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Festival degli spazi e studi d'artista a Milano

Walk-In Studio dal 4 all’8 giugno, eventi e mostre in spazi e studi d'artista aperti in tutta la città. 

Walk-In StudioMilano, dal 4 all’8 giugno 2019, eventi e mostre in spazi e studi d'artista aperti in tutta la città.

Per 5 giorni gli artisti che abitano e lavorano a Milano aprono le porte dei loro studi e invitano a esporre altri artisti in mostre, performance e happening, attivando così un circuito di scambio e di stimoli comuni e condivisi.

Con 47 partecipazioni diffuse nella città, Walk-In Studio offre una mappatura della scena artistica contemporanea milanese, a cura dell’associazione Studi e Spazi festival con la collaborazione delle Scuole di Fotografia e di Pratiche curatoriali dell'Accademia di Belle Arti di Brera e della Naba – Nuova Accademia di Belle Arti

Dal 4 al 8 giugno 2019 l'associazione Studi e Spazi festival presenta la prima edizione di Walk-In Studio, manifestazione che chiama gli artisti attivi nella città di Milano ad aprire i loro studi per organizzare mostre eventi che coinvolgano altri autori, creando un grande circuito di scambio e di stimoli comuni e condivisi.
Nel suo insieme il Festival si propone come una mappatura diffusa dei luoghi e dei protagonisti della scena artistica contemporanea milanese con 47 progetti che coinvolgono 250 artisti in studi aperti e spazi ospiti.

Le proposte che animeranno questa prima edizione di Walk-In Studio sono tutte intergenerazionali e incrociano temi caldi e molto frequentati dagli artisti come il rapporto uomo-natura, il femminismo, la rilettura della storia, la relazione con il territorio, il dialogo tra forme d'arte e pensiero diversi.

L'associazione Studi e Spazi festival è nata nel gennaio 2019 per iniziativa di un gruppo di artisti e curatori che si sono impegnati, dopo la pausa dello scorso anno, a restituire Studi Festival alla città di Milano grazie a Walk-In Studio, evento che inaugura una nuova stagione di iniziative decise e organizzate attraverso una pratica collegiale che coinvolge artisti, curatori e appassionati.

Per dare forza all’iniziativa, l’associazione Studi e Spazi festival – aperta a tutti coloro che ne condividono le intenzioni e che pensano di avere un ruolo e una responsabilità nell'ambito della cultura e della formazione contemporanea – si muove a partire dall'organizzazione del progetto, allargando l'adesione, le sollecitazioni e il senso di appartenenza. Il successo e il senso di questa iniziativa sono comuni a tutti quelli che nel tempo le hanno dato corpo, impegnando tempo ed economie per realizzare mostre ed eventi aperti a tutti. L'autorialità di questo evento si mostra quindi nell'ambito delle singole proposte e contemporaneamente nell'insieme degli sforzi comuni.

Walk-In Studio aprirà dunque nuovamente al pubblico e agli appassionati le porte di spazi insoliti e privati, a volte nascosti e magari non facilmente raggiungibili. Sono gli studi in cui gli artisti elaborano quelle idee che si trasformano poi in opere, azioni, testi, progetti e immagini all'interno di musei, gallerie d'arte, libri, film, spazi virtuali o delle strade dove camminiamo ogni giorno, perché lo "studio" dell'artista è spesso anche la sua casa, il suo quartiere, i luoghi in cui vive, gli spazi in cui legge il suo tempo.

Walk-In Studio si espande sul territorio del vissuto quotidiano a partire dalle house-warming, passando per gli artist run space – luoghi che si trovano in una condizione di guado tra una funzione e l'altra e possono ospitare mostre – fino a quegli ambienti in cui le opere d'arte confluiscono ma sono solitamente fruite solo dai loro collezionisti. Vista la natura multidisciplinare dell'arte contemporanea, le azioni, gli allestimenti e gli eventi proposti da Walk-In Studio saranno molteplici, proprio come gli spazi in cui si svolgeranno.

Walk-In Studio sarà aperto al pubblico progressivamente e gratuitamente nell'arco di cinque giorni, dal 4 al 8 giugno 2019, per i quali è stabilito e diffuso un programma secondo un principio di prossimità geografica. Gli opening di Walk-In Studio, sia eventi che inaugurazioni, si svolgeranno a partire dalle ore 18 nel corso di ognuno dei cinque giorni del festival e il numero degli eventi sarà bilanciato in modo che questi siano il più accessibili possibile, sia come quantità che come distanze tra diverse location. Nel corso dei cinque giorni di Walk-In Studio saranno organizzate anche visite guidate su prenotazione, condotte da curatori che metteranno a disposizione del pubblico la propria competenza e capacità sia critica che divulgativa.

