Cover WIS2020

 

WALK-IN STUDIO #2

374 artisti, 49 curatori e 63 tra mostre e eventi per 5 giorni di appuntamenti in città.

Più di 300 artisti e 40 curatori per 63 tra mostre e eventi, dal 20 al 24 ottobre 2020 accendono studi e spazi di sperimentazione milanesi: è Walk-In Studio, il festival giunto alla sua seconda edizione, che invita gli artisti a fare rete con il territorio, ad aprire i propri studi e coinvolgere altri autori attivando un circuito di scambio e stimoli creativi.

Walk-In Studio è un'iniziativa nata dagli stessi artisti che insieme a curatori e professionisti del settore, si sono uniti nell'associazione non - profit Studi e Spazi festival.

Per questa edizione, nata in tempi che non hanno precedenti nella nostra storia recente, il festival si svolge in autunno anche se gli artisti erano stati già invitati a collaborare nella primavera 2020.

La prima chiamata dell'associazione, durante il lockdown, ha fatto i conti con paura, isolamento e solitudine, smarrimento e senso di impotenza, che avevano colto gli artisti come tutti gli altri, anche se alla cultura e all'arte in quell'occasione è stata attribuita una capacità di “intrattenimento” e un'attenzione davvero insolita per l'Italia.

In molti durante la quarantena hanno lavorato intensamente e con generosità, soprattutto per contribuire a creare una reazione, ridando valore a gesti e consuetudini, con l'obiettivo di ricostruire la capacità di avvicinarsi tra persone e l'importanza di partecipare.

Walk-In Studio ha invitato gli artisti a progettare mostre e iniziative ispirate dall'esperienza vissuta, dalle sue emergenze e dalle sue complicazioni.

Ha invitato gli autori a pensare il proprio studio come un attrattore, un hashtag, un perno attorno al quale attivare dinamiche che permettessero alle persone di ristabilire un contatto (senza avvicinarsi troppo).

Gli artisti che partecipano a questa seconda edizione, hanno agito in quello "spazio d'artista" che è intimo, ma anche aperto all'esperienza del quotidiano, al quartiere, alla strada, alla città.

Senza imporre nessun tema a mostre ed eventi - che come sempre sono organizzati in totale autonomia da artisti e curatori - Walk-In Studio quest'anno ha dato un incentivo a tutti: pensare a un Walk-Out Studio! Un festival che favorisca più che mai l'avvicinamento sociale!

Il festival si basa sulla collaborazione e condivisione, anche sul piano della documentazione, comunicazione e diffusione.

Il sito di Walk-In Studio (walkinstudio.it) è stato pensato per dare la possibilità anche a giovani autori e curatori di mettersi alla prova e conoscersi, creando un'occasione di formazione e confronto a diversi livelli; sulle sue pagine il talento di giovani fotografi studenti dell'Accademia di Belle Arti di Brera, restituirà le immagini da tutte le iniziative, giorno per giorno. Un team di giovani curatori studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera e di NABA - Nuova Accademia di Belle Arti, offre al pubblico una lettura delle proposte degli artisti.

Sarà possibile per tutti seguire il festival anche in versione digitale, vedere e rivedere le proposte degli artisti e leggere le riflessioni e i racconti che hanno attivato.

Sia attraversando i quartieri e le strade della città alla scoperta di luoghi e situazioni del tutto speciali, sia via web, Walk-In Studio mette in moto la comunità creativa di Milano e invita tutti a farne parte.

Vista la natura non-profit del festival, non partecipano a Walk-In Studio imprese con finalità di lucro - gallerie, case d’asta, società di art advisoring etc. - né iniziative che prevedono forme di pagamento di qualsiasi tipo da parte degli artisti coinvolti. Collezionisti, galleristi e tutti gli altri operatori, sono naturalmente i benvenuti e invitati a visitare gli studi e gli spazi d'artista che fanno parte del circuito del festival.

Walk-In Studio organizza le aperture al pubblico di studi e spazi d'artista gratuitamente nel corso dei cinque giorni della manifestazione, secondo un programma organizzato per aree cittadine (dalla Zona 1 alla Zona 9); gli spazi saranno aperti negli orari indicati dagli organizzatori e su prenotazione. Informazioni complete consultabili sul sito www.walkinstudio.it e nelle mappe cartacee disponibili presso la Casa degli Artisti in via Cazzaniga angolo corso Garibaldi, Milano.

