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 Banca Cesare Ponti, piazza del Duomo, Milano. Installation view Numerismi. Ph. Matteo Zarbo

 

Banca Cesare Ponti presenta nella storica sede di Piazza del Duomo a Milano la mostra Numerismi di Adriano Attus

 

Realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Anabasi, affiancata dall’expertise del team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi, la mostra raccoglie una selezione di lavori esemplificativi della produzione di Attus. 

Per celebrare i suoi 150 anni di attività, dal 7 maggio al 28 ottobre 2022 Banca Cesare Ponti presenta al pubblico, nella storica sede di piazza del Duomo a Milano, la mostra Numerismi di Adriano Attus (Sanremo, 1971), artista e Direttore Creativo de Il Sole 24 Ore. L’esposizione, a cura di Rosa Cascone, con il Patrocinio del Comune di Milano, è un progetto inedito che nasce dalla stretta relazione fra la tradizione e l’identità della banca e il linguaggio contemporaneo e numerico dell’artista.

Realizzata in collaborazione con l’Associazione Culturale Anabasi, affiancata dall’expertise del team arte di Pavesio e Associati with Negri-Clementi, la mostra raccoglie una selezione di lavori esemplificativi della produzione di Attus – parte delle serie Neometrie e Numerage – accanto a installazioni site-specific eseguite per l’occasione. Tra queste l’opera 150, appositamente creata per celebrare l’anniversario della nascita di Banca Cesare Ponti, e la serie Planetario Numerico, presentata al pubblico in formato cartaceo e digitale NFT, fruibile su schermi. Il percorso espositivo si sviluppa lungo il piano terra della sede di Piazza del Duomo, caratterizzata da un’estetica unica grazie agli interni in legno di fine Ottocento, e attraverso le vetrine, rendendo la mostra visibile in parte anche dall’esterno, in continuo dialogo con la Piazza e la città.

Fondata nel 1871, Banca Cesare Ponti è una storica realtà milanese specializzata nel private banking che offre, tra gli altri, anche un servizio dedicato di art consulting. Il dialogo tra l’arte e la Banca ha radici lontane: la sede milanese, dove in passato sono state ospitate diverse mostre d’arte, conserva alcune opere di grande valore artistico, fra cui in particolare la grande tela di Francesco Hayez dal titolo “Maria Stuarda nel momento che sale al patibolo” (1827). Volgendo l’attenzione al contemporaneo e, insieme, valorizzando la storicità e la tradizione del luogo, la mostra di Attus mette in luce la capacità della banca di interfacciarsi con i linguaggi più attuali e di raccoglierne gli stimoli innovativi con grande lungimiranza.

Poliedrico e multimediale, Adriano Attus è noto per l’uso, nelle proprie opere, di un “linguaggio numerico” che si spinge oltre l’indagine del semplice numero, aprendosi allo studio della forma e della grafica. Le sue opere giocano sulle combinazioni tra numeri e tessere di mosaici, denunciando l’utilizzo del numero come linguaggio spesso frainteso. Inserite nel contesto di Banca Cesare Ponti, le opere dell’artista diventano una chiave di lettura innovativa del lavoro che viene svolto quotidianamente all’interno della Banca e di come il pubblico – e la clientela – recepisce e legge gli stessi numeri.

Spiega Maurizio Zancanaro, Amministratore Delegato di Banca Cesare Ponti: “L’impegno per la promozione della cultura è parte costituiva del DNA di Banca Cesare Ponti. Il nostro salotto affacciato su Piazza Duomo ha spesso ospitato negli anni manifestazioni culturali e artistiche che, oltre ad accogliere la nostra clientela, hanno consolidato la relazione con una città della cui storia facciamo parte. Festeggiamo quindi i 150 anni dalla nostra fondazione con un’esposizione che dalla Banca si amplia agli spazi esterni e alla comunità in cui operiamo. La mostra di Adriano Attus rappresenta per Banca Cesare Ponti un momento importante in cui torniamo ad aprirci alla città, dopo le limitazioni dovute alla pandemia, con una proposta di incontro e di riflessione in un momento in cui questi valori sono quanto mai attuali”. “L’esposizione” – aggiunge Marco Vicentini, Responsabile clienti Istituzionali e Advisory non Finanziaria del Gruppo – “rappresenta nelle nostre intenzioni l’avvio di un ciclo di eventi culturali, con impatto anche sul territorio cittadino, e una reinterpretazione della fruizione degli spazi fisici della Banca che persegue, anche in questo modo, il suo continuo processo di rinnovamento”.

