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LE OGR TORINO COMPIONO TRE ANNI: dal 10 SETTEMBRE al 10 ottobre un mese di eventi nel segno del futuro

Dal 10 settembre al 10 ottobre si apre un mese di eventi per tutti, con l’evento Continuum che proporrà mostre, musica, performance artistiche, visite guidate, dibattiti e attività didattiche. 

Le OGR - Officine Grandi Riparazioni di Torino compiono tre anni nel segno del futuro: dal 10 settembre si apre un mese di eventi per tutti, che culmineranno con il lungo weekend del 10 ottobre, con l’evento Continuum che proporrà, nell’area OGR Cult, mostre, musica, performance artistiche, visite guidate, dibattiti e attività didattiche.

Prendono il via, infatti, i primi quattro appuntamenti post estivi di OGR Public Program il progetto di formazione gratuito messo in campo dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per far incontrare il grande pubblico con personalità di fama nazionale e internazionale per delineare nuovi orizzonti possibili per la società e il pianeta nell’era post Covid su tematiche di estrema attualità quali le competenze digitali, la rinascita, la cura del pianeta e delle relazioni sociali, i cambiamenti climatici e ambientali. Per la prima volta le persone di ogni età potranno entrare negli spazi delle OGR Tech, il luogo dove startupper, innovatori e grandi aziende progettano ogni giorno il futuro in campo scientifico, tecnologico, industriale in settori d’eccellenza come Big Data, intelligenza artificiale, blockchain, gaming, smart mobility.

Davide Dattoli (CoFounder e CEO di Talent Garden) e Christian Greco (Direttore del Museo Egizio di Torino) saranno gli ospiti dei primi due incontri, giovedì 10 settembre (ore 18.30) e venerdì 18 settembre (ore 18.30), con focus rispettivamente sul coworking e sulla “Uhem mesut”, ossia la morte non come fine ma come nuovo inizio nell’Antico Egitto.

Il Public Program proseguirà lunedì 21 settembre (ore 18.30) con la rassegna dal titolo profetico “La cura del mondo”, dell’Associazione Doppiozero di Marco Belpoliti, che proporrà un intervento fortemente evocativo di Gabriella Caramore sul tempo ultimo della vita, mentre giovedì 24 settembre (ore 18.30) per l’Associazione CentroScienza Elisa Palazzi e Marco Ferrari racconteranno come il clima stia cambiando in montagna molto più rapidamente che altrove, con forti ricadute sull’intero ecosistema.

Sempre a settembre ripartirà anche OGR YOU, il progetto di formazione promosso dalla Fondazione per l’Arte CRT dedicato ai giovani tra i 18 e i 21 anni. Curato dal celebre gallerista torinese Guido Costa in collaborazione con il giovane curatore ucraino Sergey Kantsedal, il progetto si intitola NOVA CONVENTION e si configura come un esperimento di educazione alla complessità della cultura: 15 ragazzi selezionati tramite open call a inizio anno, si ritroveranno una volta al mese nella nuova Aula didattica delle OGR per confrontarsi su temi diversi con personalità illustri in diversi campi. Al termine del corso, ad ogni partecipante sarà riconosciuta una borsa di studio del valore di 500 euro.

“I progetti OGR Public Program e OGR YOU sono nati con lo scopo di offrire specifiche occasioni di formazione, apprendimento e approfondimento per tutto il pubblico OGR, insieme a iniziative specifiche pensate anche per un audience più giovane; un terreno comune su cui potersi confrontare, imparare dal passato e guardare al futuro, in perfetta armonia con l’essenza stessa delle OGR – dichiarano Fulvio Gianaria e Massimo Lapucci, rispettivamente Presidente e Direttore Generale delle OGR. Ed è proprio dal pubblico e dalla formazione che le OGR sono pronte a riprendere in presenza un dialogo che è sempre proseguito grazie a una proposta digitale di contenuti: ripartiamo a settembre con una programmazione di incontri dal vivo per la prima volta in OGR Tech, il luogo in cui quotidianamente si progetta il futuro, con focus su temi molto attuali, come le competenze digitali, la rinascita, le relazioni sociali, la cura dell’ambiente. Un mese di appuntamenti che ci avvicineranno al week end del 10 ottobre, quando sarà possibile ritrovarsi anche negli spazi di OGR Cult per continuare a vivere, tutti insieme, l’arte e la cultura”.