Si ringraziano i partner edizione 2020

BraeraKlasse Biennio di fotografia Accademia di Brera | Visual Cultures e Pratiche curatoriali Accademia di Belle Arti di Brera | Naba Nuova Accademia di Belle Arti | Casa degli Artisti | Ufficio Stampa Lara Facco P&C | Presspoint Milano | NonRiservato | Combo | Humanbit

Si invitano tutti i partecipanti e i visitatori del Festival a rispettare le normative sanitarie vigenti e tutte le precauzioni raccomandate dal Ministero della Salute per prevenire la diffusione del Covid-19.

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A Villa Malpensata ritorna, dopo poco più di 50 anni, un importante e nuovo premio

Si tratta della prima tappa di un nuovo progetto, che nei prossimi anni costituirà a Lugano un vero e proprio archivio della fotografia contemporanea.

A Villa Malpensata ritorna a distanza di poco più di 50 anni un nuovo premio, ma a differenza di quello indetto nel 1969 di arte naïf quest'ultimo sarà dedicato alla fotografia contemporanea.

L'intento del Musec di Lugano sarà quello di valorizzare nuovi linguaggi e nuove tendenze, riavvicinare sempre più giovani al mondo della fotografia d'autore ampliando la sua vocazione verso la fotografia contemporanea e la storia della fotografia. Il nuovo progetto porterà alla creazione di un vero e prorpio archivio della fotografia contemporanea.

Come ci ricorda il direttore del Musec Paolo Campione, questa sede ha già ospitato un importante Premio Internazione di arte naïf nel 1969. Tale evento è stato accompagnato dal coinvolgimento e dal sostegno dell'intera città. La mostra, che ne è seguita, era ospitata a Villa Malpensata e a Villa Ciani. Ci sono stati convegni, seminari, Aldo Patocchi era una delle anime assieme a Giancarlo Vigorelli mentre si ricorda come curatore il celeberrimo esperto di arte naïf Anatole Jakovsky.

L'attuale progetto Unpublished Photo è promosso dal MUSEC e dalla Fondazione culture e musei di Lugano in collaborazione con 29 ARTS IN PROGRESS Gallery di Milano a cui si deve la creazione dell'omonimo premio che dal 2018 richiama giovani talenti della fotografia da tutto il mondo.

A Villa Malpensata sono esposte 24 fotografie di 6 fotografi vincitori delle due precedenti edizioni di Unpublished Photo. Gli artisti sono: Francesco Soave (UP18), Gabriel Guerra Bianchini (UP18), Gabriele Milani (UP18), Farnaz Damnabi (UP19), Juan Luo (UP19), Matteo Piacenti (UP19).

 

Abbiamo dialogato con alcuni dei fotografi presenti e con il gallerista de 29 ARTS IN PROGRESS gallery durante l’inaugurazione della mostra visitabile fino al 31 gennaio 2021.

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Matteo Piacenti, vincitore UP 19

Qual è il tuo approccio alla fotografia e al mezzo fotografico. Penso sia importante avvicinare i giovani alla fotografia non immediata o creata da uno smartphone. La fotografia non è “lo posso fare anche io". Qual è il tuo messaggio?