Concepito strettamente in relazione al contesto della Banca e alle sue attività quotidiane, il percorso espositivo offre una fruizione inconsueta delle opere e del luogo, non solo per i clienti di Cesare Ponti ma anche per i visitatori che avranno eccezionalmente la possibilità di percorrere questi preziosi spazi e la mostra, con visita su prenotazione.

Ad aprire il percorso quattro Neometrie (2016), ovvero mosaici dai colori accesi e sgargianti nei quali la cifra numerica scompare visivamente per diventare la matrice moltiplicativa che permette di generare infinite combinazioni in cui ogni tessera è uguale e allo stesso tempo diversa dalle altre. Alcune Neometrie, posizionate in vetrina per interagire con i passanti, nel corso della mostra saranno modificate dall’artista, variate nel loro aspetto con cadenza mensile, dando vita a una percezione dell’opera sempre nuova. Il percorso propone inoltre una selezione di opere tratte dalla serie Numerage (2014-2015), collage su carta con numeri da 1 a 100 ritagliati da quotidiani di tutto il mondo e, nella sala d’attesa, sarà possibile interagire con alcune opere pensate per stimolare e incuriosire il pubblico.

Due lavori inediti completano l’incontro fra tradizione e innovazione all’interno della mostra: appositamente creata per celebrare l’anniversario della fondazione di Banca Cesare Ponti, l’opera 150 (2022) è un grande totem realizzato con tessere in carta, cartoncino e magneti raffiguranti i numeri “1”, “5” e “0”, omaggio alla storia e ai valori di questa realtà che, oltre ai numeri, pone al centro della propria attività quotidiana le persone e la loro fiducia.

La nuova serie Planetario Numerico (2021), anch’essa realizzata per l’occasione, si configura invece come un’esplosione dinamica di punti e linee colorate in cui i numeri da “1” a “100”, animandosi, richiamano costellazioni o fuochi d’artificio. L’artista utilizza per quest’opera il medium dell’NFT (Non-Fungible Token), ovvero una tipologia di opera crittografata la cui irriproducibilità e autenticità è rappresentata da un codice chiuso (blockchain). Questa nuova opera riporta i numeri nella loro dimensione naturale restituendoli alla loro bellezza primigenia. Un caleidoscopio di colori, punti e rette in un progetto che vuole rappresentare tutte le cifre da uno a cento attraverso la loro figurazione. Un tentativo di ridare ai numeri un nuovo senso estetico e un nuovo ordine nel caos delle informazioni nelle quali siamo immersi. Presentando la stessa opera con due formati diversi, Attus vuole evidenziare le differenze e stimolare un pensiero critico tra fisico e digitale, tra statico e in movimento, tra consolidato e sperimentale, nell’arte come nella valuta.

Spiega la curatrice Rosa Cascone: “Il carattere ludico del lavoro di Adriano Attus si esprime in tutte le sue opere, rendendole vicine, stimolanti e comprensibili sia a chi già ragiona in numeri, sia a chi non è invece ancora familiare a questo linguaggio. Nel complesso la mostra sarà un continuo esplorare e giocare con la mente, uscendo da schemi preformati e provando a sondare la propria intelligenza attraverso lo sguardo e le regole dettate dall’arte di Attus, aprendo così uno spazio all’immaginario collettivo”.

