), gli approfondimenti su Campania (2015) e Sicilia (2016). Un totale di oltre 780 opere formato 10 per 12 cm realizzate da artisti storicizzati come Sandro Chia, Emilio Isgrò, Renata Boero, Massimo Vitali, Giorgio Griffa fino alle generazioni più giovani come Loredana Longo, Nicola Samorì, Guglielmo Castelli, per offrire una panoramica ricca, varia e approfondita della cultura visiva contemporanea del nostro Paese.

Un palinsesto di incontri e talk aperti a tutti accompagnerà la mostra durante tutto il periodo di apertura. Gli incontri saranno anche trasmessi in diretta sui canali social della Fondazione Imago Mundi.

Artisti in mostra:

Paola Angelini, Ruth Beraha e Allison Grimaldi Donahue, Gianluca Concialdi, The Cool Couple, Giuseppe Di Liberto, Irene Fenara, Christian Fogarolli, Riccardo Giacconi, Diego Gualandris, Iva Lulashi, Ruben Montini, Ludovico Orombelli, Fabio Roncato, Alice Ronchi, Alessandro Simonini, Marta Spagnoli, Luca Trevisani, Serena Vestrucci.

  

 


 Emma Talbot Thierry Bal Max Mara Prize 3

Emma Talbot - Thierry Bal - Max Mara Prize-3

Max Mara, Collezione Maramotti e Whitechapel Gallery annunciano le nuove date della residenza in Italia di Emma Talbot

L'arista arriverà in Italia a giugno 2021 per dare inizio alla sua residenza di sei mesi organizzata dalla Collezione Maramotti.

Max Mara, Whitechapel Gallery e Collezione Maramotti sono liete di annunciare che Emma Talbot (nata nel Regno Unito nel 1969), vincitrice dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women (2019-2022), arriverà in Italia a giugno 2021 per dare inizio alla sua residenza di sei mesi organizzata dalla Collezione Maramotti.

Questo prestigioso premio è dedicato ad artiste con base nel Regno Unito che non hanno ancora esposto le proprie opere in un’importante mostra antologica. Assegnato ad anni alterni dal 2005, è l’unico premio per le arti visive, di questo genere, nel Regno Unito. Alla vincitrice del Premio è offerta la possibilità di sviluppare la propria carriera attraverso un periodo di residenza in Italia della durata di sei mesi completamente finanziato e organizzato su misura, che culminerà con un’importante mostra personale del nuovo corpus di opere prima alla Whitechapel Gallery e poi alla Collezione Maramotti nel 2022.

A causa della crisi pandemica, la residenza non ha potuto svolgersi nel 2020, come inizialmente previsto. Compatibilmente con le restrizioni poste sugli spostamenti e nel rispetto delle disposizioni governative, la residenza di Emma Talbot si svilupperà tra Reggio Emilia, Catania e Roma tra giugno e novembre 2021, al fine di compiere una ricerca dedicata alla mitologia classica, all’artigianato tessile e alla permacultura, attraverso luoghi e istituzioni di grande interesse storico.

Emma Talbot ha affermato: Questo premio giunge in un momento cruciale che mi appare incredibilmente appropriato, dato che solo di recente ho iniziato a concentrarmi a tempo pieno sulla pratica artistica dopo avere lavorato per molti anni come insegnante per sostenere la mia famiglia, essendo una madre single. Il Max Mara Art Prize for Women mi aiuterà a trarre il maggior beneficio possibile da questa importante transizione. Essendo giunta nel momento ideale, questa incredibile e generosa opportunità di concentrarmi totalmente sul mio lavoro e di intraprendere una lunga ricerca con esperienze di prima mano costituirà una vera e propria svolta di vita.

