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MAXXI BVLGARI PRIZE | Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono i finalisti della terza edizione

Il progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che unisce il MAXXIMuseo nazionale delle arti del XXI secolo e Bvlgari, e che negli anni ha lanciato tanti nuovi talenti sulla scena internazionale.

Sono Alessandra Ferrini (Firenze 1984), Silvia Rosi (Scandiano – RE 1992) e Namsal Siedlecki (Greenfield USA 1986) i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE, il progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che unisce il MAXXIMuseo nazionale delle arti del XXI secolo e Bvlgari, e che negli anni ha lanciato tanti nuovi talenti sulla scena internazionale.

Individuati tra una rosa di artisti presentati dai critici e curatori italiani Valentina Bruschi, Gaia Di Lorenzo, Eva Fabbris, Simone Frangi, Pier Paolo Pancotto, Gea Politi, Paola Ugolini ed Eugenio Viola, i finalisti sono stati scelti da una giuria internazionale – di cui fanno parte, a rotazione, curatori di grande prestigio e direttori delle principali istituzioni culturali di tutto il mondo – composta da Hoor Al Qasimi Presidente e Direttrice Sharjah Art Foundation Emirati Arabi Uniti, Chiara Parisi Direttrice Pompidou-Metz, Dirk Snauwaert Direttore WIELS Contemporary Art Centre di Bruxelles, con Hou Hanru Direttore Artistico MAXXI e Bartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte.

Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki sono stati scelti per la capacità di esprimere la diversità estetica, la sperimentazione e la produttività della giovane generazione artistica italiana attraverso un uso innovativo dei mezzi espressivi, dalla scultura alla fotografia e installazioni multimediali; – dichiara la giuriaper l'urgenza manifestata nelle loro pratiche di immaginare il futuro, affrontando la questione ecologica attraverso la trasformazione della materia, ripensando e ridefinendo la questione dell'identità culturale e della realtà geopolitica in relazione alle conseguenze della colonizzazione e delle trasformazioni socio-culturali nel contesto globale.”

Le opere site-specific realizzate dai finalisti del premio saranno esposte a giugno 2022 al MAXXI in una mostra a cura di Giulia Ferracci. A ottobre 2022 la giuria valuterà i lavori presentati e nominerà il vincitore, la sui opera verrà acquisita dal museo.

In questo momento ancora critico ma di grande rinascita per la cultura e con tanta voglia di futuro, sono particolarmente lieta di annunciare i finalisti della terza edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE – sottolinea Giovanna Melandri Presidente Fondazione MAXXI –. Spesso gli artisti arrivano a comprendere il mondo prima di noi: i loro bagliori, le visioni e le intuizioni ci aiutano a focalizzare la direzione di marcia di questa epoca così complessa. Ciascuno col proprio linguaggio, Alessandra Ferrini, Silvia Rosi e Namsal Siedlecki ci parlano del rapporto uomo natura, di migrazione, identità, appartenenza, ideologia, tutti temi urgenti del nostro tempo. È un privilegio continuare questo viaggio insieme a Bvlgari, maisonche tanto ha dato alla creatività italiana e internazionale e per noi partner insostituibile: con Bvlgari condividiamo un progetto culturale forte e consolidato, esempio virtuoso di alleanza strategica non effimera tra pubblico e privato”.

Jean-Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bulgari, ha così commentato: "È un grande privilegio dare il via alla terza edizione del Premio.  Questa collaborazione è uno dei nostri fiori all’occhiello: il MAXXI è un incredibile laboratorio di idee e ogni volta la creatività degli artisti, il loro entusiasmo, la loro lettura della realtà inducono noi tutti a una riflessione profonda sul tempo che stiamo vivendo. L’incontro tra il MAXXI e BVLGARI è da sempre all’insegna dell’amore per la sperimentazione e l’innovazione culturale. Lo sguardo di un giovane talento è un tesoro immenso e non potevamo trovare un partner migliore per far crescere insieme l’arte del futuro. Attendiamo di immergerci ancora una volta nei mondi che gli artisti ci proporranno, attraversandoli con le grandi emozioni che sempre suscitano."