La mostra sarà accompagnata da un palinsesto di visite guidate e talk che permetteranno al pubblico di avvicinarsi all’opera di Adriano Attus e ai temi più attuali dell’arte contemporanea. Tra queste, anche una visita speciale realizzata in collaborazione con il gruppo FAI Giovani di Milano che permetterà di approfondire la storia di Banca Cesare Ponti e l’opera di Francesco Hayez.

Numerismi rappresenta il primo appuntamento di un progetto più ampio e strutturato intitolato Banca Cesare Ponti Art Projects, palinsesto di iniziative multidisciplinari pensate per aprire la Banca alla città e creare nuove occasioni di incontro sui temi dell’arte e della creatività.

 



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CIRCUITO OFF torna a invadere la città con 200 mostre ed eventi, nuove collaborazioni, premi, eventi, workshop, call e un’intera notte dedicata

 

Il 7 maggio l’off festeggia con concerti, negozi aperti, tortellata di beneficenza e tanti eventi per tornare a vivere insieme lo spazio cittadino.

Sono tantissimi i progetti arrivati all’indirizzo del Circuito OFF per questa diciassettesima edizione di Fotografia Europea, l’evento collettivo che richiama professionisti e amatori, veterani delle mostre OFF e nuove leve che per la prima volta si misurano con lo spazio vuoto di una parete, pronti a farsi notare nel momento più partecipato e gioioso della città. Quasi 150 le mostre che saranno allestite a Reggio Emilia, disseminate tra il centro e la periferia - in negozi, uffici, bar, gallerie d’arte, ristoranti, sedi storiche, cortili e case private - e a queste si aggiungono 30 progetti che verranno esposti nella provincia e 25 nelle tante scuole che aderiscono all’OFF@School.

“Il circuito OFF di Fotografia Europea - afferma l’assessora alla cultura e al marketing territoriale Annalisa Rabitti - è una grandissima ricchezza del nostro festival che in molti ci invidiano. Il numero delle adesioni e delle proposte di mostre, ma anche di incontri, progetti, installazioni, in continua crescita, è incredibile ed è sintomo della vivacità culturale del nostro territorio. Ringrazio di cuore tutti i partecipanti perché sono loro che riescono a creare intorno al festival questo movimento: la nostra ossessione fotografica che trasforma in galleria d’arte ogni luogo a Reggio Emilia, anche il più nascosto e rende Fotografia Europea una importante opportunità culturale per i cittadini reggiani, ma anche per i tanti visitatori provenienti da tutta Italia e dall’estero”.

Un’iniziativa libera e indipendente, che nasce proprio dalla volontà dei cittadini di partecipare alla kermesse e che anno dopo anno ha saputo rinnovarsi e organizzarsi sempre meglio e che continua a farlo in questa edizione, grazie a nuove collaborazioni ed eventi collettivi che spingono sempre più il Circuito OFF di Reggio Emilia in un contesto nazionale.

È il caso di A.M.I. - Archivio Mobile Italiano – il progetto a cura di Simone Cerio e Sara Munari che attraverserà l'Italia e che, grazie al coinvolgimento di festival, associazioni fotografiche e circoli, costruirà un unico e ricco archivio di immagini che verrà conservato al Museo di fotografia Contemporanea (MUFOCO). Il 6, 7, 8 maggio A.M.I. farà tappa anche a Reggio Emilia; venerdì 6 con la presentazione del progetto, mentre sabato 7 e domenica 8 con un workshop condotto da Cerio e Munari. A conclusione di questo primo anno in giro per lo stivale, tra tutti i partecipanti alle selezioni di A.M.I., verrà individuato un progetto che vincerà l’AMI PRIZE, un premio in denaro per la realizzazione di una mostra nell’ambito del Circuito OFF di Fotografia Europea 2023.

Altra opportunità, dedicata ai giovani fotografi fra i 18 e i 25 anni, è il Photo Contest 2022 di Panathlon International, dedicato ai temi dell'Olimpismo. Far conoscere il Panathlon e promuovere i valori dell'ideale sportivo sono gli scopi di questa iniziativa promossa dalla Fondazione Domenico Chiesa - Panathlon club Reggio Emilia - Fondazione dello Sport del Comune di Reggio Emilia e Circuito OFF di Fotografia Europea e che permetterà ai migliori progetti partecipanti, di vincere numerosi premi.

