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aA29 Project Room presenta LUCAS MEMMOLA TRINITY SITE

 

La condizione fisica e psicologica dell’individuo contemporaneo colta in un momento decisivo di transizione.

Con la mostra TRINITY SITE di Lucas Memmola (Bari, 1994), a cura di Fabio Avella e Lara Gaeta, dal 1 aprile al 9 giugno la sede milanese della galleria aA29 Project Room propone una riflessione sulla condizione fisica e psicologica dell’essere umano, situato in un contesto ipogeo che da un lato protegge e ripara, dall’altro inevitabilmente isola e disorienta.

TRINITY SITE non è solo il titolo della mostra, ma un toponimo che si identifica con lo spazio stesso della galleria che per l’occasione cambia aspetto, presentandosi come un rifugio sotterraneo.È letteralmente un sito tripartito dove ad ogni spazio corrisponde un estratto poetico del vissuto di un essere umano sospeso tra la vita, la sopravvivenza e la trasformazione.

Quando si varca la soglia il visitatore ha dunque la sensazione di trovarsi in un momento epocale di passaggio, che mette insieme, al contempo, passato e futuro. In TRINITY SITE si sperimenta una sensazione di mancanza, di solitudine e di adattamento, è un luogo dove i modi di vita e le abitudini dell’essere umano vengono messe in discussione.

Con questa opera site specific l’artista crea un parallelismo verticale, in cui l’ambiente fisico rappresenta il possibile futuro catastrofico della civiltà che è strettamente connesso a una condizione esistenziale dell’animo umano.

L’artista individua nella trasformazione spirituale il punto di partenza per attuare un cambiamento sul piano fisico, attraversando un inevitabile momento di transizione.

TRINITY SITE è una metanarrazione concreta che gravita intorno alle tracce di un uomo che, come una crisalide, si evolve lentamente, mettendo in luce la volontà della specie umana di tendere sempre e comunque verso la vita.

Le opere dell’artista sono state realizzate grazie al supporto tecnico di Fabrizio Romano Genovese.

 

Dal 3 aprile al 9 giugno 2022 - visita su appuntamento

aA29 Project Room

Piazza Caiazzo 3, Milano

 



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Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino XXXII edizione, 2022 Natur-Park Schöneberger Südgelände e la natura urbana berlinese

 

Hanno messo al centro dell’edizione 2022 questo grande parco pubblico, situato nella parte sud-est del quartiere di Schöneberg.

Al Natur-Park Schöneberger Südgelände e al formarsi di una “natura urbana berlinese” che esso rappresenta viene dedicata la trentaduesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, istituito e organizzato dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche dal 1990.

Le ricerche e le attività del Premio, rivolte annualmente a un luogo, e al suo paesaggio, ritenuto particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione, hanno messo al centro dell’edizione 2022 questo grande parco pubblico, situato nella parte sud-est del quartiere di Schöneberg, aperto ufficialmente per la prima volta nel 1999 ma con una storia molto più lunga: il parco è frutto del lungo periodo di abbandono di un’immensa area ferroviaria e del successivo riconoscimento del luogo come espressione di una “natura urbana berlinese”, punto d’incontro tra le aspirazioni degli abitanti, la cultura contemporanea del paesaggio e l’affermazione di una profonda attenzione ecologica per la città.

Si tratta di un grande spazio pubblico che ha contribuito a rinnovare la concezione di parco urbano, caratterizzato dalla commistione di strutture ferroviarie abbandonate, grandi estensioni di vegetazione, che in gran parte si è deciso di assecondare nella sua crescita spontanea, interventi artistici che ne accompagnano la visita e il godimento, sottolineando il dialogo tra i segni della presenza umana e il divenire della natura.

Il Natur-Park Südgelände, con la sua lunghezza di 1,7 chilometri, fa parte di una più ampia successione di parchi pubblici che la città ha realizzato, da nord a sud, a partire da una costellazione di “vuoti” che si è saputo interpretare come un intero paesaggio. Un “brano di natura urbana” e un laboratorio nel quale s’incontrano le sperimentazioni dell’ecologia, vi si confrontano e convergono istanze sociali diverse, si mettono in atto nuovi metodi nella cura e nel governo dello spazio urbano.