Evoluzione del Premio MAXXI nato nel 2000 come Premio per la Giovane Arte e nucleo fondante della collezione del museo – che negli anni è stato importante trampolino di lancio per artisti come Giorgio Andreotta Calò, Stefano Arienti, Vanessa Beecroft, Rossella Biscotti, Lara Favaretto, Piero Golia, Adelita Husni-Bey, Liliana Moro, Marinella Senatore, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e molti altri, il MAXXI BVLGARI PRIZE, grazie al supporto di Bvlgari si è rinnovato, rafforzandosi e proiettandosi ancor più sulla scena internazionale. Il coinvolgimento di Bvlgari nel premio si inserisce nel solco delle sue collaborazioni con artisti contemporanei del calibro di Zaha Hadid e Anish Kapoor, entrambi autori di una rivisitazione dell’anello B.zero1, una delle icone più apprezzate della Maison da oltre 130 anni emblema di eccellenza italiana.

L’incontro tra MAXXI e Bvlgari – avvenuto nel 2014 in occasione della mostra Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968 – con il MAXXI BVLGARI PRIZE si rafforza in una partnership basata su valori comuni come eccellenza, innovazione, passione, creatività e sperimentazione, e sulla consapevolezza dell’importanza del sostegno alla cultura e del ruolo strategico dell’alleanza pubblico-privato. “Sostenere i giovani talenti – dicono Giovanna Melandri e Jean Christophe Babin - significa investire sulla creatività del nostro tempo e sul nostro futuro”.

La prima edizione del MAXXI BVLGARI PRIZE è stata vinta da Diego Marcon con la potente video installazione Ludwig. Tomaso De Luca ha vinto invece l’edizione 2020 con A Week’s Notice, installazione video e sonora dal grande coinvolgimento etico.

 



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Extraordinario prosegue con “S-Composizioni”:  le impressioni vitree di Francesca Piovesan

Che forma abbiamo noi? Sembra una domanda scontata, eppure mai come oggi, ai tempi della società dell'immagine, interrogarci sulla nostra forma significa cercare di comprendere chi siamo veramente: la forma è il contenuto?

Che forma abbiamo noi? Sembra una domanda scontata, eppure mai come oggi, ai tempi della società dell'immagine, interrogarci sulla nostra forma significa cercare di comprendere chi siamo veramente: la forma è il contenuto?

Dell'indagine sulla forma del corpo ha fatto il perno della propria ricerca artistica Francesca Piovesan, la cui mostra personale “S-Composizioni” rappresenta la conclusione del ciclo “Extraordinario”, il progetto artistico di Gaggenau e CRAMUM che nel corso di tutto il 2021 ha animato, attraverso un percorso dinamico e ispirato a un futuro di materia, bellezza e progresso, gli spazi Gaggenau DesignElementi di Roma e Milano.

"S-Composizioni” è la personale di Francesca Piovesan, artista sotto i riflettori della scena internazionale dell’arte contemporanea per la sua capacità di fondere la fotografia off-camera con la body art e la scultura, e selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics, biennale del vetro in corso in Danimarca.

Con “S-Composizioni”, a cura di Sabino Maria Frassà, l’artista mette in mostra per la prima volta a Roma la propria evoluzione, dalle iconiche sculture in vetro all’inedito ciclo di opere su carta “Aniconico”: un percorso che sposa pienamente lo spirito della capitale, abbracciandone l’idea di sospensione temporale tra archeologia, sedimentazione e stratificazione.

Con “S-Composizioni” Gaggenau e Cramum completano il programma culturale e artistico “Extraordinario” fatto di materia e bellezza e promosso insieme a DesignElementi negli spazi di Roma e Milano. A Milano è ancora aperta la mostra "Pars Construens" dedicata alle sculture-quadro in legno e braille di Fulvio Morella.

Francesca Piovesan

Francesca Piovesan (Aviano, Pordenone, 1981) si è diplomata in Restauro di Dipinti Murali allo UIA di Venezia e in Arti Visive, indirizzo Decorazione, all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 2015 vince il Premio CRAMUM e nel 2021 viene selezionata per rappresentare l’Italia alla Bornholm’s Biennials for contemporary glass and ceramics. Dal 2008 ha partecipato a mostre in contesti italiani quali l’Archivio di Stato di Treviso, la Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare, il Magazzino del Sale 3 di Venezia e il PAC di Milano, Superstudio, mentre all’estero ha esposto all’Istituto Italiano della Cultura di Budapest, al Museum of Modern and Contemporary Art di Rijeka in Croazia, al Piramyda di Tirana e al Bornholm Art Museum in Danimarca. Nel 2018 e 2021 Gaggenau le dedica due mostre personali a Roma e Milano, città che ha anche ospitato la sua prima mostra personale “NOI” al Museo Francesco Messina nel 2017.