La fotografia è accessibile a tante persone, ma non per questo tutti sono professionisti. Abbiamo tantissime immagini e siamo perennemente bombardati da immagini, ma chi realmente pratica la fotografia è una piccola cerchia alla ricerca di una filosofia dietro all’immagine stessa. L'immagine commerciale viene usata nell’immediato, ma è la ricerca dietro di essa che la rende unica. Il mio progetto nasce dal domandarmi “noi siamo giudicati da cosa?” “Quando moriamo da quale strumento veniamo giudicati?". Quindi il mio lavoro è quello di cercar di descrivere me stesso con altre persone. Prendo soggetti descrivendoli, ma nello stesso momento descrivo anche me stesso. C’è sinergia tra soggetto e fotografo stesso. Tutte le foto delle persone che ho portato in mostra sono amici intimi che conosco bene, non sono modelli. Con loro c'è un approccio diretto, con un modello la sensazione sembra più fredda. Si instaura un rapporto di amicizia e solo allora scatto. Un altro grande tema è il bianco e nero. Per me è fondamentale, per molti è un modo di rendere l'immagine più poetica; io cerco un distacco dalla realtà. Ciò che vediamo non è la realtà stessa che è fatta di colori, il bianco e nero è uno specchio che descrive la realtà attraverso un linguaggio personale. È un filtro che inserisco nella realtà, scatto già in bianco e nero. "Irrazionali ma coscienti" è un progetto che porto avanti da anni, ma di cui vedo un'evoluzione con immagini che si stanno aprendo, inizialmente erano ritratti ravvicinati del viso, dopo ho raffigurato tutto il corpo per dargli un'espressione. Tutto ciò fino ad arrivare al colore, un colore molto pop. 

Lo scatto è spontaneo o costruito?

Interessante come domanda, molti mi chiedono se creo tutta l'immagine come se fossi un creatore. In realtà costruisco un'immagine, ma attraverso il soggetto e con la sinergia che formiamo assieme. Non imposto mai l'immagine, i movimenti sono spontanei; scatto nel momento in cui vedo quello che desidero.

 

Luca Casulli gallerista de 29 ARTS IN PROGRESS gallery

Raccontaci la vostra esperienza nella scelta di tali artisti. Oggi, dove la fotografia è comune, come si riconosce la fotografia d'autore?

Come gallerista seguo questi giovani fotografi da un po' di anni ed è difficile per un fotografo emergente avere un servizio pubblico/privato che mostri i suoi lavori. Dal 2018 abbiamo puntato su questo aspetto nella programmazione artistica e grazie a questa collaborazione nasce questo progetto che, almeno per una volta all'anno, ci permette di affiancare ai grandi maestri dell'arte moderna e contemporanea giovani fotografi. Il messaggio che mi sento di dare ad un giovane fotografo è quello di avere una cultura verso tutte le arti da cui farsi contaminare e attingere il più possibile, perché senza una base culturale si rischia di non avere gli strumenti per una carriera di lungo termine. 

Che lavoro c'è dietro la selezione di tali artisti. C'è un lavoro di studio e ricerca negli studi d'artista?

Il primo punto di contatto nasce da questo concorso che abbiamo avviato. Moltissimi fotografi mandano il loro portfolio che analizziamo assieme alla guira; abbiamo poi un incontro approfondito con solo alcuni di essi. È importante fare da mentore ai giovani artisti, perché senza figure di riferimento si rischia di lasciarli un po' a se stessi senza un consiglio. Seguiamo i nuovi progetti, visitamo gli studi. C'è un dialogo aperto che coinvolge curatori, critici, anche esperti di altre discipline, durante un'edizione abbiamo invitato Pupi Avati; allargare a tutte le arti il punto di vista serve ad avere una finestra sul mondo il più ampia possibile. Ci teniamo molto a tutto ciò, in quanto un conto è lavorare con artisti già affermati, con un mercato avviato e un conto creare tutto questo, che è altrettato stimolante. 

 

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Gabriele Milani UP 18

Raccontami la tua esperienza di fotografo. Cosa vuol dire fare fotografia artistica e non amatoriale?

La tecnologia ci sta aiutando sempre di più con macchinari sempre più performanti, tuttavia tutto ciò senza uno studio attento è sprecato. Dietro le mie fotografie ci sono anni di ricerca, soldi spesi in corsi di perfezionamento, ci sono tecnologie da studiare e passaggi necessari a livello lavorativo che ti portano a creare un prodotto qualitativamente alto.

La scelta del tuo soggetto?

Le statue sono quelle opere che nei musei vengono date per scontate, invece uno si deve accorgere di come il marmo venga plasmato a immagine e somiglianza dell'uomo. Nel 2015 ho scelto questo soggetto e ho deciso di tatuarlo perché queste stuatue sono state create per raffigurare l'uomo nella sua perfezione. Oggi con il concetto di personalizzazione tutti pensiamo di essere belli in modo assoluto, grazie e a causa dei marchi, delle case e dei design personalizzati. Anche il nostro corpo viene personalizzato con il tatuaggio venendo meno al concetto di bello assoluto. Mi sono domandato se questo fosse successo ai tempi degli antichi quando plasmavano il marmo avrebbero dovuto inserire anche il tatuaggio nelle statue? Da questa domanda sono partito con il mio lavoro.