Strettamente incentrato sul concept di questa edizione - “Un’invincibile estate” dalla celebre frase di Albert Camus – ma declinato su temi dell’ecologia è Invernario, il contest organizzato da "Le officine - Spazio dedicato" per focalizzare l’attenzione su quei progetti di arte visiva che si pongono domande sul futuro del Pianeta Terra, sulla possibilità che anche lei possa vivere “un’invincibile estate” e su quale mondo la generazione attuale sta consegnando alle successive. I progetti che meglio sapranno interpretare queste domande e immaginarne le risposte, saranno presentati all’evento Invernario che si terrà a Reggio Emilia dal 2 al 5 giugno 2022 negli spazi di “Millennium” in viale Ramazzini.

Anche per l’edizione 2022 il Circuito OFF rinnova la sezione rivolta alle scuole di ogni ordine e grado di Reggio Emilia e Provincia.

Quest’anno sono quasi 30 le scuole che hanno aderito al Circuito con progetti esposti all’interno degli Istituti ma anche in sedi dedicate in giro per la città. Dopo il successo dello scorso anno, verrà riproposta la campagna di affissioni per gli Istituti secondari di II grado che partecipano ad OFF@School; tra maggio e giugno sarà possibile imbattersi in città nei progetti realizzati da studenti e studentesse in alcuni spazi di affissione selezionati.

Oltre a partecipare all'OFF@School con progetti pensati e allestiti dai ragazzi, alcune scuole di Reggio Emilia (come l'Istituto Comprensivo Pertini 1) sono state coinvolte nel progetto “L’arte a scuola_The Faces of innocence”, promosso in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e la Fondazione Besharat Art, tramite l’artista Donatella Violi. L’obiettivo è quello di portare i suggestivi scatti del fotografo internazionale Steve McCurry nei luoghi frequentati ogni giorno dagli alunni affinché diventino spunti di riflessione per nuovi percorsi di osservazione.

Torna anche lo Speciale Samuela Solfitti, grazie alla collaborazione con il Servizio Officina Educativa del Comune di Reggio Emilia, U.O.C. Partecipazione giovanile e Benessere. Giunto alla sua undicesima edizione, il concorso -legato alla memoria di Samuela Solfitti, coordinatrice pedagogica del Comune di Reggio Emilia- si rivolge alle classi delle scuole secondarie di II grado iscritte all’OFF@School. Dalle immagini presentate in fase di iscrizione verranno selezionate 24 immagini che saranno esposte in una mostra allestita ai Chiostri della Ghiara durante il Festival Fotografia Europea 2022.

NOTTE OFF: IL PROGRAMMA

Tutti i protagonisti del Circuito OFF tra collaboratori, espositori, fotografi, organizzatori e cittadini, avranno modo di incontrarsi e festeggiare la NOTTE OFF del 7 maggio, serata interamente dedicata alla rete costruita intorno alla kermesse istituzionale di Fotografia Europea. A partire dal primo pomeriggio, da via dei due Gobbi, sede di una storica residenza di artisti -reggiani e non, tutti impegnati nella diffusione della cultura fotografica- partiranno eventi, performance, workshop che accompagneranno fino a sera, quando alle 18,30 ai Chiostri di San Pietro verrà premiato il vincitore del Circuito OFF. Una giuria specializzata, presieduta dal direttore artistico Walter Guadagnini, selezionerà i tre lavori più interessanti del Circuito e aggiudicherà al progetto -personale o collettivo- più meritevole, il premio Max Sperafico (in memoria dello storico collaboratore del Festival). A premiare con un contributo di 1.000€ sarà il referente del locale Comitato Giovani Soci di Emil Banca. La Banca di Credito Cooperativo, che da sempre è vicina al territorio emiliano e al festival in particolare, quest’anno, su proposta del Comitato Giovani Soci, ha deciso di affiancare il Circuito OFF come sponsor esclusivo. Con il premio ricevuto il vincitore sarà invitato a sviluppare una nuova mostra ed esporla, durante la prossima edizione del Circuito Off di Fotografia Europea, nel 2023. Dopo la premiazione, sempre ai Chiostri, la serata continuerà con una tortellata aperta a tutti negli spazi di Pause, la caffetteria dei Chiostri, il cui ricavato sarà devoluto in beneficenza a favore dell’Ucraina.