INFORMAZIONI PRATICHE Tutti gli incontri di OGR Public Program sono gratuiti previa prenotazione disponibile sul sito www.ogrtorino.it a partire dal 3 settembre 2020. 

 

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 Jacopo Benassi, The Belt, 2020

 

Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato esce dalle sue mura per invadere le strade della città

Ci sarà una campagna di affissioni pubbliche che utilizzano le immagini tratte da The Belt, progetto fotografico di Jacopo Benassi dedicato al distretto tessile pratese in collaborazione con l’Archivio Manteco. 

Dal 31 agosto e per due settimane il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato esce dalle sue mura per invadere le strade della città con una campagna di affissioni pubbliche che utilizzano le immagini tratte da The Belt, progetto fotografico di Jacopo Benassi dedicato al distretto tessile pratese in collaborazione con l’Archivio Manteco.

La campagna di affissioni che anticipa la mostra Vuoto di Jacopo Benassi in apertura al Centro Pecci dall’8 settembre, risponde al desiderio del museo di varcare i suoi confini fisici e cercare un rapporto dinamico e diretto con la comunità cittadina.

Il progetto The Belt è dedicato a Prato, città d'arte e centro riconosciuto dell'industria tessile che si contraddistingue per la fitta filiera di piccole e grandi aziende d'eccellenza capaci di lavorare grandi quantità di tessuti dismessi provenienti da ogni parte del mondo producendo, attraverso procedimenti che mixano le più alte tecnologie e i vecchi saperi artigianali, materiale rigenerato di primissima qualità. I tessuti, i macchinari, i ritratti degli artigiani e le loro mani che lavorano, le persone colte in momenti di pausa o nell'atto di consumare pasti: le immagini di Benassi mescolano elementi prosaici a immagini sacre (il pulpito di Donatello per il duomo di Prato, i dipinti di Palazzo Pretorio) per mettere in relazione carnalità e materialità dell'umanità operosa che contraddistingue Prato, alle icone della sua storia e alla tradizione artistica che traspare nei luoghi della città. Il titolo del progetto, The Belt, si rifà alla Sacra Cintola, preziosa reliquia della Madonna conservata nella cattedrale di Prato quale elemento identitario della città.

Attraverso lo sguardo del fotografo e i suoi scatti dal forte contrastato bianco e nero esplosi su manifesti pubblicitari, il Centro Pecci si riversa negli spazi della città rendendo visibile una delle anime di Prato ai cittadini.

Dall'8 settembre al 1 novembre 2020 con la mostra Vuoto, prima personale in un museo dedicata a Jacopo Benassi a cura di Elena Magini, il museo di Prato offrirà poi uno sguardo completo sul lavoro potente, personalissimo, privo di mediazioni, del fotografo spezzino.

Dallo studio dell’artista parzialmente ricreato all’interno della mostra nelle sale del Centro Pecci, il progetto espositivo si sviluppa in una spazialità dilatata che accoglie alcune delle serie e dei lavori più significativi dell’autore, oltre ad alcune opere inedite legate al suo interesse per l’editoria e la produzione di libri, come ad esempio la serie The Belt.

I soggetti di Benassi sono i più disparati, dall’umanità che abita la cultura underground e musicale internazionale (a partire dall’esperienza del club Btomic, gestito dallo stesso fotografo con alcuni amici) a ritratti di modelle, attrici, artisti, stilisti pubblicati nelle più importanti riviste italiane, fino all’indagine sul corpo, che varia dalla documentazione autobiografica di incontri sessuali, allo sguardo intenso sulla statuaria antica e che può essere considerato il “filo rosso” della sua produzione pantagruelica.