La storia del Natur-Park Schöneberger Südgelände è intimamente legata a quella della città della Berlino del dopoguerra, città isolata e divisa, e quindi all’interruzione delle sue attività ferroviarie e industriali, al progressivo smantellamento delle linee e abbandono degli impianti, dal quale prende avvio un processo di riappropriazione del suolo da parte della natura. Successivamente, il disegno dei futuri assetti infrastrutturali conduce all’idea di occupare gli spazi del Südgelände con una nuova stazione merci meridionale fino a quando, dal 1980 in poi, si fa strada un’inversione di sguardo grazie all’emergere di una coscienza ecologica che segnala l’importanza di questo sito per il suo valore naturalistico e per le sue potenzialità sociali in relazione alla vita quotidiana dei cittadini.

La cessione dell’intera area al Senato di Berlino e la gestione, dal 1986, da parte di Grün Berlin, segna l’avvio di un grande cantiere sperimentale al quale partecipano ecologi, associazioni ambientaliste e cittadini comuni, gli studi di pianificazione del paesaggio Planland e ÖkoCon e il gruppo di artisti Odious, insediato nel parco. A partire dal luogo, in una condizione immersiva tra la presenza invadente della natura e le “rovine” di un paesaggio abbandonato, i diversi attori trovano un modus operandi che conduce all’esperienza viva del Natur-Park Schöneberger Südgelände.

I principali momenti pubblici del Premio Carlo Scarpa 2022 si svolgeranno nel mese di maggio:

Venerdì 13 maggio alle 18 sarà aperta negli spazi Bomben di Treviso la mostra dedicata al Natur-Park Schöneberger Südgelände, nel cui contesto sarà anche proiettato il film documentario sul luogo, prodotto dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche e diretto dal regista Davide Gambino, e sarà disponibile, in italiano e in inglese, il volume collettivo Natur-Park Schöneberger Südgelände e la natura urbana berlinese, a cura di Patrizia Boschiero, Thilo Folkerts, Luigi Latini (coedizione Fondazione Benetton Studi Ricerche-Antiga, Treviso 2022). La mostra sarà aperta fino a domenica 31 luglio.

Sabato 14 maggio, dalle 9.30 alle 13.30, si terrà nell’auditorium della Fondazione Benetton a Treviso un convegno pubblico internazionale dedicato al luogo e ai temi di questa edizione del Premio, che, coordinato da Patrizia Boschiero e Luigi Latini, vedrà la partecipazione di Klaus Duschat, Thilo Folkerts, Ingo Kowarik, Norbert Kühn, Anna Lambertini, Rita Suhrhoff.

Alle ore 17 di sabato 14 maggio si terrà, nel Teatro Comunale di Treviso, la cerimonia pubblica con la consegna del sigillo simbolo del Premio, che quest’anno sarà affidato alla paesaggista Rita Suhrhoff (Grün Berlin, responsabile del parco), allo scultore Klaus Duschat (collettivo artistico Odious) e all’ecologo e pianificatore Ingo Kowarik, le tre figure che, insieme, maggiormente esprimono i valori e gli insegnamenti che il Comitato scientifico della Fondazione Benetton ha riconosciuto nel Natur-Park Schöneberger Südgelände: un luogo che rappresenta la capacità di trasformare un’idea di natura urbana in luogo di vita e forma di cittadinanza, che è frutto di esperienze condivise, punto d’incontro tra conoscenze diverse e grandi capacità di ascolto, tra ambiente sociale e dibattito culturale.

Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino – così intitolato in onore di Carlo Scarpa (1906-1978), architetto e inventore di giardini – è un lavoro di ricerca, una campagna di studio, cura e divulgazione promossa e organizzata ogni anno, dal 1990, dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche, e rivolta a un luogo del mondo, scelto in quanto ritenuto particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione, e individuato a seguito di momenti di confronto, ricerche specifiche, viaggi di studio e approfondimento.

La campagna del Premio Carlo Scarpa consiste in una serie di attività ritenute utili per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione del luogo designato. In particolare comprende: la cura e pubblicazione di un libro in italiano e in inglese, la produzione di un film documentario, la realizzazione di una mostra, l’organizzazione di uno o più incontri di studio e di una cerimonia pubblica nel corso della quale viene consegnato alle figure maggiormente rappresentative dei valori del luogo il riconoscimento simbolico costituito dal “sigillo” disegnato da Carlo Scarpa.

Comitato scientifico e coordinamento del Premio

Luigi Latini, architetto, Università Iuav, Venezia (presidente);

Giuseppe Barbera, agronomo, Università degli Studi, Palermo;

Hervé Brunon, storico del giardino, CNRS, Centre André Chastel, Parigi;

Thilo Folkerts, architetto paesaggista, 100Landschaftsarchitektur, Berlino;

Anna Lambertini, architetto, paesaggista, Università di Firenze;

Monique Mosser, storica dell’arte, Scuola superiore di architettura, Versailles;

Joan Nogué, geografo, Università di Girona;

José Tito Rojo, botanico, Università di Granada.