Gaggenau per l'arte contemporanea.

Con il ciclo di mostre “Extraordinario” Gaggenau e Cramum si sono unite per il quarto anno consecutivo in un progetto dedicato a scoprire il valore extraordinario di tutto ciò che ci circonda, nel quale arte e design si intrecciano, accumunati dalla forte capacità di superare l’ordinario, esplorando e portando all’estremo le potenzialità dello spazio e della materia.

Dal 22 novembre 2021 all’8 marzo 2022 - (chiusura 24 dicembre - 06 gennaio)

lunedì - venerdì ore 10:30 - 13:00 / 15:30 - 19:00

Visite aperte al pubblico solo su appuntamento previo contatto email o telefonico. L’ingresso in showroom è consentito solo ad ospiti muniti di Green Pass con validità in corso.

E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

T. +39 06 39743229, +39 371 1733120

 



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 Nada Prlja, Disaster Diary 2019, photo Robert Jankuloski.

 

IN COMMONIN, una doppia personale di Isabella Pers e Nada Prlja

Un riferimento all’esplorazione di un terreno comune che si espande sugli assi spaziali e temporali a molteplici livelli di interconnessione e coesistenza con il resto dei viventi.

Con IN COMMON, la doppia personale di Isabella Pers e Nada Prlja a cura di Laura Cherubini, aA29 Project Room di Milano presenta, dal 3 dicembre 2021 al 13 febbraio 2022 una serie di opere recenti e inedite, realizzate appositamente per gli spazi della galleria.

Con un riferimento, già nel titolo della mostra, all’esplorazione di un terreno comune che si espande sugli assi spaziali e temporali a molteplici livelli di interconnessione e coesistenza con il resto dei viventi, le due artiste, con sguardi diversi ma complementari, intessono un dialogo e una riflessione su importanti questioni contemporanee, sociali e ambientali. Partendo dall’osservazione di un presente fragile e complesso, Isabella Pers e Nada Prlja arrivano ad analizzare le sovrastrutture mediatiche che influenzano la nostra percezione.

 

Isabella Pers Da lAcqua o Da lo Specchio video frame 2021 Credits Giuseppe Santoro e Federico Gennaro

Isabella Pers Da lAcqua o Da lo Specchio video frame 2021, Credits Giuseppe Santoro e Federico Gennaro.

 

I lavori di Isabella Pers interpretano il cambiamento climatico attraverso il linguaggio dell’acqua e la connessione di situazioni fisicamente molto distanti tra loro, ma dalle sorti simili: da un lato gli atolli paradisiaci di Kiribati nell’Oceano Pacifico che subiscono gli effetti di un repentino innalzamento del livello del mare e dall’altro il nord-est Italia, colpito violentemente dalla tempesta Vaia nell’ottobre 2018 che ha distrutto decine di migliaia di ettari di foreste alpine. Le opere raccontano di un tempo che non è più in grado di riallacciarsi al suo ciclico eterno ritorno, ma che prosegue linearmente, senza controllo, attraversando geografie lontane e quotidianità senza coscienza, fino all’immagine tanto impossibile quanto reale, dove ‘l’albero è capovolto, la radice è nell’aria’ (Pierluigi Cappello, Piove).

Nada Prlja domandandosi quando gli artisti cambieranno le modalità di produzione delle loro opere, per evitare gli sprechi? dà voce a una critica al sistema stesso dell’arte. L’artista ricicla continuamente i suoi lavori per realizzarne di nuovi, in una sovrapposizione di significati, che arricchisce le opere esistenti di nuovi contenuti. Tra le opere in mostra troviamo infatti l'installazione Disaster Diary II (2021) che riutilizza e trasforma il precedente lavoro Non Commercial Agency (2004), su cui dipinge date e luoghi delle catastrofi naturali che si sono verificate tra il 2004 e il 2021: un progetto che critica e riesamina il contenuto delle informazioni che i giornali offrono quotidianamente al pubblico. I due lavori diventano un’unica opera, rimandando un'immagine realistica della situazione mondiale e della sovrapproduzione innaturale del capitalismo.

