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Roberto Ghezzi, installazione Naturografia© lago Trasimeno, 2022. Ph. Mara Predicatori

 

L'IMPRONTA DELL'ACQUA. Il Trasimeno tra arte e scienza nell'opera di Roberto Ghezzi 

Protagoniste del progetto sono le Naturografie© di Roberto Ghezzi, opere inedite che riescono a creare un ponte tra arte e scienza.

L’impronta dell’acqua, mostra personale dell’artista Roberto Ghezzi a cura di Mara Predicatori, diffusa in sei diversi spazi di altrettanti comuni umbri, dal 18 febbraio al 16 aprile 2023.

L’impronta dell’acqua è un progetto culturale promosso da Arpa Umbria in collaborazione con Roberto Ghezzi e Mara Predicatori, con il sostegno della Fondazione Perugia, in partnership con l’Unione dei Comuni del Trasimeno, i Comuni di Castiglione del Lago, Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno e le associazioni Laboratorio del Cittadino e Faro Trasimeno e che ha visto, ai fini della disseminazione, anche la partecipazione di alcune classi delle scuole del territorio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. L’impronta dell’acqua ha l’obiettivo di introdurre nuove forme di progettazione, nuove modalità di produzione scientifica e artistica, nuovi linguaggi liberi e innovativi per parlare del lago Trasimeno. Una mostra e un progetto complesso che intendono restituire una riflessione sulla rappresentazione paesaggistica e delle sue componenti biologiche e naturali attraverso la sinergia tra la pratica dell’artista, lo studio scientifico-biologico dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente - Arpa Umbria - e la rilettura dell’azione in chiave artistica delle pratiche di produzione e rappresentazioni di Roberto Ghezzi.

Protagoniste del progetto sono le Naturografie© di Roberto Ghezzi, opere inedite che riescono a creare un ponte tra arte e scienza. Si tratta di tele create secondo un processo studiato dall’artista affinché sia la natura stessa a lasciare traccia di sé su supporti collocati nell’ambiente naturale per lunghi periodi. Grazie a questa prassi, Ghezzi è in grado di restituire al pubblico opere di grande fascinazione estetica, ma anche capaci di fungere da matrici di raccolta degli organismi tipici dell’ambiente naturale. Roberto Ghezzi da anni mappa territori e paesaggi. In due decenni Ghezzi ha realizzato installazioni e ricerche in molti luoghi nazionali e internazionali, legando il suo lavoro a studi sull’ecosistema e sulla biologia in parchi e riserve naturali di tutti i continenti (Alaska, Islanda, Sud Africa, Tunisia, Norvegia, Patagonia, Croazia). In Italia ha realizzato numerosi progetti di ricerca in ogni regione e tipologia di ambiente (Toscana, Emilia Romagna, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Umbria).

Le fasi del progetto: Il progetto ha visto in prima battuta la realizzazione delle opere. Nei mesi di agosto/ottobre-dicembre, intrecciando istanze di ricerca di Arpa e di tipo artistico e pratico, secondo la propria metodologia di lavoro, Roberto Ghezzi ha installato tessuti pretrattati in 4 diversi habitat dell’isola Polvese e altre tele presso la costa di Castiglione del Lago. Una volta che la natura ha compiuto il suo corso e l’artista ha deciso che il processo di formazione delle tele era compiuto, sono state ritirate e si è avviata una fase di studio ecologico e biologico al microscopio da parte di Arpa e una fase di trasformazione dei tessuti in opere adatte per le 6 mostre che si apriranno nel mese di febbraio/aprile 2023.

Da un punto di vista scientifico, l’impronta che la natura ha lasciato su queste tele ha permesso una analisi ecologica da parte di Arpa Umbria, che restituisce una lettura delle peculiarità ambientali ed ecologiche del lago Trasimeno. L’analisi ecologica ha permesso di evidenziare le caratteristiche uniche e particolari del lago e dei suoi abitanti, di evidenziare come l’unicum sia formato da più ambienti ognuno contraddistinto da specifici segni distintivi: la presenza o l’assenza di una specie vegetale o animale, l’insistenza di una architettura o la duttilità di un corso d’acqua, il ruolo dell’essere umano nella tutela o nella distruzione di un ambiente protetto. Lo studio biologico ha esaminato più da vicino le componenti animali, vegetali e minerali che hanno accolto per diversi giorni le tele dell’artista, accettandole nel proprio evolversi, assumendole come parte integrante del proprio divenire. Sulle tele infatti gli insetti si sono riprodotti, le piante hanno trovato supporto per crescere, gli animali matrice per la propria alimentazione. La restituzione di questa integrazione è rappresentata dalle numerose sfumature di colore: ogni organismo ha dipinto la tela con colori brillanti o tenui, secondo il suo essere o il tempo del suo passaggio o del suo permanere. Acqua, aria e terra hanno poi dato il loro contributo spostando, trasportando, rimuovendo, permanendo.