La serata si chiude in musica con il concerto di ELASI, cantautrice, compositrice e producer alessandrina, che viaggia per mondi reali e immaginari. ELASI nel suo sound fa esplodere stroboscopiche matrioske di stili, metropoli di sintetizzatori sfavillanti ed esotiche sonorità scovate in paesi lontanissimi grazie alla collaborazione sviluppate in remoto con musicisti etnici da tutto il mondo, creando un sound dai confini geografici e stilistici variopinti. La tappa del 7 maggio per la Notte OFF si inserisce nel tour XXL in cui ELASI porta tutta la sua energia dal vivo.

Il Circuito OFF è un patrimonio importante di Fotografia Europea, un progetto partecipato e autogestito che finalmente in questa edizione 2022 potrà festeggiare con gioia il ritorno alla normalità nel segno della convivialità, dell’energia vitale e dell’attitudine all’incontro, che da sempre caratterizzano la città di Reggio Emilia.

 

 



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In occasione della 59esima Biennale di Venezia OGR Torino presenta ALLUVIUM di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian

 

La mostra presenta per la prima volta in laguna il trio di artisti iraniani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian per un nuovo progetto site-specific: ALLUVIUM.

OGR Torino torna a Venezia, in occasione della 59. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, negli spazi del Complesso dell’Ospedaletto, presentando per la prima volta in laguna il trio di artisti iraniani Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian per un nuovo progetto site-specific: ALLUVIUM.

Il titolo ALLUVIUM rimanda all’argilla, alla ghiaia, al limo depositati dall’acqua corrente e si presta a varie letture. Richiama la materialità dei dipinti presentati in mostra e del loro supporto fisico in terracotta, e metaforicamente i resti di un flusso più astratto: i detriti lasciati dal flusso di notizie, immagini culturali e storia che gli artisti setacciano e scansionano e da cui pescano materiali sedimentati, raccolti per guadagnare nuova vita, in un atto di resistenza e creazione di una contro narrazione.

Il progetto – dopo il Premio OGR ad Artissima 2017 sostenuto da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, e la mostra Forgive me distant wars for bringing flowers home del 2018 – segna una nuova tappa nella collaborazione tra il collettivo di base a Dubai e OGR Torino. Realizzato e prodotto da OGR con il sostegno di Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea CRT e allestito all'interno del complesso storico dell'ex Chiesa di Santa Maria dei Derelitti dal 20 aprile al 27 novembre 2022, raccoglie alcune nuove produzioni capaci di trasformare l’ambiente che le ospita.

Le opere esposte a Venezia fanno parte di un corpus di lavori che gli artisti stanno sviluppando da circa due anni e che viene mostrato per la prima volta in questa configurazione.

“Presentare il lavoro degli artisti Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian a Venezia non solo ha diverse risonanze con il contesto circostante ma sottolinea anche un naturale collegamento tra la città e la mission di OGR Torino”, dichiara Massimo Lapucci, CEO di OGR Torino e Segretario Generale di Fondazione CRT. “Venezia, infatti, per l'unicità della sua configurazione richiama da sempre la pratica dell’arte e del genio umano: sviluppata su più livelli a partire dalle palafitte che hanno reso edificabili le isole della laguna, è cresciuta su se stessa, in un palinsesto di restauri e costruzioni, nuove estetiche e contributi di diversi popoli che hanno portato a una stratificazione fisica della città e a una sedimentazione culturale continua. Processi molto vicini anche a OGR Torino, istituzione che dal 2017 a oggi – grazie alla visione disegnata e realizzata da Fondazione CRT – ha fatto della conservazione e del rinnovamento il principale punto di partenza per la costruzione di una nuova storia all’insegna dell’arte, della cultura contemporanea, della ricerca e dell’innovazione.”