Un posto speciale nell’opera di Benassi è occupato dall’autoritratto, spesso legato al suo percorso performativo: la sperimentazione sulla performance, sua o di altri, si lega costantemente alla musica e viene sempre mediata dall’immagine fotografica, soggetto e oggetto della sua ricerca.

Il titolo della mostra – Vuoto – richiama la specifica sensazione dell'autore rispetto alla sua produzione, un desiderio di mettersi a nudo, tirando fuori da sé tutto, in un percorso di auto-esposizione pubblica.

In questa mostra il fotografo si concede interamente allo spettatore, consegnando il suo studio, i suoi strumenti, il panorama creativo che l’accompagna nella gestazione del lavoro, l’insieme degli scatti che danno vita a un’indagine ventennale sui temi dell’identità, della notte, del lavoro.

Un atto di apertura verso l’esterno che costituisce un punto zero nella carriera dell’artista e, di contro, una possibile rinascita.

Si ringrazia la galleria Francesca Minini e l’Archivio Manteco per il contributo nell’organizzazione della mostra.

INFO

JACOPO BENASSI 1970, La Spezia. Vive e lavora a La Spezia.

Nel 2019 ha esposto il progetto CRACK in due personali, a CAMERA – Centro italiano per la fotografia di Torino e al Festival Fotografia Europea 2019 a Reggio Emilia. Nello stesso anno ha tenuto una personale al Palazzo Bentivoglio di Bologna a cura di Antonio Grulli, Bologna Portraits. Alla fine del 2016 ha pubblicato il libro Gli aspetti irrilevanti, pubblicato da Mondadori e di cui è co-autore assieme a Paolo Sorrentino: il regista vincitore di un premio Oscar ha creato 23 piccole storie partendo da 23 ritratti di Jacopo Benassi. No Title Yet! è uno spettacolo di fotografia e performance creato con I Kinkaleri. Nel 2014 è stato presentato un magazine edito dallo stesso Benassi, prodotto al Palais de Tokyo di Parigi in collaborazione con Le Dictateur di Milano. Ha collaborato con il direttore artistico Federico Pepe a COCO, un progetto di musica e videoarte. Dal 2013 al 2015 ha esposto per tre edizioni al Si Fest di Savignano sul Rubicone. Nel 2011 ha esposto in una mostra personale alla galleria Zelle a Palermo. Ha aperto Talkinass Paper and Records e prodotto magazine e CD live di artisti della scena underground. Ha collaborato con registi e scrittori come Paolo Sorrentino, Daniele Ciprì, Asia Argento e Maurizio Maggiani. Nel 2010 ha preso parte a No Soul for Sale con Le Dictateur alla Tate Modern di Londra, un evento curato da Maurizio Cattelan e Massimiliano Gioni. Nel 2009 la 1861 United Agency ha pubblicato una monumentale monografia di Benassi: The Ecology of Image. Sempre nel 2009 ha preso parte a FotoGrafia - International Festival of Rome. Nel 2007 ha esposto nella mostra Vade retro. Arte e omossessualità, da von Gloeden a Pierre et Gilles, curata da Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola. Ha collaborato con numerose riviste in Italia e all’estero. Nel 2005 ha partecipato a Aphotography alla Changing Role gallery a Napoli e nel 2006 - 2007 ad Artissima, Torino.

ARCHIVIO MANTECO è il ramo culturale dell'azienda tessile Manteco. L'Archivio preserva l'eredità culturale della compagnia, supportando allo stesso tempo progetti artistici radicali e ambiziosi. Manteco, fondata a Prato nel 1943 dalla famiglia Mantellassi, è leader nella produzione di lane sostenibili e di tessuti innovativi. È una delle principali eccellenze dell'industria della moda Made in Italy e collabora con i più grandi marchi mondiali del settore. Manteco è stata premiata a livello nazionale e internazionale per i suoi sforzi nell'ambito dell'innovazione sostenibile e dell'economia circolare.

The Belt è stato realizzato grazie al supporto di Archivio Manteco.