Quindi per te cos'è la bellezza?

Secondo me la bellezza è essere in pace con se stessi tutti i giorni e sentirsi liberi di vivere come vogliamo.

Pensi di cambiare concetto?

Il mio progetto è stato chiuso quando ho vinto UP18. Mi ero innamorato di quel tipo di soggetto ricercando per il mondo gli originali delle statue da fotografare, ma rischiavo di rimanere fermo a questo punto. Negli ultimi anni ho creato paesaggi astratti montati in photoshop, ispirandomi a De Chirico; negli ultimi tempi mi sono anche dedicato all'ecologia, a tutto ciò che è inquinamento e l'ultimissima scoperta è la danza.

Cosa dà a un fotografo vincere un premio così?

Ti gratifica, appaga tutte le ore spese in ricerca, nel perfezionare la propria immagine. Ti permette di vedere un punto, non un arrivo e credo che sia la cosa più importante. Essere ospitati al Musec, fuori dall'Italia è davvero gratificante. Tutti quelli che hanno un obiettivo devono perseguirlo. I sogni, come il mio che sto perseguendo da 10 anni, sono in salita. Non bisogna farsi scoraggiare dalle delusioni, ma bisogna andare a fondo.

 

Francesco Soave UP18

Mi ha molto colpito il fatto che tu viva in Thailandia assieme ai bambini orfani da te fotografati. Mi puoi parlare del tuo approccio alla fotografia, del tuo progetto?

Ho scoperto questo posto per caso. Sono andato in Thailandia nel 2017, mi sono dato carta bianca, curioso di scoprire cosa avrebbe attirato la mia attenzione. Poi ho scoperto questo villaggio che è un vicolo cieco alla fine della Thailandia al confine con lo Myanmar, lì ho conosciuto questi bambini orfani. Non voglio trasmettere la compassione, li ammiro per come vivono tutti assieme a contatto con la natura. Sono dei bambini che hanno vissuto cose tristi ma sono gli attori di un film sull'infanzia che per me è la cosa più importante. È come se girassi un film di cui non conosco la trama, conosco solo i miei attori, l'atmosfera che voglio trasmettere, ma sono loro che ne rivelano la storia.

Come mai la scelta della Thailandia?

Ho girato parecchio il Sudest asiatico inizando da Bangkok. Volevo andare a nord, mi hanno consigliato questo posto e mi sono trasferito. Questa estetica e questo linguaggio a contatto con la natura mi hanno affascinato.

Come mai il bianco e il nero?

Per rendere tutto senza tempo. È anche una scelta obbligata in quanto non ho il controllo di come si vestono i bambini, i colori ti distrarrebbero dall'essenza, soprattutto se vedi tante foto. Sei tu che poi crei i colori. 

Il bello di questo premio è avvicinare i giovani alla fotografia, soprattutto oggi in cui tutti pensano di essere fotografi avendo uno smartphone in mano. Che ne pensi?

È verissimo, tutti possono fare foto. Io mi sono rifiutato di stare su Instagram, la considero una cosa tossica soprattutto quando pensi che la bravura sia dettata da un like. Vado completamente contro tutto ciò. Io credo in un progetto a lungo termine, l'idea è celebrare l'infanzia. Il mio intento è di estendere questo discorso a tutta l'Asia. La cosa bella dei bambini è che non sono consapevoli della macchina fotografica, tu sparisci soprattutto quando si divertono e quando ti conoscono. Quando i bambini si divertono è il momento che io chiamo momento di gloria.

 

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Radio GAMeC dal 17 ottobre, ogni sabato pomeriggio in diretta sulle frequenze FM di RADIO POPOLARE

Riconosciuta dall’UNESCO come una delle migliori iniziative museali al mondo nate durante il lockdown, dopo 66 puntate in diretta Instagram e il successo dei cinque appuntamenti di Radio GAMeC Real Live, Radio GAMeC diventerà Radio GAMeC PopUp 

Riparte Radio GAMeC, il progetto nato durante l’emergenza sanitaria sui canali social del museo. 