Walk-In Studio metterà in campo anche il talento dei giovani fotografi che stanno studiando all'Accademia di Belle Arti di Brera, il cui occhio restituirà immagini da tutte le mostre e gli eventi, giorno per giorno sul sito web dedicato alla manifestazione. Al contempo un team di giovani curatori, studenti dell’Accademia di Brera e della Naba, offrirà al pubblico una lettura delle proposte degli artisti, mettendosi in gioco in varie fasi di questa importante esperienza formativa.

La rete del Festival degli spazi e studi d'artista 

Walk-In Studio nasce a Milano ma sarebbe fantastico se anche in altre città si attivasse questo appuntamento periodico con gli studi e spazi d'artista. In questo modo diventerebbe possibile organizzare iniziative coordinate tra i Walk-In Studio specifici, scambiare progetti e idee, far circolare mostre e artisti.
Se volete proporre un'edizione del Festival nella vostra città contattate l’associazione Studi e Spazi Festival: l’associazione è uno strumento a disposizione di tutti, pronta a offrire la propria esperienza e supporto nell'ideazione, sugli aspetti legali, sull'organizzazione e sulla comunicazione: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

 

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Milano PhotoWeek

La terza edizione del palinsesto diffuso che coinvolge la città attraverso un calendario di oltre 150 appuntamenti: mostre, incontri di approfondimento, visite guidate, laboratori, progetti editoriali, opening, finissage, proiezioni e molto altro ancora.

Milano dal 3 al 9 giugno rende omaggio alla fotografia con la terza edizione del palinsesto diffuso che coinvolge la città attraverso un calendario di oltre 150 appuntamenti: mostre, incontri di approfondimento, visite guidate, laboratori, progetti editoriali, opening, finissage, proiezioni e molto altro ancora. È un invito ad avvicinarsi alla fotografia per scoprire la sua capacità di interpretare e raccontare la realtà, offrire un allenamento al proprio senso critico, imparare a guardare e a immaginare il mondo. Nell’ambito della Photo Week, Lelli e Masotti, da decenni attivi nel campo della fotografia di spettacolo, presentano a Palazzo Reale Musiche: 110 immagini in bianco e nero realizzate in Italia e all’estero sin dai primi anni Settanta che insieme disegnano un ritratto trasversale della musica dal vivo: dalla classica al jazz, dalla lirica al rock, sino alla musica di ricerca e sperimentale (mostra aperta fino al 23 giugno).

 

 

 

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Mostra Internazionale di Fotografia SUBLIMATIONS

Un evento eccezionale che raccoglierà più di cento opere d'arte di alcuni tra i fotografi più apprezzati e premiati del momento. 

La Fondazione Luciana Matalon è lieta di presentare dal 6 al 9 Giugno 2019 la Mostra Internazionale di Fotografia SUBLIMATIONS, un evento eccezionale che raccoglierà più di cento opere d'arte di alcuni tra i fotografi più apprezzati e premiati del momento.

Una serie eterogenea di fotografie andrà ad ‘affollare’ volutamente alcuni ambienti della Fondazione; una bizzarra combinazione di immagini nelle quali possiamo riconoscere i nostri pensieri, i nostri desideri e le nostre paure. Seguendo il fil rouge della mostra si possono decodificare le ‘iconografie’ e riconoscere i vari significati delle opere. L’obiettivo è scoprire - prima con gli occhi e poi con l'anima - tutti i pensieri e le sensazioni che erano prima celate agli occhi del visitatore, il quale diventa un partecipante attivo di questo processo di sublimazione.

SEVEN DAYS PHOTO AGENCY è una nuova realtà californiana nel campo della fotografia, che si occupa della curatela e della promozione del lavoro di artisti contemporanei su scala mondiale.