 

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È Caterina Riva la nuova Direttrice Artistica del MACTE

Grazie alla sua formazione ed esperienza a livello internazionale Caterina Riva guiderà per il prossimo triennio il Museo nato come polo culturale e centro per l'arte contemporanea per la città di Termoli e il Molise. 

È Caterina Riva la nuova Direttrice Artistica del MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli. Il suo nome è stato individuato dalla commissione esaminatrice presieduta da Paolo De Matteis Larivera, Presidente del MACTE, e composta da Laura Cherubini, Vincenzo de Bellis e Andrea Viliani, dopo un lungo e articolato processo di selezione che ha visto concorrere sessanta candidati di altissimo profilo provenienti da tutta Italia. Caterina Riva prenderà incarico dal 1 settembre 2020 e guiderà per il prossimo triennio il Museo inaugurato nell'aprile 2019 come polo culturale e centro per l'arte contemporanea per la città di Termoli e il Molise.

"Sono felicissima di cominciare questa avventura a Termoli – dichiara Caterina Riva – e ringrazio il Presidente e la commissione per avermi dato fiducia e aver creduto nella mia visione per la direzione artistica del MACTE. In seguito a un percorso professionale che mi ha portata da Londra alla Nuova Zelanda fino a Singapore, mi rallegro di poter tornare a lavorare nel mio Paese. In Molise porterò con me quello che ho imparato a diverse latitudini, riscoprendo orizzonti e ricercando nuove consapevolezze. La programmazione del mio triennio al MACTE si confronterà con la collezione del Museo, ponendola in dialogo con la produzione di mostre d’arte contemporanea ed eventi in un’ecosistema tra storia dell’arte, presente sociale e le esplorazioni di artisti, curatori, complici. Il MACTE che immagino sarà inclusivo, migrante, collegato, radicato, riflessivo."

 

"Esperienze di sradicamento hanno caratterizzato la storia delle comunità italiane – commenta il Presidente del MACTE, Paolo De Matteis Larivera. Gli abitanti del Molise sono oggi circa 300.000, ma nel mondo ci sono più di 1.000.000 di Molisani: questi fenomeni di emigrazione, soprattutto giovanile e intellettuale, che interessano il nostro territorio continuano a persistere, spesso frutto della necessità più che di libera scelta. Solo un anno fa il New York Times poneva il Molise come un territorio da riscoprire: nel frattempo ha preso avvio l'attività del MACTE, che non ha mai nascosto la propria ambizione a diventare simbolo di un decentramento culturale sostenibile. Oggi il nostro Museo è orgoglioso testimone del ritorno nel nostro Paese di una professionista del mondo dell’arte che – a seguito di importanti esperienze maturate a Londra, Singapore e in Nuova Zelanda – ha scelto di proseguire il proprio percorso in Italia partendo da uno dei territori simbolo dell’emigrazione. La nomina di Caterina Riva incarna l'indizio di un'auspicabile cambio di prospettiva, che sta alle nuove generazioni coltivare."

 

"In una società digitalizzata e globalizzata ma che, al contempo, si scopre ecologicamente fragile e attraversata da strutturali ineguaglianze, il MACTE di Termoli non rappresenta solo un "altro" museo d'arte contemporanea – sottolineano i membri della commissione esaminatrice, Laura Cherubini, Vincenzo de Bellis e Andrea Viliani. Un territorio che si configura come un ecosistema della mente e del corpo, che per questo invita a un tempo rallentato, può rivelarsi particolarmente adatto a ospitare un museo che è anche uno spazio-tempo per la riflessione. Esso incarna infatti la possibilità di dedicarsi all'esercizio critico, di ascoltare e provare a comprendere prima di agire, in cui ripensare il rapporto di reciproca implicazione fra natura e cultura, centralità e decentramento, abitudine e innovazione, e in cui sperimentare nuove forme di condivisione riattivando e re-immaginando le molteplici relazioni fra gli artisti e le comunità. La proposta e l'impostazione della candidatura di Caterina Riva manifestano il desiderio di condividere innanzitutto la propria esperienza di direzione – in istituzioni anche lontane dai grandi centri, e deputate alla ricerca e all'inclusione delle comunità di riferimento – per costruire nuove forme di dialogo fra radicamento e alterità, per sviluppare e irradiare atteggiamenti di responsabilità nei confronti delle potenzialità di ciò che è considerato come minoritario o marginale ma che, soprattutto di fronte alle numerose contraddizioni della nostra contemporaneità, si pone come paradigma per nuovi metodi di pensiero e di azione, per nuovi modelli comportamentali e sociali, per un'antropologia e un'ecologia anche intellettuali e istituzionali. In tutte le fasi del processo di selezione abbiamo sentito quanto fosse Caterina Riva a interrogare innanzitutto noi su queste prospettive: le siamo grati per questo e con la stessa dedizione al compito che sta per assumere le auguriamo ora, semplicemente, buon lavoro."