Riconosciuta dall’UNESCO come una delle migliori iniziative museali al mondo nate durante il lockdown, dopo 66 puntate in diretta Instagram e il successo dei cinque appuntamenti di Radio GAMeC Real Live – piattaforma di incontri dal vivo nel cortile della Galleria –, a partire dal 17 ottobre Radio GAMeC diventerà Radio GAMeC PopUp, grazie alla collaborazione con PopUp e Radio Popolare.

Ogni sabato, dalle 14:30 alle 16:00 in diretta sulle frequenze FM di Radio Popolare, Alberto Nigro e Andrea Frateff-Gianni – storici conduttori di Pop Up Live – daranno vita a una trasmissione itinerante con uno studio mobile a bordo di un camper che attraverserà i luoghi simbolo di Bergamo e della sua provincia.

In un’ora e mezza di trasmissione in cui musica e parole andranno sempre di pari passo, i conduttori, grazie all’intervento di numerosi ospiti, entreranno in contatto con gli abitanti del territorio bergamasco, gettando ponti culturali con altre comunità in Italia e nel resto del mondo.

Il primo appuntamento sarà trasmesso in diretta da Nembro e vedrà la partecipazione di Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, Cecilia Alemani, Chief Curator di High Line Art New York e Direttore Artistico della Biennale Arte 2022, e del trombettista, cantante, compositore e produttore discografico Roy Paci.

Insieme a loro interverranno anche il Sindaco Claudio Cancelli e Don Matteo Cella, prete del paese e direttore del cinema San Filippo Neri che ha ricevuto il premio Carlo Lizzani 2020 durante la scorsa Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, per aver riaperto le sale subito dopo il lockdown.

Da ogni puntata sarà ricavato un breve radio documentario che potrà essere riascoltato all’interno delle sale del museo dedicate alla mostra Ti Bergamo – Una comunità. Radio GAMeC PopUp permetterà così ai visitatori dell’esposizione di spalancare virtualmente all’interno della Galleria una serie di finestre “pop up” su Bergamo e sul mondo. 

Per maggiori informazioni CLICCA QUI


   Avv Cristina Riboni CBMLaw 1140x1425 1 uai 516x645 

Avv Cristina Riboni

 

Investire nell'arte contemporanea. Breve guida a cura di CBM & Partners

Un nuovo seminario live rivolto a tutti gli amanti dell’arte che vogliano approfondire il tema con la guida degli avvocati Cristina Riboni e Riccardo Di Santo dello studio legale CBM & Partners. 

Il 22 ottobre, dalle ore 18.00 alle 19.30, presso il Bistrot di Hub/Art si terrà un nuovo seminario live dal titolo “Investire in arte: nuovi tool tecnologici, autentica delle opere e sicurezza delle transazioni”, rivolto a tutti gli amanti dell’arte che vogliano approfondire il tema con la guida degli avvocati Cristina Riboni e Riccardo Di Santo dello studio legale CBM & Partners.

 

Avv Riccardo Di Santo CBMLaw 1140x1425 1 uai 516x645

Avv Riccardo Di Santo

 

Il trend positivo che ha vissuto negli ultimi anni l’investimento in arte attrae un numero crescente di persone. Tuttavia investire in arte non è “semplice” come investire denaro in titoli di stato o azioni e richiede approfondimenti e molteplici competenze.Quali sono quindi gli strumenti esistenti per poter investire in modo sicuro e come le nuove tecnologie possono essere applicate a questo particolare settore?

HUB/ART, come operatore nel settore dell’arte contemporanea, consapevole del ruolo sociale, culturale ed economico rivestito dall’arte sostiene l’evento in partnership con CBM & Partners con il fine di rendere effettivo il dialogo tra arte e diritto.

Parteciperà all’evento anche l’artista Laura Benetton, in mostra presso HUB/ART fino al prossimo 17 gennaio 2021.