 

Le attività del Premio Carlo Scarpa sono coordinate da Patrizia Boschiero e da Luigi Latini.

Iniziativa culturale con il patrocinio di: UNISCAPE; Ministero della cultura; Regione del Veneto; Città di Treviso.

 



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FONDAZIONE BURRI RIAPERTURA SPAZI MUSEALI DEGLI EX SECCATOI

Riaprono, dopo due lunghi anni di intensi e studiati lavori di risistemazione, riqualificazione e di restauro, gli Ex Seccatoi del Tabacco.  

In occasione del 170esimo anniversario della nascita del Maestro Alberto Burri riaprono, dopo due lunghi anni di intensi e studiati lavori di risistemazione, riqualificazione e di restauro, gli Ex Seccatoi del Tabacco.

Alla presenza degli organi statutari della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, presidente e comitato esecutivo, composto da Bruno Corà, Tiziano Sarteanesi e Stefano Valeri, la sede espositiva è stata presentata, completamente musealizzata e rinnovata, alla stampa e alle autorità. Sold out per le prenotazioni private dei cittadini in visita nella giornata di domenica 13 marzo: oltre 450 le persone che hanno contattato la biglietteria di Palazzo Albizzini per prenotare una visita, gratuita, in anteprima. Già storicamente importanti per la loro storia, il loro legame con la città e per le opere ospitate negli undici capannoni, ora la sede espositiva degli ex Seccatoi del Tabacco ha raggiunto il suo apice grazie ad un attento lavoro di musealizzazione voluto e realizzato dalla Fondazione Burri sotto l’attenta guida dell’architetto Tiziano Sarteanesi, coordinatore generale del progetto e dei lavori, e della sua equipe tecnica formata dall’architetto Cristian Beccafichi, gli ingegner Luca Marioli e Ciro Colcelli, il geologo Milko Mattiacci, il perito industriale Marco Biccheri ed il geometra Giovanbattista Francioni.

Dieci i milioni di euro investiti dalla Fondazione Burri in sette anni di lavori, dal 2015 al 2022. Si è iniziato con la riqualificazione del piano sottostante e i risanamenti esterni, costati circa 5,7 milioni di euro. Due milioni e mezzo circa di euro sono stati investiti per la nuova area, inaugurata nel 2019 e, all’incirca altrettanti per il restyling del piano superiore con importanti lavori climatici, sulla pavimentazione, e di manutenzione delle opere.

Gli Ex Seccatoi del Tabacco sono sempre più legati a Città di Castello grazie anche alla scelta della Fondazione Burri di coinvolgere negli importanti lavori quasi esclusivamente ditte del territorio: Cesa di Falcini, l’impresa edile Epi Simone, CMM Monaldi, per impianti elettrici e speciali la Ilce, per la tinteggiatura Vincenzo Vandini, per i montaggi e l’allestimento Piero ed Emanuela Apolli con la collaborazione di Atlante Servizi Culturali, I Guzzini, sponsor tecnico, hanno curato il progetto illuminotecnico fornendo tutti i corpi illuminanti. La ditta spoletina TecnoReco si è occupata della manutenzione delle opere on tecniche non invasive.

“Un ambiente nato non per essere un museo, oggi finalmente rientra in una musealizzazione moderna e riconosciuta. – ha detto il presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà, in conferenza stampa - Una sede come questa, dà orgoglio alla Fondazione e ci permette di poter dialogare con tutti i più grandi musei del mondo. Sono veramente pochissimi nel mondo i musei d'artista, cioè dedicati ad un solo artista, in una città: e Città di Castello può vantare un percorso museale che inizia da Palazzo Albizzini che non teme paragoni con nessuno. Quella di oggi – ha aggiunto Corà - è una giornata particolare e molto emozionante: ogni volta che percorriamo le sale degli Ex Seccatoi del Tabacco è una nuova emozione dettata soprattutto della capacità titanica dell'artista alla quale non ci si abitua mai. Osservare le opere di Burri all’interno di questa sede espositiva lascia sempre stupore e meraviglia. E’ questo un patrimonio che ci invidia il mondo intero”. Più tecniche le parole dell’architetto Tiziano Sarteanesi che, dopo aver riepilogato la storia “capannoni” nati per lavorare l’essicazione del tabacco, si è soffermato sugli importanti lavori svolti nel corso di questi sette anni.