Da un punto di vista artistico, Ghezzi, pur ancorandosi da un punto di vista scientifico agli specifici habitat in cui interviene e dunque operando secondo una logica site-specific, di fatto porta avanti una ricerca sul linguaggio artistico in sé e più nello specifico una rilettura contemporanea del genere paesaggistico. Come spiega la storica dell’arte e curatrice Mara Predicatori, l’opera di Ghezzi si inquadra nella millenaria riflessione sulla rappresentazione del reale e sulla trasfigurazione che porta con sé. Le tele sono infatti mimetiche rispetto alla realtà che raffigurano (è la natura stessa che lascia la propria materia sulla tela) ma allo stesso tempo, l’immagine non è giammai realistica rispetto al reale ma ne è un rimando simbolico. Nella alchemica collaborazione tra artista e natura risiede il mistero di queste opere, più paesaggio dei paesaggi, eppure di matrice astratta-informale. Un ritorno alla pittura (la logica dei colori, delle trame, la ricerca sul limite tra visibile e non) che tuttavia si innesta sulla pratica performativa, il lavoro site-specific e che nel contrasto tra metodo applicato e arbitrio della scelta creativa sembra eludere il dualismo tra positivismo-romanticismo portando a una terza via di sconfinamento. Nuovi “paesaggi contemporanei” che, a distanza di circa 500-600 anni dalle raffigurazioni in bilico tra paesaggio reale e immaginario del Trasimeno compiute da Beato Angelico (si ricordi la prima raffigurazione del lago nel 1430 nell’Annunciazione presso il Museo Diocesano di Cortona), Perugino e Raffaello, portano a indagare il divenire dell’arte e le plurime matrici linguistiche per farlo.

Nel mese di febbraio si apriranno le mostre che restituiranno al pubblico i risultati della sperimentazione. Nello specifico, il primo appuntamento è a Castiglione del Lago presso il Palazzo della Corgna di Castiglione del Lago, dove sarà possibile visionare le Naturografie©prodotte in ciascun habitat, installazioni frutto della combinazione di elementi di prelievo e una serie di disegni e rielaborazioni artistiche dei foto ingrandimenti delle immagini realizzate al microscopio prodotti da Arpa Umbria. La mostra, nata come restituzione artistico-poetica e non didascalica, conserverà l’impianto scientifico ed educativo nei rimandi esplicativi presenti tramite QR in mostra e dunque nel sito web dedicato.

I risultati del progetto saranno restituiti attraverso una mostra diffusa. Presso Palazzo della Corgna di Castiglione Del Lago vi sarà una esposizione principale con una restituzione di tutte le Naturografie© e opere riferite ai vari habitat campionati.

In altri cinque comuni del comprensorio del Trasimeno (Corciano, Magione, Panicale, Passignano sul Trasimeno, Tuoro sul Trasimeno), saranno visibili invece dei trittici dell'autore, appositamente pensati, che forniranno chiavi di lettura plurime al lavoro grazie alla natura eterogenea degli spazi ospitanti che offrono agganci diversi alla ricerca.  La restituzione, infatti, pur affrontando l'ambiente lago che fa da legante, di fatto fornirà in modo latente un'esperienza estetico/conoscitiva che rifletterà input diversificati e impressioni di tipo multidisciplinare che nascono dal confronto con la storia e altre opere contemporanee (Centro Informazioni presso il Parco Campo del Sole, Tuoro), la ricerca stratigrafica e le testimonianze del territorio (Museo Antiquarium di Corciano), il rapporto con le pratiche del lavoro (Museo della Pesca di San Feliciano), con la rappresentazione della natura nell’opera storica di Perugino (Chiesa di San Sebastiano di Panicale), con la dimensione documentale anche del lavoro artistico (sala comunale di Passignano) a testimonianza ancora una volta del forte legame che unisce l’arte e la scienza.

 



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"Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye". Trent'anni di Collezione a Palazzo Strozzi 

A Firenze si celebrano i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo.

Dal 4 marzo al 18 giugno Fondazione Palazzo Strozzi presenta Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye, mostra che propone una selezione di opere dei più importanti artisti contemporanei internazionali, tra cui Maurizio Cattelan, Sarah Lucas, Damien Hirst, Lara Favaretto, Cindy Sherman, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Josh Kline, Lynette Yiadom-Boakye, Rudolf Stingel celebrando a Firenze i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle più famose e prestigiose collezioni italiane d’arte contemporanea.