ALLUVIUM è composta da una serie di strutture che gli artisti hanno realizzato in collaborazione con un fabbro di base a Dubai, Mohammed Rahis Mollah. Queste sculture in ferro reggono una serie di piatti in terracotta, prodotti da artigiani locali, secondo la tradizione mediorientale. I piatti accolgono i dipinti degli artisti creando composizioni e costellazioni in delicato equilibrio.

I dipinti sui piatti sono frutto di una riscrittura delle immagini provenienti dalle news: al flusso di immagini a cui siamo esposti e che va a comporre una narrazione ufficiale, si contrappone una riscrittura che traccia una registrazione alternativa dei nostri tempi, creando un nuovo immaginario alternativo a queste rappresentazioni; sovrapponendosi alle immagini per modificarle, replicandole e ridisegnandole secondo nuovi assi geometrici come nelle ceramiche islamiche, astraendole con fondi piatti come nelle miniature persiane, tracciano un ritratto inedito del presente.

I lavori di Ramin Haerizadeh, Rokni Haerizadeh e Hesam Rahmanian nascono da un costante processo di rielaborazione, di negoziazione. In ogni mostra assumono un temporaneo equilibrio, per poi essere potenzialmente rielaborate e modificate, con nuove formalizzazioni, graduali e costanti. I tre artisti associano il loro modo di lavorare a quello delle termiti, che sviluppano le loro tane in una crescita organica e contestuale, piuttosto che seguendo un piano ideale prestabilito dal principio. Vasari, nella sua contrapposizione tra disegno e colorito, descriveva i pittori veneziani rinascimentali in contrapposizione ai maestri fiorentini: a differenza di questi ultimi i pittori della laguna non partivano da un ideale teorico ex nihilo riportato sulla tela, ma si muovevano in un confronto con la realtà da rappresentare giustapponendo pennellate di colore direttamente sulla tela. Questo approccio compositivo che nasce in diretto confronto con la realtà è un interessante collegamento con la pratica di Ramin, Rokni e Hesam. Un ulteriore legame tra il lavoro degli artisti e il contesto veneziano è connaturato nella storia della città, ponte verso il Medioriente, aperto alle influenze estetiche e culturali dei modelli islamici, che i veneziani hanno fatto propri fin dal Medioevo, come sottolineato da Ruskin in “Le Pietre di Venezia”.

La casa che i tre condividono con i loro collaboratori è uno spettro di spazi pubblici e privati ed è il perfetto esempio di come la loro pratica si sviluppi in un continuum, in cui i luoghi di vita e lavoro sono utilizzati per testare continuamente nuove idee, in relazione tra loro e con il mondo esterno: i campi di negoziazione di interazione, come loro definiscono le loro creazioni scultoree, seguono processi organici di crescita, interazione, rigenerazione e cross pollinazione.

La ricerca si muove a partire da oggetti accumulati per creare un vero e proprio paesaggio, mentale e fisico: nel flusso di immagini culturali e informazioni, gli artisti si comportano come dei raccoglitori che creano inedite possibili costellazioni sommando oggetti provenienti da vari contesti a immagini, libri, film e opere d’arte, riarrangiati in un ecosistema dal quale emergono nuove relazioni e narrazioni.

“Le statue accadono, non sono create. Gli artisti considerano questi progetti come paesaggi, invece di inscriverli nella tradizione occidentale dell’installazione o dell’opera d’arte totale. Vita e arte si dissolvono” come scrive su di loro Sarina Basta in un recente testo.