“In questi anni la Fondazione Burri ha elaborato un vasto progetto di bonifica, riqualificazione, ripristino, restauro e implementamento degli spazi espositivi degli edifici degli Ex Seccatoi. – ha spiegato Sarteanesi – Mediante due specifiche fasi di elaborazione di un’unica idea progettuale, gli undici Seccatoi sono stati sottoposti ad una profonda opera di bonifica, prima rivolta al loro piano seminterrato e successivamente al piano rialzato. E’ stato adottato un sistema di drenaggi diffusi e canalizzazioni di allontanamento per caduta, in modo da stabilire il livello della falda acquifera formatasi sotto il pavimento e renderlo costante rispetto ad ogni evento atmosferico. Si è poi proceduto alla realizzazione di un nuovo solaio con intercapedine aerata”. Sono stati compiuti anche interventi di carattere statico nelle fondazioni e sull’imposta dei pilastri aumentando la stabilità generale del complesso.

“Sul piano rialzato, all’interno degli ambienti, lo stesso Burri aveva progettato delle pareti perimetrali in cartongesso imbiancate: su di esse sviluppò il percorso espositivo a noi tutti noto. Si tratta dei grandi cicli pittorici, Il Viaggio (1979), Orsanmichele (1980), Sestante (1982), Rosso e nero (1983-1984), T Cellotex (1975 – 1984), Annottarsi (1985 – 1987), Non ama il Nero (1988), Grandi Neri (1988 – 1990), Metamorfotex (1991) e Nero e Oro (1992 – 1993). Il nuovo progetto di musealizzazione dei Seccatoi – ha precisato l’architetto Sarteanesi – ha mantenuto le medesime pareti decise da Burri e la medesima disposizione e successione di opere. Una particolare attenzione è stata riservata agli impianti di climatizzazione e di illuminazione mediante l’uso di tecnologia a led che restituiscono le giuste cromie delle opere pur conservando le apparecchiature originali volute da Burri”. Inoltre Tiziano Sarteanesi ha sottolineato che “l’intero museo degli Ex Seccatoi è stato cablato con rete wi-fi e fibra ottica, telecamere e impianti audio, adeguati alle ultime tecnologie per ogni tipo di necessità comunicativa, culturale e di sicurezza”.

Un plauso per gli importanti lavori appena conclusi lo ha fatto il sindaco Luca Secondi in coro con l’assessore alle Politiche Culturali Michela Botteghi. “Significative coincidenze rendono ancora più importante la giornata odierna di riapertura al pubblico degli ex seccatoi dopo due anni di lavori di risistemazione, riqualificazione e di restauro, a partire dalla data 12 marzo giorno di nascita del maestro e riconferma del professor Bruno Corà alla presidenza della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri assieme al consiglio in parte rinnovato con la designazione dei membri di spettanza pubblica e non. Una riconferma prestigiosa quella del professor Corà che ha guidato fino ad ora con grandissima competenza, passione e senso di appartenenza alla comunità tifernate un organismo unico in Europa, che può vantare un numero di opere d’arte contemporanea di valore artistico e culturale immenso che fa onore alla città, alla regione all’Italia nel mondo. – prosegue il primo cittadino - La città, ne sono sicuro, nutre una forte aspettativa nei confronti di questo nuovo consiglio della Fondazione, aspettativa legata in primo luogo alla non procrastinabile realizzazione di Piazza Burri e ad un impegno condiviso nel diffondere l’arte del grande maestro sia sul piano internazionale che a livello locale nella nostra comunità, rendendo l’artista tifernate una presenza forte e condivisa nella memoria  cittadina come un patrimonio culturale che ci appartiene”.

Ma non è finita. Dopo sette anni di lavori si guarda ancora al futuro con importanti progetti pronti per la realizzazione: “Sono già pronti i fotovoltaici. – ha annunciato Sarteanesi . Inoltre nei due capannoni esterni c’è il progetto della realizzazione di un bunker che accolga in sicurezza per le opere, un laboratorio di restauro e un altro dove vorremmo impiantare la didattica, rivolta non solo alle scuole del territorio, ma che coinvolgerà anche altre realtà come l'Università Sapienza di Roma. Infine, con l’acquisto da parte della Fondazione di una palazzina adiacente il perimetro dell’ampio giardino della struttura, c’è il progetto di realizzare un punto di ristoro importante”.

Tante le autorità arrivate a Città di Castello in occasione del taglio del nastro: la governatrice della Regione dell’Umbria, Donatella Tesei, Dirigente del Servizio Musei, Archivi e Biblioteche della Regione Umbria, Antonello Pinna, la coordinatrice ICOM Regione Umbria, rappresentanti della Soprintendenza ai Beni Culturali dell’Umbria il vescovo diocesano, monsignor Domenico Cancian, rappresentanti delle forze dell’ordine tra cui, dal nucleo per la tutela patrimonio culturale dell’Umbria il Tenente Colonnello Guido Barbieri.