Promossa e organizzata da Fondazione Palazzo StrozziFondazione Sandretto Re RebaudengoReaching for the Stars esplora le principali recenti ricerche artistiche attraverso una costellazione di opere che verranno esposte in tutti gli spazi di Palazzo Strozzi, dal Piano Nobile alla Strozzina, con una speciale nuova installazione per il cortile rinascimentale. Tra pittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance, il progetto esalta il dialogo tra Palazzo Strozzi e l’arte contemporanea proponendo ai visitatori un percorso alla scoperta delle grandi stelle dell’arte globale degli ultimi anni insieme a uno sguardo alle più giovani generazioni.

 



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Roberto Cuoghi, ritratto © Roberto Cuoghi, Foto di Alessandra Sofia, Courtesy l'artista, Hauser & Wirth e Galerie Chantal Crousel

 

La Quadriennale di Roma sostiene la mostra di Roberto Cuoghi al Museum Fridericianum di KASSEL 

Il sostegno alla mostra di Cuoghi rientra nelle attività per la promozione della scena italiana all’estero.

Nell’ambito della programmazione 2022-2024, La Quadriennale di Roma sostiene la prima mostra antologica in Germania di Roberto Cuoghi, in programma al Museum Fridericianum di Kassel dal 3 dicembre 2022 al 29 maggio 2023.

Il sostegno alla mostra di Cuoghi rientra nelle attività per la promozione della scena italiana all’estero, che è centrale nello statuto di Quadriennale e che trova attuazione nella costruzione di sinergie con istituzioni artistiche in Europa e nel resto del mondo.

Dopo il plauso internazionale per il lavoro di Roberto Cuoghi al Padiglione Italia della Biennale di Venezia (2017), al Centre d'Art Contemporain di Ginevra (2017), al MADRE Museo d'arte contemporanea Donnaregina di Napoli (2017), la mostra Roberto Cuoghi, prodotta dal museo Fridericianum con anche il sostegno di Quadriennale, ruota intorno a cinque gruppi di opere che coprono gli ultimi dieci anni di produzione dell’artista, restituendo in un’ampia visuale la complessità e l'unicità della pratica di Cuoghi.

Nato a Modena nel 1973 e residente a Milano, Cuoghi lavora attraverso diverse forme di espressione che riflettono la varietà di temi e generi da lui affrontati, che spaziano dalle riflessioni sulla produzione artistica a quelle sul lato oscuro della cultura del consumo. La sua pratica abbraccia quasi l'intero spettro dei generi artistici, assumendo innumerevoli sembianze che riflettono l’indagine dell'artista su temi diversi, a volte apparentemente contraddittori. Questi vanno da considerazioni concettuali o guidate dal processo pratico di realizzazione delle sue opere, a una memoria pittorica collettiva; dalla cultura pop agli abissi del mondo. La sua opera è così complessa e labirintica che, a prima vista, si potrebbe presumere che sia il prodotto di più autori.

È proprio questo l'aspetto che la mostra al Fridericianum esplora, concentrandosi sulle opere di un periodo di circa dieci anni, alcune delle quali appena realizzate in collaborazione con la designer industriale Matali Crasset, nata a Châlons-en-Champagne nel 1965 e ora residente a Parigi.

 

INFORMAZIONI FRIDERICIANUM

Museum Fridericianum gGmbH

Friedrichsplatz 18, 34117 Kassel

T +49 561 70727-3004/ Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

FONDAZIONE LA QUADRIENNALE DI ROMA

UFFICIO COMUNICAZIONE E RELAZIONI ESTERNE

Paola Mondini | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | +39 327 0505900

 



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 Emiliano Maggi, Gemini, 2020, ceramica smaltata. Courtesy Operativa Arte, Roma

 

Museo Novecento presenta EMILIANO MAGGI Songs and Spells 

Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d'eccezione: le sale del Museo Bardini.

Dopo essere stato protagonista della Florence Art Week con il progetto Water Spell, Emiliano Maggi (Roma, 1977) torna a Firenze con la personale Songs and Spells (2 dicembre 2022 – 13 marzo 2023), una mostra a cura di Caroline Corbetta concepita per le sale del Museo Stefano Bardini.