Sara Piccinini, direttrice della Collezione Maramotti, ha affermato: Il progetto di Emma Talbot parte dal passato mitologico e storico-artistico per indagare nuovi principi e pratiche per lo sviluppo di una società futura. Ci auguriamo che questa residenza immersiva in Italia, in un momento così particolare a livello individuale e collettivo, possa essere la base ideale per dare forma alla sua visione.

I prodotti tessili occupano un ruolo centrale nell’opera di Talbot che, nel corso della sua permanenza a Reggio Emilia, avrà l’opportunità unica di acquisire nuove abilità in questo tipo di produzione grazie all’accesso alla Modateca Deanna, uno straordinario archivio storico dedicato alla moda e in modo particolare alla tessitura. Presso la Modateca collaborerà con artigiani locali per apprendere la tessitura a intarsia, una tecnica di maglieria jacquard utilizzata per creare motivi multicolori che l’artista incorporerà nell’opera finale. Oltre a frequentare i corsi tenuti dai docenti della Modateca e a visitare alcune aziende tessili della zona, Talbot potrà accedere all’archivio storico di Max Mara.

A Catania, in compagnia dell’artista Rosario Sorbello, Talbot potrà esplorare diverse epoche storiche, visitando antichi siti archeologici e l’area del vulcano, raccogliendo elementi per una rappresentazione del paesaggio che potrebbe informare la sua nuova opera. Acquisirà conoscenze anche sulla permacultura, una pratica molto seguita nell’ambito dell’agricoltura siciliana, che offre la possibilità di convivere in modo etico e sostenibile con la terra. Nel corso di questa particolare esperienza sarà ospite della Casa di Paglia Felcerossa, un’azienda agricola situata alle falde dell’Etna.

Nella fase conclusiva della residenza, a Roma, Talbot sarà ospitata per due mesi dalla prestigiosa accademia di ricerca The British School at Rome, dove avrà a disposizione uno studio e libero accesso a tutte le strutture dell’accademia. Nel corso delle sue ricerche beneficerà del supporto degli studiosi della British School. Focalizzandosi in particolare sul mito di Ercole, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia l’artista studierà i disegni dell’arte vascolare etrusca, potenti veicoli della mitologia classica. Nel corso della permanenza a Roma l’artista visiterà musei e siti archeologici nell’intento di approfondire la conoscenza del paesaggio classico italiano.

La proposta con la quale Talbot ha vinto il Max Mara Art Prize for Women propone temi fortemente radicati come il potere, la governance, gli atteggiamenti riguardo alla natura e alla rappresentazione delle donne visti attraverso una lente squisitamente personale. Il punto di partenza è il dipinto Le tre età della donna (1905) di Gustav Klimt, che raffigura una donna anziana nuda in piedi e a capo chino, in uno stato di apparente vergogna. Talbot avrà l’opportunità di vedere da vicino il dipinto, che si trova presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, durante la sua residenza in Italia. Nell’opera proposta per il Premio, Talbot intende animare la figura della donna anziana come un soggetto dotato di volontà, capace di superare una serie di prove simili alle dodici fatiche di Ercole. Attraverso queste fatiche moderne, Talbot investirà la donna del potenziale necessario a ricostruire la società contemporanea, contrastando la visione negativa dell’invecchiamento, oggi prevalente.

Iwona Blazwick, Direttrice della Whitechapel Gallery, ha affermato: Emma Talbot crea disegni radiosi e sculture policrome in una scala epica; combina parola e immagine al fine di esprimere il lirismo e il dolore della soggettività. Non vediamo l’ora di conoscere l’impatto che l’esperienza italiana avrà sull’estetica visionaria della vincitrice di questa edizione del Max Mara Art Prize for Women!