Da martedì 15 marzo sarà, dunque, possibile visitare, oltre che la sede espositiva di Palazzo Albizzini, anche quella degli Ex Seccatoi del Tabacco con i seguenti orari: dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18,30. Sabato e domenica, e giorni festivi, invece, nell’orario continuato 10 – 18. Chiuso il lunedì, ad eccezione dei giorni prefestivi. Come sempre, nel rispetto delle vigenti normative, si consiglia la prenotazione contattando la Biglietteria di Palazzo Albizzini al numero 0759554649. 

 



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 Alberto Loro, Venere, 2019, olio su tela e telina, 70x70 cm courtesy Alberto Loro.

 

Alberto Loro. FUORI DALL'ANGOLO da Spazio Orso 16

La mostra dell’eclettico artista milanese in esposizione con 21 dipinti.  

Alberto Loro presenta Fuori dall’angolo. Da giovedì 24 marzo al 1° aprile allo Spazio Orso 16 sarà possibile visitare la mostra dell’eclettico artista milanese in esposizione con 21 dipinti a cura di Vera Canevazzi e Caterina Frulloni.

Fuori dall’angolo è un percorso attraverso gli ultimi lavori di Alberto Loro, una mostra articolata nei due piani dello Spazio Orso 16: il luminoso piano terra, rischiarato dalle grandi finestre che si affacciano sul giardino interno e il piano interrato dall’atmosfera raccolta, con i mattoni a vista e le volte a botte.

Alberto Loro è l’inventore e il creatore di particolari quadri ad angolo, tridimensionali, per i quali viene soprannominato “l’Angolista”. Le sue opere sono il frutto di un lavoro di sperimentazione e relazione tra mitologia, design e architettura. 

Eclettico e poliedrico Alberto Loro – che ogni mattina indossava giacca e cravatta presso una delle sedi di Intesa Sanpaolo di Milano, dove occupava la poltrona di direttore – ha ottenuto con le sue opere numerosi riscontri non solo all’interno di importanti collezioni d’arte, ma anche tra privati e noti stilisti di alta moda.

Per Giovanni Paolo II realizzò due mitrie ed un piviale studiando l’iconografia cristiana, mentre nell’aprile 2007 il Pontefice Benedetto XVI ha indossato, durante la messa in Coena Domini, la sua mitra di foggia classica e il Velo omerale. In onore di Papa Francesco ha anche realizzato un piviale contro le guerre.

Perché sì, Alberto Loro è un artista a tutto tondo: costumista teatrale, disegnatore di pellicce, illustratore. Una vocazione artistica decisamente controcorrente. “Mentre facevo carriera in banca disegnavo pellicce e costumi teatrali”, ha dichiarato in una passata intervista.

Ma è l’angolo il suo tema più caro.

L’angolo è luogo prospettico, polisemantico: può essere spazio intimo di riflessione, nido, riparo, ma anche vicolo cieco o luogo di abbandono per gli oggetti dimenticati. Fuori dall’angolo c’è il riscatto, la crescita. Alberto Loro attraverso i suoi quadri si pone come un tramite, un mezzo per farci entrare in contatto con la nostra realtà interiore. La destinazione finale del percorso nel quale ci accompagna siamo noi stessi. I suoi quadri altro non sono che un messaggio di riscatto.

Un tema caro all’artista che adesso abbandona i suoi dipinti angolari per cedere il passo a rigorose cromie quadrate dove la sovrapposizione centrale di quadrati più piccoli, talvolta centrati, talvolta ruotati alla maniera di rombi, conferisce una piacevole dimensione di sorpresa. Le sue tele restano oggetti-evento, consapevoli dell’eredità rigorosa e plastica dell’Op Art, delle sperimentazioni del Bauhaus e soprattutto della pittura oggetto italiana, che pur incorporano una variante emotiva, immediata e imprevista, un angolo che si piega. Che ci lascia uscire fuori per ciò che siamo.