Terza tappa del suo progetto fiorentino - avviato lo scorso settembre con la performance Water Spell, che ha visto l'artista risalire l'Arno a bordo di un'imbarcazione accompagnato da musici del Corteo storico fiorentino, seguita dalla realizzazione dei premi per RINASCIMENTO+, riconoscimento internazionale al mecenatismo e collezionismo d'contemporanea - la mostra è un suggestivo viaggio attraverso la stratificazione di epoche, stili e oggetti che si snoda nelle stanze del Museo Bardini. Per mezzo di un linguaggio espressivo del tutto personale, che si formalizza principalmente in sculture in ceramica ma anche pitture ed interventi sonori, Emiliano Maggi mette in scena un'istintiva ibridazione - cronologica, tematica e iconografica- immaginando nuove rappresentazioni in cui l'umano si fonde con l'animale, come nel caso dei tritoni della tardo-cinquecentesca fontana del Nettuno in Piazza della Signoria, rimodellati alla luce della sperimentazione e di un vitalissimo desiderio di trasmutazione, che hanno fornito lo spunto primario per Water Spell.

Così, come nelle precedenti occasioni, Maggi affonda le mani nel passato della città, nel suo patrimonio artistico, per plasmare nuovi miti, questa volta in un luogo d'eccezione: le sale del Museo Bardini, sede della collezione dell'antiquario e connoisseur fiorentino Stefano Bardini, di cui quest'anno si celebra il centenario dalla scomparsa.

BIOGRAFIA Emiliano Maggi, nato a Roma nel 1977, esplora la costituzione e la disintegrazione del sé attraverso opere che, ampliando la gamma della rappresentazione figurativa, evocano regioni astratte oltre il regno della riconoscibilità. Una ricerca concentrata sulla forma umana che, nella visione dell'artista, include non solo il corpo ma anche la mente, l'immaginazione e l'anima. Le sue opere nascono da un rapporto intuitivo con una vasta gamma di tecniche e materiali - dalla pittura alla scultura, dalla performance alla danza, alla composizione di suoni ed elementi musicali- e formano un mondo in cui si intrecciano antropologia culturale, iconografia delle fiabe, cinema horror, fantasy e di fantascienza, letteratura erotica e immaginario rurale. Negli ultimi anni, la ceramica è diventata linguaggio privilegiato con cui l'artista si riferisce al corpo umano in maniera indiretta, anche attraverso vestiti o calzature, per affermare il valore dell'ambiguità, liberando l'immaginazione verso una realtà anticonformista, più libera e plurale.

Tra i musei, le istituzioni e le gallerie che hanno esposto i suoi lavori si ricordano: Setareh Gallery, Dusseldorf Germany; Museo Palazzo Abatellis, Palermo Italy; Museo Maxxi, Rome Italy; Museo Macro, Rome Italy; Revolver Galeria, Buenos Aires, Argentina; Museo Nazionale e Antica Città di Cosa, Ansedonia, Italy; Nomas Foundation, Rome, Italy; Operativa Arte Contemporanea, Rome, Italy; Museo Civico di Castelbuono, Palermo, Italy; Certosa di Padula, Salerno, Italy; Fondazione Menegaz, Palazzo Clemente Castelbasso, Italy; MRAC, Musée régional d'art contemporain Occitanie, Sérignan, France; Revolver Galeria, Lima, Perù; Villa Lontana Fondazione Santarelli , Rome, Italy; Mimosa House, London UK; American Academy in Rome, Italy; Lorcan O'Neill Gallery, Rome, Italy; Foro Palatino, Rome, Italy; Q21, Vienna, Austria; Swiss Institute, Rome, Italy; Mona Museum, Hobart, Tasmania; Macro Testaccio, Rome, Italy; Italian Institute of Culture, Los Angeles USA.

 



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Palazzo Bentivoglio presenta "Patrick Procktor. A View From a Window" 

Protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta.

A distanza di cinquant'anni da una piccola personale dell'artista inglese organizzata a Bologna dallo Studio La Città di Hélène de Franchis, Palazzo Bentivoglio apre i suoi spazi dedicati alle mostre a un percorso monografico su Patrick Procktor (1936-2003), protagonista imprescindibile, ma tuttora poco noto, del panorama artistico londinese degli anni Sessanta e Settanta.

La mostra, che si sviluppa a partire da un nucleo di opere della collezione permanente di Palazzo Bentivoglio, presenta al pubblico una selezione di una sessantina di lavori, fra dipinti, acquerelli e disegni, datati dai primi anni Sessanta ai primi anni Novanta, alcuni dei quali già esposti a Bologna nel 1972. Il titolo, che viene da un'opera di Palazzo Bentivoglio, vuole sottolineare il carattere del tutto peculiare e soggettivo di una ricerca ostinatamente figurativa, connotata da grande indipendenza, per quanto del tutto calata nel suo tempo: una porzione di mondo, come quella – appunto – visibile ad apertura di finestra.