OGR Torino

OGR Torino è un hub internazionale di 35.000 mq nel cuore di Torino, dedicato all’arte e alla cultura contemporanea, all’innovazione e all’accelerazione d’impresa, e al food. Dal 2017 spazio aperto e inclusivo, accoglie i visitatori con mostre site-specific, eventi musicali, progetti educativi e iniziative sviluppate con partner internazionali. In OGR Tech mette a sistema una vera e propria "filiera dell'innovazione" dove ricerca applicata, startup e scaleup, PMI e grandi corporate si incontrano in un ambiente dinamico, in dialogo con eccellenze su scala internazionale. Uno polo in costante rinnovamento che invita tutti a scoprirlo.

Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

Ente strumentale della Fondazione CRT, la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea arricchisce e valorizza da oltre 20 anni il patrimonio culturale e artistico torinese e piemontese, sia con l’acquisizione di nuove opere da destinare alla propria storica Collezione, sia con azioni e progetti per lo sviluppo, il rafforzamento e l’efficienza dell’intero sistema

 



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Marzio Cialdi, Comunicazioni interrotte, 2021, rame e ottone, dimensioni variabili.

 

MARZIO CIALDI con GLOBAL WARMING a Pavia

 

La ricerca espressiva dell’artista si confronta con le emergenze e i cambiamenti del mondo contemporaneo.

Prosegue fino al 12 giugno 2022 la mostra di Marzio Cialdi dal titolo “Global Warming” in cui la ricerca espressiva dell’artista si confronta con le emergenze e i cambiamenti del mondo contemporaneo.

Curata da Valerio Dehò, l’esposizione è articolata in tre sedi nel centro storico di Pavia – la Chiesa di Santa Maria Gualtieri, Piazza della Vittoria, lo Spazio Arti Contemporanee e il cortile del Broletto – e presenta circa quindici opere – tra installazioni ambientali, sculture anche di grandi dimensioni e video – di grande impatto, per sensibilizzare il pubblico verso il problema del riscaldamento globale e del cambiamento climatico.

Marzio Cialdi ha realizzato le opere in mostra negli ultimi tre anni: un lavoro vasto e articolato che utilizza linguaggi e materiali differenti – dalla ceramica all’acciaio corten, dal vetro alla lamiera stampata – che riconducono a uno stile unitario e a una riflessione coerente. 

Con un approccio divulgativo che mira a raggiungere il pubblico in maniera immediata, “Global Warming” vuole rappresentare un mondo distopico, immaginando un universo modificato dalle alte temperature, un mondo deformato in cui i materiali più solidi vengono aggrediti dal clima sempre più incontrollabile. Nell’installazione dal titolo “Pompei”, per esempio, l’osservatore sembra assistere a una scoperta archeologica, frammenti di un passato che affiorano dopo la catastrofe. Anche la serie di opere raccolte sotto il titolo “Movimenti meccanici” danno l’idea di una forza che trascina verso una soluzione negativa, cingoli di acciaio che spingono metaforicamente gli eventi verso un cambio climatico inevitabile. Ma vi sono anche opere poetiche, che evocano momenti di riflessione, come “Kafa”, scultura in cui appaiono divinità sconosciute di un mondo a venire. 

Lo sguardo di Cialdi abbraccia l’uomo contemporaneo nelle sue problematiche, lancia segnali di allarme per un futuro che è già cominciato. Nella Chiesa di S. Maria Gualtieri il video che documenta la sofferenza della natura e l’aggressione all’ecosistema, è lo sfondo di vetri collassati, di un “Disco del tempo” che raccoglie frammenti di civiltà disperse. 

«Recentemente per un tipo di arte “impegnata” su temi diffusi e umanitari è stato usato il termine “Artivismo”, un mix tra l’arte e attivismo sociale – spiega il curatore –. La visione dell’artista è un grido d’allarme che si associa a quanti nella società si battono per il clima e la prevenzione di una catastrofe che sembra annunciarsi nel pianeta. Anche l’arte contribuisce a creare una coscienza critica dell’incontrollato sviluppo industriale che minaccia sempre di più il pianeta Terra».

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da NFC Edizioni, con un testo critico di Valerio Dehò.