APPROFONDIMENTI

ALBERTO LORO

Alberto Loro vive e lavora a Milano. Dopo il diploma in design presso l’Istituto Tecnico Marangoni e in modellismo industriale presso l’Istituto Secoli, Loro diventa costumista teatrale, disegnatore di pellicce e illustratore. Nella sua creatività eclettica lavora trasversalmente nell’ambito della moda, dell’arte e del design: tra il 2001 e il 2013 disegna per i tre Santi Padri due Piviali, tre Mitrie e il Velo Omerale per la Coena Domini. Dal 2004 inizia a esporre le sue opere con continuità e a prendere parte a diverse attività artistico-culturali, con la prima mostra personale nella galleria di Jean Blanchaert a Milano e la partecipazione alla collettiva Sul filo della lana, a cura di Philippe Daverio (Biella, Ex Lanificio Pria). Nel 2005 partecipa alla collettiva ESSERCI a cura di Philippe Daverio, nel padiglione off della LII edizione della Biennale di Venezia (Venezia, chiesetta di San Gallo), che poi diventerà esposizione itinerante fino al 2007. In quell’anno Alberto Loro partecipa nuovamente al progetto, esponendo una sua opera 7x13 presso l’Ex Lanificio Pria di Biella; da segnalare inoltre l’esposizione Rigorismo (Milano, 2011) presso la Lattuada Gallery, dove le opere di Loro vengono accostate a quelle di Fontana, Scheggi, Castellani, Bonalumi, Pinelli. La stessa esposizione viene poi ospitata nel 2015 presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York. Tra le principali mostre personali si ricordano: The Corner, Galleria d’arte Il Mappamondo (Milano, 2010); I miti, Lattuada Gallery (Milano, 2014); Un angolo contro, Spazio Ridotto dell'Hotel Bauer  (Venezia; in seguito Teatro Franco Parenti, Galleria Glauco Cavaciuti, Milano, 2015-2016) curata da Giacomo Nicolella Maschietti; The Ugly, The Unloved, The Unwanted curata da Giacomo Nicolella Maschietti, Spazio Natta (Como, 2017), Dimore all’angolo, Villa di Corliano (San Giuliano Terme, 2018); La Mitologia di un angolo, Istituto Auxologico (Milano, 2019). Nel 2012 viene invitato dal Governo dell'Azerbaijan come unico artista italiano nell’ambito del Terzo Concorso Internazionale a Baku, dove dipinge una delle dodici Maiden Tower in scala, proseguendo la collaborazione con la commissione di un’opera per la First Lady Mehriban Aliyeva e con la realizzazione della mascotte per i primi European Games a Baku. Le sue opere si trovano in prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui l’Istituto Italiano di Cultura a New York, i Musei Vaticani, il Heydar Aliyev Center a Baku e il Museo di Arte contemporanea di Nocciano (PE).

VERA CANEVAZZI

Vera Canevazzi è una Art Consultant e curatrice indipendente di Milano. Si è formata come storica dell’arte, specializzandosi in arte rinascimentale, presso l’Università degli Studi di Milano e la Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze. Ha lavorato con diverse istituzioni culturali e gallerie d’arte in Italia e all’estero, tra cui il Chelsea Art Museum, la galleria Lia Rumma e la galleria Mimmo Scognamiglio. Nel 2012 ha collaborato all’apertura della Cortesi Gallery (Lugano, Londra, Milano), che ha diretto fino al 2017; mentre nel 2018 apre lo studio milanese Vera Canevazzi Art Consulting: un’attività rivolta a privati, aziende, gallerie, artisti e studi di Interior design e architettura. Diventa docente all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia nel 2019, è inoltre Lecturer presso il Master di Economia e Management dell’Arte e della Cultura della 24Ore Business School e presso il Master di Arts Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2020 è perito tecnico per il Tribunale di Milano, nel 2020 autrice del volume “Professione Art Consultant”, edito da FrancoAngeli. 

CATERINA FRULLONI

Caterina Frulloni ha conseguito la laurea triennale in Filosofia Estetica all’Università degli Studi di Firenze, dopo un periodo di ricerca alla Eberhard Karls Universität di Tübingen (DE) sulla nozione romantica di Ideale. È stata co-curatrice del progetto espositivo annuale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano tra il 2019 e il 2020, dove ha acquisito la laurea magistrale in Filosofia Estetica. Ha frequentato il Master Specialistico in Arts Management and Administration alla SDA Bocconi e dal 2020 collabora come curatrice e consulente d’arte con artisti emergenti e diverse realtà, tra cui lo studio milanese Vera Canevazzi Art Consulting. Da febbraio 2021 fa parte del dipartimento di Sales and Operation di Weng Contemporary (CH).

SPAZIO ORSO 16

Lo spazio Orso 16 è uno spazio polifunzionale dedicato alle esposizioni di arte, design e moda. Si trova nel cuore di Brera all’interno di un palazzo storico in Via dell’Orso, nello stesso cortile che ha visto nascere una delle realtà più interessanti del panorama dell'arte milanese, la Galleria Francesca Kaufmann (oggi kaufmann repetto).