Luigi Maramotti, Presidente di Max Mara, ha affermato: Sono molto orgoglioso dell’ormai lunga collaborazione con la Whitechapel Gallery e dell’amicizia che mi lega personalmente alla sua direttrice, Iwona Blazwick. Emma Talbot ha creato un progetto estremamente originale che auspichiamo possa trarre beneficio dalle incredibili potenzialità offerte dall’Italia nello stabilire un rapporto profondo con la storia dell’arte, con le tecniche del tessile e con la diversificazione dei territori: tutti elementi cruciali per le opere che l’artista si accinge a creare. Non vediamo l’ora di poterla accogliere in Italia e presso la Collezione Maramotti.

 

 

 


 yara piras

 

Fondazione Adolfo Pini presenta "Yara Piras". La prima mostra a cura di Adrian Paci

La prima mostra personale di Yara Piras vincitrice dell’edizione 2021 del Premio Fondazione Adolfo Pini – ReA! Fair, a cura di Adrian Paci.

Dal 26 maggio al 16 luglio 2021, la Fondazione Adolfo Pini presenta la prima mostra personale di Yara Piras (Torino, 1995) vincitrice dell’edizione 2021 del Premio Fondazione Adolfo Pini – ReA! Fair, a cura di Adrian Paci.

La mostra – il cui titolo fa riferimento non soltanto al modo in cui nel contesto culturale si definisce l’anteprima di un evento, ma anche alla celebrazione di questa prima esperienza da parte dell’artista – raccoglie una serie di lavori espressione di una ricerca sul concetto di immagine, legata al materiale filmico/fotografico e alle possibilità della proiezione cinematografica.

“A volte sembra che la magia palpitante dell'illusione torni ad ancorarsi alla solidità del reale precisamente attraverso la presenza fisica del meccanismo che la produce – dice Adrian Paci, artista e curatore della mostra. Allo stesso tempo, i corpi della pellicola, dello schermo e del proiettore emanano una loro sensualità, diversa da quella dell’illusione dell’immagine ma non meno evocativa. Il rapporto tra l’immagine e i meccanismi che la generano è un rapporto necessario, funzionale e non arbitrario e in questa necessità organica consiste il rigore concettuale del lavoro di Piras.”

Yara Piras lavora con pellicoleprovenienti dal suo archivio personale e con riprese di nuova produzione dedicate al gesto e all’azione performativa, un materiale trasparente, solido e in movimento con cui realizza opere scultoreo/ installative che dialogano con lo spazio e con il tempo, invitando lo spettatore a un’esperienza cinematografica intima, che interagisca con la narrazione.

Yara Piras nata e cresciuta con un’attenzione particolare verso la fotografia intesa come forma d’arte contemporanea. Con il tempo, maturando pensieri e gusto personale sposta l’attenzione in modo particolare all’arte installativa. Gli studi di tipo umanistico realizzati negli anni della prima formazione hanno permesso di conoscere l’importanza del pensiero analitico e di rinnegarlo successivamente. In seguito consciamente ha scelto un percorso didattico legato ai più sentiti interessi che hanno portato ad analizzare tematiche affini al suo pensiero; quali, le arti visive, che hanno permesso l’approfondimento personale del suo percorso.

Adrian Paci (Scutari, Albania 1969) ha una carriera artistica ricca di mostre personali in varie istituzioni internazionali, tra cui Kunsthalle Krems (2019); MAC, Musée d'Art Contemporain de Montréal (2014); Padiglione d'Arte Contemporanea – PAC, Milan (2014); Jeu de Paume, Paris (2013); Kunsthaus Zurich, Zurich (2010); MoMA PS1, New York (2006); Contemporary Arts Museum, Houston (2005). Insegna pittura e arti visive presso la Nuova Accademia di Belle Arti, NABA, Milano. È stato docente all'Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo (2002-2006), allo IUAV di Venezia (2003-2015). Tiene lezioni e laboratori d'arte in varie Università, Accademie e Istituzioni artistiche in diversi Paesi del mondo. Nel 2015 ha fondato a Scutari, in Albania, Art House, una Fondazione che offre momenti di incontro e dialogo tra la scena locale dell'arte in Albania ed esponenti internazionali. È membro del comitato scientifico della Fondazione Adolfo Pini dal 2016, dove ha ideato e guidato una serie di iniziative legate all'arte contemporanea negli spazi della Fondazione, coinvolgendo studenti delle Accademie milanesi NABA e Brera, artisti e curatori locali e internazionali.