ARTISTI Gemmy Woud-Binnendijk, Marina Kazakova, Kiki Xue, Guoman Liao, Reka Nyari, Laura Makabresku, Olivier Robert, Elena Vizerskaya, Gritt Sanders, Elena Ivskaya Boutet, Ozlem Erdogan, Carolina Dutruel, Theodore Kefalopoulos, Lika Brutyan, Kateryna Shevchenko, Frank Bayh e Steff Rosenberger-Ochs, Ilona D. Veresk, John Kosmopoulos, Elena Bovo, Oksana Prikhodko, Ewa Cwikla, Paulien Huizinga, An La, Nora Bast, Daniel Munteanu, Nico Socha, Luciano Corti, Massimiliano Balo, Roy Lemme, Katherine Giovani, Maryna Khomenko, Isabella Quaranta, Jack Savage, Jeaneen Lund, Sophie Trunova, Olga Shpak, Alexandru Crisan, Yves Noir, Sherry Akramy, Olga Merrill, Philip McKay, Luigi Quarta, Klas Falk, Rohan Reilly, Rolf Hillert, Uwe Langmann, Peter F. Wingerter, Christophe Audebert, Suzan Armagan, Alex Schoenberg,Michele Maglio, Efi Gousi, Michelle de Rose, Rodica Tanase, Anna Alexis Michel, Mihai Florea, Artiom Kireev, Anja Diabaté, Achim Korherr, Marta Blue, Katya Knyazeva, Daniel Serva.Una mostra di Fondazione Luciana Matalon Foro Bonaparte 67, Milano Aperta dal martedì al sabato 10-19 Domenica e lunedì chiusa Ingresso gratuito +39 02 878781 - +39 02 45470885

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www.fondazionematalon.org

 

 

 

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Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize

L'importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003. 

Giunge alla decima edizione il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte - EnterPrize, l’importante riconoscimento internazionale dedicato a curatori under 30 ideato dalla GAMeC nel 2003 con il sostegno del Gruppo Bonaldi, e nato dalla volontà di ricordare la passione per l’arte e per il collezionismo di Lorenzo Bonaldi.
 
Sino dalla sua costituzione, il Premio ha inteso sottolineare la centralità e il significato della figura del curatore nel panorama artistico internazionale attraverso la produzione di un progetto di mostra inedito, concepito sulla base di uno spazio espositivo e di un budget assegnati.
 
Dal 2005 ha assunto cadenza biennale, alternando l’anno dell’assegnazione con quello della realizzazione del progetto vincitore, e ha visto l’affiancamento di un convegno – Qui. Enter Atlas - Simposio Internazionale di Curatori Emergenti – dedicato all’aggiornamento sulle strategie curatoriali in ambito sia indipendente, sia istituzionale.
 
Da quest’anno, il format del Premio si rinnova: il simposio cede il posto a una nuova serie di progetti espositivi che saranno ospitati nello Spazio Zero del museo nell’anno dell’assegnazione, a cura di affermati professionisti del mondo dell’arte contemporanea.
 
Per questa prima occasione, Edoardo Bonaspetti sarà il Guest Curator della prima personale in un museo italiano di Luke Willis Thompson – tra i finalisti del Turner Prize 2018 – in visione dal 30 maggio al 1 settembre 2019.
 
E proprio in occasione dell’inaugurazione del nuovo ciclo di mostre estive della GAMeC, il prossimo 30 maggio alle 18.30 presso lo Spazio ParolaImmagine, sarà annunciato il vincitore della decima edizione del Premio, che vede concorrere i seguenti curatori under 30:
 
Sofia Lemos, nominata da Claudio Zecchi, Curatore indipendente, Italia/Portogallo
Elisa R. Linne e Lennart Wolff, nominati da Severin Dünser, Curatore per l’arte contemporanea, Belvedere 21, Vienna
Aude Christel Mgba, nominata da Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, Direttore Artistico, SAVVY Contemporary, Berlino - Sonsbeek 2020
Abhijan Toto, nominato da Sebastian Cichocki, Capo Curatore, Museum of Modern Art, Varsavia
 
La giuria, presieduta da Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC, e composta da Caroline Bourgeois, Conservatrice, Pinault Collection, Venezia, Nicola Ricciardi, Direttore Artistico, OGR, Torino, Li Zhenhua, Curatore indipendente, Berlino/Zurigo, assegnerà il Premio al progetto riconosciuto come più innovativo. La valutazione tiene conto di molteplici punti di vista: critico, teorico, contenutistico ma anche pratico ed economico.
 
Il progetto vincitore sarà ospitato alla GAMeC nel 2020.
 
Le edizioni del Premio hanno visto realizzati nel corso degli anni i seguenti progetti: Another Zero (2004) a cura di November Paynter, No Manifesto (2005) a cura di Andrea Viliani, Aesthetics/Dietetics (2006) a cura di Mizuki Endo, Data Recovery (2008) a cura di Övül Dormuşoğlu, L’ipotesi del Cristallo (2010) a cura di Yoann Gourmel ed Élodie Royer, The Log-O-Rithmic, a cura di Fredi Fischli e Niels Olsen (2012), Mississippi, a cura di Sam Korman (2014), Soft Crash, a cura di Xiaoyu Weng (2016) ed Enchanted Bodies / Fetish for Freedom, a cura di Bernardo Mosqueira (2018).