 

Caterina Riva è una curatrice e critica d’arte contemporanea.

 

Dal 2004 al 2008 è stata Coordinatrice del Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti di Como. Dal 2007 al 2011 è stata Direttrice e co-curatrice di FormContent, uno spazio di progetto che ha fondato a Londra con Francesco Pedraglio e Pieternel Vermoortel. Con FormContent ha curato mostre, pubblicazioni e programmi pubblici sia a Londra che su invito di centri d’arte europei. Dal 2011 al 2014 è stata Direttrice e Curatrice di Artspace, Auckland, Nuova Zelanda, dove ha lavorato con artisti come James Beckett, Peter Friedl, Maria Taniguchi e Goldin+Senneby. Tra il 2015 e il 2016 è stata Curatore Associato all’Istituto Svizzero di Roma e a Milano ha curato la programmazione di RIVIERA bookshop insieme a Dallas. Dal 2017 al 2019 è stata Curatrice presso l’Institute of Contemporary Arts Singapore, LASALLE College of the Arts, presentando le opere di Sim Chi Yin, Diego Marcon, Lawrence Lek, Joanna Piotrowska.

È stata invitata a partecipare a seminari, residenze per curatori e conferenze internazionali in Europa, Australia, Cina, Stati Uniti, Russia e Libano, ed è stata membro di commissioni di selezione e giurie di premi internazionali.

Ha ottenuto un Master in curatela dall’Accademia di Brera di Milano e uno dal Goldsmiths College di Londra. Ha pubblicato contributi critici, di recente nel catalogo della mostra The Sun Teaches Us That History isn’t Everything (Hong Kong: Osage Foundation, 2019), e scrive per riviste d’arte e di cultura come so-far (Singapore).

La commissione esaminatrice per l’individuazione del Direttore Artistico del MACTE è presieduta da Paolo De Matteis Larivera, Presidente del MACTE, e composta da Laura Cherubini, Direttore ad interim di MACTE e Docente titolare di Storia dell'Arte Contemporanea all’Accademia di Brera, Milano, Vincenzo de Bellis, Curatore e Direttore Associato, Arti Visive, Walker Art Center, Minneapolis, e Andrea Viliani, Responsabile e Curatore del CRRI-Centro di Ricerca Castello di Rivoli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.

 


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Alla Collezione Maramotti apertura serale straordinaria mercoledì 22 luglio 2020

In questa occasione sarà possibile visitare liberamente i due piani della collezione permanente e la mostra temporanea "Two Thoughts di Svenja Deininger".  

Collezione Maramotti è lieta di annunciare una serata di apertura straordinaria mercoledì 22 luglio, come segnale di ripartenza della cultura a Reggio Emilia e nella cornice della rassegna Restate 2020.

In questa occasione sarà possibile visitare liberamente i due piani della collezione permanente e la mostra temporanea Two Thoughts di Svenja Deininger. 