Il terreno comune di IN COMMON sta nella decostruzione delle pratiche tipiche dei mezzi di comunicazione di massa - come nella rielaborazione di pagine web della serie di disegni Te aba di Isabella Pers o nelle pagine sovra-dipinte dei quotidiani che compongono Disaster Diary II di Nada Prlja – e nelle nuove domande che pongono con il loro lavoro, alla ricerca di una lettura critica del presente e di una riflessione sull’uso e abuso dell’informazione.

 



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 © Sophie Taeuber-Arp, Strasburgo 1926/27. Fondazione Marguerite Arp, Locarno

 

Matinée dedicata a Sophie Taeuber-Arp “Le tue lettere sono un grande confronto per noi…” Sophie Taeuber-Arp e i suoi collezionisti

L’incontro di sabato 4 sarà l’occasione privilegiata di approfondire la figura di Sophie Tauber-Arp.

Sabato 4 dicembre 2021, ore 11:00 - LAC Lugano Arte e Cultura

Interverranno: Tobia Bezzola, direttore Museo d’arte della Svizzera italiana, Simona Martinoli, direttrice Fondazione Marguerite Arp, Walburga Krupp autrice, co-curatrice della mostra Sophie Taeuber-Arp al MoMA New York, Cristina Foglia giornalista, leggerà alcune lettere di Sophie Taeuber-Arp ai collezionisti Annie e Oskar Müller-Widmann.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. È consigliata la prenotazione su www.edu.luganolac.ch.

Il 2021 è l'anno che segna la riscoperta a livello internazionale dell’artista svizzera Sophie Taeuber-Arp; il suo lavoro è stato omaggiato da tre grandi retrospettive al Kunstmuseum di Basilea, alla Tate Modern di Londra e, dal 21 novembre, al MoMA di New York in cui sono esposte diverse opere provenienti dalla Fondazione Marguerite Arp. Nell’anno in corso, la Fondazione Marguerite Arp, Locarno, cura la pubblicazione del volume Lettere di Sophie Taeuber-Arp a Annie e Oskar Müller-Widmann, in coedizione con le Edizioni Casagrande (italiano) e  Scheidegger & Spiess, Zurigo (tedesco e inglese).

L’incontro di sabato 4 sarà l’occasione privilegiata di approfondire la figura di Sophie Tauber-Arp grazie agli interventi di Tobia Bezzola, direttore del MASI Lugano, Walburga Krupp, autrice e co-curatrice della mostra Sophie Taeuber-Arp: Living Abstraction, Simona Martinoli, direttrice della Fondazione Marguerite Arp, e le letture della giornalista Cristina Foglia.

Lettere di Sophie Taeuber-Arp a Annie e Oskar Müller-Widmann è il primo volume della nuova collana “Scritti della Fondazione Marguerite Arp”. La pubblicazione rende accessibili per la prima volta al pubblico le lettere e le cartoline che Sophie Taeuber-Arp scrisse a Annie e Oskar Müller-Widmann, i suoi primi collezionisti. La corrispondenza riguarda il lavoro artistico suo e del marito Jean Arp; si intravede sullo sfondo la scena artistica – in particolare parigina – negli anni delle avanguardie. Con il consolidarsi dell’amicizia, si svelano in queste lettere aspetti più privati della vita della coppia di artisti, ad esempio il loro modo di affrontare le difficoltà intervenute con l’occupazione tedesca della Francia nel 1940. Tutte le cartoline illustrate e alcune lettere sono riprodotte in facsimile. Le 35 missive inviate tra il 1932 e il 1942 sono introdotte da un saggio di Walburga Krupp, la maggiore studiosa di Sophie Taeuber-Arp, autrice anche del saggio introduttivo e dei commenti, e da una prefazione di Simona Martinoli, direttrice della Fondazione Marguerite Arp. Arricchiscono il volume un indice dei nomi, fotografie d’archivio in parte inedite e riproduzioni di opere citate nelle lettere.