 

Scheda della mostra

Titolo Marzio Cialdi. Global Warming

A cura di Valerio Dehò

Promossa da Comune di Pavia

Sedi Pavia, Santa Maria Gualtieri, Piazza della Vittoria, Spazio Arti Contemporanee e cortile del Broletto

Date 12 marzo - 12 giugno 2022

Orari lunedì-mercoledì e giovedì, h. 14 - 18 / venerdì-sabato e domenica, h. 11 – 19. Chiuso il martedì.
Tutti i giorni (escluso il martedì) anche al mattino su prenotazione per gruppi e scolaresche.

Ingresso libero (con green pass)
Info al pubblico Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; tel. 0382.399.424/.770

Catalogo edito da NFC Edizioni, con testo di Valerio Dehò

 



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Il MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta IO CANTO E LA MONTAGNA BALLA

 

Incontro online parte del public program della mostra LE 3 ECOLOGIE dedicato al rapporto tra corpo e territori per rileggere la crisi ecologica con sguardi trasversali.

All’interno del public program della mostra Le 3 Ecologie, curata da Caterina Riva e in corso al MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli fino al 15 maggio 2022 - che propone una riflessione sull’ecologia dal punto di vista ambientale, sociale e mentale -mercoledì 13 aprile dalle 18 alle 20, il museo presenta IO CANTO E LA MONTAGNA BALLA una conversazione online a più voci.

L’incontro moderato da Marta Federici assistente curatrice del MACTE, è accessibile al pubblico tramite la piattaforma Zoom (Mercoledì 13 aprile 2022, dalle 18.00 alle 20.00 - iscrizioni al link: https://forms.gle/oXJVpcUKHuYBQAcD6 ) e prende la forma di una conversazione tra la filosofa e curatrice Ilaria Bussoni, le ricercatrici e attiviste Ilenia Iengo e Miriam Tola, le architette Ilaria Mazzoleni - fondatrice del progetto NAHR Nature Art Habitat - e Rita Elvira Adamo parte del collettivo La Rivoluzione delle Seppie. Le relatrici sono invitate a condividere le proprie esperienze e percorsi di ricerca, per riflettere insieme sul legame tra corpi e territori e sui molteplici significati e implicazioni delle trame di interdipendenze che ci legano.

Io canto e la montagna balla è un romanzo della scrittrice Irene Solà (Blackie Edizioni, 2020) che propone la narrazione corale di un piccolo paese sui Pirenei: nel racconto non sono solo donne e uomini a prendere la parola, ma anche un capriolo, le nuvole, i fantasmi, la montagna.

L’incontro online si propone di moltiplicare le prospettive d’osservazione e allargare lo sguardo oltre l’umano, per tentare di mettere a fuoco alcuni concetti e parole chiave – quali quelli di giustizia ambientale, cura, riparazione – che possano aiutare a rileggere la crisi ecologica con sguardi trasversali.

Le altre iniziative del public program di Le 3 Ecologie comprendono: la stesura di una bibliografia collettiva con il contributo delle diverse persone coinvolte nel progetto, e tre testi commissionati a Simona Squadrito, Elvira Vannini e The Forest Curriculum che saranno resi disponibili sulla piattaforma MACTE Digital.

 



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Cosa resterà di questi anni ’80? L’arte di Keith Haring nell’epoca dell’innocenza

 

Con Luca Beatrice critico, curatore d'arte e accademico italiano.

Gli ’80, i migliori anni della nostra vita, li abbiamo attraversati come stelle comete luminosissime ma destinate a cadere in fretta. Keith Haring, Jean-Michel Basquiat, Robert Mapplethorpe, Freddie Mercury, Pier Vittorio Tondelli sono tra coloro che ci hanno lasciati troppo presto, portando con loro il mito dell’eterna giovinezza. E noi, che avevamo 20 anni allora e 18 adesso, come disegnò Andrea Pazienza, non siamo ancora (o mai) usciti vivi dagli anni ‘80.

  • 8 Aprile 2022 17:30 - 19:30

In auditorium e in diretta streaming dal sito web e dalla pagina Facebook di Palazzo Blu.