Le biografie dei curatori in concorso sono consultabili sul sito www.gamec.it.

 

 

 

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Il progetto fotografico People of Tamba e la serie di corti video-documentari Senegal/Sicily

La Fondazione Sozzani presenta il progetto fotografico e la serie di corti video-documentari per la prima volta a Milano. 

La Fondazione Sozzani presenta il progetto fotografico People of Tamba di Giovanni Hänninen e la serie di corti video-documentari Senegal/Sicily creata da Alberto Amoretti e Giovanni Hänninen, per la prima volta a Milano. I due progetti sono nati con l’obiettivo comune di affrontare i diversi aspetti della migrazione clandestina nella società africana e in quella occidentale.

Giovanni Hänninen con People of Tamba crea un catalogo tipologico della società di Tambacounda, la regione più interna e rurale del Senegal, luogo d’origine della maggior parte dei migranti che lasciano il paese diretti verso l’Europa. Il progetto, iniziato nel 2017 e composto da 200 immagini, vede a Milano una selezione di fotografie in grande formato (3 x 2 metri). L’obiettivo di Hänninen restituisce dignità ai migranti – spesso considerati solo come numeri e flussi – con un ritratto collettivo della società da cui provengono. L’ispirazione di questo progetto nasce dal lavoro del fotografo tedesco August Sander (People of the Twentieth Century) che negli anni Venti realizzò una serie di ritratti a persone comuni per un catalogo dei ruoli della società tedesca poco prima dell’ascesa del nazismo.

Senegal/Sicily è una serie di corti video-documentari sul tema della migrazione tra il Senegal e la Sicilia, nata dalla collaborazione di Alberto Amoretti e Giovanni Hänninen con The Josef and Anni Albers Foundation e la Ong Le Korsa. Lo scopo con cui è stata realizzata è duplice: creare consapevolezza in Europa e in America sui pensieri, i sogni e le esperienze dei migranti e delle loro famiglie rimaste in Senegal e, allo stesso tempo, portare ai giovani della regione di Tambacounda un resoconto sincero dei rischi del viaggio e di cosa accade in Europa alle persone che sono riuscite ad arrivare.

I corti Senegal/Sicily hanno trovato il loro primo pubblico anche con le proiezioni itineranti fra le scuole e i villaggi di Tambacounda. Massamba, dello staff della Ong Le Korsa, periodicamente raggiunge le aree più remote della regione, portando con sé un proiettore per allestire cinema estemporanei e portare testimonianze e informazioni su cosa sia la migrazione.

Alla Fondazione Sozzani verrà presentato in anteprima Homecomings, quarto episodio della serie. Un racconto corale di uomini che, dopo un’esperienza da migranti, hanno deciso o sono stati costretti a ritornare a casa. Fra di loro Moustapha, un pescatore di un villaggio vicino a Dakar che, dopo aver affrontato l’Oceano per raggiungere le isole Canarie si è scontrato con una prova, per certi versi, ancor più dura: superare la vergogna di ritornare a casa senza alcun successo e più povero di prima. I ritratti di People of Tamba sono stati esposti nelle strade con stampe tre metri per due, incollate sui muri della Medina di Dakar (Dak’Art 2018), della Medina di Marrakech (1-54, Contemporary African Art Fair, 2019) e in occasione della Nuit Blanche 2018 di Parigi. Esperienze di arte pubblica in cui gli abitanti del luogo potevano fruire liberamente dei ritratti che, grazie al formato, erano a grandezza naturale. Oltre alle fotografie in mostra sulla terrazza della Fondazione Sozzani, undici stampe verranno affisse sui muri della città di Milano, per continurae l’esperienza di arte pubblica vissuta a Dakar, Parigi e Marrakech. 

I progetti People of Tamba e Senegal/Sicily sono realizzati con il supporto di The Josef and Anni Albers Foundation e Le Korsa.