Sophie Taeuber-Arp

Sophie Taeuber-Arp (19.01.1889 Davos – 13.01.1943 Zurigo) si forma alle scuole di arti e mestieri a San Gallo e Monaco di Baviera, dove si specializza in design tessile e scultura in legno alla scuola Debschitz. Nel 1914 si stabilisce a Zurigo e frequenta corsi di danza espressiva di Rudolf von Laban. Insieme al suo futuro marito Jean/Hans Arp, è attiva nel movimento Dada. Dal 1916 al 1929 insegna disegno tessile e ricamo alla Scuola di arti applicate a Zurigo. Negli anni ’20 si dedica all’architettura d’interni a Strasburgo. Nel 1929 abbandona il suo lavoro a Zurigo e si trasferisce con Arp a Meudon, nei pressi di Parigi. Prima che le truppe tedesche invadano Parigi, fugge nel sud della Francia. Nel 1943 Sophie Taeuber-Arp muore tragicamente a causa di un incidente domestico nella casa degli amici artisti Max e Binia Bill a Zurigo. Pioniera dell'astrazione, Sophie Taeuber-Arp è stata una delle artiste moderne più poliedriche realizzando opere profondamente innovative in molte discipline. Insegnante di arti applicate e creatrice di tessuti e oggetti, fu anche designer e architetta, come pure editrice di riviste. L’artista svizzera, il cui volto è noto a molti per la sua presenza sulla banconota da 50 franchi per diversi decenni, è ormai riconosciuta come una figura centrale delle avanguardie del XX secolo.

Fondazione Marguerite Arp

La Fondazione Marguerite Arp è stata creata nel 1988 da Marguerite Arp-Hagenbach, vedova di Jean Arp. Ha sede nella casa-atelier dell’artista a Locarno-Solduno e custodisce gran parte della collezione di Jean e Marguerite Arp, un archivio e una biblioteca, e si definisce come centro di studi sull’opera di Jean Arp e di Sophie Taeuber-Arp. Il complesso storico, che comprende la casa-atelier e il parco con le sculture, nel 2014 si è arricchito grazie ad un importante ampliamento: su progetto degli architetti Annette Gigon e Mike Guyer è stato realizzato un edificio che dispone di un deposito d’arte concepito secondo i più moderni parametri di conservazione e di uno spazio espositivo.

 



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Rosa in mano, Nevine Mahmoud, Margherita Raso con Derek MF di Fabio. Installation view. Courtesy gli artisti; Fanta-MLN, Milano; Soft Opening, Londra. Foto Andrea Rossetti.

 

 

Ascolto collettivo di Cuscino  alla Fondazione Arnaldo Pomodoro

L'opera sonora realizzata da Derek MF Di Fabio per la mostra Rosa in mano, a cura di Eva Fabbris, sarà presentata nella sua versione completa dopo l'anticipazione di settembre.

Domenica 21 novembre alle 14:30 e alle 16:30, in occasione dell'apertura straordinaria degli spazi della Fondazione Arnaldo Pomodoro, sarà possibile partecipare all'ascolto collettivo di Cuscino. L'opera sonora realizzata da Derek MF Di Fabio per la mostra Rosa in mano, a cura di Eva Fabbris, sarà presentata nella sua versione completa dopo l'anticipazione di settembre.

Cuscino è una playlist di tracce audio che può fungere da audioguida della mostra; allo stesso tempo può essere fruita come una sua versione sonora da ascoltare a distanza.

L'opera di Derek MF Di Fabio - editata da m e sonorizzata da Charlotte Simon - nasce da un laboratorio di scrittura condotto presso la Casa di Reclusione di Vigevano tra febbraio 2020 e settembre 2021, sia in presenza che in forma epistolare.

Oggetto al centro del laboratorio sono state le sculture Nevine Mahmoud e Margherita Raso, esposte in mostra in Fondazione e metaforicamente portate in carcere da Di Fabio attraverso immagini e racconti.

Nelle parole dell'artista "il workshop propone la scultura ai partecipanti come somma di gesti e decisioni da indagare attraverso narrazioni e l'invocazione di ciò che è altro. Il tema è il rapporto materiale e sensibile con qualcosa che non è presente, la relazione fisica con la memoria".

ASCOLTA LE TRACCE DI CUSCINO

Domenica 21 novembre lo spazio espositivo della Fondazione è aperto dalle 11 alle 13 e dalle 14 alle 18.