 



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Il Museo Bagatti Valsecchi presenta "Miss me"

Performance musicale, unica e inedita, del musicista e produttore Emiliano Pepe che, con pianoforte e voce, accompagna il pubblico in un viaggio estremamente coinvolgente attraverso melodie e immagini.

Mercoledì 16 marzo 2022 alle ore 19.30, per il cartellone Stasera al Museo. Nel segno delle donne, il Museo Bagatti Valsecchi ospita un evento speciale: Miss me, performance musicale, unica e inedita, del musicista e produttore Emiliano Pepe che, con pianoforte e voce, accompagna il pubblico in un viaggio estremamente coinvolgente attraverso melodie e immagini.

Per la prima volta il Museo Bagatti Valsecchi ospita una esibizione di questo genere, in cui la musica sperimentale dell’artista, prende forma attraverso un’esibizione di pura improvvisazione pianistica. Emiliano Pepe lasciandosi ispirare dalla tematica della rassegna – ossia le donne - sulla base di Miss me, una delle tracce del nuovo album Self Magic che ha consacrato alla ricerca dell’auto–cura, propone un’esperienza immersiva nella quale celebrare la propria parte femminile come forma d’arte evolutiva. Miss me richiama infatti la sua parte “Miss”, e vuole glorificarla in virtù dell’abbattimento del confine tra maschile e femminile, dimostrando quanto sia inutile, da parte degli uomini, voler esibire a tutti i costi la propria virilità attraverso il possesso.

“Quando si parla di ispirazione e gusto mi piace attingere dal mondo femminile e maschile cercando di trascendere il concetto di ‘confine’ per arrivare ad un’idea di anti-modello totalmente inclusiva. All the Loves I Respect”

Attraverso il suono, le parole e le immagini che accompagneranno le melodie, sarà possibile vivere una sensazione di totale coinvolgimento, in un viaggio sonoro unico e tridimensionale.

L’evento si inserisce all’interno del cartellone “Stasera al Museo”, diciannove eventi di musica e teatro, che da marzo a dicembre prenderanno vita nel Salone d’Onore del Museo, tutti legati da un fil rouge che vede protagoniste diverse figure femminili declinate in vari ambiti del sapere: donne artiste e storiche dell’arte, musiciste, scienziate, donne a cui la storia ha riservato un posto speciale ma anche donne comuni, a cui questa rassegna vuole rendere omaggio.

Ideata dal nuovo Conservatore Antonio D’Amico, Stasera al Museo rappresenta un unicum tra le proposte culturali dei musei milanesi, con l’obiettivo di mettere in luce l’identità di una Casa Museo che, nata a metà Ottocento come dimora di incontri e ricevimenti, è oggi un museo aperto per accogliere il pubblico non solo per ammirare le collezioni permanenti, ma anche per assistere a rappresentazioni teatrali e concerti dal vivo.

 



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FRANCESCO DILUCA "GIARDINI" - Cento sculture riempiono la città di Lodi

Lodi, tra i territori più colpiti dall’emergenza pandemica, torna a celebrare la vita.

Con la grande mostra “Francesco Diluca. Giardini”, a cura di Angela Madesani, storica dell’arte e curatrice indipendente, Lodi, tra i territori più colpiti dall’emergenza pandemica, torna a celebrare la vita.

Dal 6 marzo al 24 aprile 2022, circa cento sculture in ferro di dimensioni ambientali, create appositamente per gli spazi lodigiani e dislocate in cinque tra i luoghi più suggestivi della città, raccontano il rapporto tra uomo e natura, le piccole e grandi tracce che il primo lascia sulla seconda e il rispetto che sempre dovrebbe essere sotteso a tale rapporto.

Le installazioni sono collocate alla Collezione anatomica Paolo Gorini, all’ex chiesa dell’Angelo, al Teatro alle Vigne, oltre che all’ex chiesa di Santa Chiara Nuova e alla prestigiosa sala dei Filippini, all’interno della Biblioteca Laudense, queste ultime solitamente chiuse al pubblico e aperte appositamente per questa occasione, facendo della mostra un momento prezioso di riscoperta della città.

La rassegna, frutto di un lavoro durato circa tre anni, è promossa e sostenuta dal Comune di Lodi e realizzata in collaborazione con l’ASST Lodi e la Collezione anatomica “Paolo Gorini”.