La Collezione Maramotti, che ha aperto al pubblico nel 2007 all’interno della sede storica di Max Mara a Reggio Emilia, è dedicata all’arte contemporanea.
Oltre duecento opere sono in esposizione permanente e rappresentano alcune delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali della seconda metà del XX secolo. Nel 2019 le ultime sale del percorso sono state riallestite per accogliere alcuni dei progetti presentati nei primi dieci anni di apertura: Enoc Perez (2008), Gert & Uwe Tobias (2009), Jacob Kassay (2010), Krištof Kintera (2017), Jules de Balincourt (2012), Alessandro Pessoli (2011), Evgeny Antufiev (2013), Thomas Scheibitz (2011), Chantal Joffe (2014), Alessandra Ariatti (2014). 

Two Thoughts, mostra personale della pittrice austriaca Svenja Deininger, raccoglie un ciclo di nuove opere pittoriche in dialogo con quattro dipinti degli anni Venti dell’avanguardista polacco Władysław Strzemiński, in prestito dal Muzeum Sztuki di Łódź. Partendo da un quadro del 2018 e prendendo spunto dalla ricerca di Strzemiński e dalle sue Architectural Compositions realizzate quasi un secolo fa, Deininger ha lavorato su numerose opere contemporaneamente per giungere alla selezione finale dei dipinti, alla “frase” che essi compongono sulle pareti della sala. 

Informazioni:

Per consentire la visita, nel rispetto delle norme vigenti in materia di distanziamento sociale, gli accessi alla Collezione saranno soggetti a prenotazione e organizzati in due turni orari, ciascuno riservato a 100 persone, fino ad esaurimento posti:
Primo turno: ore 18.30 – 20.30
Secondo turno: ore 21.00 – 23.00
L’ingresso è gratuito e consentito soltanto ai visitatori dotati di mascherina personale.
È disponibile un parcheggio interno (capienza: 50 auto).

Per informazioni e prenotazioni:
tel. +39 0522 382484
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

 CASCINA I.D.E.A


 

COMING SOON chapter n.2 CASCINA I.D.E.A. - il nuovo progetto di  Nicoletta Rusconi Art Projects

Sei curioso di scoprire CASCINA I.D.E.A. il nuovo progetto di Nicoletta Rusconi Art Projects? 

Le forme prendono consistenza grazie alla luce che le sottrae al buio. Dal carboncino come fondo, di una tipologia estremamente morbida, prendono corpo le foglie. Tutto questo attraverso una progressiva cancellazione. Inizialmente Giulia Dall’Olio ha desunto la morfologia del fogliame che viene a costituire il soggetto primario della sua composizione dall’erbario di Ulisse Aldrovandi o di Jacopo Ligozzi, per l’estrema perizia nella definizione dei particolari. Poi l’esperienza diretta della natura ha attivato nella Dall’Olio la presa di coscienza di una più profonda necessità, ovvero quella di addentrarsi nel mistero di cui la natura stessa è portatrice. Dormire di notte nel bosco, nuotare nell’acqua fosca e rischiarata unicamente dalla luce lunare l’ha messa a contatto con una dimensione dello spirito che le era, fino a quel momento, apparentemente sconosciuta. Nelle sue composizioni su carta, le verzure si dissolvono per un inganno dell’occhio, assumendo sembianze altre, di volta in volta diverse: crini di cavallo o capelli umani, pur restando piante.

Un mese fa, per la prima volta, cogliendo l’occasione di essere invitata a lavorare presso Cascina I.D.E.A., questa artista antica e modernissima ha approcciato un muro come supporto per il suo lavorio, ha affrontato un muro, sì, quello di recinzione della proprietà che ospita questa I.D.E.A. di Nicoletta Rusconi. Cosa c’è di strano in fondo? Nulla! La preparazione ha sempre i toni del carbone e, di fatto, le piante che lei significa con i suoi gesti pittorici o meglio, torno a dire, di cancellazione, ben si addicono ad una parete di recinzione che è già, di per sé stessa, espressione di muffe, incrostazioni fungine, germogli che trovano una possibilità nello spazio di una crepa. Proprio una crepa può diventare l’occasione di nuove possibilità espressive e come tale viene accettata da questa artista visionaria e caparbia che proprio da questo contrasto o dialogo tra manufatto e realtà terrestre trova la sua ragione di operare.