Alberto Amoretti

Alberto Amoretti è nato nel 1982 e vive tra Roma e Milano. È sceneggiatore, autore e regista. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano nel 2010, inizia a collaborare con il regista Stefano Reali, scrivendo film tv e serie per RAI e Mediaset. Con la compagnia teatrale Atopos è co-autore nel 2015 dello spettacolo Homini (ovvero Man Pride) e realizza il documentario ATOPOS, generi teatranti (2017) con cui esordisce alla regia. Nel 2017 è ospite di Thread, la residenza d’artista di The Josef and Anni Albers Foundation. Per la Albers Foundation realizza, insieme a Giovanni Hänninen, la video installazione Anni’s Loom (2017), presentata al Guggenheim Museum Bilbao, e il corto A Touching Sight (2019), oltre alla serie di corti documentari Senegal/Sicily presentata al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo, a Dak’Art 2018, al Maysles Doumentary Center di New York, alla Fondazione Studio Marangoni di Firenze e al Musée Yves Saint Laurent di Marrakech durante 1-54 Contemporary Art Fair.

Giovanni Hänninen

Giovanni Hänninen è nato a Helsinki nel 1976. Vive e lavora a Milano, dove ha conseguito un dottorato di ricerca in Ingegneria aerospaziale e insegna Fotografia per l’architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano. Dal 2009 fotografa per la Filarmonica della Scala. Nel 2012 viene presentato da Gabriele Basilico nella mostra 20X20 dove propone il progetto cittàinattesa. Nel 2015 partecipa alla Triennale Off con MI-BG 49km. Invitato da The Josef and Anni Albers Foundation a fotografare la propria residenza d’artista in Senegal, le sue immagini vengono scelte per la mostra Thread (2017) da David Zwirner, New York. Nel 2018 viene chiamato da Bijoy Jain per documentare i progetti realizzati da Studio Mumbai in India. Nello stesso anno presenta il progetto People of Tamba a Dak’Art 2018 - Biennale d’Arte di Dakar che verrà poi portato a Parigi per la Nuit Blanche e a Marrakech come progetto speciale di MACAAL (Musée d’Art Contemporain Africain Al Maaden) per 1-54 Contemporary Art Fair.

 

 

 

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"2, 11, 47” la personale di Olivier Mosset alla Fondazione Antonio Dalle Nogare

Le undici opere esposte vanno dal 1970 al 2017 e toccano alcuni dei momenti più significativi della carriera dell’artista, cercando di presentare tutte le decadi di produzione. 

“2, 11, 47” è il titolo della mostra personale di Olivier Mosset (Svizzera, 1944) presso la Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano.
Il titolo prende spunto da tre numeri legati al concept e all’allestimento della mostra. Il numero 2 si riferisce alle superfici sulle quali le opere sono allestite, 11 è la quantità delle opere stesse e 47 sono gli anni complessivi di carriera che vengono affrontati in mostra. Infatti, le undici opere esposte vanno dal 1970 al 2017 e toccano alcuni dei momenti più significativi della carriera dell’artista, cercando di presentare tutte le decadi di produzione.

Tre opere degli anni ‘70, due degli anni ‘80, quattro degli anni ‘90, una degli anni 2000 e una degli anni 2010.
Si tratta chiaramente di una piccolissima selezione della prolifica carriera di un artista, il cui astuto e provocatorio approccio alla pittura lo ha reso all'avanguardia nell'arte contemporanea dalla fine degli anni ‘60 ad oggi.  Superfici colorate, cerchi, materia e ripetizione ossessiva di pattern geometrici tracciano le tappe della carriera di Mosset: un’opera radicale e dinamica che rifiuta qualsiasi tipo di soggettività.

Fondatore a Parigi del gruppo BMPT con Daniel Buren, Michel Parmentier e Niele Toroni, Mosset ha riflettuto criticamente sulla natura spettacolare e autocosciente della nuova avanguardia. Ha messo alla prova idee consolidate di autorialità artistica e originalità per rendere l'arte più accessibile e per sottolineare l'importanza dell'oggetto artistico rispetto alla sua paternità. Dopo essersi trasferito negli USA nel 1978, ha iniziato a lavorare su un corpo di dipinti monocromatici che ha avuto un'influenza fondamentale sulla generazione di pittori neo-geo che sarebbero emersi negli anni '80. Mantenendosi sempre entro i limiti e le preoccupazioni particolari della pittura e con una profonda comprensione della sensualità e della fisicità dei colori, il lavoro di Mosset si lega in modo impeccabile alla rete di relazioni istituzionali che sono alla base del nostro incontro con l'arte.

“2, 11, 47” è strutturata come una piccola retrospettiva, una narrazione non lineare ma a salti tra alcune delle tappe fondamentali della carriera di uno dei più influenti artisti concettuali degli ultimi 50 anni.