Programma del workshop

22 ottobre 2020

  • 17.45: Accredito
  • 18.00 Introduzione
  • 18.15 – 19.15: l’autentica nell’arte contemporanea: una panoramica; la blockchain applicata all’arte: luci e ombre di questa nuova tecnologia
  • 19.15-19.30: question time
  • 19.30 -20.00: Aperitivo di chiusura

L’evento, a numero chiuso per un massimo di 50 partecipanti, è gratuito.

Per partecipare è necessario iscriversi entro il 20 ottobre 2020 cliccando sul bottone Iscriviti e compilando il form.

https://hub-art.org/it/eventi/investire-in-arte-contemporanea/

 

 

 

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Copyright © 2020 Cramum Art & Ama Nutri Cresci, All rights reserved

 

 

"Leda e il Cigno Nero" - la prima mostra personale di Julia Bornefeld a Milano da Gaggenau Hub

In concomitanza con la Milano Design City viene inaugurata la personale di Julia Bornefeld a cura di Sabino Maria Frassà.Cinque mostre di arte contemporanea legate dal tema del Blu, allestite contemporaneamente nelle sale bianche del piano nobile di Villa Croce, e accompagnate da relativi incontri dedicati. In concomitanza con la Milano Design City Gaggenau e Cramum inaugurano il 7 ottobre, con un vernissage digitale aperto a tutti in live streaming, "LEDA E IL CIGNO NERO" personale di Julia Bornefeld a cura di Sabino Maria FrassàIn concomitanza con la Milano Design City Gaggenau e Cramum inaugurano il 7 ottobre, con un vernissage digitale aperto a tutti in live streaming, "LEDA E IL CIGNO NERO" personale di Julia Bornefeld a cura di Sabino Maria Frassà 

In concomitanza con la Milano Design City, Gaggenau e Cramum inaugurano il 7 ottobre, con un vernissage digitale aperto a tutti in live streaming, "LEDA E IL CIGNO NERO" personale di Julia Bornefeld a cura di Sabino Maria Frassà e terza del nuovo ciclo di quattro mostre “On-Air. Il presente è il futuro del passato”, progetto artistico e culturale che animerà il Gaggenau DesignElementi Hub per tutto il 2020 e realizzata in collaborazione con il progetto non profit CRAMUM.

"Leda e il Cigno Nero" è la prima mostra personale meneghina di Julia Bornefeld, artista nota a livello internazionale per aver portato nella scultura il dibattito femminista. "Julia Bornefeld è l'artista dell'indefinito e dell'indeterminazione, maestra nel sintetizzare e far coesistere la razionalità e il peso della materia con l'irrazionalità e la leggerezza del pensiero," spiega il curatore Sabino Maria Frassà. "L'impeto e le forme delle sue opere partono sempre da forme e oggetti comuni - piume, uova, valigie, ombrelli, uccelli - per raccontare qualcosa al di là di ciò che si vede. L'artista non progetta mai i suoi lavori, ma vive di fulminee intuizioni in grado di raccontare l'universo, richiamando forme universali e immagini archetipali".

Julia Bornefeld ha deciso di raccontare attraverso le piume, protagoniste della mostra, la fragilità e la resilienza dell’umanità di fronte alle avversità: al fianco di opere storiche lo spettatore potrà scoprire un corpo di opere inedite, realizzate durante il lockdown, in cui l'immagine del cigno nero - l'evento inatteso che stravolge tutto - si fonde con il mito di Leda, simbolo di una donna e di un'umanità che sa reagire e andare avanti.

L'artista spiega con queste parole la mostra e la sua filosofia di vita: “Il nostro vivere è un inarrestabile viaggio senza alcuna meta prestabilita. L'unica cosa che possiamo fare è imparare a viaggiare con valigie leggere e con un ombrello che ci protegga permettendoci di continuare a camminare”.


Info:

"LEDA E IL CIGNO NERO"

di Julia Bornefeld

(8 ottobre - 13 novembre 2020)

Vernissage digitale 7 ottobre 2020 – Live streaming dalle ore 19.00

 

L'inaugurazione digitale in live streaming è aperta a tutti e per gli ospiti che si collegheranno sarà possibile inviare domande ad artista e curatore.