La mostra si struttura come un grande giardino ideale, inteso come convivenza armoniosa di pluralità: ogni sede – ogni “giardino” – dialoga con tutte le altre raccontando, attraverso le installazioni dalle forme organiche, una storia di fragilità, di precarietà, ma anche di forza, di resistenza e di resilienza. In definitiva, di rinascita. «“Giardini” è una metafora della vita, delle molteplici forme dell'esistere e del resistere», dichiara l’artista.

Il tempo è un altro tema cruciale dell’esposizione: il tempo infinito, spesso uguale a se stesso, che la pandemia ha imposto all’uomo nel periodo di lockdown, ma le cui caratteristiche di ciclicità e ripetitività appartengono intrinsecamente al mondo naturale.

«Non ci troviamo tuttavia – dichiara la curatrice – di fronte a una mostra sul COVID e sulle sue conseguenze. La rassegna è una riflessione in cui l’analisi è nei confronti della natura, del suo rapporto con l’uomo. Non esiste una sola risposta di fronte a opere di questo tipo, si legge, piuttosto, tra le righe, un’aspirazione alla capacità di reagire al trauma, alla perdita, alla tragedia. L’arte diviene così faro imprescindibile per la società civile».

Il punto di partenza ideale del percorso espositivo è il Museo Gorini, all’interno del quale vi sono cinque cicli di opere: Germina, Skin, Radicarsi, Papillon e Kura Halos. Cinque installazioni a rappresentare le stagioni della vita: dalla nascita alla maturità, dalla morte alla rinascita, il cui unico punto fermo è il continuo mutamento.

Tutte le sculture sono infatti figure di metamorfosi: esili strutture arboree antropomorfe all’interno delle quali si fa spazio la natura, che si tramutano in foglie (d’oro), farfalle o coralli, simboli per eccellenza del cambiamento.

In questa stessa sede avrà luogo, la sera dell’inaugurazione, la performance Post fata resurgo durante la quale una scultura realizzata in un particolare filato metallico prenderà fuoco producendo una miriade di scintille e lasciando intravedere parti del corpo, organi e filamenti venosi che accendono una continua reazione a catena. Ne nascerà un’opera nuova, diversa – Micelio – che sarà poi collocata nella Chiesa di Santa Chiara Nuova.

Nella Biblioteca Laudense trova spazio Memento: come nell’antica biblioteca sono presenti volumi preziosi, ma fragili e quindi intoccabili, così in Memento i libri sono pietrificati e dunque inutilizzabili. Diventano un monumento alla memoria, a un grande sapere che non può essere fruito.

All’ex Chiesa dell’Angelo è collocata Giardini, una grande installazione composta da circa trenta sculture antropomorfe a grandezza naturale: creature in bilico tra l’umano, l’animale e il vegetale in cui il rapporto tra uomo e natura si fa evidente.

Anche le opere esposte nelle nicchie della facciata del Teatro alle Vigne sono pensate per entrare in dialogo con la città. Si tratta di due sculture dorate, parte della serie Radicarsi.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Eclipse, con un testo critico di Angela Madesani, le fotografie di Giorgio Gori e apparati bio-bibliografici aggiornati.

 

Scheda della mostra

Titolo Francesco Diluca. Giardini

A cura di Angela Madesani

Promossa e sostenuta da Comune di Lodi

In collaborazione con Asst Lodi, Collezione Anatomica “Paolo Gorini”

Sedi Lodi, Museo Anatomico Paolo Gorini, Santa Chiara Nuova, Biblioteca Laudense, ex Chiesa Dell’Angelo, Teatro alle Vigne

 

Date 6 marzo – 24 aprile 2022

Opening sabato 5 marzo, ore 18 – performance ore 20, al Museo Gorini

Orari Ex Chiesa dell'Angelo, Ex Chiesa di Santa Chiara Nuova, Museo Gorini*:

martedì - venerdì, ore 15-19 / sabato - domenica, ore 10-19

*Le opere esposte negli spazi della Collezione anatomica del Museo Gorini sono visibili con i seguenti orari: mercoledì, ore 10-12 / sabato, ore 9.30-12.30 / domenica, ore 14.30-16.30

 

Biblioteca Laudense - Sala dei Filippini

martedì – sabato, ore 9.15-18.15

Ingresso libero

Info al pubblico t. 0371.409410/229 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Catalogo edito da Eclypse con un testo di Angela Madesani

Sponsor Esselunga, Jaguar Land Rover di Galluccio Angelo, Bar Studios, DAV, Banca Credito Cooperativo Laudense, Basement

Con il contributo di Capson, Inhedited, CD, Oak Seed Studio, Edilga Srl di Gashi Uke