Non è per caso se uno dei suoi autori preferiti è il Gilles Clemént del “Manifesto del Terzo paesaggio” o il Marc Augè di “Rovine e macerie”. I “Momenti di felicità”, per dirla sempre con Marc Augè, di Giulia Dall’Olio sono e restano nella natura e nella sua difesa. Anche se la dall’Olio è ferma nella convinzione di una redenzione che non può che passare attraverso l’intelligenza delle piante; Giulia sostiene con le sue immagini le teorie di Stefano Mancuso. Giulia auspica un’architettura meno invasiva per il futuro ed è per questo che attingendo dai segni del passato, più o meno remoto, come dai segni del presente più presente che ci sia o addirittura dai simboli che immaginiamo per quello che ci deve ancora accadere, fa fare capolino tra i suoi boschi e le sue siepi selvagge e ordinate delle architetture che paiono archeologie del passato e del futuro, come quelle Maya o vestigia iperboliche quali quelle di Bomarzo, furenti e al contempo addomesticate dalla natura. Ma il concetto di Grottesco non viene dalle esplorazioni degli scavi romani ad opera di artisti spavaldi che sottraevano splendide forme alle tenebre? Tutto torna! Ci sono anche i deliri Radical Giapponesi o le architetture dai boschi verticali nelle composizioni della dall’Olio. A Giulia Dall’Olio piacerebbe cimentarsi con il colore e per questo è alla perenne ricerca di pastelli altrettanto morbidi come i suoi carboncini. Intanto la sua parete a Cascina I.D.E.A. ha oltrepassato il possibile polverizzando idealmente il muro di cinta per creare una continuità con la dimensione boschiva del luogo.

Marco Tagliafierro

 

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BD Convesso, 2020 - opera inedita, ©Francesca Piovesan

 

A ROMA "I LOVE MULTIPLE" RACCONTA UN FRANCO MAZZUCCHELLI INEDITO

Apre il 20 luglio la nuova mostra personale di Franco Mazzucchelli al Gaggenau DesignElementi di Roma promossa insieme a Cramum e curata da Sabino Maria Frassà.

Apre il 20 luglio al Gaggenau DesignElementi di Roma "I LOVE MULTIPLE" mostra personale dedicata a Franco Mazzucchelli e curata da Sabino Maria Frassà all'interno del piano per il sostegno delle eccellenze artistiche promosso da tre anni da Gaggenau, storico marchio del design di lusso, insieme al progetto non-profit Cramum per l'arte in Italia. 
Cramum e Gaggenau confermano così la grande stima per il Maestro a cui avevano dedicato nel 2018 la mostra "BIFACE" nello spazio Gaggenau DesignElementi Hub di Milano.

A Roma fino al 23 dicembre in mostra 9 opere, per lo più inedite, che raccontano oltre cinquant'anni di evoluzione dell'idea di "multiplo" e di "ripetizione" nella ricerca artistica del grande maestro dei gonfiabili Franco Mazzucchelli. Ne emerge un percorso tanto continuo quanto poco lineare che rispecchia un rapporto ambivalente e non sempre facile che l'artista ha avuto con il mondo e con il mercato dell'arte: l'inedito gioco gonfiabile multiplo del 1968/69 e i "finti" multipli del 2011-12 evidenziano una forte critica al mercato dell'arte, mentre le opere della Bieca Decorazione (Convesso Oro e Viola) mostrano come l'artista negli ultimi anni sembri aver risolto positivamente tale "conflitto" tra arte e design, tra ispirazione e mercato.

L'arte contemporanea incontra di nuovo con questa mostra il mondo del design: i prodotti Gaggenau, che da 337 anni si distinguono per una grande attenzione a forme e materiali, si avvicendano alle opere di Franco Mazzucchelli all'interno del nuovo spazio romano del brand.

La mostra è visitabile su appuntamento, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza richieste dalla legislazione vigente.