L'ascolto collettivo della versione completa di Cuscino avverrà in due momenti, alle 14:30 e alle 16:30.

Rosa in mano resta aperta al pubblico fino al 17 dicembre 2021

 



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LA PERSONALE DI SIMONE D’AURIA “MY WORLD” INAUGURA LA GALLERIA SPIRALE MILANO | ART&CO

Una delle personalità artistiche più interessanti del panorama creativo internazionale che ha pensato per l’appuntamento a una mostra/installazione che occupi i diversi livelli in cui si sviluppa la galleria.

Dal 18 novembre 2021, il cuore di Milano si arricchisce di un nuovo luogo espositivo: SPIRALE MILANO e ART&CO, in via Moneta 1.

L’evento inaugurale è My World, la personale di Simone D’Auria (Bergamo, 1976), una delle personalità artistiche più interessanti del panorama creativo internazionale che ha pensato per l’appuntamento a una mostra/installazione che occupi i diversi livelli in cui si sviluppa la galleria.

La mostra, in programma fino al 29 gennaio 2022, promossa e organizzata da Spirale Milano e Art&Copresenta 60 opere capaci di esplorare la ricerca più recente dell’autore bergamasco di nascita, ma milanese di adozione, tratte da alcuni dei suoi cicli più famosi.

A partire dal progetto Spoon, la serie di cucchiai giganti (alti oltre 150 cm) che richiamano Claes Oldenburg, realizzati in plastica riciclata, simbolo della rigenerazione dei materiali inquinanti presenti nei mari e negli oceani. Con Spoon, D’Auria si concentra sul rapporto dell’individuo con il mondo, approfondendo il tema della fame, intesa come fame di vita, di pensiero, di libertà, di esperienze, di apertura verso gli altri.

“L’arte di D’Auria è una pratica pop e ben si intenda non “popolare” nella sua versione dispregiativa – chiarisce Milovan Ferronato nel suo testo in catalogo -, bensì di accorta rilettura del sostrato sociale. Il concetto di artigiano è stato per molti anni desueto e di poco appeal, e invece nell’ultimo periodo ha ritrovato, oserei dire finalmente, il suo agognato riconoscimento. Essere artigiani delle proprie opere, come lo è nel caso di D’Auria, significa conoscere il valore plastico della materia, accudirlo al fine di plasmarlo. Significa, in poche parole, essere degli scultori”.

Naturale evoluzione di Spoon è la creazione dei dipinti di Mr. Spoon (che in mostra occuperanno un’intera parete), un personaggio-icona dotato di una propria dimensione artistica che vive all’interno di capolavori come la Danza di Matisse, l’Urlo di Munch, o di opere di autori quali Magritte, Banksy, Jeff Koons, Keith Haring e molti altri ancora.

Il percorso espositivo prende in considerazione anche il progetto solidale che D’Auria ha sviluppato in collaborazione con la Zoological Wildlife Foundation di Miami, nel quale ha fatto interagire alcuni animali, come tigri, scimpanzé, con alcune sue sculture come Tank o WOW, realizzate per sensibilizzare la salvaguardia delle specie animali in pericolo di estinzione.

Il tema della difesa della natura è molto presente nei lavori di D’Auria. Un esempio è la scultura Good boy, che verrà esposta per la prima volta, dove uno squalo addenta un globo che rappresenta la terra, o Moby sbang, una balena stilizzata dalle superfici specchianti.

La rassegna presenta inoltre alcune sculture in fibra di vetro della serie Fuck-Tank, nella quale, con il suo spirito dissacrante, D’Auria crea dei piccoli carri armati in fibra di vetro, le cui forme non convenzionali diventano uno strumento per proteggersi dalle sfide quotidiane dell’esistenza.

Al piano ipogeo della galleria, una sala farà dialogare gli acrilici su tela della serie Sorry Fontana, che interpreta i famosi tagli dell’artista italo-argentino, con la scultura di Pinocchio che pende dal soffitto.

Per tutta la durata della mostra, gli ambienti di Spirale Milano saranno avvolti dalla colonna sonora composta appositamente da Matteo Rigamonti, musicista, produttore, ingegnere del suono e DJ.

Accompagna la mostra, un volume (Skira) con testo di Milovan Farronato.