 

 


 furla

FURLA SERIES - NAIRY BAGHRAMIAN. Misfits, installation view at GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan, 2021. Exhibition curated by Bruna Roccasalva, promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan. Photo: Nick Ash. Courtesy Fondazione Furla

 

FURLA SERIES NAIRY BAGHRAMIAN. "Misfits"

Misfits è il nuovo progetto espositivo del ciclo Furla Series, il programma di mostre promosso da Fondazione Furla e realizzato in collaborazione con i più importanti musei italiani.

Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano sono liete di presentare Misfits, una mostra di Nairy Baghramian a cura di Bruna Roccasalva. Dal 26 maggio al 26 settembre 2021.

Prima personale di Nairy Baghramian in un’istituzione italiana, Misfits è il nuovo progetto espositivo del ciclo Furla Series, il programma di mostre promosso da Fondazione Furla e realizzato in collaborazione con i più importanti musei italiani.

Il progetto riassume alcuni degli elementi costitutivi del lavoro dell’artista: dall’interesse ad attraversare e ripensare il confine tra interno e esterno, all’analisi del rapporto che lega l’oggetto estetico e la cornice istituzionale che lo ospita.

Per Baghramian ogni opera d’arte, pur nella sua sostanziale autonomia, è legata al tempo, al luogo e al tessuto politico-sociale in cui è inserita, e l’idea di Misfits nasce proprio dallo specifico contesto urbano in cui si trova la GAM, un giardino all’inglese che ha la particolarità di essere accessibile agli adulti solo se accompagnati da bambini. Le suggestioni contrastanti suscitate da un contesto che rimanda a un universo protetto e ludico come quello infantile, ma che al tempo stesso genera un senso di frustrazione per le restrizioni alla sua accessibilità, sono state il presupposto all’ideazione di Misfits.

Ibridando l’idea di gioco come dispositivo educativo con una riflessione sull’esperienza estetica dell’inadeguatezza e l’imperfezione, Baghramian ha realizzato una serie di sculture di grandi dimensioni formalmente concepite per abitare sia lo spazio interno sia quello esterno al museo.

Il percorso espositivo si articola in cinque ambienti, ciascuno dei quali ospita un elemento scultoreo, e prosegue sulla terrazza adiacente alle sale. Ognuna delle opere in mostra è costituita di due metà, realizzate con materiali differenti – fusioni in alluminio dipinto e legno per gli elementi che si trovano all’interno, marmo per quelli in esterno – e installate come fossero parti disgiunte di un possibile intero. Gli elementi scomposti di queste sculture sembrano evocare la struttura tipica di certi oggetti ludici basati sull’incastro di forme geometriche.

Fin dall’infanzia siamo educati ad assemblare elementi dagli incastri perfetti e a sviluppare così un modello di pensiero secondo il quale ogni cosa deve necessariamente combaciare con un’altra. Le sculture di Baghramian negano questa supposta coincidenza: le loro forme non si incastrano alla perfezione, offrono al contrario l’esperienza dell’errore come l’unica possibile, invitandoci a scoprire la bellezza proprio nel loro accostamento imperfetto.

Gli incastri impossibili di queste sculture diventano il punto di partenza per interrogarsi su come delusione, inadeguatezza e imperfezione non solo sono parte della formazione di ogni individuo, ma possono avere anche una autonoma ragion d’essere come manifestazioni formali.

Furla Series - NAIRY BAGHRAMIAN. Misfits è il frutto della collaborazione tra Fondazione Furla e la GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano, con il generoso contributo della Fondazione Henraux per la produzione delle opere in marmo.