Gli spettatori potranno scoprire le ultime opere inedite, aneddoti e dettagli della ricerca artistica di Julia Bornefeld attraverso un tour virtuale 360° e contenuti video esclusivi.

Per registrarsi e partecipare al vernissage digitale: LINK

https://www.axterix.it/Rsvp/Gaggenau/2020-Evento_Bornefeld/?extra=3

La mostra è aperta al pubblico su appuntamento:

Gaggenau DesignElementi Hub, Corso Magenta 2

Lun-Ven 10:00-19:00

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

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 Kennedy Yanko.Photo Dylan Beckman. Courtesy l’artista

 

GALLERIA POGGIALI MILANO presenta Kennedy Yanko "Because it’s in my blood"

La prima personale in Italia dell’artista newyorchese. 

Lo spirito sovversivo del rame affilato e l’ambiguità percettiva del fragile lattice dalle tinte forti monocrome: dal 24 settembre 2020 al 20 novembre 2020, la Galleria Poggiali, nella sua sede di Milano, presenta Because it’s in my blood, prima personale in Italia dell’artista newyorchese Kennedy Yanko (St. Louis, 1988).

Because it’s in my blood, è un omaggio a Betty Davis. Il titolo è preso in prestito dalla canzone F.U.N.K contenuta nell’album Nasty Gal del 1975. Simbolo di una generazione ed esempio di emancipazione sia per le donne che per la comunità afroamericana, Betty Davis, attraverso la sua musica, ha espresso la volontà di non dare per scontate le regole imposte da una società basata su principi ingiusti, gridando la sua indipendenza e insistendo nel continuare a vedere il mondo per come lei lo vedeva e non come gli altri pensavano dovesse vederlo. Ora ritorna più attuale che mai la necessità di essere liberi, di esprimere sé stessi senza censure. Censurare qualcosa solo perché non si è in grado di comprenderlo significa privarsi, sia individualmente che collettivamente, di crescita, turbamento e messa in discussione.

In mostra nella galleria Milanese, sette nuove produzioni, frutto di una ricerca in relazione alla combinazione di metallo di riuso e lattice dipinto che l’artista porta avanti da alcuni anni; opere di dimensioni variabili, dalle più piccole, Jimmie e Space che possono essere osservate nella loro interezza, alla più grande Crow, che occupa una parete intera. I titoli delle opere si ispirano alle parole usate da Davis, personificando gli elementi della vita della cantante e amplificando il rapporto che intercorre tra le opere. Anche se queste forme astratte potrebbero non richiamare immediatamente le immagini dell'era FUNK, la loro ambiguità nel contesto di Betty Davis consente agli spettatori di esplorare le riflessioni che sorgono nel pensare a questa icona femminile sottovalutata e alle opere di Yanko.

Yanko riconosce come il metallo faccia pensare subito all’industria ma per lei si tratta semplicemente di un materiale derivato dalla natura. È composto di atomi come il resto della materia e ha la capacità di mutare, trasformarsi e cambiare; il lattice dipinto che incorpora nella sua pratica estrae questa malleabilità dal metallo e aumenta la portata e la sensibilità di ogni opera. Le opere esposte in Because it’s in my blood imbrigliano questo spirito sovversivo, invitando l'osservatore a mettere in discussione ciò che vede. Fedeli a Betty Davis e a un'influenza surrealista, le sculture offrono un’irrisolvibile ambiguità e invitano lo spettatore a esaminarli e riesaminarli.

 In occasione della mostra verrà realizzato un volume edito dalla Galleria Poggiali contenete un testo critico dello scrittore e curatore newyorchese Cristian Viveros-Fauné. Viveros-Fauné collabora con importanti testate internazionali, di settore e non, come ad esempio Art in America, artnet, Artnews, ArtNexus, Frieze, The New Yorker e The New York Press; si ricordano inoltre alcuni dei suoi testi critici scritti per mostre di grande successo, fra cui, Authentic/Ex-centric: Conceptualism in Contemporary African Art (49° Biennale di Venezia), Beuys and Beyond (Deutsche Bank Collection traveling exhibition), Ahmed Alsoudani (Phoenix Art Museum, Phoenix, USA).

 

 
  1. Kennedy Yanko.Photo Dylan Beckman. Courtesy l’artista
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